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Cultura

Musa tv n. 51 del 20 dicembre 2023

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A Roma la mostra MATERIA MATER di Carola Masini e Patrizia Molinari Esce ‘Errorario’, dello scrittore Massimo Roscia

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cultura

Al Chiostro di Michelangelo di Roma l’arte di...

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L'inaugurazione il 10 giugno

Al Chiostro di Michelangelo di Roma l'arte di Elisabetta Benassi

Il 10 giugno sarà inaugurata nel Chiostro di Michelangelo delle Terme di Diocleziano di Roma un’opera site-specific 'Camelopardalis (la testa di Michelangelo), 2024' di Elisabetta Benassi. E’ infatti lei l’artista scelta per la realizzazione dell’opera d’arte contemporanea inedita appositamente concepita per il progetto 'L’ottava testa', promosso dall’Associazione Mecenati Roman Heritage, presieduta da Ugo Pierucci e dal Museo Nazionale Romano, diretto da Stephane Verger.

'L’ottava testa' nasce dal percorso di restauro sostenuto dall’Associazione Mecenati Roman Heritage per riportare allo splendore originale sette sculture in marmo che dalla fine dell’Ottocento abitano gli spazi del chiostro di Michelangelo, all’interno delle Terme di Diocleziano presso il Museo Nazionale Romano. Il progetto trae ispirazione dall’ottavo pilastro, presente ma non completato, per completarlo con una nuova scultura, facendo così dialogare la scultura antica con le più recenti sperimentazioni dell’arte contemporanea. Alle sette teste preesistenti, restituite alla bellezza originale con un intervento di pulitura realizzato con metodi basati sull’uso di bio acidi naturali e olii essenziali, si affianca dunque un’opera di arte contemporanea, a completamento dell’intervento di restauro nella grande Certosa chiamata 'Chiostro di Michelangelo'.

Il comitato scientifico del progetto, composto da Maite Bulgari, tra i fondatori di Mecenati Roman Heritage, Damiana Leoni, contemporary art consultant, Massimo Osanna, direttore Generale Musei presso il Ministero della Cultura, Ludovico Pratesi, curatore e critico d’arte e Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano, ha individuato il vincitore all’interno di una rosa di artisti invitati a presentare la propria idea progettuale, con questa motivazione: "L’opera proposta da Elisabetta Benassi spicca per l’originalità del progetto, relativa alla relazione tra la testa di animale e il suo supporto, inserite in un contesto contemporaneo all’interno della tradizione dell’arte concettuale avviata dalle avanguardie storiche del Ventesimo Secolo. Un’opera che induce a riflessioni sulla capacità dell’artista di affrontare il soggetto attraverso un utilizzo consapevole della forza innovativa dei linguaggi del contemporaneo in rapporto all’arte classica, offrendo una soluzione originale, di alto valore semantico e simbolico. Infine, la scelta di una testa che fa riferimento al tempo trascorso si inserisce in maniera perfetta con l’insieme delle opere presenti nel Chiostro. La giuria esprime il proprio apprezzamento per il valore progettuale delle opere proposte, segno di un grande impegno da parte di tutti gli artisti che ringraziamo per la partecipazione".

”Mettermi in relazione con il Museo Nazionale Romano e l’arte antica – racconta l’artista - mi consente di misurarmi con l’idea di un tempo molto più vasto, stratificato e profondo. Penso che passato e presente vadano visti in modo non lineare ma dialettico, e anche con questa opera realizzata per l'ottavo plinto alle Terme di Diocleziano ho cercato di rendere difficile la vita al classico che crediamo di conoscere a memoria, e di restituirlo invece come un nodo da ripensare".

L’Associazione Mecenati Roman Heritage ne ha seguito tutte le fasi realizzative sino alla sua effettiva installazione e, afferma il Presidente Pierucci, ”Siamo molto orgogliosi di aver potuto realizzare un progetto così importante per questo grande Museo e per la città di Roma, restituendo a queste opere la loro originaria bellezza unitamente ad una presenza contemporanea per uno sguardo che dialoga verso il futuro. Voglio ringraziare il direttore Verger, tutte le funzionarie del Museo coinvolte, per averci supportato in tutte le delicate fasi del restauro, la bravissima restauratrice Deborah Fagiani e anche il Museo di Anatomia Comparata dell’Università degli Studi La Sapienza per la preziosa collaborazione.

