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Aeffe presenta piano sostenibilità: -50% consumo carta al 2025

Il gruppo sta lavorando anche al passaporto digitale per i prodotti. Coo Francesco Ferretti: "Accelerazione su innovazione funzionale a rendere azienda più competitiva"

Da sinistra un'uscita della sfilata Alberta Ferretti, un look di Philosophy di Lorenzo Serafini e Moschino

Il Gruppo Aeffe, che ha in portafoglio i marchi Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini, Moschino e Pollini, si è fissato l’obiettivo, entro il 2025, di ridurre del 50% il consumo della carta all’interno delle sedi dell’azienda e azzerare la quota di rifiuti indifferenziati. E' uno dei pillar sui quali si basa la strategia di sostenibilità presentata oggi e allineata agli obiettivi globali dell’Agenda 2030 e ai temi più rilevanti per la società e i suoi stakeholder. 'Disegnare il futuro, insieme' è il claim che il Gruppo Aeffe ha scelto per presentare i principali traguardi della dichiarazione non finanziaria 2023, alla presenza di Francesco Ferretti, chief operations officer, e Pasquale Apicella, sustainability manager.

Per il settore fashion & luxury, le sfide socio-ambientali sono sempre più tangibili e limitare l’impatto, adottando modelli di produzione circolari e sostenibili, è una responsabilità che il Gruppo Aeffe intende assumersi per il presente e per le future generazioni. In quest’ottica, è importante notare come le ricerche dimostrino che il 58% della Gen Z e Millennials sia consapevole che le proprie scelte in ambito moda abbiano un impatto importante sul cambiamento climatico (ThreadUP Resale Report 2023). In linea con gli impegni intrapresi, il Gruppo Aeffe ha definito la procedura di governance della sostenibilità, inserendo all’interno della struttura figure professionali dedicate, come il sustainability manager che ha un ruolo fondamentale in questo percorso di crescita sostenibile.

I risultati e i traguardi che il Gruppo Aeffe intende raggiungere, si articolano secondo i tre pillar della strategia di sostenibilità. Il primo riunisce le principali azioni intraprese per la salvaguardia dell’ambiente. Nel 2023, è stato avviato un piano d’azione triennale di quantificazione e riduzione delle emissioni, sia internamente sia lungo la catena del valore, con l’obiettivo di individuare l’orizzonte temporale per raggiungere una condizione di net-zero emissions e aderire all’iniziativa Sbti (Science Based Target Initiative) entro il 2026. L’azienda si è dotata di un energy manager per promuovere misure di efficientamento e uso razionale dell’energia, a partire da una diagnosi delle quattro sedi del Gruppo. A Gatteo (Fc), nella sede produttiva di Pollini, è stato recentemente installato un impianto fotovoltaico di nuova generazione, l’ultimo in ordine di tempo di una serie di investimenti volti ad ampliare, nel medio periodo, la quota di energia rinnovabile autoprodotta.

Un secondo della strategia di sostenibilità riguarda l’importanza dell’engagement aziendale. Creare una cultura aziendale sostenibile, alimentata da un desiderio di cambiamento ed evoluzione. People & Community coinvolge invece tutti i dipendenti e i collaboratori del Gruppo, che diventano protagonisti di un importante impegno collettivo. L’adesione a Fondazione Libellula, network di imprese che si uniscono con l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza di genere contrastando discriminazioni e violenze sulle donne, rappresenta il primo passo concreto di questo impegno. A questo scopo, è stato istituito all’interno del Gruppo un team dedicato, che si impegna a sviluppare un piano strategico che sarà condiviso con la Direzione aziendale al fine di creare un ambiente di lavoro sempre più inclusivo.

