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Il Medico risponde: Che cos’è l’attacco di panico?

“Il Medico risponde”

Che cos’è l’attacco di panico?

DOMANDA

Salve dottore sono Isabella una vostra assidua lettrice online. Complimenti per le sue belle risposte e per il giornale.
Per favore potrei sapere qualcosa sugli attacchi di panico, mi può rispondere, non si dimentichi ci tengo tanto, mi raccomando. Grazie infinitamente e buona serata.
Isa 72

RISPOSTA

A cura del Dr. Ferdinando Martinez

ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo  informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente  intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."

Isabella grazie per la cortese mail, certo le rispondo volentieri subito e non dubiti nel ricontattarmi in qualsiasi momento lei abbia bisogno di delucidazioni.

Le spiego quindi l’attacco di panico di cui lei mi chiede informazioni. Isabella la crisi di ansia acuta o attacco di panico, è un’intensa sensazione di paura, d’ insorgenza improvvisa e di solito transitoria. I sintomi fisici associati possono includere sudorazione, palpitazioni, sensazione di soffocamento (dispnea), dolore toracico, nausea, formicolio parestesia. Questi sintomi sono associati a sensazioni di perdita di controllo o pericolo imminente non correlato alla realtà.

Isabella gli attacchi di panico possono essere anche spontanei o seguire un trigger. Alcuni fattori come lo stress possono sicuramente favorirli. Possono far parte di molti disturbi, come la depressione, alcune psicosi, stati di intossicazione e soprattutto disturbi d’ansia.

Il trattamento degli attacchi di panico consiste principalmente nel rassicurare il soggetto; un ansiolitico viene utilizzato in caso di situazioni continue e ripetitive. La prevenzione si basa sulla gestione del disturbo da cui si integrano o si scaturiscono.

La maggior parte dei pazienti con attacchi di panico spesso riferisce di aver paura di morire, d’ impazzire, di perdere il controllo delle proprie emozioni, del comportamento, delle forze, del respiro. Queste impressioni molto dolorose, generano spesso la necessità di sfuggire allo sguardo degli altri cercando un luogo isolato dove chiudersi da soli fino a quando la sensazione di disagio non si attenua parzialmente o totalmente o al contrario, si cerca la vicinanza delle persone care come conforto, affetto e rassicurazione.

Isabella deve sapere che un attacco di panico è segnalato dal verificarsi di molti altri sintomi come ad esempio:

  • una forte sensazione di ansia immotivata
  • un’acuta percezione di disastro imminente, per esempio paura di avere un attacco di cuore o un ictus
  • sudorazione fredda, vampate di calore, brividi
  • palpitazioni, sensazione di un cuore che batte troppo forte e veloce
  • tremori
  • un sentore di soffocamento o strangolamento
  • nausea
  • vertigini e senso di svenimento;
  • una presagio di irrealtà o dissociazione da se stessi, derealizzazione o spersonalizzazione
  • un’impressione di pesante intorpidimento generale
  • fastidioso formicolio

Ciò che caratterizza un attacco di panico è anche la repentinità della sua insorgenza, in qualsiasi momento della giornata e spesso vissuta come una sensazione brutale. Si svolge in un periodo di tempo ben definito e dura generalmente pochi minuti.

Isabella si ricordi che, le cause più note sono l’ansia, lo stress, le preoccupazioni, le fobie ricorrenti e alcuni tipi di trauma. Spesso anche l’ambiente a livello familiare o professionale a volte non coerente, possono portare a una crisi involontaria. Alcune sostanze possono causare o addirittura amplificare gli attacchi di panico, come l’alcol e vari tipi di narcotici.
L’iperventilazione è un fattore scatenante che crea alcalosi sistemica e l’alta sudorazione potrebbe causare alcalosi contribuendo alla generazione degli attacchi.

Un attacco di panico può essere spontaneo, senza trigger (può svegliare improvvisamente qualcuno che sta dormendo) o essere scatenato dal confronto con l’oggetto di una fobia o di ricordi.

Isabella il paziente può a volte associare gli attacchi di panico ad uno o più luoghi precisi in cui si sono verificati la prima volta, oppure ad uno o più momenti particolari della giornata e quindi, innescarli in un momento temporale o in un luogo, questo può spingerlo a rimanere rinchiuso a casa, o al contrario, a non volerci più tornare nel luogo imputato, agorafobia.