Il contesto da cui scaturisce il progetto ”L’ottava testa“ è profondamente legato alla storia di Roma. Le Terme di Diocleziano, tra i monumenti più importanti e spettacolari della città, sono lo scenario entro cui si annida il chiostro di matrice michelangiolesca, inaugurato nel 1565 e solcato da quattro vie principali contrassegnate da quattro coppie di pilastri. Alla fine dell’Ottocento, quando l’edificio viene scelto per accogliere le sale del Museo Nazionale Romano, i pilastri sono arricchiti con la collocazione di sette monumentali sculture in marmo raffiguranti sette teste di animale di provenienze differenti. Il cavallo, i due tori e il dromedario sono ritenuti antichi e provengono dagli scavi cinquecenteschi che interessarono l’area della Colonna Traiana. L’ariete, l’elefante e il rinoceronte, quest’ultimo ispirato a un disegno di Albrecht Durer, sono opera di artisti della fine del Cinquecento e completano il gruppo scultoreo in un’allusione all’universo rinascimentale e alla sua espansione a seguito delle grandi esplorazioni. La serie marmorea viene integrata con la costruzione di un’ottava colonna, realizzata per motivi di simmetria, e finora rimasta vacante.

L’Associazione Mecenati Roman Heritage nasce nel 2013 come Associazione Mecenati Galleria Borghese con lo scopo di promuovere, tutelare e valorizzare i beni di interesse artistico e storico, patrimonio della Galleria Borghese. Dal 2017 ha allargato i propri obiettivi estendendo il sostegno anche a Musei, monumenti, scavi di antichità e giardini storici, prevalentemente della Città di Roma. Nel luglio 2023, ha assunto l'attuale definitiva denominazione Mecenati Roman Heritage Ets. L’Associazione svolge e sostiene attività di studio, ricerca scientifica e documentaria di rilevante valore culturale; realizza progetti di recupero e restauro con l’impegno di responsabilizzare e coinvolgere i privati in una logica moderna di cooperazione con il pubblico; organizza e sostiene iniziative volte a creare reti relazionali che possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Elisabetta Benassi nel suo lavoro osserva criticamente l'eredità culturale, politica e artistica della modernità, nonché temi politici e culturali più ampi e spesso controversi del nostro tempo. Utilizzando diversi media - installazione, fotografia, video - coinvolge e interroga lo spettatore tracciando linee temporali travagliate e contestate. Dallo sfondo del suo lavoro emerge una messa in discussione dell'identità contemporanea e delle condizioni del presente.

Il suo lavoro è stato esposto in Italia e all’estero. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia (2011, 2013, 2015). Si è da pochi giorni inaugurata al Museo Macro di Roma una mostra antologica che raccoglie una selezione di opere realizzate dall’artista dal 2000 ad oggi. Tra le mostre recenti ricordiamo The 'Drowned World' alla Galleria Peter Freeman di New York (2024), 'Empire' l’installazione permanente al Museo Nazionale Romano (2022).

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Cultura

Roma, in mostra sculture orafe omaggio alla ‘Città...

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Giovedì 23 maggio la presentazione della collezione 'Una finestra su...'

Roma, in mostra sculture orafe omaggio alla 'Città eterna'

"Una finestra su…" questo il nome scelto per la collezione di sculture orafe in edizione limitata, nate dall'estro artistico di Anna Rita Cammerata, autrice Rai, scrittrice e commediografa, che verrà presentata domani giovedì 23 maggio, alle 18, a Roma in Via Santa Maria dell'Anima. Le sapienti mani dell’orafo Antonio Palladino hanno realizzato il sogno di descrivere la visione esatta dello sguardo di Anna Rita in ogni scorcio visto o immaginato, così come fissato nel momento esatto in cui gli occhi, il cuore, l’anima e lo stupore lo hanno tatuato.

Ad iniziare l'ambizioso progetto c'è come protagonista Roma, la 'Città eterna' in ogni sua parte, rappresentata in opere realizzate rigorosamente a mano, in tiratura limitata di 99 pezzi per ogni scorcio. “Una Finestra su…” ritrae infatti i monumenti più prestigiosi inizialmente rappresentati in sculture orafe ciondoli, con il tempo, anelli, bracciali, spille, orecchini, fibbie…ammirabili dietro le persiane che si schiudono in ogni pezzo. Ognuno in bronzo bagnato in oro e accuratamente eseguito per omaggiare la bellezza e l’incanto della Capitale.

