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La Francia rilancia le forniture di armi all’Ucraina...

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La Francia rilancia le forniture di armi all’Ucraina – Ascolta

(Fotogramma/Ipa)
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La Francia rilancia sulle forniture militari a Kiev dopo aver annunciato e proposto ai partner dell'Ue e della Nato di inviare truppe in Ucraina. Parigi, riferisce il portale specializzato in tecnologie militari, invierà in Ucraina un numero imprecisato di missili terra-aria Aster 30 necessari a rifornire la batteria del sistema Samp/T. Ma non solo. Lo scorso 31 marzo il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu ha affermato che la Francia consegnerà centinaia di veicoli blindati Vab entro l’inizio del prossimo anno all’Ucraina come parte di un nuovo pacchetto di aiuti militari.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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La minaccia di un nuovo fronte, Sumy come Kharkiv –...

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(Fotogramma)

Dopo Kharkiv anche la regione di Sumy, sarebbero decine di migliaia i soldati russi ammassati oltre la linea di confine dell'Ucraina nordorientale pronti ad attaccare, dopo il Kharkiv, anche la regione di Sumy.

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Covid, Oms: “Ha cancellato 10 anni di progressi...

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Tra il 2019 e il 2021 si è ridotta di 1,8 anni tornando a 71,4 anni come nel 2012

Conseguenze del covid nel mondo - (Afp)

In soli 2 anni la pandemia di Covid-19 ha cancellato un decennio di progressi nell'aspettativa di vita della popolazione del pianeta. E' il dato shock che emerge dal Rapporto World Health Statistics 2024 dell'Organizzazione mondiale della sanità: "Tra il 2019 e il 2021 - si legge nel report - l'attesa di vita globale si è ridotta di 1,8 anni, scendendo a 71,4 anni" ossia "ai livelli del 2012. L'aspettativa di vita sana è diminuita di 1,5 anni passando a 61,9 anni", sempre "il livello del 2012".

L'emergenza Sars-CoV-2 "ha invertito la tendenza al costante aumento dell'attesa di vita alla nascita e dell'aspettativa di vita in buona salute", rileva l'Oms. Un effetto che si è abbattuto in modo ancora più grave in 2 delle 6 regioni in cui l'agenzia ginevrina suddivide il mappamondo: "Americhe e Sudest asiatico sono state le più colpite, con un calo dell'aspettativa di vita di circa 3 anni tra il 2019 e il 2021" e un'erosione "dell'aspettativa di vita sana di 2,5 anni". All'opposto, "la regione del Pacifico occidentale è stata colpita in misura minima durante i primi 2 anni della pandemia, con perdite inferiori a 0,1 anni nell'aspettativa di vita e 0,2 anni nell'aspettativa di vita sana".

13 milioni di morti in 2 anni

La malattia da Sars-CoV-2 si è classificata come "la terza causa di morte nel 2020 e la seconda nel 2021. Durante questo periodo", sul pianeta "sono state perse quasi 13 milioni di vite umane", scrive l'Oms. E il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, di rilanciare un appello in vista dell'Assemblea mondiale della sanità (27 maggio-1 giugno): varare l'Accordo pandemico.

"Le ultime stime - si legge nel report - indicano che, ad eccezione delle regioni" Oms "dell'Africa e del Pacifico occidentale, Covid-19 è stato fra le prime 5 cause di morte, diventando in entrambi gli anni" 2020 e 2021 "la principale causa di morte nelle Americhe".

"Continuano a verificarsi importanti progressi nella sanità globale, con miliardi di persone che godono di una salute migliore, di un migliore accesso ai servizi e di una migliore protezione dalle emergenze sanitarie", dichiara il Dg Tedros. "Ma dobbiamo ricordare quanto fragile possa essere questo progresso", avverte. In soli 2 anni", dal 2019 al 2021, "la pandemia di Covid ha cancellato un decennio di miglioramenti nell'aspettativa di vita. Ecco perché il nuovo Accordo pandemico è così importante: non solo per rafforzare la sicurezza sanitaria globale - sottolinea il vertice dell'agenzia Onu per la salute - ma per proteggere gli investimenti a lungo termine nella sanità e promuovere l'equità tra i Paesi e al loro interno".

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Rafah, Corte Aja ordina a Israele di fermare...

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Il Tribunale penale internazionale intima allo Stato ebraico anche di far entrare investigatori e tenere aperto il valico per gli aiuti umanitari. Hamas: "Non è sufficiente". Sudafrica: "Sentenza rivoluzionaria, Tel Aviv la rispetti"

Macerie a Rafah - (Afp)

La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha ordinato a Israele di fermare l'offensiva militare di terra a Rafah, dove 1,5 milioni di sfollati palestinesi hanno trovato rifugio, e di aprire il valico tra l'Egitto e la Striscia di Gaza per permettere l'ingresso di aiuti umanitari e consentire agli investigatori di entrare nell'enclave palestinese. Lo ha dichiarato il presidente della Corte internazionale di giustizia dell'Aia Nawaf Salam, definendo ''disastrosa'' la situazione umanitaria a Rafah.