I dipendenti sono stati coinvolti in due corsi di formazione dedicati alla sostenibilità, uno base dedicato a tutta la popolazione aziendale del Gruppo e un corso avanzato dedicato al top management. Per i primi 100 dipendenti che hanno terminato il corso, è stato piantumato un albero. A partire da aprile 2024, un gruppo di dipendenti è stato coinvolto nella challenge ideata da Up To You chiamata 'PlaNet Green Cup': una sfida tra aziende basata su una serie di games e attività legate alla sostenibilità nella vita quotidiana. Ovviamente non esiste strategia di sostenibilità all’interno di un’azienda della moda che non tenga in considerazione il prodotto. Terzo pillar della strategia è legato al Product & Supply chain. Non limitarsi ai lanci di singole capsule, ma sviluppare le collezioni in un’ottica più sostenibile, coniugando creatività e design con materiali e soluzioni che abbiano un minor impatto sull’ambiente e sulle persone, è l’impegno intrapreso dal Gruppo e che coinvolge tutta la catena del valore. In quest’ottica, il brand Moschino ha introdotto l’uso di cotone organico riciclato nelle sue collezioni, aprendo una strada a tutti i brand del Gruppo che si stanno allineando a questa strategia.

Il Gruppo ha introdotto una nuova procedura di qualifica Esg dei fornitori, per integrare gli aspetti di sostenibilità in tutto il processo di approvvigionamento. Nel 2023, il 100% dei nuovi fornitori di prodotto finito, prêt-à-porter e intimo-mare (commercializzato) è stato valutato con la nuova procedura. È in programma dal 2024 un’intensificazione del monitoraggio, per poter raggiungere tutte le categorie di fornitori. Inoltre, tra gli obiettivi prefissati nell’anno, c’è quello di arrivare all’80% di utilizzo di plastica riciclata delle polybag della categoria intimo-mare. Sempre legato all’ultimo pillar, dal 2023 Aeffe ha aderito a diversi progetti a supporto della gestione e riduzione dei rifiuti tessili. Tra questi, il progetto Re-Waste, coordinato dall’Università degli Studi di Firenze e focalizzato a costruire logiche di simbiosi industriale tra piccoli e grandi produttori al fine di valorizzare e reintrodurre i materiali nella filiera, e il Consorzio Re.crea, lanciato da Camera Nazionale della Moda Italiana con l’obiettivo di lavorare alla gestione dell’intero ciclo di vita dei prodotti del settore tessile e di sviluppare soluzioni di riciclo innovative.

Il gruppo ha inoltre iniziato a predisporre la struttura per dare avvio al progetto del Digital Product Passport, un passaporto digitale per i suoi prodotti. Contemporaneamente, a un importante avanzamento nel processo della mappatura della catena di fornitura, il Gruppo sta inoltre compiendo importanti investimenti per implementare tutte quelle infrastrutture tecnologiche necessarie per raccogliere i dati sui fornitori. “Sostenibilità e innovazione digitale sono due temi fortemente interconnessi, che stiamo sviluppando parallelamente, come sottolineato anche nel piano industriale che è stato presentato nel 2023 ai nostri stakeholder - commenta Francesco Ferretti -. L’accelerazione che abbiamo messo in atto nel Gruppo, che coinvolge anche una rivoluzione profonda dei nostri sistemi informatici, è funzionale a rendere la nostra azienda ancora più competitiva e pronta ad affrontare le nuove sfide dei mercati internazionali, sempre nel rispetto dei nostri valori di creatività ed eccellenza, come sottolineato nel nostro Manifesto della Sostenibilità".

“La trasformazione sostenibile implica un cambiamento progressivo dei paradigmi culturali all’interno delle aziende - aggiunge Pasquale Apicella -. Un cambiamento che coinvolge non solo ogni dipartimento, ma ogni individuo della popolazione aziendale. Per questo motivo, nella strategia di sostenibilità che abbiamo sviluppato, abbiamo dato grande valore al tema dell’educazione e del coinvolgimento diretto degli individui. Gli obiettivi sono ambiziosi ma concreti: abbiamo definito un percorso fatto di step progressivi, che possano portare realmente benefici in un’ottica di responsabilità sociale e ambientale".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Finanza