La collezione, presentata dall’attrice Francesca Brandi, verrà indossata da dieci persone 'comuni' per testimoniare il senso dell’idea originaria 'la bellezza è per tutti e in tutti…nei cuori di chi la racconta e negli occhi di chi la vive'; dieci donne, famose e non, racconteranno Piazza Navona, Piazza di Spagna, Colosseo, San Pietro, Bocca della Verità, Fontana di Trevi, Pantheon, Fori Imperiali, Castel Sant’Angelo, Piazza del Popolo. Parte del ricavato della vendita, andrà di volta in volta ad associazioni che si adoperano per il bene altrui; 'Una finestra su…Roma' aiuterà il Lodhon Poor People Heling Group, Associazione che si adopera per i bambini e gli anziani indigenti del Tibet.

Madrina della serata, nella location della splendida terrazza su Piazza Navona, l'attrice Giorgia Trasselli. Nel corso della presentazione verrà consegnato un riconoscimento speciale a Gigi Sabani in ricordo della carriera e per la sua romanità nelle mani del figlio Simone, attore al quale sarà fatto un grande in bocca al lupo per il film in uscita a novembre 'Il tempo è ancora nostro', con la regia di un altro figlio d’arte Maurizio Matteo Merli, con Ascanio Pacelli e la partecipazione straordinaria di Andrea Roncato. Sono stati invitati Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo, i Cugini di Campagna, Luca Sardella, Ivo Pulcini, Marcello Cirillo, Agostino Penna, Pier Maria Cecchini, Sergio Muniz, Giulia Montanarini, Alessandro Circiello, Fabrizio Sabatucci, Blas Roca Rey, Attilio Fontana, Pier Maria Cecchini, Tiziana Luxardo, Sergio Marini, Donato Bonanni e molti altri ospiti. L’evento è patrocinato dalle associazioni 'Italia Sostenibile' e 'Ripensiamo Roma'. Faranno da sottofondo i suoni della terra dell’abile elettronica di Riccardo Marini.

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Cultura

Venezia, dal 30 maggio al 2 giugno torna in Laguna il...

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fra gli ospiti dell'iniziativa che si articola fra Mestre e Venezia Ken Loach, Miguel Benasayg e Ilaria Cucchi. Il Festival si chiude con le percussioni dei S’ambarkamo e una danza collettiva in Campo San Samuele

(una iniziativa del Festival dei Matti del 2019, con Letizia Battaglia)

Dal 30 maggio al 2 giugno torna in Laguna il Festival dei Matti, iniziativa culturale indipendente ideata e curata da Anna Poma che dal 2009, ogni anno, a Venezia, si interroga e interroga la cittadinanza sulla questione del rapporto tra follia e normalità, tra salute e sofferenza mentale. 'Primavera non bussa. Futuri ri-belli', titolo che rende omaggio a Fabrizio De Andrè, "vuole essere un auspicio e un antidoto a un tempo gravido di minacce, a un lungo inverno di ferro e di fuoco, distruzioni, catastrofi ambientali, sopraffazioni, nuove e vecchie forme di esclusione, abusi, sofferenza senza cura", spiegano gli organizzatori in un comunicato stampa.

Il Festival "porterà in scena la primavera cantata da De André, che non bussa, entra sicura e prende per mano, sul filo della stagione culturale e politica che Franco Basaglia ha inaugurato e che per noi non smette di durare" con molti ospiti: Ernesto Venturini, Stella Goulart, Juliana Saúde Barreto e Rafael Costa, e Massimiliano Minelli, Francesco Vacchiano, Anna Toscano e Gianni Montieri, Mariasole Ariot e Francesco Deotto, Massimo Cirri, Erika Rossi, Gisella Trincas, Francesca Coin, Francesca Re David, Ilaria Cucchi, Luca Rondi, Stefano Cecconi, Marica Setaro, Mario Colucci, Miguel Benasayag, Ken Loach, Accademia della Follia, i collettivi Nuova generazione, e Assemblea di Salute e Cura di Padova, Teatro dell’oppresso, S’ambarkamo. "Il Festival interpella i versi dei poeti, le immagini di fotografi, registi, artisti, le parole delle scienze umane, la musica, la voce di chi ha attraversato esperienze di sofferenza psichica riaprendo giochi e prospettive su temi che riguardano la vita di ciascuno di noi. Come singoli e come comunità", si precisa.