''La Corte non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso per rafforzare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza, e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah, siano sufficienti ad alleviare l’immenso rischio che cui è esposta la popolazione palestinese a causa dell’offensiva militare a Rafah'', ha dichiarato Salam. ''Israele - ha aggiunto - deve adottare misure efficaci per garantire il libero accesso alla Striscia di Gaza a qualsiasi commissione d’inchiesta o organo investigativo incaricato dagli organi competenti delle Nazioni Unite di indagare sulle accuse di genocidio''.

La Corte ha ordinato alle autorità israeliane di presentarsi entro un mese in tribunale per riferire sui progressi compiuti rispetto alle misure indicate oggi. Finora, ha sottolineato il giudice, le misure provvisorie adottate da Israele dopo il precedente verdetto della Cig su Gaza non hanno affrontato pienamente le conseguenze della situazione.

Esprimendo "profonda preoccupazione per le sorti degli ostaggi" trattenuti dall'attacco del 7 ottobre in Israele Salam ha quindi chiesto "il loro rilascio immediato e senza condizioni". "Troviamo particolarmente preoccupante che molti siano ancora prigionieri", ha aggiunto.

Media: "Raid di caccia israeliani su Rafah"

Raid di caccia sul campo profughi di Shaboura nel centro della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. A riferire di una serie di raid è la Bbc, poco dopo l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia, che ha chiesto a Israele di interrompere l'offensiva militare contro Rafah. La rete britannica cita un attivista che si trova nel vicino ospedale kuwaitiano e ha parlato di boati terrificanti e dense colonne di fumo sul campo di Shaboura. Anche il Times of Israel rilancia la notizia da fonti palestinesi che riferiscono di un massiccio raid aereo israeliano nella zona di Shaboura. Non ci sono al momento informazioni parte delle forze israeliane, impegnate nelle operazioni militari contro Hamas nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre.

La richiesta del Sudafrica

Il pronunciamento della Corte internazionale di giustizia arriva dopo che il Sudafrica aveva chiesto di ordinare a Israele di attuare un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Pretoria ha definito "rivoluzionaria" la sentenza della Corte. ''Questo ordine è vincolante e Israele deve rispettarlo'', si legge in una nota del Dipartimento per le relazioni internazionali del Sudafrica. "Credo che sia una richiesta molto chiara e più forte, in termini di formulazione, per la cessazione" delle ostilità nella Striscia di Gaza, ha detto la ministra degli Esteri sudafricana Naledi Pandor all'emittente pubblica Sabc.

Le sentenze della Corte internazionale di giustizia, che giudica le controversie tra gli Stati, sono vincolanti, ma l'istanza giuridica non ha il potere di garantirne l'attuazione. Tuttavia la sentenza contro Israele aumenta la pressione legale internazionale, anche dopo che il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan ha dichiarato lunedì di voler richiedere mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant oltre che per i leader di Hamas.

Hamas: "Decisione non sufficiente"

"La decisione della Corte internazionale di giustizia" su Rafah "non è sufficiente", afferma Hamas in un comunicato in cui chiede lo stop alla "guerra in tutta la Striscia di Gaza".

L'Autorità palestinese, dal canto suo, ha accolto con favore l'ordinanza, sottolineando che si ratta dell'espressione di un "consenso internazionale" per "porre fine" alla "guerra nella sua totalità contro il popolo palestinese", ha detto il portavoce Nabil Abu Rudeineh, citato da Sky News Arabia.

La replica di Israele

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiesto un consulto con alcuni ministri dopo l'ordinanza. Secondo Canale 12, al colloquio partecipano tra gli altri il ministro degli Esteri, Israel Katz, il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer, il ministro della Giustizia, Yariv Levin ed il ministro della Difesa, Yoav Galant.

"La risposta alla decisione del tribunale antisemita deve essere di occupare Rafah e aumentare la pressione militare su Hamas finché non saremo vincitori", ha dichiarato il ministro per la Sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben Gvir, commentando l'ordine della Corte.

Per il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid, ''il fatto che nella sua sentenza l'Alta Corte dell'Aia non abbia collegato la cessazione dei combattimenti a Rafah con il ritorno degli ostaggi e il diritto di Israele a difendersi dal terrorismo è un collasso morale''. ''E' Israele che è stato brutalmente attaccato da Gaza e ha dovuto difendersi da un'orribile organizzazione terroristica che ha ucciso bambini, violentato donne e tuttora lancia razzi contro civili innocenti'', ha sottolineato su X. ''Non esiste paese al mondo che non reagirebbe con la forza a un simile attacco. Questa sentenza poteva e doveva essere evitata'', ha aggiunto.

Israele, ha dichiarato il ministro del gabinetto di guerra israeliano e leader del partito Unità nazionale, Benny Gantz, è "obbligato a continuare a combattere per far tornare i suoi ostaggi e garantire la sicurezza dei suoi cittadini, in qualsiasi momento e luogo, anche a Rafah". "Continueremo ad agire secondo il diritto internazionale a Rafah e ovunque operiamo, e faremo ogni sforzo per evitare di recare danno alla popolazione civile. Non per il Tribunale dell'Aja, ma soprattutto per quello che siamo", ha aggiunto.

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