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Patto stabilità, Follini: “Partiti uniti...

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Patto stabilità, Follini: “Partiti uniti nell’astensione ma in silenzio”

Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Marco Follini - (Fotogramma)

"Quello che colpisce di più, nel voto di astensione al Parlamento di Strasburgo di quasi tutti i partiti italiani sul nuovo patto di stabilità europeo, è il silenzio. Nessuna avvisaglia il giorno prima. Nessun commento il giorno dopo. Quasi ad avvalorare l’ironico commento di Paolo Gentiloni compiaciuto (si fa per dire) di aver concorso alla più larga unità della politica italiana.

Si dirà che il voto di astensione è una prudente via di mezzo. E che non esclude affatto che più in là ci possa essere un voto a favore. Tanto più che se il nuovo patto non sembra troppo favorevole alle ragioni del nostro paese, l’ipotesi che si torni alle regole di prima suona molto ma molto meno propizia. E così, giocoforza, ci si dovrà adattare all’inesorabilità dei numeri. Laddove il peso del nostro debito non consentirà di fare grandi cambiamenti oggi né di fare grandi manovre di spesa domani o dopo.

Resta il fatto che i partiti italiani, quasi tutti, hanno dato voce sommessa al loro mugugno. Espresso quasi con gli stessi argomenti, prettamente “nazionali”, dai partiti di maggioranza e da quelli di opposizione. Tutti astenuti, tranne il M5S che ha pensato bene di votare contro. E così, forze politiche che danno vita quotidianamente a conflitti fin troppo aspri hanno deciso di attestarsi tutte quante sulla trincea dell’astensione, come a voler dire ai loro elettori, ognuno per proprio conto, che sarebbero stati strenui e combattivi nel difendere gli interessi dell’economia italiana. Pazienza se quella scelta era stata la stessa per quasi tutti. L’importante era poi far passare la cosa sotto silenzio.

Ora, si può discutere se quel voto sia stato giusto o sbagliato. E se magari possa rendere più forte oppure no la nostra posizione negoziale di qui in avanti. Ma quello che stupisce è che questa decisione sia stata presa quasi alla chetichella. Da parte della maggioranza smentendo la fatica del suo stesso ministro dell’economia. E da parte dell’opposizione smentendo l’altrettanta fatica del “suo” commissario europeo. Circostanza che ovviamente entrambi i fronti negano a gran voce. Ma che risulta quantomeno implicita se solo si confrontano le opinioni del giorno prima e i voti del giorno dopo. Realpolitik, si dirà. Salvo il fatto che non si intravede davvero un margine per ottenere che vengano riscritte quelle regole che prima o poi anche a noi toccherà sottoscrivere.

Ma la cosa che colpisce di più, insisto, è come il giorno dopo si sia voluto far calare un fitto sipario sull’argomento. Siamo abituati ad ascoltare proclami stentorei, annunci di guerra, bollettini di vittoria. Non c’è giornata in cui non si sentano i partiti far la voce grossa enfatizzando a dismisura le svolte, le novità, le buone intenzioni che accompagnano il loro cammino. E contestualmente mettendo alla berlina i loro avversari, spesso e volentieri deformandone le posizioni come se ci trovassimo dentro una apocalittica e permanente campagna elettorale.

E quando invece sarebbe il caso di richiamare l’attenzione, di spiegare le cose, di dar conto di una novità importante -condivisibile o meno che sia- ci si trincera in un silenzio imbarazzato e imbarazzante. Magari confidando che i loro elettori non si avvedano che i propri partiti, divisi, divisissimi il giorno prima, hanno fatto tutti il giorno dopo la stessa, stessissima scelta. Nascosta prudentemente in attesa che la cronaca politica potesse restituire ciascuno alla propria trincea, magari drammatizzando l’ultima disputa sulla Rai o il controverso conteggio dei voti in qualche lontana contrada presto archiviata.

Insisto, il punto non è tanto se quel voto sia stato giusto o sbagliato, se esso serva a tutelare meglio o rischi invece di mettere più a repentaglio i nostri interessi nazionali. Il punto è che questi passaggi andrebbero costruiti, spiegati, socializzati. E se per una volta capita che ci si ritrovi a votare tutti insieme, anche di questo sarebbe giusto mettere a parte l’opinione pubblica. Confidare nella poca memoria delle persone non è mai un buon investimento per una grande democrazia". (di Marco Follini)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Don Patriciello: “No a battaglie politiche sulla mia...

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"Le parole devono dare speranza, non fare male"

Francesca Fialdini e don Maurizio Patriciello

"Le parole devono dare speranza, non far male. Le battaglie politiche non si facciano sulla mia schiena, lasciatemi fare il prete". Così don Maurizio Patricello in collegamento con Francesca Fialdini a 'Da Noi… a Ruota Libera' ritorna sulle dichiarazioni del Presidente della regione Campania e dichiara: "Mi ha disturbato che una persona metta il becco in ciò che faccio". "Sono semplicemente stato a un convegno con illustri relatori, invitato come ospite dal Dottor Ciciliano, commissario di Caivano. Un incontro a Montecitorio mai avrei pensato che potesse scatenare tanto dibattito, la mia presenza era una delle tante tra centinaia di persone. Il Governatore della Campania De Luca che mi chiama Pippo Baudo e parla dei miei capelli non lo comprendo: io sono un parroco che parla nelle scuole contro il bullismo e peso ogni parola per non ferire nessuno. Le parole devono dare speranza, non far male".