La giornata inaugurale di giovedì 30 maggio, presso l’ Auditorium di M9 - Museo del ‘900 di Mestre, si aprirà con l’incontro 'Franco Basaglia in Brasile. Una primavera che non passa'. Protagonisti Ernesto Venturini, Stella Goulart e gli artisti Juliana Saúde Barreto e Rafael Costa che interverranno sul lascito del messaggio che Basaglia elaborò in Brasile nel 1979, l’anno prima della sua prematura scomparsa. Una serie di incontri che lo videro confrontarsi con moltissime persone (tra addetti ai lavori, cittadini comuni, studenti a San Paulo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte) "divenuti miccia di un discorso che in Brasile continua a generare pensiero critico, lotta alla violenza istituzionale, mosse di rianimazione sociale collettive, persino una giornata nazionale (il 18 maggio) di lotta antimanicomiale". "Nell’anno in cui ricorre il centenario della nascita di Basaglia, vedremo immagini di quella giornata, assisteremo ad una performance, ci interrogheremo su come sia potuta accadere una presa che oggi in Italia, nonostante la straordinaria rivoluzione culturale che ha portato all’emanazione legge 180, sembri svuotata, resa innocua o comunque sospinta nelle retrovie del discorso e delle pratiche di salute mentale egemoni".

Nella stessa giornata, dalle 21, Anna Toscano e Gianni Montieri racconteranno le primavere “Senza calendario” di Goliarda Sapienza e Juan Carlos Onetti, "scrittori dislocati fuori del tempo ordinario". Venerdì 31 maggio, nel chiostro dell’Accademia di Belle Arti, la giornata inizierà con il laboratorio del Teatro dell’oppresso 'Disa(r)marsi Di amori e dis-amori. Del sentirsi disarmati di fronte a modelli che non ci appartengono, del volersi disarmare di fronte alla violenza che prende il sopravvento' curato da Maddalena Martini insieme a Claudia Antonangeli e Alessia Mongelli. Alle 16.30 studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti e dell’Università Ca’ Foscari Venezia racconteranno "del confine tra follia e normalità, del nostro stare a cavallo tra due dimensioni che ci abitano a partire dal confronto tra le proprie esperienze, inclinazioni, desideri e con gli attrezzi della loro diversa formazione". A seguire alle 18.00 con la Senatrice Ilaria Cucchi, Stefano Cecconi, Antonio Esposito e Luca Rondi si discuterà "dell’inverno della 'Sicurezza', "i luoghi 'chiusi' dell’istituzione totale- carceri, centri per il rimpatrio, residenze per la misura di sicurezza, reparti psichiatrici, luoghi di violenza legalizzata, aria sottratta, avvelenamenti e fughe chimiche, erosione dei diritti. E degli antidoti collettivi ancora da inventare". Alle 20.30 è previsto 'Vogliamo il pane e anche le rose', un dialogo videoregistrato che Ken Loach ha regalato al Festival, "un incontro con un grande regista che non smette di portarci primavere di parole e immagini, grazie al suo meraviglioso impegno civile contro ipocrisia, disuguaglianza, meccanismi burocratici schiaccianti e politiche che inchiodano la working class ad un male di vivere senza apparente via d’uscita". A seguire la proiezione dell’ultimo film del regista, The old Oak.

Sabato 1° giugno al Teatrino di Palazzo Grassi saranno in scena le primavere irriverenti dei giovani di Ultima Generazione "che scompaginano le regole del gioco, simulando distruzioni che non avvengono a dispetto di un ordine rassicurante e igienizzato. Un ordine che invece quella distruzione continua a produrla e a nasconderla". Insieme a loro, le ragazze e ragazzi dell’Assemblea di Salute e Cura di Padova, un collettivo "che prova a rammendare le ferite di un sociale senza comunità, che precipita ognuno nella disperazione, nella solitudine, nella malattia".

