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Economia

Ex Ilva, al via il confronto governo-sindacati

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Urso: "Intervento drastico, cambiare equipaggio. Il 18 gennaio nuovo round con i sindacati

Palazzo Chigi - Fotogramma

E’ un divorzio consensuale la carta che il governo tenterà di giocare per separare il suo destino da quello di ArcelorMittal nell’ex gruppo Ilva. Un percorso più soft per ora rispetto all’amministrazione straordinaria, per ridurre i pericoli di contenzioso legale ma non meno determinata. Fino a mercoledì dunque il governo verificherà assieme ai legali di Invitalia e di Mittal la possibilità di arrivare ad un accordo ma in ogni caso garantirà, anche se la fumata dovesse essere nera, la continuità produttiva e la disponibilità a versare le risorse necessarie al rilancio delle attività delle acciaierie. E’ questa la road map tracciata a Fim Fiom Uilm Uglm e Usb convocati in tarda serata di oggi al termine di una settimana caldissima nei rapporti con la multinazionale franco-indiana che sembra segnare la fine definitiva della joint venture voluta nel 2020.

“Non è un passo indietro. In ogni caso Mittal è fuori”, spiega il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano per chiarire i dubbi dei sindacati che si schierano al fianco del governo: “siamo pronti alla sfida se il governo manterrà agli impegni presi”,dicono all’unisono in attesa di essere riconvocati giovedì prossimo per conoscere l’esito della trattativa.

Ad emergere nell’incontro soprattutto, come riportano i sindacati, la determinazione del governo a chiudere la partita con la multinazionale franco-indiana: “non ci sono più le condizioni per condividere la fiducia e le prospettiva per impegni reciproci con Mittal. L’incontro dell’8 gennaio scorso ha chiarito definitivamente che non è possibile proseguire nella gestione di acciaierie d’Italia assieme a Mittal”, riferiscono al termine. Una volontà gia emersa in mattinata nella informativa che Urso ha reso in Senato dopo lo strappo con la multinazionale sulla ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia l’8 gennaio scorso.

“Serve un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi 10 anni per invertire la rotta e cambiare equipaggio. Noi ci crediamo. Sono ore decisive per garantire, nell'immediato, in assenza di impegno del socio privato, la continuità della produzione e la salvaguardia dell'occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori di natura industriale", aveva spiegato.

Parole che avevano evocato l'ipotesi di un ricorso all'amministrazione straordinaria con cui estromettere la multinazionale che però non erano mai state pronunciate. E infatti la strada, al momento, non è questa. Feroci le feroci critiche che Urso rivolge a Mittal: "Nulla di quanto programmato e concordato è stato realizzato; nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 mln di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l'obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere di 4 mln. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto né su occupazione ne' sul rilancio industriale. In questi anni la produzione è stata progressivamente ridotta in spregio a tutti gli accordi sottoscritti. E perfino in quegli anni in cui la produzione era profittevole in Europa, la produzione è stata mantenuta bassa lasciando campo libero ad altri attori stranieri”.

Strada chiusa anche all’ultima offerta della multinazionale per ricomporre la querelle che si è detta favorevole a scendere in minoranza ma solo a fronte di una governance condivisa al 50%:"non è accettabile nè percorribile soprattutto alla luce delle regole sugli aiuti di Stato", ha chiosato ancora Urso.

Ma altrettanto dure le critiche ribadite all’indirizzo dei M5S e al governo Conte 2 che nel 2022 disegno la joint venture Mittal-Invitalia con Accierie d’Italia. "Nessuno che avesse a cura l'interesse nazionale avrebbe mai sottoscritto quel tipo di accordo. Nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali avrebbe accettato mai quelle condizioni", accusa ribadendo come la nascita di Acciaierie d'Italia con l'ingresso di Invitalia al 38% avvenne "con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato. Patti che definire leonini è un eufemismo", accusa.

In sostanza, è la critica, quegli accordi hanno permesso a Mittal di "deconsolidare gli asset a dimostrazione del proprio disimpegno tecnico e finanziario ". E per spiegare il meccanismo Urso ha dettagliato il meccanismo che ha portato all'impasse: "Se all'ad di nomina Mittal è stata riconosciuto un voto decisivo, al presidenze di nomina invitalia questo potere è stato previsto su una sola materia". Non solo: "anche nell'ipotesi di una salita in maggioranza del socio pubblico, invitalia non avrebbe potuto designare un amministratore di propria fiducia come dichiarato proprio dal socio privato che ha rivendicato ancora l'altro ieri una condizione di privilegio garantita da quei patti”.

E a questo si aggiunge, conclude, “che Invitalia, anche ove fosse salita in maggioranza al 60% non avrebbe potuto cedere le proprie quote a terzi: unica possibilità era quella di cedere non piu del 9%, scendendo dunque dal 60 al 51% ad un socio finanziario ma non industriale e non operativo sull' acciaio e comunque con diritto di prelazione in capo a Mittal". Intanto i sindacati vigilano: incassano il risultato. (Alessandra Testorio)

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Economia

Nucleare, Pichetto: “Ipotesi al 2030 in Italia con...