Anche i disturbi della tiroide possono scatenarne la crisi. Tuttavia, è imperativo eliminare prima qualsiasi patologia di cui lo stato di ansia è solo una conseguenza ( ipotiroidismo , ipertiroidismo, ecc.). L’errore diagnostico classico è quello di analizzare l’ansia come conseguenza causa (origini psicologiche), mentre può essere uno dei tanti sintomi della stessa malattia. In questo senso, il trattamento della malattia elimina rapidamente questi sintomi. In un individuo i cui sintomi si manifestano senza una causa particolare (solitamente individuo a bassa ansia, rapida insorgenza di uno stato ansioso), è quindi essenziale escludere qualsiasi patologia biologica al fine di evitare trattamenti inappropriati (antidepressivi, benzodiazepine, ecc.) che sarebbero praticamente inutili.

La tiroide dovrebbe essere monitorata sistematicamente, eseguire esami specifici per attestarne la normale funzionalità, in caso di ansia, soprattutto se accompagnata da altri sintomi suggestivi come affaticamento, rallentamento intellettuale, aumento di peso, cambiamenti di umore, palpitazioni, freddo eccessivo o persino intolleranza al calore. Infatti, anche se queste patologie sono molto frequenti all’interno della popolazione italiana a causa della mancanza di iodio (quasi 6 milioni di italiani hanno un problema alla tiroide), rimangono relativamente sconosciute e il paziente può rimanere per un certo tempo nel “vagabondaggio della diagnosi” a causa di una mancanza di screening adeguato.

Isabella, ci sono poi, cause legate a varie sostanze come: l’alcol, la cannabis, la cocaina, gli allucinogeni (LSD), le anfetamine, gli anoressizzanti, i prodotti anticolinergici, i nitrati, gli ormoni tiroidei, i solventi, gli oppiacei, l’avvelenamento da monossido di carbonio, i corticosteroidi, la caffeina, le benzodiazepine e gli antipertensivi.

Anche l’interruzione o la riduzione drastica della dose del trattamento antidepressivo (sindrome da sospensione degli antidepressivi) può causare attacchi di panico.

Le cause legate a stati psicologi, tipo una fobia può provocare un attacco di panico in reazione all’esposizione all’oggetto scatenante della fobia. Questi attacchi sono generalmente brevi e si risolvono quando cessa l’esposizione.

L’ambiente che circonda la persona (genitori ansiosi, attività professionale che sottopone l’individuo a uno stress significativo) può anche portare ad attacchi di ansia che possono diventare ricorrenti se il soggetto interessato non si allontana dall’ambiente stressante.

Quando una persona ha un disturbo da stress post-traumatico, accade spesso che si abbiano dei flashback dell’evento traumatico, che possono creare attacchi di panico piuttosto forti in cui la persona può persino perdere il contatto con la realtà traumatica.

Il trattamento di un attacco di panico inizia con la totale rassicurazione, la rimozione di possibili fattori ansiogeni che spesso sono sufficienti e relax assoluto. Semplici suggerimenti per sfocare l’attenzione, rilassarsi e rallentare la frequenza respiratoria con inspirazioni ed espirazioni in totale distensione, possono aiutare notevolmente.

Il trattamento farmacologico può essere preso in considerazione in assenza dell’effetto delle precedenti misure generali. I farmaci ansiolitici consigliati sono quelli della famiglia delle benzodiazepine, prescritti sotto severo e oculato controllo medico.

Isabella le ricordo che la mia risposta, non intende in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi sintomo stesso, grazie per la cortese comprensione, le auguro una meravigliosa domenica.

“Quam est felix vita, quae sine odiis transiit.”
Quanto è felice la vita trascorsa senza odio.

(Publilio Siro)

Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it

Docente di Medicina Clinica e Chirurgia Generale: si occupa principalmente della nostra rubrica “Il medico risponde”, ma anche della creazione di articoli riguardanti il campo della medicina. Tutti gli articoli vanno considerati a scopo esclusivamente informativo.

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Malattie reumatiche nei bimbi, in Italia 10mila piccoli pazienti 

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La reumatologia pediatrica soffre di una carenza cronica di specialisti ed è ancora circondata da una scarsa consapevolezza nella popolazione riguardo agli effetti dell’artrite idiopatica giovanile. In occasione del World Young Rheumatic Diseases Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione sulle patologie reumatologiche pediatriche, uno studio dell’American College of Rheumatology (Acr) e un articolo pubblicato su ‘The Lancet’ stimano che negli Stati Uniti, entro il 2030, la richiesta di pediatri reumatologi sarà il doppio rispetto all’offerta. In Italia, queste malattie sono altrettanto diffuse tra i giovani: ogni anno, circa 10mila bambini e adolescenti sono colpiti, con l’artrite idiopatica giovanile come la forma più comune. Sebbene non ci siano dati così dettagliati, la Società italiana di reumatologia pediatrica (Reumaped) ha accreditato 19 centri specializzati, distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale.

