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Consultazioni, i colloqui entrano nel vivo

Zingaretti: “Saremo leali, lo siano anche gli altri“. I colloqui con il presidente della Camera sono in corso a Montecitorio con il Movimento Cinque Stelle. In rapida successione Fico consulterà Pd, Iv e LeU.

Al via Le consultazioni del Presidente della Camera Roberto Fico. La delegazione del M5s si è soffermata a parlare con la stampa.

PATTO DI LEGISLATURA E APPELLO ALLA LEALTA’, LE PAROLE DI ZINGARETTI – “Questo obiettivo di costruire un programma di legislatura deve essere in assoluta sintonia con la voglia degli italiani di guardare al futuro con fiducia.

Quello che dobbiamo far prevalere è il bene comune del Paese e, in questo momento, ciò coincide con la necessità di avere un governo e un programma di fine legislatura – ha detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, dopo le consultazioni con il presidente della Camera, Roberto Fico – . Il Pd è impegnato con grande determinazione alla scrittura di un programma di fine legislatura sostenendo Conte nel mandato, partendo dalle forze che hanno votato l’ultima fiducia per un lavoro collegiale”. “Chiediamo a tutte le forze politiche di stare in questo confronto con volontà e spirito costruttivo, indispensabili per ottenere i risultati”. C’è la “necessità di fare in fretta e dare certezza e sicurezza al Paese. Pensiamo che sia possibile farlo, ci sono le condizioni per farlo e il Pd farà di tutto per raggiungere questo obiettivo”.

“Noi vediamo l’occasione del patto di legislatura come un’occasione non per tornare all’Italia pre-pandemia ma per ricostruire questo Paese. Noi faremo di tutto per essere leali e coerenti con questo obiettivo, ci permettiamo di fare un appello affinché tutti lo siano perché a questo punto non si può davvero sbagliare”. Nicola Zingaretti al termine del colloqui con il presidente Roberto Fico ha indicato le riforme che il Pd propone agli alleati per il programma di fine legislatura. “Chiusura e attuazione dello Sure e del Recovery Plan”; “la riforma fiscale all’insegna della selettività e della semplificazione”; “la riforma della giustizia che coniughi garanzie costituzionali e tempi del processo”; “pacchetto di riforme istituzionali di stampo proporzionale su cui già c’era stata ampia convergenza”; “le necessarie riforme legate alle politiche attive del lavoro”; le “riforme sociali”, dalla “ricostruzione di un modello sanitario”, alla scuola, la ricerca e l’università”; e “infine il tema del commercio del turismo e del terziario, settori duramente colpiti dalla pandemia”.

CONTE, MES E APERTURA A IV, LE PAROLE DI CRIMI – “Abbiamo posto l’esigenza che si lavori a un cronoprogramma dettagliato in temi e tempi – ha detto il capo politico del M5s, Vito Crimi – che dia comunicazione certa del lavoro che il governo dovrà fare, e che dovrà essere solennemente sottoscritto da tutte le forze che parteciperanno al governo. Abbiamo ribadito che la scelta di Conte come guida del governo è indiscutibile e frutto sintesi e di equilibrio tra le forze di maggioranza. E su quella che ancora si può costruire un grande lavoro. È necessario dare una risposta in tempi rapidi, efficace e determinata. Sul tema dei ristori e del sostegno alle imprese deve esserci un netto lavoro di prosecuzione e miglioramento del percorso già fatto. Su questo siamo disposti a lavorare. Abbiamo chiesto che siano accantonati alcune temi, strumentali e divisi, penso al Mes” e “prendere atto che non c’è una maggioranza” che lo appoggia e quindi che “venga tolto dall’agenda e ci si concentri sulle questioni che hanno un sentire comune e siano più importanti”. “Siamo pronti ad affrontare questa sfida con tutte le forze che hanno composto la maggioranza questo anno e mezzo per dare al Paese un governo nel più breve tempo possibile, che è quello di cui abbiamo bisogno”. “Ci immaginiamo altri incontri anche con altre forze politiche. Ci sono da portare a termine le riforme istituzionali, la cornice attorno al taglio dei parlamentari, che dovevano essere realizzate a che hanno avuto uno stop”.