Ue avvia indagine su Temu

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La Commissione Europea ha avviato un procedimento formale per accertare se la piattaforma ha violato la legge sui servizi digitali

Logo Temu (Fotogramma)

La Commissione Europea ha avviato un procedimento formale per accertare se la piattaforma di e-commerce Temu, controllata dalla Pdd Holdings, ha violato la legge sui servizi digitali (Dsa). L'indagine, specifica l'esecutivo Ue, riguarda ambiti legati alla vendita di prodotti illegali, alla progettazione del servizio in modo da creare dipendenza, ai sistemi utilizzati per consigliare gli acquisti agli utenti, l'accesso ai dati per i ricercatori.

La decisione di indagare su Temu, la cui casa madre, Pin DuoDuo Holdings, ha trasferito la propria sede da Shanghai a Dublino l'anno scorso ed è quotata al Nasdaq, segue la relazione di valutazione del rischio fornita da Temu alla fine di settembre 2024, le risposte alle richieste formali di informazioni della Commissione del 28 giugno 2024 e dell'11 ottobre, nonché le informazioni provenienti da terzi.

La Commissione si basa anche sulle informazioni condivise attraverso il meccanismo di cooperazione con le autorità nazionali, nell'ambito del Comitato europeo dei coordinatori dei servizi digitali, in particolare con il coordinatore irlandese dei servizi digitali. Il core business di Pin DuoDuo Holdings, fondata nel 2015 da Colin Huang Zheng, valutato da Forbes come il 33esimo uomo più ricco del pianeta, è il commercio on line focalizzato sul settore agricoltura, ma controlla anche Temu, attiva nell'e-commerce di prodotti spediti direttamente dalla Cina, spesso a basso costo.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Finanza

Unicredit: cavalieri bianchi e golden power, le possibili...

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Unicredit: cavalieri bianchi e golden power, le possibili mosse di Commerz per opporsi

Cavalieri bianchi, aumenti di capitale, golden power. Commerzbank, determinata a mantenere la propria indipendenza, studia le contromosse per resistere a una possibile acquisizione da parte di Unicredit. La strategia del cavaliere bianco prevede l'intervento di una società amica, invitata ad acquistare un pacchetto consistente di azioni per bloccare un eventuale tentativo di scalata: tra i nomi che circolano, c'è quello di Deutsche Bank. "Ipotesi non semplicissima - osserva Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo - Deutsche Bank ha affrontato problemi significativi, anche di capitalizzazione. Bisogna valutare con attenzione se abbia le risorse per un'operazione così impegnativa". Una fonte finanziaria conferma all'Adnkronos la complessità dell'operazione Deutsche Bank: "Ci sono molte incognite, soprattutto nella creazione di un player di quelle dimensioni: il surplus di personale che inevitabilmente si creerebbe, le questioni legate alla concorrenza e le esposizioni in bilancio".

L'altra carta che Commerzbank potrebbe giocare è l’aumento di capitale. "Ma dove si trovano i fondi?" si chiede la fonte. "Bisogna trovare un investitore, e non è facile". Un aumento di capitale da parte degli attuali soci? "È complicato - aggiunge - anche perché in Germania c’è un sistema duale, e bisogna capire se il comitato dei lavoratori sarebbe disposto ad accettare una soluzione del genere". Resta l’estrema ratio: il Golden power. Si tratta di una normativa che consente al governo di bloccare o porre condizioni a determinate operazioni finanziarie, per motivi di interesse nazionale. "Ma dimostrare che una banca è strategica non è semplice", spiega Gabriele Nuzzo, professore di diritto commerciale. "Per uno Stato, dire che una banca è fondamentale rispetto a un’altra non è mai una mossa elegante: tutte le banche, in teoria, dovrebbero essere considerate uguali. Su che base si potrebbe affermare che Commerzbank è strategica?" Anche perché, a livello europeo, si è già chiarito che le fusioni non possono essere ostacolate per ragioni puramente economiche.