Nel nostro Paese, la diagnosi precoce e la presa in carico specialistica mostrano forti differenze regionali, influendo negativamente sul percorso di cura dei giovani pazienti. “L’accesso alle cure non può dipendere dal codice postale”, sostiene Gabriele Bona, presidente dell’Associazione per le malattie reumatiche infantili (Amri). Bona evidenzia come molte famiglie trovino una terapia adeguata solo dopo anni di tentativi. È necessario garantire una rete nazionale di specialisti e migliorare il collegamento tra medici di base e reumatologi pediatrici, per evitare ritardi diagnostici e limitazioni nell’accesso alle cure. Inoltre, il passaggio dalla pediatria all’età adulta rimane una sfida cruciale: la mancanza di continuità assistenziale può compromettere il benessere dei giovani. Secondo Bona, la carenza di specialisti e il sottofinanziamento della medicina territoriale rendono urgente un intervento per superare le disuguaglianze regionali e garantire a tutti i bambini pari opportunità di cura.

Negli Stati Uniti, la situazione è altrettanto critica. Secondo i dati dell’Arthritis Foundation, ci sono solo 420 reumatologi pediatrici a livello nazionale, con un’età media compresa tra i 50 e i 55 anni. In sei stati è presente un solo specialista, mentre otto stati ne sono completamente privi. Questo deficit contribuisce a un incremento delle migrazioni sanitarie, con circa 300mila giovani americani affetti da malattie reumatologiche pediatriche che hanno accesso limitato alle cure. Solo il 25% di questi bambini può rivolgersi a un pediatra reumatologo. La situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, poiché nel 2024, 20 dei 52 posti disponibili per borse di studio in reumatologia pediatrica sono rimasti vacanti.

Studi dimostrano che una scarsa conoscenza dell’artrite idiopatica giovanile può causare ritardi nella diagnosi, complicando la gestione della malattia. Una diagnosi tempestiva è essenziale per iniziare il trattamento e migliorare gli esiti per il bambino, sia dal punto di vista del dolore, della mobilità, che della salute mentale. La presenza di un pediatra reumatologo facilita l’accesso a nuove terapie, inclusi trattamenti sperimentali disponibili solo attraverso studi clinici.

“Ricevere una diagnosi precoce è il primo passo verso un trattamento efficace,” afferma Fabrizio De Benedetti, direttore della Reumatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e presidente di Reumaped. Grazie ai farmaci biotecnologici, è possibile raggiungere la remissione clinica nella maggior parte dei pazienti in tempi brevi. Secondo De Benedetti, la diagnosi e il trattamento precoce sono cruciali per normalizzare la qualità della vita di bambini e adolescenti e prevenire il decorso cronico di alcune malattie reumatologiche.

Antonella Celano, presidente di Apmarr, Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare, sottolinea come la consapevolezza che anche i bambini possano soffrire di artrite sia ancora molto bassa. Celano evidenzia la necessità di aumentare gli interventi di sensibilizzazione e le risorse per informare le comunità sugli effetti dell’artrite idiopatica giovanile su bambini, famiglie e caregiver. “Come Apmarr, siamo ispirati dalla resilienza e dal coraggio dei giovani affetti da queste patologie. Nonostante le difficoltà, molte persone con artrite idiopatica giovanile, lupus o sclerodermia riescono a condurre una vita attiva, piena e gratificante”.

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Tumori, mix 9 batteri potrebbe migliorare immunoterapia contro melanoma avanzato 

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Un insieme di 9 batteri intestinali, selezionati tra più di mille specie del microbioma, potrebbe rappresentare una svolta nell’aumentare l’efficacia dell’immunoterapia per il trattamento del melanoma avanzato resistente. Questo è l’obiettivo dello studio internazionale “Melody-1”, che coinvolgerà numerosi pazienti in 18 centri distribuiti tra Regno Unito, Francia, Spagna e Italia. Il primo paziente ha iniziato il trattamento presso l’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione G. Pascale di Napoli, uno dei centri che partecipano al progetto, sotto la guida di Paolo A. Ascierto, presidente di Scito (Società Campana di Immunoterapia Oncologica) e della Fondazione Melanoma. L’argomento è stato approfondito durante il meeting annuale di Scito, tenutosi a Napoli, per esplorare le più recenti innovazioni nell’ambito dell’immuno-oncologia. Tra queste, spicca la nuova strategia che utilizza il microbiota intestinale per offrire una speranza terapeutica ai pazienti con melanoma metastatico refrattario all’immunoterapia.

