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Spettacolo

A Milano il rito punk dei Cccp: “Adesso è il nostro...

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A Milano il rito punk dei Cccp: “Adesso è il nostro tempo”

Viaggio nella memoria collettiva per il gruppo di Giovanni Lindo Ferretti davanti a oltre 8.500 persone per la seconda data del tour 'In Fedeltà la linea c'è'

I Cccp - Fedeli Alla Linea al Mi Ami

Non c’è spazio per l’ortodossia. Originalità, contraddizioni ed epica punk, sì, sono i benvenuti sul palco dei Cccp – Fedeli Alla Linea, tornati a Milano dopo i tre sold out consecutivi registrati a Berlino e la tappa inaugurale del nuovo tour ‘In fedeltà la linea c’è’ a Bologna, in Piazza Maggiore. Al Carroponte di Sesto San Giovanni, location ex industriale che sicuramente ben si adatta allo spirito della band, il gruppo di Giovanni Lindo Ferretti inaugura il ‘Mi Ami’, Festival che prende il nome da uno dei singoli più noti della band, alla presenza di oltre 8.500 persone.

La scaletta, in verità lunghissima e quasi omnicomprensiva, ad esclusione di pochi brani, è un viaggio nella memoria collettiva di quelli che c’erano (parecchie le teste bianche che pogano come adolescenti) e quelli che invece avrebbero voluto esserci. Ebbene sì, il ‘punk filosovietico’ a sorpresa sembra avere ascendente anche su qualche adepto delle nuove generazioni, che forse ha le scatole piene dell’ostentazione consumistica ossessiva di macchine e gioielli della trap e degli artisti rassicuranti e lucidati provenienti dal circuito dei talent. Rassicuranti e lucidati i Cccp non lo sono mai stati e non lo sono neppure ora che sono passati più di 40 anni.

Il concerto prende il via con le parole di Annarella Giudici, che dà il la alla “Cellula dormiente risvegliata al presente”. Parte poi ‘Caspica’ intonata da Giovanni Lindo Ferretti con le mani in tasca, seguita da ‘Rozzemilia’, che scatena immediatamente l’entusiasmo del pubblico. Via libera a tutti i classici della band, da ‘Morire’ a ‘Mi ami?’, fino a ‘Io sto bene’. Immancabili anche le influenze orientaleggianti di ‘Punk Islam’ e ‘Radio Kabul’. Ogni canzone è accolta da applausi e cori appassionati, tra cui ‘Palestina libera’, a dimostrazione che la musica dei Cccp è ancora viva come lo era quattro decenni fa.

Prima era troppo presto, adesso sembra tardi ma adesso è il nostro tempo - scandisce Annarella - tra passato, presente e futuro in fedeltà la linea c’è”. Sul palco si susseguono ‘Maciste contro tutti’, il liscio da balera ‘Oh Battagliero’ che Annarella e Ferretti ballano insieme, ‘Curami’ e la seminale ‘Emilia Paranoica’. Non mancano le cover, come ‘Bang Bang (My Baby Shot Me Down)’ di Sonny Bono (resa celebre da Nancy Sinatra) che apre l’inno trionfale ‘Spara Jurij’ e ‘Vota Fatur’ in chiusura del set.

Giovanni Lindo Ferretti, frontman e anima della band, mostra la sua tipica presenza scenica, una figura ieratica tra il predicatore e l’uomo col megafono che precede la manifestazione, con la sua voce salmodiante e il carisma sempre supportati dagli altri membri storici: Massimo Zamboni alla chitarra, Danilo Fatur come ‘artista del popolo’ e la ‘benemerita soubrette’ Annarella Giudici. L’essenza dello spettacolo va oltre ogni aspettativa: è uno show segnato da un cabaret punk in cui si susseguono citazioni di un’epoca che fu ma che appartiene alla memoria collettiva, con Annarella che alterna il Tricolore alla bandiera rossa con falce e martello e la scritta Pci, mentre Fatur porta sul palco oggetti, reliquie e vestigia simboliche, tra magia e surrealismo.

La band dimostra di non aver perso un briciolo della sua forza espressiva, offrendo una performance che francamente supera le aspettative di tutti i presenti. In un’epoca in cui la musica sembra sempre più dominata da mode passeggere e da singoli Tik-Tok ‘friendly’, i Cccp ricordano a tutti l’importanza della coerenza, della passione e della fedeltà alla propria linea. (di Federica Mochi)

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Spettacolo

La guerra in Ucraina vista con gli occhi Abel Ferrara

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Il doc "Turn in the Wound" presentato in anteprima italiana a Biografilm Festival di Bologna

La guerra in Ucraina vista con gli occhi Abel Ferrara

Un documentario poetico sull'esperienza della guerra in Ucraina nella vita delle persone, alla ricerca di un significato nella sofferenza: è "Turn in the Wound" di Abel Ferrara, presentato in anteprima italiana questa sera alla giornata di chiusura della 20/a edizione di Biografilm Festival di Bologna.

"E' un film di performance, poesia, musica ed esperienza di persone in guerra", lo ha definito il regista statunitense. "Una ricerca di significato nella sofferenza infinita e nei conflitti che riecheggiano nel passato": "Turn in the Wound", ha aggiunto Ferrara, è "uno sguardo sull'eterna ricerca della libertà contro l'incubo dell'oppressione e della forza militare".

