Economia
Paniere inflazione: 100 anni fa c’erano strutto, olio...
Paniere inflazione: 100 anni fa c’erano strutto, olio di ricino e pennini
Negli anni successivi entrano sigarette e pentole in alluminio, e poi negli anni '50 e '60 anche le camere d'albergo e i viaggi aerei
Nel 1928 l'inflazione si calcolava sui prezzi dello strutto, dei pennini e dell'inchiostro, sulle spese per affitti ma anche per le organizzazioni sindacali, per l'olio di ricino, la farina di lino e il cremor di tartaro (un lievito estratto dall’uva). Sono quasi cent'anni che si usano panieri sempre più ampi per valutare l'andamento dei prezzi, ma guardare all'indietro nelle tabelle fornite dall'Istat è come fare un viaggio in un'Italia inevitabilmente diversa. Se la revisione 2024 inserisce fra i beni alimentari monitorati le mele kanzi e l'uva Vittoria, cento anni fa il paniere valutava una generica 'frutta', e questo è anche un indicatore della profonda trasformazione della società (anche se ovviamente nel 1928 la quantità di tipologie di frutta disponibile agli italiani era non meno vasta, eccezion fatta per i prodotti più esotici).
Ma a colpire sono anche nomi ormai desueti, a volte incomprensibili ai consumatori moderni: si va dal Madapolam per biancheria (una tela di cotone originaria dell'omonima città indiana) al Drap nero (un tessuto di lana a pelo liscio e setoso), dalle Cheviottes per uomo (una lana fine di pecora scozzese) al Gabardine nero per donna. Ma a raccontare molto dell'Italia di cento anni fa c'è anche la valutazione dei prezzi del Carbon coke per cottura cibi (una prassi decisamente poco ecologica) o della carta protocollo in riga.
Negli anni successivi ovviamente la valutazione si allarga, entrano le sigarette e le pentole in alluminio, e poi negli anni '50 e '60 anche le camere d'albergo e i viaggi aerei. Fino a All you can eat. Che nell'Italia dello strutto era un'idea più o meno fantascientifica.
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Fincantieri: Folgiero, ‘focus subacquea, puntiamo a...
“Il mar Mediterraneo è il mare più geopolitico, dove passano più cavi sottomarini, cavi per le telecomunicazioni e gasdotti e l'attenzione di Fincantieri per il dominio subacqueo punta innanzi tutto a sviluppare sistemi di protezione di queste infrastrutture critiche. Produrremo sommergibili più piccoli, droni di 9 metri e di 3 metri con equipaggio e senza equipaggio che serviranno con la Marina militare italiana a definire quelle missioni di protezione delle infrastrutture critiche, ma svilupperemo questi prodotti anche per l’utilizzo in settori diversi come l’energia, esplorazione mineraria dei fondali marini, l’acquacoltura. I nuovi prodotti tecnologici funzioneranno solo se ci saranno dei sistemi di telecomunicazione che funzioneranno sott’acqua, dove si propaga solo l’ottico e l’acustico: stiamo lavorando con aziende del settore per creare delle reti di telecomunicazione subacquee che consentono a questo ecosistema di svilupparsi”. Così Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri, nel suo intervento alla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia.
Economia
Nucleare, Corvaro: “Abbiamo know how, doveroso...
Così l'inviato speciale del governo per il cambiamento climatico
Sul nucleare “la volontà del Governo è quella di non lasciare indietro nessuna tecnologia che possa permetterci di arrivare all'obiettivo di zero emissioni, qui dobbiamo essere molto tecnici”. Così Francesco Corvaro, inviato speciale del governo per il cambiamento climatico, che a margine del ‘Transitioning to net zero: energy technology roadmaps’ in corso a Torino ha osservato: “noi abbiamo un comparto industriale e un know-how elevatissimo nel settore”.
“In questo momento, e la Cop l'ha messo tra le possibili soluzioni tecnologicamente vantaggiose per arrivare a Net Zero nel 2050 - ha proseguito - è doveroso pensare e valutare l'ipotesi di rientrare in questo settore perché abbiamo il know tecnologico, aziende che già lavorano in questo settore con queste nuove tecnologie di nucleare E poi in prospettiva - ha aggiunto - lavoriamo sulla fusione, che è l'energia che ci permetterà probabilmente dopo il 2050 o a ridosso del 2050 di fare un decisivo passo avanti verso il completo abbandono dei combustibili fossili”.
“Noi dobbiamo aver chiari gli obiettivi. Se gli obiettivi sono chiari, mettere in pista tutto quello che abbiamo è doveroso perché gli obiettivi che abbiamo sono ambiziosi, il tempo che abbiamo è poco quindi tutto quello che è utile per poter arrivare a quello scopo, che sono i target dell'accordo di Parigi, cioè l'1.5 gradi, va preso in considerazione - ha concluso - e direi che il governo ha una visione molto pragmatica, realistica della situazione”.
“Non esiste per il governo il negazionismo per il cambiamento climatico. Ce ne rendiamo conto. A volte viene confusa l’idea di pragmatismo con l’idea di negazionismo, non hanno niente a che fare. Il governo - ha aggiunto - è per un futuro sostenibile partendo da un presente che sia altrettanto sostenibile perché il cambiamento climatico riguarda principalmente la vita dell’uomo sulla terra oltre che la natura”.
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Energia, Margheri (Wec): “Accelerare su transizione...
“Il G7 di Torino è il luogo ideale per mettere a fattor comune l’esperienza italiana, che e’ stata leader in Europa nel reagire all'invasione russa dell'Ucraina e nell'ottenere in tempi record nuove forniture da nuovi Paesi con le infrastrutture costruite nel corso del tempo, e ripartire accelerando sulla transizione energetica, ma senza dimenticare la necessità di mantenere la sicurezza e gli approvvigionamenti”.
Così Marco Margheri, ceo di World Energy Council. (Wec) a margine del ‘Transitioning to net zero: energy technology roadmaps’ in corso a Torino. “L'energia - ha aggiunto - è un settore di lungo periodo che ha bisogno di grandi investimenti e nel mondo della transizione, in particolare, abbiamo bisogno di cooperazione tra tanti attori economici, politici, istituzionali, della ricerca. L'invasione russa dell'Ucraina ha ricordato all'Europa che la sicurezza energetica non è mai garantita a prescindere, deve essere garantita con infrastrutture e con diversificazione”.