“Negli ultimi anni è emerso con sempre maggiore evidenza che il microbiota intestinale, oltre a supportare la digestione e a proteggere dalle infezioni, ha un’interazione cruciale con il sistema immunitario,” spiega Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale. “Ricerche precedenti hanno identificato, sia in individui sani che in pazienti oncologici responsivi all’immunoterapia, 9 specifici batteri intestinali. Questi sono stati combinati per creare un nuovo ‘prodotto bioterapeutico vivo’, denominato MB097, che sarà testato nello studio clinico di Fase I, Melody-1.”

Il MB097 sarà somministrato quotidianamente per via orale in combinazione con il pembrolizumab, un farmaco che appartiene alla classe degli inibitori dei checkpoint immunitari. Questi farmaci agiscono rimuovendo i “blocchi” che ostacolano il sistema immunitario nell’attaccare le cellule tumorali. “Nel contesto dello studio Melody-1, tutti i pazienti riceveranno MB097 e pembrolizumab per un periodo massimo di sei mesi,” continua Ascierto. “Inoltre, metà dei partecipanti sarà trattata con vancomicina, un antibiotico noto per ridurre la flora batterica intestinale. Questo ci aiuterà a comprendere se tale riduzione favorisce l’attecchimento e la crescita dei ceppi batterici selezionati. I pazienti che trarranno beneficio dal trattamento potranno proseguire con il pembrolizumab per ulteriori 18 mesi, per un totale di circa 24 mesi di terapia.”

La sperimentazione non si limiterà a valutare la sicurezza e la tollerabilità della nuova terapia, ma analizzerà anche l’efficacia del trattamento standard, l’attecchimento dei ceppi batterici e le variazioni nei biomarcatori immunitari. “Esistono solide evidenze che il MB097 possa migliorare la risposta dei pazienti agli inibitori dei checkpoint immunitari,” sottolinea Margaret Ottaviano, dirigente medico presso l’Unità Melanoma Immunoterapia e Terapie Innovative dello stesso istituto, nonché presidente di Scito Young e organizzatrice del meeting. “Gli studi preclinici hanno dimostrato che MB097 può attivare i linfociti T citotossici e le cellule Natural Killer, i ‘difensori’ del sistema immunitario, rendendoli capaci di attaccare e distruggere le cellule tumorali. Inoltre, è stato osservato che i 9 batteri di MB097, oltre a stimolare la risposta immunitaria, promuovono la produzione di metaboliti che agiscono direttamente sul tumore.”

Se i risultati dello studio saranno positivi, potrebbe aprirsi una nuova era per i pazienti con melanoma avanzato. “Considerando che più della metà dei pazienti con melanoma trattati con immunoterapia non risponde o presenta recidive, speriamo che l’integrazione di una terapia di precisione mirata sul microbioma possa offrire loro maggiori possibilità di guarigione,” conclude Ascierto.

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Salute Orale, l’Abc della prevenzione si impara in famiglia 

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In occasione della Giornata Mondiale della Salute Orale del 20 marzo, Mentadent ha diffuso i risultati del test online “Come cresce il suo sorriso?”. Questo strumento, composto da alcune domande semplici, offre indicazioni utili per migliorare la routine di igiene orale dei bambini.

I dati del test, sviluppato con il supporto scientifico di ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani), mostrano un quadro promettente. Le famiglie italiane prestano attenzione all’alimentazione dei bambini, essenziale per prevenire problemi orali, con oltre il 77% che limita il consumo di bevande zuccherate e il 42% che evita l’uso eccessivo del ciuccio.

Sebbene la cura quotidiana dell’igiene orale sia elevata, più del 72% dei genitori non ha fatto visitare i figli da un dentista negli ultimi 12 mesi. Tuttavia, è importante programmare controlli regolari già prima dei 2 anni per monitorare lo sviluppo di denti, palato e gengive.

