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Mosca, l’estremismo islamico e i dubbi di Putin su...

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Mosca, l’estremismo islamico e i dubbi di Putin su Kiev: “Attacco a chi conviene?”

Nonostante l'ammissione sulle responsabilità dei terroristi islamici, lo zar non abbandona la 'pista ucraina'. Zelensky: "Malato cinico"

Vladimir Putin - Afp

L'attacco a Mosca? Opera di "estremisti islamici". Ma nonostante la rivendicazione dell'Isis, gli arresti e l'ammissione sulle responsabilità, il presidente Putin non smette di evocare un coinvolgimento dell'Ucraina nell'attentato di venerdì scorso costato la vita finora almeno a 139 persone e considerato il più grave della Russia negli ultimi due decenni.

Putin non abbandona la 'pista ucraina': "A chi conviene?"

Senza mai citare l'Isis, è stato proprio il presidente russo a fare il punto nella giornata di ieri: "Sappiamo che il crimine è stato commesso per mano degli estremisti islamici, la cui ideologia lo stesso mondo islamico combatte da secoli", ha affermato, ponendosi però subito dopo una serie di domande. Si è trattato, ha aggiunto infatti Putin, di "un atto di intimidazione". Ma, ha detto lo zar, ora "bisogna chiedersi chi ne trae vantaggio". Perché, spiega il leader, "il terribile crimine commesso il 22 marzo è un atto di intimidazione e sorge subito la domanda: chi ne trae vantaggio?", la domanda di Putin.

Nonostante il riconoscimento della responsabilità dell'Isis, Putin quindi non abbandona del tutto la 'pista ucraina'. "Dobbiamo rispondere alla domanda: perché i terroristi hanno cercato di fuggire in Ucraina, chi li aspettava lì?", si chiede ancora. Per il presidente russo, infatti, "questa atrocità potrebbe essere solo un collegamento tra una serie di tentativi da parte di coloro che dal 2014 sono in guerra con il nostro Paese per mano del regime neonazista di Kiev" mentre "gli Stati Uniti, attraverso diversi canali, stanno cercando di convincere tutti che non ci sarebbe traccia di Kiev" dietro l'attentato.

Zelensky: "Putin creatura cinica e malata"

Putin "ancora una volta ha accusato l'Ucraina. Creatura malata e cinica. Nella sua mente, tutti sono terroristi tranne lui, nonostante sia stato nutrito con il terrore per due decenni. Putin è la più grande opportunità per il terrore. Lui e i suoi servizi speciali. Quando svanirà, svanirà anche la richiesta di terrore e violenza", il commento X del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alle nuove accuse e ai dubbi dello zar.

Le indagini e la ricostruzione dell'attacco

E' servito meno di un quarto d'ora per compiere l'attacco, ha intanto spiegato il presidente Putin ricostruendo la dinamica emersa dalle indagini. Il commando armato è entrato nella sala concerti alle 19.58 di venerdì ed è uscito alle 20.11. Sono stati recuperati 500 proiettili, 28 caricatori e un numero imprecisato di bottiglie contenenti benzina. Tra le 139 vittime accertate, al momento risulta che 40 siano decedute per colpi d'arma da fuoco e 45 siano rimaste uccise nell'incendio che ha quasi distrutto il complesso. In 137 hanno perso la vita nella sala concerti, due vittime sono spirate in ospedale. Non è chiaro se il sistema antincendio abbia funzionato in maniera corretta.

Le indagini, nell'arco di meno di 4 giorni, hanno portato a oltre 200 perquisizioni con un numero rilevante di sequestri che avrebbero fornito elementi utili per definire il quadro, dal quale emergerebbe un'attività minuziosa per la preparazione dell'attentato, come avrebbero ammesso i 4 soggetti fermati.

Ciascuno dei quattro imputati domenica è stato portato individualmente davanti al tribunale di Mosca. Sono accusati di aver commesso un reato ai sensi della parte 3, disposizione “b” dell'articolo 205 del Codice penale russo (atto terroristico), che secondo il Codice penale russo è punibile fino all'ergastolo.