Nei successivi due incontri si parlerà di lavoro tra alienazione e riscatto: alle 11.30 insieme a Francesca Coin e a Francesca Re David il tema sarà quello delle 'Grandi dimissioni', "il gesto con cui sempre più persone in tutto il mondo si sottraggono a contesti lavorativi di sfruttamento radicale, regole tossiche e lesive di ogni diritto, condizioni che ammalano i lavoratori, consegnando loro la responsabilità di questa stessa sofferenza". Nel pomeriggio, dopo la proiezione di '50 anni di Clu' documentario prodotto da Cooperativa lavoratori uniti Franco Basaglia, Massimo Cirri e Erika Rossi, autori e regista, e Gisella Trincas, discuteranno della storia di una cooperativa di lavoro che ha accompagnato a Trieste il ritorno degli internati in manicomio alla cittadinanza, alla dignità, al riconoscimento e al contratto sociale e che ancora oggi, garantisce opportunità di lavoro non nocive a chi il mercato escluderebbe a priori.

Alle 18.30 l’incontro 'Oltre le passioni tristi' realizzato in collaborazione con Writers in Conversation dell’Università di Ca’ Foscari Venezia, vedrà protagonista Miguel Benasayg, il filosofo e psicoanalista argentino che "da anni si interroga sul male di vivere del nostro tempo, sui sortilegi e miti del neoliberismo, (individualismo, iperperformatività, antagonismo esasperati) sulle storture e aberrazioni della digitalizzazione delle vite, sul futuro fattosi minaccia, ma anche, al di là delle passioni tristi, su insperate traiettorie di cura collettiva. In un mondo che non sembra consentire alternative alla rassegnazione, al disimpegno, alla distrazione immersiva delle persone ridotte a profilo, Benasayag prefigura altri futuri possibili, nell’alleanza dei corpi e delle vite".

La giornata di sabato si chiude con lo spettacolo 'Quelli di Basaglia, a 180 gradi....'. Protagonista è l’Accademia della Follia, "compagnia di un teatro che agisce da 'progetto anticorpo' smontando i confini tra normalità e follia, confini geografici, culturali, di generazione, di classe". L’Accademia ritorna sulla scena del Festival con un omaggio a Franco Basaglia e alla straordinaria epopea di un movimento e di una storia che hanno cambiato i destini di migliaia di persone e sbarrato, per tutti noi, la possibilità di cadere fuori dal contratto sociale perché giudicati matti da una diagnosi che è sempre una sentenza". Domenica 2 giugno, sempre al Teatrino di Palazzo Grassi, l’ultima giornata di appuntamenti si apre con l’incontro 'Franco Basaglia Fare l’impossibile' a partire dalle recenti pubblicazioni di Mario Colucci e Marica Setaro, "due testi importanti che riportano in luce la vocazione critica del pensiero e dell’opera di Franco Basaglia, la diffidenza dinanzi ad ogni pacificazione dei conflitti e della cancellazione delle contraddizioni che non smettono di riaprirsi. Basaglia vi appare come un uomo determinato ma anche pervaso dai dubbi, consapevole dei rischi di una battaglia collettiva che apre le grandi questioni del rapporto tra scienza e democrazia, tra cura e custodia, tra un’esclusione che annienta e un’inclusione che recupera il diverso solo per renderlo funzionale alla propria organizzazione".

A seguire, in 'Schegge di rivolta', i poeti Francesco Deotto e Mariasole Ariot "racconteranno dell’altrove che ci abita e dei luoghi confine in cui tentiamo di trattenerlo e cancellarlo. Con uno sguardo che disloca il dentro nel fuori e il fuori nel dentro e si fa specchio delle contraddizioni di cui siamo fatti, di un dolore che è anche spiazzamento e rottura, sottrazione, dissenso e scheggia di rivolta". Alle 17.30 si tornerà al Brasile e alle sue primavere basagliane, con un incontro che, "da un punto di vista teorico e antropologico, proverà ad indagare con Francesco Vacchiano, Massimiliano Minelli, Ernesto Venturini e Stella Goulart il lavoro di decostruzione istituzionale e le pratiche di liberazione marginali che fanno del Brasile ancora oggi un terreno sorprendente di alternativa al discorso egemonico sulla salute mentale". A chiudere il Festival alle 18.30 saranno le percussioni dei S’ambarkamo e una danza collettiva in Campo San Samuele "a celebrare la Primavera che non bussa e ha in corpo futuri ri-belli".

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