Mentadent si impegna a promuovere la prevenzione a 360 gradi, fornendo strumenti pratici come i test online “Come cresce il suo sorriso?” per i bambini e “Quanti anni ha il tuo sorriso?” per gli adulti. Inoltre, attraverso l’iniziativa “Sorrisi Previdenti”, coinvolge scuole, insegnanti e bambini in progetti educativi sull’importanza dell’igiene orale.

I risultati del test delineano uno scenario positivo: i genitori prestano attenzione a pratiche fondamentali, dalla corretta alimentazione alla prevenzione di problemi come macchie sullo smalto o sanguinamento gengivale.

La salute orale dei bambini inizia dalla tavola, riducendo gli zuccheri e garantendo un apporto adeguato di calcio:

  • Il 77% dei genitori limita il consumo di bibite zuccherate a meno di una volta al giorno, prevenendo la formazione di carie.
  • Oltre l’80% assicura l’assunzione di cibi ricchi di calcio, come latte, formaggio e yogurt, almeno una o più volte al giorno.
  • Solo il 42% riesce a includere verdura e frutta fresca nella dieta quotidiana dei figli una o più volte al giorno.

Per prevenire problemi, è essenziale monitorare la crescita del sorriso dei bambini già prima della comparsa del primo dentino:

  • La carie dentale è la malattia orale più comune, colpendo 486 milioni di bambini nel mondo. In Italia, circa il 70% degli adolescenti presenta carie o lesioni dello smalto.
  • Il fluoro è un alleato importante per proteggere i denti. Più del 60% dei genitori utilizza dentifrici contenenti fluoro per i propri figli.
  • Il 42% dei genitori evita del tutto l’uso del ciuccio, mentre il 30% ne limita l’uso entro i primi due anni.
  • L’80% dei genitori non ha rilevato macchie sui denti dei figli, il 95% non ha notato sanguinamento gengivale e il 76% non ha rilevato problemi respiratori durante il sonno.

Un dato preoccupante è che oltre il 72% dei genitori non ha portato i figli dal dentista negli ultimi 12 mesi. La visita regolare, anche in assenza di sintomi, è essenziale per prevenire e monitorare lo sviluppo dei denti e dei tessuti orali.

Secondo il Dottor Salvatore Ranieri, odontoiatra ANDI, il controllo precoce consente di individuare eventuali anomalie e di migliorare le abitudini di igiene orale. Consolidare la routine delle visite fin da piccoli favorisce il mantenimento di questa abitudine anche in età adulta.

Cristiano Gallotta, Head of Oral Care Italy, spiega che il test “Come cresce il suo sorriso?” fornisce ai genitori uno strumento pratico per monitorare le buone pratiche e sensibilizzarli su eventuali segnali di allarme. Attraverso questo test, Mentadent incoraggia una relazione di fiducia con il dentista, promuovendo iniziative educative rivolte anche alle scuole.

Il test “Come cresce il suo sorriso?” è disponibile online al link https://comecresceilsuosorriso.it/ ed è stato lanciato durante il 44° Mese della Prevenzione Dentale, un’iniziativa consolidata che Mentadent e ANDI portano avanti da anni.

Oltre al test per le famiglie, Mentadent offre il test per adulti “Quanti anni ha il tuo sorriso?”, creando un ambiente affidabile per monitorare la propria salute orale e accedere a informazioni utili sulla prevenzione.

Il progetto “Sorrisi Previdenti”, nato nel 2020, è giunto alla sua quinta edizione. Mentadent e Fondazione ANDI ETS, in collaborazione con Studyo Edu-Care, forniscono materiale educativo digitale per insegnanti, genitori e bambini, aiutando a integrare l’educazione alla salute orale nei programmi scolastici. Ad oggi, il progetto ha coinvolto più di 1000 scuole in tutta Italia.

Con materiali specifici per la Scuola primaria e dell’Infanzia, video e contenuti interattivi, i bambini imparano a prendersi cura della propria bocca, limitare alimenti dannosi e adottare comportamenti corretti. Tutti i materiali sono disponibili sull’app gratuita “Sorrisi Previdenti” o stampabili dal sito.

Nel 2024, il progetto ha premiato 20 classi con una biblioteca per bambini, incentivando l’educazione alla prevenzione orale. Inoltre, l’app offre ai genitori il “Calendario dei 21 giorni”, un gioco per instaurare una routine consolidata di igiene orale con tutta la famiglia. Questo strumento, insieme a video e cartoni animati, rende l’apprendimento divertente e coinvolgente.

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