Il segretario dem, Nicola Zingaretti, ha detto che “il Pd ribadisce di indicare Conte come la sola personalità capace di raccogliere i consensi necessari. Egli ha ottenuto già la fiducia piena alla Camera dei deputati e un sostegno amplissimo al Senato. Ha lavorato con noi ed è in grado di garantire equilibrio e una immediata ripartenza”. “Occorre sviluppare in queste ore quel confronto programmatico richiesto da tutti – ha aggiunto – e che noi ci auguriamo sia franco, approfondito e privo di strumentalità e di confusi diversivi e obiettivi politici. Mantenere la dignità della politica è un tutt’uno con la ricostruzione di un governo ampio fondato su un programma vincolante e strategico”.

Poi su Fico: ‘È stato dato al presidente della camera Fico un mandato esplorativo. Lo aiuteremo a svolgere il suo lavoro con convinzione e responsabilità”. Per Zingaretti: “C’è una distanza ormai quasi insopportabile tra il sentimento degli italiani e le loro preoccupazioni quotidiane e un dibattito politico ai più incomprensibile, chiuso in se stesso, in alcuni casi mosso da soli interessi personali o di partito”. La delegazione del Pd che incontrerà il presidente Fico è composta dal segretario Nicola Zingaretti, dal vice segretario Andrea Orlando, dai capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci e dalla presidente del partito Valentina Cuppi.

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Politica

Meloni: “Una pace duratura per l’Ucraina è l’unico obiettivo comune,...

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In seguito al summit internazionale sulla sicurezza dell’Ucraina, svoltosi a Londra, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di evitare qualsiasi forma di divisione all’interno dell’Occidente, avvertendo che tale scissione sarebbe dannosa per tutti, in particolare per l’Ucraina. Meloni ha espresso preoccupazione per la recente tensione tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ma ha insistito sulla necessità di mantenere una visione strategica condivisa e di non cedere a tifoserie politiche.

La risposta di Meloni sulla crisi ucraina

Parlando davanti alla residenza dell’ambasciatore italiano a Londra, Meloni ha dichiarato di essere “molto dispiaciuta” per la discussa discussione tra Zelensky e Trump, avvenuta nello Studio Ovale, sottolineando che tale scontro non porta benefici. “Non possiamo permetterci di lasciarci trascinare in divisioni che non fanno che alimentare conflitti interni, quando l’obiettivo comune resta una pace duratura e giusta per l’Ucraina”, ha affermato la premier italiana.

Secondo Meloni, è fondamentale che le potenze occidentali continuino a lavorare insieme per raggiungere una pace stabile per l’Ucraina, pur riconoscendo che il processo per ottenere tale risultato non sarà semplice e richiederà discussioni complesse. “Il nostro obiettivo comune è arrivare a una pace che non sia solo temporanea, ma che permetta all’Ucraina di avere un futuro di sovranità, sicurezza e libertà”, ha aggiunto, ribadendo che la divisione tra le nazioni alleate sarebbe “esiziale” non solo per l’Ucraina, ma per tutti gli interessi strategici delle nazioni occidentali.

Un incontro alla Casa Bianca

Rispondendo a una domanda sulla possibilità di un incontro con Donald Trump alla Casa Bianca, Meloni ha dichiarato: “Penso che, prima o poi, andrò a Washington, anche se non c’è ancora nulla di pianificato”. La premier ha inoltre ribadito che l’Italia sta lavorando per facilitare un incontro tra i Paesi europei e gli Stati Uniti, per discutere in modo trasparente e strategico non solo della situazione in Ucraina, ma delle sfide globali che attendono le due sponde dell’Atlantico.

La posizione dell’Italia sulla Nato e l’invio di truppe

In merito alle discussioni in corso sull’invio di truppe europee in Ucraina, Meloni ha espresso perplessità sull’idea di una presenza militare diretta da parte dei Paesi dell’Unione Europea. “Ritengo che l’invio di truppe europee non rappresenti la soluzione più efficace per risolvere la crisi”, ha dichiarato la premier, precisando che la presenza di truppe italiane in Ucraina non è mai stata una proposta concreta da parte del governo italiano.

Meloni ha ribadito il suo punto di vista sull’importanza di mantenere l’orientamento atlantico nelle politiche di difesa, ricordando che il coinvolgimento dell’alleanza Nato rimane un punto cruciale per la sicurezza internazionale. “L’articolo 5 della Nato, sebbene non significhi necessariamente l’ingresso diretto dell’Ucraina nell’alleanza, resta un cardine su cui dovremmo basare ogni proposta di soluzione”, ha sottolineato.

