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Ucraina, Ponomarev: “rimozione Zaluzhny? Fake news...
Ucraina, Ponomarev: “rimozione Zaluzhny? Fake news orchestrata dal Cremlino”
La notizia della possibile rimozione a breve del comandante in capo delle forze ucraine Valerii Zaluzhny, diffusa anche da testate americane come Cnn e Washington Post, "è una fake news diffusa dai russi, dal Cremlino". E' quanto ritiene Ilha Ponomarev, ex deputato russo che fu l'unico a votare contro l'annessione della Crimea alla Federazione, in esilio da anni in Ucraina dove ha ottenuto la cittadinanza.
In un'intervista all'Adnkronos, il leader politico della legione 'Libertà alla Russia', che riunisce i 'partigiani' protagonisti di una serie di azioni con l'obiettivo di 'liberare' Mosca, argomenta il suo punto di vista, sostenendo che la vicenda dell'aereo militare russo che si è schiantato nei giorni scorsi nell'oblast di Belgorod sia stata "l'inizio di questa particolare operazione" di propaganda orchestrata a Mosca con l'obiettivo "deliberato" si spingere gli ucraini a commettere "un errore".
"Non abbiamo la conferma che i prigionieri fossero lì (a bordo dell'aereo, ndr), ma non importa perché ci sono voci, e per Zelensky la questione dello scambio di prigionieri di guerra è critica, molto delicata. Zelensky tiene molto alla vita della sua gente, ovviamente era arrabbiato, e penso che sia stato l'inizio della provocazione contro l'esercito. Ma non credo ci saranno cambiamenti".
Ponomarev non ritiene che Zelensky sia preoccupato da quei sondaggi che indicano Zaluzhny come più popolare del presidente, mentre se dovesse scegliere un nome come nuovo comandante in capo punta sul capo dell'intelligence militare ucraina (Gur), Kyrylo Budanov, che è "un uomo molto popolare" al contrario del comandante delle forze di terra, Oleksandr Syrskyi. "Ma in realtà - ribadisce l'ex deputato - tutto ciò non importa perché penso che al momento semplicemente non ci saranno cambiamenti".
Ponomarev ammette, tuttavia, che qualche tensione a Kiev c'è, ma non tali da distogliere dall'obiettivo ultimo che è "vincere" la guerra. "In tutte le relazioni umane, soprattutto quelle legate alla politica, ci sono persone diverse con opinioni diverse, e ovviamente ci sono alcuni conflitti, manovre all'interno dei vari team. Ovviamente intorno a Zelensky, ci sono persone che sono incaricato di garantire la stabilità politica e che tengono d'occhio tutti i sondaggi, tutti i potenziali concorrenti e quant'altro - prosegue - Si tratta di burocrati, il cui compito è garantire la stabilità nel modo in cui loro la intendono".
"Poi ci sono diversi compiti di cui le persone sono responsabili. Ad esempio, Zaluzhny è responsabile delle operazioni militari e Zelensky di procurarsi più armi e ottenere più sostegno internazionale per consentire a Zaluzhny e alla sua gente di combattere. E ovviamente Zelensky e gli altri politici chiedono sempre ai generali 'allora, dove sono le vittorie che possiamo mostrare ai nostri partner internazionali per convincerli a fornire aiuti finanziari'? E allo stesso modo i militari chiedono ai politici: 'dove sono le nostre nuove armi e gli aiuti finanziari per ottenere più vittorie'? È normale. Non è un conflitto - conclude Ponomarev - Ecco perché non speculerei sui cambiamenti. E anche se un giorno Zaluzhny venisse ruotato, il che è possibile, non è la fine del mondo perché nell'esercito c'è una squadra capace".
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".