Anche qui, la Ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, ha messo in guardia sui rischi di una fusione con Unicredit: l'acquisizione, dice, potrebbe deteriorare il rating della banca tedesca. Ma secondo Moody's, in un documento visionato dall'Adnkronos, le cose non stanno proprio così: l'acquisizione, anzi, potrebbe migliorare il rating di Unicredit senza compromettere il "profilo finanziario" di Commerzbank. "Sebbene i tempi e le modalità di un eventuale aumento dell'azionariato di Unicredit e di una possibile offerta pubblica di acquisto siano incerti -si sottolinea nel documento- non si prevede che ciò possa intaccare la solidità finanziaria di Commerzbank". Se Unicredit dovesse riuscire nell'operazione, nascerebbe un colosso bancario europeo, "tra i primi cinque-sei per dimensioni del continente", spiega all'Adnkronos l'economista Messori, "capace di superare definitivamente i confini nazionali. Sarebbe in linea con la visione di Draghi, e sebbene i timori dei sindacati per le possibili riduzioni di personale siano comprensibili, opporsi alla fusione in nome della 'germanicità' di una banca è inaccettabile". Anche perché in gioco non c'è solo una questione economica: "Osteggiare l'operazione di Unicredit su Commerzbank? Metterebbe a rischio l'indipendenza della Bce", ha detto il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, nel corso del suo intervento alla giornata dell'economia organizzata sabato scorso da Forza Italia a Milano. "L'Ue - ha detto - garantisce l'assoluta indipendenza della Bce dai Parlamenti e dai Governi degli Stati membri. Se le operazioni di mercato fossero ostacolate da soggetti nazionali, la questione sarebbe più grande e grave visto che metterebbe in discussione l'indipendenza della Bce".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Finanza

Piazza Affari si tinge di rosa: nei board delle società...

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Il report di Heidrick & Struggles. L'imprenditore di Montelupo Fiorentino che assunse la donna incinta: "Dato positivo ma il divario è ancora lontano da essere colmato, soprattutto nelle piccole e medie imprese"

(Fotogramma/Ipa)

Nei consigli di amministrazione delle aziende quotate a Piazza Affari c’è più diversità che altrove. Anche per effetto della Legge Golfo Mosca nel 2023 più di un seggio su due è stato affidato ad una donna, in percentuale più della media europea, il 51% contro una media del 47%. Sebbene molte di loro siano alla prima esperienza in un consiglio, e abbiano maturato esperienza in un settore diverso rispetto a quello in cui opera l’azienda per cui lavorano.

Si tratta di un elemento essenziale per navigare questi tempi d’incertezza, evidenziano gli esperti di Heidrick & Struggles - società di head hunting leader globale nella ricerca di executive - nella ricerca Board Monitor sulle tendenze emergenti nei consigli di amministrazione nei Paesi di tutto il mondo. Nel 2023 in Italia il 43% delle quotate ha inserito nuovi membri nei consigli di amministrazione, il 51% di loro è una donna con un’età media di 57 anni che - in generale - ha un'educazione superiore rispetto agli uomini nella stessa posizione: la maggior parte ha un dottorato rispetto alla controparte maschile, in molti casi semplicemente laureata. Inoltre, come detto sopra la maggior parte di loro ha esperienze cross settoriali: si prediligono figure con esperienza internazionale e nel campo della sostenibilità, meno invece in quello della cybersicurezza - nonostante le crescenti preoccupazioni legate alle nuove tecnologie. Inoltre, il 51% dei nuovi membri è alla prima esperienza.