Preoccupazioni per i dazi americani

La questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei è stata un altro tema di discussione. Meloni ha espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni economiche su un’Europa che, come l’Italia, è fortemente dipendente dalle esportazioni. “L’Europa non può permettersi un’escalation in questo ambito. Se i dazi venissero applicati, rischieremmo una spirale di risposta che indebolirebbe l’intero blocco”, ha dichiarato la premier.

Tuttavia, Meloni ha indicato la volontà dell’Italia di trovare una soluzione negoziata con gli Stati Uniti, sottolineando che la strada migliore è sempre quella degli accordi reciproci. “Donald Trump non è nuovo a sollevare questioni legate al surplus commerciale. Credo che possiamo trovare soluzioni che non sfociano in una rottura, ma che siano frutto di un negoziato equilibrato”, ha concluso.

Incontro bilaterale con Starmer e Zelensky

Durante il suo soggiorno a Londra, Meloni ha avuto incontri bilaterali con il leader del Partito Laburista britannico Keir Starmer e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’incontro con Zelensky ha permesso di ribadire l’impegno dell’Italia nel sostenere l’Ucraina e nel lavorare insieme a tutti gli alleati per costruire una pace giusta e duratura. Zelensky, dal canto suo, ha sottolineato che l’Ucraina non è interessata alla prosecuzione della guerra e che solo la cooperazione con i suoi alleati, in particolare con gli Stati Uniti e l’Europa, può garantire un futuro di pace per il suo Paese.

In chiusura, Meloni ha ribadito la sua preoccupazione per una possibile divisione tra le nazioni occidentali, affermando che, “in momenti come questo, è fondamentale che le democrazie unite parlino con una sola voce. L’Italia e il Regno Unito possono svolgere un ruolo importante nel prevenire tale frattura”.

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Attualità

L’Italia media tra Stati Uniti e Ucraina: Meloni a Londra per un nuovo dialogo occidentale

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Dall’inviato Adnkronos ANTONIO ATTE.

LONDRA – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara a incontrare, in data odierna, il primo ministro britannico Keir Starmer, con l’obiettivo di sollecitare una collaborazione rafforzata tra Washington e l’Unione Europea sulla crisi ucraina. L’iniziativa si inserisce in un quadro politico internazionale che, nelle ultime ore, ha subito forti scossoni a seguito di un acceso confronto alla Casa Bianca fra il presidente statunitense Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

In vista di un vertice europeo ospitato a Lancaster House e dedicato alla sicurezza in Ucraina e in tutto il continente, la premier italiana si è detta pronta a proporre un incontro immediato fra Stati Uniti e partner europei. L’intento dichiarato è di arginare possibili fratture all’interno del blocco occidentale, reputate da Meloni dannose per la stabilità geopolitica e potenzialmente favorevoli a potenze ostili. Alla vigilia degli eventi londinesi, la presidente del Consiglio ha ribadito come una divisione fra alleati risulti «controproducente per chi crede nel valore della libertà».

Tensioni fra Usa e Ucraina: lo scontro alla Casa Bianca

L’episodio che ha acceso i riflettori internazionali si è consumato a Washington: un diverbio diretto tra Trump e Zelensky ha allarmato diverse capitali europee. Il presidente americano ha rivolto dure critiche al suo omologo ucraino, turbando l’equilibrio diplomatico in un conflitto già segnato da tre anni di ostilità sul suolo ucraino. Berlino, Parigi, Madrid e Varsavia hanno immediatamente espresso sostegno alla leadership di Kiev, nel timore che un ulteriore deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti possa compromettere gli sforzi di mediazione in corso.

Meloni, dal canto suo, sembra puntare a una soluzione moderata. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio reputa essenziale scongiurare la frattura fra l’Europa e la sponda oltreoceano. A suo avviso, un’eventuale cesura comporterebbe rischi non solo per la stabilità regionale, ma anche per i principi fondanti dell’Occidente: la libertà e la democrazia.

Summit a Lancaster House: 18 Paesi e i vertici di Nato e Ue

Nel pomeriggio di oggi, i principali leader europei si riuniranno a Lancaster House per un summit incentrato principalmente sui risvolti della guerra fra Russia e Ucraina. L’evento fa seguito a un precedente incontro tenutosi a Parigi lo scorso 17 febbraio e ospiterà 18 capi di governo, oltre ai rappresentanti di NATO e Unione Europea. L’obiettivo dichiarato è definire una strategia comune che, nelle intenzioni di Londra, possa rafforzare la posizione dell’Ucraina e garantire sicurezza all’intera area continentale.