Tutti e quattro i sospettati dell'attacco sono stati messi in custodia cautelare fino al 22 maggio. Sono accusati di aver commesso un atto terroristico, afferma il tribunale Basmanny di Mosca. Tre degli imputati si sono dichiarati colpevoli di tutte le accuse, secondo l'agenzia di stampa statale Tass. Tutti e quattro provengono dal Tagikistan, ex repubblica sovietica, ed erano stati in Russia con visti temporanei o scaduti.

Poche ore dopo l'attacco, l'Isis su Telegram ha rivendica l'attentato affermando che i responsabili dell'azione sono rientrati in sicurezza alle loro basi. "I combattenti dello Stato islamico hanno attaccato un grande raduno di cristiani nella città di Krasnogorsk, alla periferia della capitale russa, Mosca, uccidendo e ferendo centinaia di persone e causando grandi distruzioni al posto prima di ritirarsi nelle loro basi in sicurezza", si leggeva nel messaggio.

Chi sono gli arrestati

Ma chi sono gli arrestati? Si tratta di Dalerdzhon Mirzoyev: il 32enne è stato il primo imputato portato in tribunale. Mirzoyev, del Tagikistan, aveva una registrazione temporanea per tre mesi nella città di Novosibirsk, nel sud della Russia, in Siberia, ma è scaduta, secondo RIA Novosti.

Arrestato anche Saidakrami Rachabalizoda: è comparso come secondo imputato e ha detto alla corte che aveva i documenti di registrazione russi ma non riusciva a ricordare dove fossero. Ha comunicato tramite un interprete Secondo quanto riferito, Rachabalizoda è nato nel 1994.

In manette quindi Shamsidin Fariduni: è nato nel 1998 in Tagikistan ed è cittadino del paese dell'Asia centrale. Fariduni era ufficialmente impiegato in una fabbrica nella città russa di Podolsk ed era registrato nella città di Krasnogorsk.

In carcere anche Muhammadsober Faizov: Il quarto imputato sembrava non rispondere su una sedia a rotelle ed è stato accompagnato da un medico in tribunale, come si vede nel video del Tribunale della città di Mosca condiviso su Telegram. Faizov era temporaneamente disoccupato, prima lavorava in un negozio di barbiere a Ivanovo, una città a nord-est di Mosca, ed è registrato in quella città. Secondo quanto riferito, è nato nel 2004.

Accuse a Kiev, la preoccupazione Ue

La Commissione Europea si dice intanto "preoccupata" per i tentativi fatti dalle autorità russe di "legare" la strage di Mosca con l'Ucraina e invita il governo russo a non usare l'attentato come un "pretesto" per aumentare gli attacchi contro il Paese invaso e per incrementare la repressione contro l'opposizione interna, ha sottolineato il portavoce dell'Ue per gli Affari Esteri Peter Stano durante un briefing con la stampa a Bruxelles, ricordando che quello avvenuto venerdì scorso alla Crocus City Hall di Mosca "non è il primo attentato terroristico avvenuto su suolo russo. Finora nessuno dei grandi attacchi terroristici avvenuti in Russia è stato chiarito e oggetto di indagini adeguate. Questo lascia aperti molti interrogativi riguardo all'atteggiamento delle autorità russe. E mi fermo qui".

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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...

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Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"

Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".

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“Ho ucciso il mio cane”, la rivelazione choc...

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"Era indisciplinato" si difende Kristi Noem, la governatrice del South Dakota, su X

Kristi Noem (Fotogramma/Ipa)

Kristi Noem, la governatrice del South Dakota considerata una delle possibili vice di Donald Trump alle prossime elezioni, è stata travolta da polemiche e critiche, anche da destra, dopo che è emerso che nel libro che sta per pubblicare racconta di aver personalmente ucciso il suo cane di 14 mesi perché "indisciplinato".

"Odiavo quel cane, non era possibile addestrarlo, era pericoloso, non valeva niente come cane da caccia, e in quel momento ho capito che dovevo abbatterlo", ha scritto la 52enne ultra trumpiana governatrice, diventata famosa durante il Covid per essersi rifiutata di firmare l'obbligo di indossare le mascherine, nel libro 'No Going Back: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward' ('Nessun passo indietro: cosa è sbagliato in politica e come far avanzare l'America', ndr.) di cui il Guardian ha ottenuto un'anticipazione.