"Io non mi aspetto mai niente, sono un prete e non me la prendo. Ma non voglio che le battaglie politiche si facciano sulla mia schiena, voglio che mi lascino fare il prete che vede e denuncia ciò che non va nel proprio quartiere" conclude.

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Politica

Salvini: “Progetto leva obbligatoria per uomini e...

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Il vicepremier e leader della Lega rilancia l'idea di un mini servizio militare di sei mesi, ma il ministro della Difesa frena: "Leva universale non è in discussione, altra cosa se si parla di servizio civile"

Matteo Salvini e Guido Crosetto

Serrato confronto tra il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto sul servizio militare. Il Carroccio, spiega Salvini, ha "presentato un progetto di legge per reintrodurre una leva universale di sei mesi per ragazzi e ragazze su base regionale". "Un servizio di sei mesi con persone che si possono dedicare al salvataggio, alla Protezione Civile, al pronto soccorso, alla protezione dei boschi da svolgere vicino a casa. Una volta uno di Palermo andava a Udine e viceversa dovendo lasciare studi e lavoro. Non sarà più cosi, si farà vicino a casa. Spero che anche la altre forze politiche appoggino la proposta" ha detto il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Matteo Salvini partecipando all'Adunata nazionale degli Alpini in corso a Vicenza.

Contrario a questa ipotesi il ministro Crosetto. "Le forze armate hanno bisogno di professionalità, non è un luogo dove insegnare o educare i giovani" sottolinea. "Devono difendere i valori di pace e democrazia. Una leva universale non è in discussione. Altra cosa se si parla di servizio civile" ha detto commentando la proposta leghista di una mini-leva universale e regionale di sei mesi.

Salvini: "Macron e Monti pericolosi, nessun italiano andrà mai in guerra"

"Mi opporrò con tutte le mie forze all'invio di truppe in Ucraina e dovunque, nessun italiano andrà mai in guerra finché ci sarò io" ha detto il ministro Matteo Salvini, a proposito dell'ipotesi di invio anche di truppe italiane in Ucraina. "Macron e Monti sono folli e pericolosi. La guerra è una roba seria. La sola ipotesi la giudico folle e pericolosa" conclude.

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Superbonus, Tajani: “Giorgetti è mio amico ma scelte...

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Il ministro degli Esteri: "Norme retroattive non fanno parte di cultura liberale"

Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti (Fotogramma)

''Io sono amico di Giorgetti'', ma ''quando si fanno delle scelte bisogna concordarle''. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite di 'In mezz'ora', a proposito delle ricostruzioni che parlando di frizioni con il ministro dell'Economia sul Superbonus. ''Nessuno vuol fare altro debito, io sono assolutamente d'accordo che bisogna stringere i freni sul superbonus, lo sono sempre stato. Bisogna fare delle scelte che entrino in vigore dal momento in cui viene approvata una norma. Le norme con effetto retroattivo non fanno parte della cultura liberale''.''Si tratta di un emendamento, presentato dal Mef, dove a mio giudizio, dal punto di vista giuridico, ci sono delle incongruenze con il sistema italiano. Ci sono infatti delle norme retroattive. Io credo che un sistema democratico, proprio per non minare la fiducia tra il governo, lo Stato e le imprese e i cittadini, non possa approvare delle norme retroattive''.

Elezioni europee

L'obiettivo alle Europee è superare la Lega di Salvini? ''No, l'obiettivo di Forza Italia è superare il 10%, non faccio corse contro nessuno, figuriamoci contro i nostri alleati'', replica il numero uno azzurro. ''Mi candido, innanzitutto, perché è la prima elezione senza Berlusconi ed è mio dovere guidare i candidati di Fi verso il successo elettorale. Se il tenente non esce dalla trincea, neanche i soldati escono dalla trincea, diceva mio padre che era un militare... Io devo fare il tenente che esce dalla trincera portare la squadra di Fi a un risultato positivo che dimostri che dopo Berlusconi si va avanti''.

Sugar tax: "Rispettare voto del Parlamento sul rinvio"

"Altra norma sulla quale ho delle perplessità è la sugar tax. Già ci sono delle norme a livello comunitario. Aggiungere ora un'altra a livello nazionale contro un voto del Parlamento su un odg che diceva di rinviare di 2 anni l'ingresso della sugar tax appunto, con il parere positivo del governo votato da tutta la maggioranza, mi pare una incongruenza. Non c'è nessuna polemica, dico che non si fanno tanti introiti e si rischia di mettere in difficoltà le imprese''.

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