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Il ministro: "L'obiettivo al 2050 è la decarbonizzazione totale, la scala è lunga bisogna fare uno scalino per volta

Gilberto Pichetto Fratin - (Fotogramma)

"L'obiettivo al 2050 è la decarbonizzazione totale, la scala è lunga bisogna fare uno scalino per volta. Il primo è quello del carbone, poi il petrolio e poi produrre energia pulita con le rinnovabili, che sono il biotermico, l'idroelettrico, il fotovoltaico e l'eolico e, per dare continuità, il percorso è anche il nuovo nucleare". Ad affermarlo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ospite della trasmissione radiofonica 'Non stop News' su Rtl 102,5.

Quanto alla produzione di energia nucleare in Italia per Pichetto non bisogna ripartire da zero. "Da zero proprio no, - ha risposto - perché la cosa rilevante è che il Paese di Enrico Fermi ha mantenuto livelli alti di conoscenze, nelle nostre università, nei nostri centri di ricerca. Abbiamo continuato con imprese private importanti a lavorare sia sul fronte della fissione, quindi sul nucleare di nuova generazione con piccoli reattori, sia che su quello della fusione".

"Non arriveranno più le grandi centrali, le tecnologia sta andando avanti così velocemente che saranno piccoli moduli e per fare una grande quantità sarà una somma di moduli" ha spiegato "riguardo all'ipotesi che facciamo al 2030 e dopo, non voglio certo fare l'indovino" ha precisato Pichetto Fratin.

G7

"E' un'agenda fittissima perché copre tutti i campi, quello che stiamo vivendo è un momento di forte cambiamento climatico, di rischio di perdita biodiversità, di inquinamento e dobbiamo svolgere azioni prima di tutto di mitigazione che significa di decarbonizzare e ridurre a livello mondiale le emissione di CO2, e il ruolo del G7 che rappresenta i 7 Paesi industrializzati, può essere determinate per le scelte a livello di Cop per accelerare percorsi di decarbonizzazione nel tentativo di evitare che le temperature della Terra superino un grado e mezzo", ha affermato ancora il ministro a proposito del G7 Ambiente, Clima ed Energia che si svolge in questi giorni a Venaria (Torino).

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Economia

Fincantieri: Folgiero, ‘focus subacquea, puntiamo a...

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Fincantieri: Folgiero, 'focus subacquea, puntiamo a proteggere infrastrutture critiche'

“Il mar Mediterraneo è il mare più geopolitico, dove passano più cavi sottomarini, cavi per le telecomunicazioni e gasdotti e l'attenzione di Fincantieri per il dominio subacqueo punta innanzi tutto a sviluppare sistemi di protezione di queste infrastrutture critiche. Produrremo sommergibili più piccoli, droni di 9 metri e di 3 metri con equipaggio e senza equipaggio che serviranno con la Marina militare italiana a definire quelle missioni di protezione delle infrastrutture critiche, ma svilupperemo questi prodotti anche per l’utilizzo in settori diversi come l’energia, esplorazione mineraria dei fondali marini, l’acquacoltura. I nuovi prodotti tecnologici funzioneranno solo se ci saranno dei sistemi di telecomunicazione che funzioneranno sott’acqua, dove si propaga solo l’ottico e l’acustico: stiamo lavorando con aziende del settore per creare delle reti di telecomunicazione subacquee che consentono a questo ecosistema di svilupparsi”. Così Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri, nel suo intervento alla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia.

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Economia

Nucleare, Corvaro: “Abbiamo know how, doveroso...

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Così l'inviato speciale del governo per il cambiamento climatico

Francesco Corvaro, inviato speciale del governo per il cambiamento climatico

Sul nucleare “la volontà del Governo è quella di non lasciare indietro nessuna tecnologia che possa permetterci di arrivare all'obiettivo di zero emissioni, qui dobbiamo essere molto tecnici”. Così Francesco Corvaro, inviato speciale del governo per il cambiamento climatico, che a margine del ‘Transitioning to net zero: energy technology roadmaps’ in corso a Torino ha osservato: “noi abbiamo un comparto industriale e un know-how elevatissimo nel settore”.

“In questo momento, e la Cop l'ha messo tra le possibili soluzioni tecnologicamente vantaggiose per arrivare a Net Zero nel 2050 - ha proseguito - è doveroso pensare e valutare l'ipotesi di rientrare in questo settore perché abbiamo il know tecnologico, aziende che già lavorano in questo settore con queste nuove tecnologie di nucleare E poi in prospettiva - ha aggiunto - lavoriamo sulla fusione, che è l'energia che ci permetterà probabilmente dopo il 2050 o a ridosso del 2050 di fare un decisivo passo avanti verso il completo abbandono dei combustibili fossili”.

“Noi dobbiamo aver chiari gli obiettivi. Se gli obiettivi sono chiari, mettere in pista tutto quello che abbiamo è doveroso perché gli obiettivi che abbiamo sono ambiziosi, il tempo che abbiamo è poco quindi tutto quello che è utile per poter arrivare a quello scopo, che sono i target dell'accordo di Parigi, cioè l'1.5 gradi, va preso in considerazione - ha concluso - e direi che il governo ha una visione molto pragmatica, realistica della situazione”.

“Non esiste per il governo il negazionismo per il cambiamento climatico. Ce ne rendiamo conto. A volte viene confusa l’idea di pragmatismo con l’idea di negazionismo, non hanno niente a che fare. Il governo - ha aggiunto - è per un futuro sostenibile partendo da un presente che sia altrettanto sostenibile perché il cambiamento climatico riguarda principalmente la vita dell’uomo sulla terra oltre che la natura”.

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