La colpa di Cricket, il bracco tedesco di poco più di un anno da lei abbattuto e poi gettato in una cava di ghiaia, era quella di aver rovinato una caccia al fagiano ed ucciso le galline del vicino. Se l'intenzione di Noem era quella di provare di essere dura e determinata, la cosa rischia di essere un boomerang nell'America in cui l'amore per i pet è una sorta di religione. Non a caso, la campagna di Biden ha postato foto del presidente con il pastore tedesco Commander - protagonista di una lunga serie di aggressioni a agenti del Secret Service che hanno portato al suo allontanamento dalla Casa Bianca, non certo ad abbatterlo - e di Kamala Harris che fa le coccole ad un cane.

Critiche stanno arrivando anche da destra. "Io amo i cani e veramente sono orripilata da quello che ha scritto Noem, non avrei mai voluto leggerlo, a 14 mesi un cane è un cucciolo e può essere addestrato, gran parte dei cattivi comportamenti dei cani dipendendo dai cattivi addestramenti degli umani", ha dichiarato Alyssa Farah Griffin, ex staff della Casa Bianca di Trump, ora critica dell'ex presidente, sottolineando che i "cani sono un dono di Dio, chiunque in modo non necessario fa male ad un animale perché dà fastidio dovrebbe essere curato".

"Quando ho visto i tweet su Noem che ha assassinato il suo cucciolo, ho pensato, 'Diavolo, uno degli altri candidati al posto di Vp ha trovato materiale sporco su di lei', ma poi ho visto che lo ha scritto lei stessa. Non so perché qualcuno debba vantarsi di una cosa del genere a meno che non sia malato", le ha fatto eco Sarah Matthews, un'altra ex della Casa Bianca di Trump, ora critica del tycoon.

Il fatto è che nel libro Noem - che prima di iniziare nel 2006 la carriera politica si è occupata del ranch di famiglia in South Dakota - non solo descrive come ha sparato al suo cane, ma anche come ha scelto di abbattere un capra, sempre perché troppo agitata, sparandole tre colpi di fucile. E, di fronte al clamore e alla polemica provocata dalle sue rivelazioni, non sembra per niente intenzionata a fare un passo indietro, proprio come recita il titolo del libro in uscita il mese prossimo.

"Amiamo gli animali, ma decisioni devono essere prese ogni giorno in una fattoria" ha scritto su X replicando alle rivelazioni del Guardian. "Non è stato un lavoro piacevole, ma doveva essere fatto, e dopo mi sono resa conto che un altro lavoro spiacevole doveva essere fatto", ha aggiunto riferendosi all'uccisione prima del cucciolo e poi della capra, da lei definita "cattiva".

Una difesa destina a non placare le polemiche, se un gruppo di governatori democratici hanno risposto, sempre sui social, alla collega repubblicana postando le foto dei loro "pet" esortando anche gli altri utenti a fare lo stesso. "Pubblica una foto del tuo cane che non coinvolga il fatto di sparargli e buttarlo in una cava", ha scritto il governatore del Minnesota, Tim Walz, seguito dai colleghi di Michigan, New Jersey.

Anche il comitato democratico ha commentato la vicenda, dando la parola ai loro stessi pet: "Avevamo sentito dai nostri padroni quanto estremisti e pericolosi Donald Trump e i suoi alleati estremisti del Maga potessero essere, ma niente ci ha preparato all'inquietante ed orribile passaggio che Kristi Noem ha scelto di mettere nel suo libro".

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Proteste università Usa, analista iraniana:...

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La riformista Afifeh Abedi, candidata alle ultime elezioni, "velo non può essere imposto alle donne"

Proteste università Usa, analista iraniana:

"Il trattamento violento degli agenti di polizia americani nei confronti di studenti e professori consapevoli dei crimini di Israele, combinato con il pieno sostegno dell'Amministrazione Biden alla guerra a Gaza, indebolirà senza dubbio la sua posizione alle elezioni presidenziali americane". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos Afifeh Abedi, ricercatrice su questioni di politica estera presso il Center for Strategic Research (Csr) di Teheran, uno dei principali think tank della Repubblica islamica, commentando le proteste contro Israele nei campus universitari americani.