In apertura del vertice, Meloni avrà un incontro bilaterale con Starmer a Downing Street, previsto alle 11:00 (ora locale). L’argomento centrale del faccia a faccia sarà la crisi ucraina, ma non mancherà spazio per discutere temi connessi, quali la gestione dei flussi migratori e la cooperazione in materia di difesa. I due leader si confronteranno inoltre su settori di possibile convergenza economica, con un occhio di riguardo ai progetti energetici e agli investimenti strategici.

La posizione dell’Italia: nessun intervento Nato, possibile ruolo Onu

Stando a quanto trapela dalle istituzioni italiane, la presidente Meloni è intenzionata a respingere l’idea di un intervento militare diretto in Ucraina da parte dei Paesi membri della NATO. Francia e Regno Unito, guidate rispettivamente da Emmanuel Macron e dallo stesso Starmer, non escluderebbero invece uno scenario che coinvolga truppe europee. In questo contesto, Palazzo Chigi manifesta scetticismo e si dichiara più incline a valutare un’eventuale operazione di peacekeeping sotto l’egida delle Nazioni Unite, qualora si delineasse un accordo internazionale capace di instaurare una tregua solida e condivisa.

Su tali aspetti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha osservato che al momento non esistono i presupposti politici per una missione Onu, essendo tuttora distante la prospettiva di un cessate il fuoco stabile. Resta però sul tavolo l’idea che l’Alleanza Atlantica possa fungere da “cornice” preferenziale per fornire garanzie di sicurezza a Kiev e per immaginare un processo di pace in grado di consolidare risultati duraturi.

L’agenda di Zelensky: incontro con Starmer e appello all’unità

Volodymyr Zelensky, intanto, è sbarcato a Londra ieri per discutere con Starmer delle necessità più urgenti dell’Ucraina. Da quanto filtra dagli ambienti governativi britannici, il premier del Regno Unito ha assicurato che il sostegno a Kiev verrà garantito «fino a quando sarà necessario». Nel corso della giornata, il presidente ucraino dovrebbe anche avere un colloquio con re Carlo III e un gruppo ristretto di delegazioni europee, in un tentativo di rafforzare i rapporti diplomatici e ottenere impegni concreti in termini di aiuti.

Sul fronte dei rapporti con gli Stati Uniti, Zelensky ha lasciato intendere di essere disponibile a firmare un accordo in materia di terre rare, ma ha ribadito che un cessate il fuoco privo di tutele internazionali potrebbe rivelarsi insidioso per il suo Paese. Secondo il segretario generale della NATO, Mark Rutte, la priorità rimane ricomporre le fratture nate dopo l’incontro con Trump, evitando che divergenti visioni strategiche allontanino Washington, Kiev e l’Europa dal raggiungimento di una pace duratura.

Reazioni in Italia: divisioni fra maggioranza e opposizione

L’eco dello scontro Trump-Zelensky si è propagato anche nel contesto italiano, dove il dibattito politico appare sempre più polarizzato. Mentre le forze di opposizione sollecitano un intervento di Meloni in Parlamento per riferire sugli sviluppi della crisi e sul ruolo assunto dal governo, dentro la maggioranza non manca una certa dissonanza di opinioni. Il leader della Lega Matteo Salvini, ad esempio, si schiera apertamente dalla parte della Casa Bianca, convinto che dopo anni di violenze e perdite umane, sia indispensabile trovare una via per la pace.

Di diverso avviso è Antonio Tajani, vicepremier e titolare degli Affari Esteri, il quale ribadisce la necessità di mantenere salda l’alleanza con l’Unione Europea. Tajani ha inoltre annunciato che Forza Italia confermerà la propria adesione a un progetto di un’Europa unita e autorevole nel prossimo congresso del Partito Popolare Europeo previsto a Valencia, sottolineando come la coesione interna rappresenti la base per negoziati efficaci sul piano internazionale.