La voce della 'sacerdotessa del rock Patti Smith, che canta e legge intimamente le opere dei poeti Antonin Artaud, René Daumal e Arthur Rimbaud, si unisce alle testimonianze dei soldati e di chi vive nelle zone di combattimento dell'Ucraina e nelle parole del loro presidente Volodymyr Zelensky. La cantautrice offre così una profonda riflessione emotiva sull'anelito alla libertà di fronte alla violenza che dal febbraio 2022 sta sconvolgendo la vita degli ucraini.

Abel Ferrara, autore del film di culto "Il cattivo tenente", esplora i conflitti umani e la ricerca della pace e dell'equilibrio attraverso la musica e le parole e attraverso le esperienze delle persone in guerra in Ucraina.

"Quando al Dalai Lama viene chiesto come può aiutare il mondo, lui risponde 'essendo la migliore versione di me stesso'. Quando vedo Patti Smith nel suo lavoro, nella sua vita, la poetessa, la cantante, la madre, o il presidente Zelensky che governa con umiltà, mi ispiro, voglio quello che hanno, voglio essere vicino a loro, imparare da loro, filmarli - dichiara il regista - La guerra è lontana dalla mia realtà immediata, ma è la realtà di troppe persone che sono come me. La morte e la distruzione possono essere combattute solo con azioni contrarie, amore, compassione, empatia, poesia, film. Con la retta intenzione".

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“Holy Shoes”: Un viaggio cinematografico nelle...

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Il Torino Film Festival, evento di grande rilievo nel panorama cinematografico internazionale, ha scelto di inserire “Holy Shoes” nella sua prestigiosa sezione Fuori Concorso, riservata a opere che si distinguono per originalità e innovazione. La presentazione di “Holy Shoes” durante il festival non è solo un riconoscimento della qualità artistica del film, ma serve anche come trampolino di lancio ideale, attirando l’attenzione dei media e del pubblico su una scala più ampia. Questa scelta di debutto testimonia la fiducia nell’impatto del film e nel suo potenziale di dialogo con un pubblico attento e critico verso temi contemporanei di rilevanza sociale.

Una trama che intreccia destini e questioni profonde

“Holy Shoes” si apre con una questione tanto semplice quanto profonda, interrogando gli spettatori sui compromessi personali in un’era di consumismo sfrenato. Attraverso il filo conduttore delle scarpe, elemento quotidiano ma carico di significati simbolici, il film svela le intersezioni tra desiderio, identità e morale. Le vicende personali dei protagonisti, pur variando in intensità e contesto, convergono nel delineare un mosaico di esperienze umane che riflettono l’eterna ricerca dell’individuo di un proprio posto nel mondo.

Luigi Di Capua, già apprezzato per il suo ingegno narrativo in “Smetto quando voglio” e per l’innovativa verve creativa sviluppata con il collettivo The Pills, si cimenta in un ruolo che amalgama visione artistica e leadership tecnica nella direzione di “Holy Shoes”. Affiancato da un ensemble di attori dal calibro riconosciuto, Di Capua mira a trascendere i confini convenzionali del racconto cinematografico. Carla Signoris, Simone Liberati, Ludovica Nasti, Isabella Briganti, Denise Capezza, Orso Maria Guerrini, Raffaele Argesano e Tiffany Zhou, portano ciascuno una propria unicità interpretativa, arricchendo il film di sfumature emotive e drammatiche. La diversità dei background e delle esperienze degli attori contribuisce a una rappresentazione autentica e complessa delle tematiche esplorate.

Anticipazioni e impressioni dal trailer

L’uscita del trailer di “Holy Shoes” ha marcato una tappa significativa nella promozione del film, generando un palpabile buzz tra gli appassionati di cinema e critica. Le sequenze selezionate per il trailer non solo anticipano la trama ma enfatizzano anche la profondità dei conflitti interni dei personaggi, intrecciando abilmente immagini evocative con momenti di tensione emotiva. Il poster ufficiale del film, rivelato insieme al trailer, contribuisce ulteriormente all’impatto visivo anticipando un’opera che intende essere tanto riflessiva quanto stimolante sul piano estetico.

In arrivo sul grande schermo

La data di debutto nei cinema di “Holy Shoes” è stata calendarizzata per il 4 luglio 2024, un giorno che molti appassionati di cinema e critici hanno già segnato nei loro calendari. Questo lancio segue la presentazione del film al Torino Film Festival, un evento che ha posizionato il film come un candidato promettente nel contesto del cinema italiano contemporaneo. “Holy Shoes” è atteso non solo come un intrattenimento di qualità ma anche come un catalizzatore di dialoghi e riflessioni profonde su temi di grande attualità e risonanza culturale.

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Filorosso, la ‘pagella’ Qualitel premia Manuela...

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Nel report del 2023 risultano "particolarmente apprezzati i programmi di approfondimento di Rai3"

Manuela Moreno (Fotogramma/Ipa)

E' la 'pagella' da molti attesa, quella che ogni anno la Rai traccia nel Qualitel TV, un monitoraggio del gradimento e della qualità percepita dell’offerta del servizio pubblico. E nel report sul 2023 appena diffuso si sottolinea come siano stati "particolarmente apprezzati i programmi di approfondimento di Rai 3". In questa pagella è molto buono - fra gli altri - il risultato raccolto da Manuela Moreno che con Filorosso e Filorosso Extra (rispettivamente con un voto degli utenti di 7,9 e 8,3) ha voluto raccontare - con reportage e ospiti italiani e stranieri - il nostro Paese davanti alle sfide economiche e sociali, ai grandi appuntamenti culturali, agli scenari internazionali.

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