"Il numero crescente di vittime dei crimini israeliani a Gaza, almeno due terzi delle quali sono donne e bambini, ha allarmato la comunità internazionale. Tuttavia, Washington continua a fornire pieno sostegno politico e militare a Israele. L'America rifiuta di accettare una soluzione politica per un cessate il fuoco a Gaza, cosa che fa arrabbiare ogni coscienza sveglia", prosegue la ricercatrice, che alle ultime elezioni parlamentari in Iran si è candidata con la lista 'Sade Mellat', sostenuta dai riformisti moderati. Secondo Abedi, "l'Amministrazione Biden ha mostrato una significativa debolezza anche nell'affrontare altre questioni mondiali".

La candidata riformista lancia quindi l'allarme sull'annunciata operazione militare israeliana a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che a suo parere "ha il potenziale per scatenare una guerra regionale" dal momento che "incita le opinioni pubbliche nei Paesi arabi contro i loro leader", mentre si moltiplicano gli appelli internazionali al governo Netanyahu a desistere dall'avviare un attacco contro Rafah.

Secondo Abedi, l'obiettivo di Israele è di "occupare Gaza e trasformare le sue strutture sociali, economiche e politiche in quelle israeliane". L'operazione prevista a Rafah fa parte degli "sforzi in corso di Israele per indebolire Hamas e garantirsi l'accesso a Gaza", spiega l'analista, secondo cui, tuttavia, l'emergere di "una nuova dimensione di crimini", come la scoperta di fosse comuni, rende "sempre più difficile la capacità di Washington di continuare a sostenere Israele".

Per quanto riguarda l'Iran, precisa, le sue richieste sono sempre quelle che Israele cessi i suoi attacchi contro Gaza e Rafah, che si ritiri completamente da Gaza e che gli abitanti di Gaza ritornino nelle loro case. "Su questa base continuerà a tenere consultazioni regionali e internazionali".

Abedi commenta quindi la denunciata stretta ulteriore da parte della cosiddetta 'polizia morale' (Gasht-e Ershad) sull'obbligo di indossare il velo in pubblico. Stretta che è sfociata in una campagna sui social con l'hashtag 'Guerra contro le donne'.

"Credo che l'hijab sia una questione consuetudinaria, culturale e religiosa che non possa essere imposta alle persone", afferma, ricordando che il ministero dell'Interno ha il compito di far rispettare l'obbligo e confermando che gli agenti della Gasht-e Ershad hanno recentemente ripreso le operazioni.

"Tuttavia, l'attuazione della legge sull'hijab è ancora monitorata" su pressione della "parte tradizionale e religiosa della società", sottolinea Abedi, che dice di essersi candidata per sostenere una maggiore libertà sociale per le donne, la riforma delle leggi a favore delle donne e l'aumento della percentuale di donne al potere.

"L'ingerenza straniera in questa questione sociale ha aumentato l'importanza dell'hijab in Iran - aggiunge - Gli oppositori dell'Iran, così come alcune istituzioni americane e occidentali, hanno effettuato investimenti finanziari per rimuovere l'hijab dall'Iran. Usano media e persone speciali per fare pubblicità contro l'hijab. Secondo i social trend in Iran, c'è una divisione sull'hijab. Tuttavia, il problema principale è che si tratta di una questione sociale e i rappresentanti delle varie classi sociali dovrebbero lavorare per promulgare leggi che tutelino gli interessi di tutte le donne".

Nell'ultima parte dell'intervista Abedi parla dei rapporti tra Iran e Italia, evidenziando che da un punto di vista politico ""sono stati più stabili di quelli tra l'Iran ed altri Paesi dell'Unione Europea". La ricercatrice rimarca che la Repubblica islamica "vuole rafforzare i rapporti con l'Italia". A questo proposito riporta alla memoria che il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian ha dichiarato, durante un recente incontro con la nuova ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, che spera di aprire "un nuovo capitolo nello sviluppo delle relazioni bilaterali", denunciando che "le sanzioni degli Stati Uniti e dell'Ue contro l'Iran hanno un impatto sulle relazioni economiche bilaterali".

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