Ciò indica che i consigli di amministrazione sono alla ricerca di un flusso costante di nuove prospettive. Come dimostrano bene i dati: tre quarti dei posti a livello mondiale sono andati a persone con esperienza in settori diversi da quello in cui opera la loro azienda. Questo dipende dal fatto che servono nuove prospettive ai consigli per gestire nuovi problemi, quello geopolitico in primis, ma non solo. Ci si aspetta di più dagli amministratori, devono avere competenze inedite ed essere in grado di comprendere e gestire anche rischi informatici, oltre alle crescenti preoccupazioni e normative ambientali e sociali. "Il ruolo del consiglio sta cambiando in modo significativo, molto più di quanto probabilmente ci rendiamo conto", ha dichiarato Niccolo Calabresi, Managing Partner Southern Europe Heidrick & Struggles. "Come evidenziano i dati: nuove competenze e nuovo peso del consiglio d’amministrazione all’interno delle aziende stanno ridisegnando non solo la gestione di crisi complesse ma la stessa organizzazione aziendale. Dopo il Covid gli amministratori stanno mettendo alla prova i confini tradizionali per rispondere alle richieste di un insieme di stakeholder sempre più ampio e influente".

L'imprenditore che assunse la donna incinta: "Dato positivo ma il divario è ancora lontano da essere colmato, soprattutto nelle piccole e medie imprese"

"Il dato è un segnale positivo per il mondo del lavoro ma il divario è ancora lontano da essere colmato, specialmente se facciamo riferimento alle micro e piccole-medie imprese (Pmi)". Così l'imprenditore Simone Terreni, a capo dell’azienda VoipVoice di Montelupo Fiorentino, balzato agli onori della cronaca per aver assunto una donna di 27 anni ‘nonostante’, durante il colloquio, lei avesse rivelato di essere incinta, commenta all'Adnkronos il report di Heidrick & Struggles.

"Il gender gap - continua l'imprenditore - rappresenta un danno per la nostra società e come tale dovrebbe essere trattato, sia da un punto di vista etico che di crescita economica. Se da un lato ci devono essere politiche a supporto delle famiglie, dall’altro il mio auspicio è che sempre più imprese applichino la parità di genere. Una parità che nel mondo del lavoro si delinea sotto vari elementi, inclusa non solo l’equa retribuzione degli stipendi tra uomini e donne, ma anche dalle uguali possibilità di carriera e di accesso alle posizioni manageriali", afferma.

"Sicuramente il dato di un board delle società quotate di Piazza Affari dove più di un membro su due è donna è un segnale positivo per il mondo del lavoro - dice - ma il divario è ancora lontano da essere colmato, specialmente se facciamo riferimento alle Micro e Pmi, la maggioranza imprenditoriale del nostro contesto economico italiano. Ciascuna azienda - conclude - dovrebbe favorire l’accessibilità, la remunerazione e l’occupazione di ruoli apicali a prescindere dal genere".

Le voci dall'Università

Maria Pia Abbracchio, vice-rettrice e pro-rettrice a Ricerca e Innovazione dell'Università statale di Milano si è detta molto felice: "L'economia - spiega all'Adnkronos - non è un ambito che in genere viene associato con la professionalità femminile: si tratta di un dato che rassicura sulla possibilità delle donne di dare un contributo a tutti i rami della società e a tutti i settori della conoscenza e del lavoro". La vice-rettrice è convinta che le donne possano esercitare il ruolo con modalità diverse dagli uomini: "Non è detto che le donne che raggiungono altri livelli di carriera debbano utilizzare modelli maschili nella gestione di questi ruoli, ma sono anche convinta che ciascuna di noi, se preparata, può farlo in una maniera molto buona e collaborando con i colleghi maschi".

Antonella Stirati, professoressa ordinaria di Economia politica all'Università Roma Tre, parla all'Adnkronos di "dato positivo: quando non ci sono discriminazioni e pregiudizi, i talenti naturalmente presenti nella società possono emergere al meglio", dice. "Si tratta di un segnale positivo - continua la professoressa - perché mostra come il percorso delle donne verso il riconoscimento delle proprie capacità in tutti gli ambiti sta andando avanti, anche nelle posizioni apicali. Questo naturalmente è un bene - sottolinea Stirati - però non credo che la presenza femminile nell'economia, nel management così come anche in politica sia di per sé portatrice di cambiamento dei contenuti, però togliendo una barriera alla discriminazione - conclude - si possono far valere meglio le competenze esistenti".

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