Contatti diretti fra Meloni e Trump

Nella serata di ieri, prima della partenza per Londra, Meloni ha avuto una conversazione telefonica con Trump. Secondo quanto divulgato da Palazzo Chigi, il colloquio è stato incentrato sul confronto con Zelensky che la premier italiana si prepara a tenere a margine del summit di Lancaster House. L’obiettivo di tali colloqui resta quello di allineare posizioni ed evitare che l’Ucraina, colpita dal conflitto, venga ulteriormente indebolita da divergenze tra i principali attori occidentali.

Con lo sguardo rivolto alla riunione londinese, Meloni spera di compattare le posizioni di Washington e Bruxelles, convinta che il sostegno occidentale non possa frammentarsi in un momento tanto cruciale. In questo scenario, l’Italia mira ad assumere un ruolo di mediazione attiva, rinnovando l’appello a un’azione coordinata, capace di rispondere alla crisi ucraina senza intaccare il tessuto di valori e principi condivisi.

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Politica

Crisi in Ucraina, le opposizioni italiane invocano chiarezza da Giorgia Meloni

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La tensione tra il presidente statunitense Donald Trump e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, emersa nello Studio Ovale della Casa Bianca, ha innescato un’ondata di reazioni politiche su scala internazionale. In Italia, i partiti di opposizione chiedono apertamente alla premier Giorgia Meloni di spiegare in Parlamento la linea del governo, mentre figure di spicco della maggioranza manifestano sentimenti contrastanti sul rapporto con gli Stati Uniti, sulla posizione dell’Unione Europea e sul ruolo dell’Ucraina nello scacchiere globale.

L’episodio della Casa Bianca ha colto di sorpresa diversi osservatori: l’alterco ha mostrato un clima teso, con Trump determinato a sottolineare interessi economici e commerciali degli Stati Uniti e Zelensky deciso a difendere la sovranità dell’Ucraina. Il contenuto di quell’incontro ha avuto ripercussioni immediate nel dibattito italiano, suscitando richieste di spiegazioni ufficiali sulla politica estera del nostro Paese.

Le richieste di intervento in Parlamento

La prima sollecitazione a un confronto istituzionale è giunta da un vasto fronte di opposizione. Esponenti di vari partiti si sono mobilitati per chiedere alla Presidente del Consiglio di riferire nelle Aule di Camera e Senato. Nel mirino c’è la strategia che l’Italia intende perseguire a livello internazionale, in vista dell’ormai imminente Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, in cui si parlerà di Ucraina e di un possibile rafforzamento della difesa europea.

Il Partito Democratico

La richiesta di chiarimento è stata messa in evidenza, tra gli altri, da Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo del Partito Democratico alla Camera e al Senato. Entrambi sottolineano come la vicenda dello Studio Ovale abbia sconvolto l’opinione pubblica e abbia acceso i riflettori su una situazione internazionale definita senza precedenti. A loro avviso, il governo italiano non avrebbe ancora fornito un quadro chiaro della propria posizione in merito.

Secondo quanto affermato da Braga e Boccia, la tardiva reazione di Giorgia Meloni, arrivata dopo le prese di posizione di altri leader dell’Unione Europea, non chiarisce se l’Italia si distingua dalla linea comunitaria, se stia considerando di isolare l’Ucraina o se intenda rispondere – in maniera decisa o meno – alle scelte del Presidente Trump. I due esponenti dem hanno inoltre ribadito l’urgenza di un confronto immediato, auspicando che la premier non rimandi ulteriormente l’argomento.

Il Movimento 5 Stelle

La stessa esigenza è stata espressa dai capigruppo del Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi, i quali hanno scritto una lettera ai presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, per richiedere la calendarizzazione delle comunicazioni governative in Aula. Nel loro messaggio, i rappresentanti pentastellati hanno ricordato l’importanza del vertice europeo alle porte, nonché la portata della recente approvazione di una risoluzione, presentata dagli Stati Uniti, presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Il M5S ritiene essenziale che il governo chiarisca preventivamente l’orientamento che intende sostenere nel consesso europeo. Nella loro ottica, un passaggio parlamentare è indispensabile per rispettare il principio per cui l’esecutivo dovrebbe tenere conto degli indirizzi delle Camere, specialmente su temi di rilievo internazionale.

Italia Viva

Anche Davide Faraone ed Enrico Borghi, capigruppo di Italia Viva alla Camera e al Senato, hanno inviato una lettera analoga ai presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama, sottolineando come le immagini provenienti dalla Casa Bianca suscitino un senso di apprensione a livello globale. Il confronto tra Trump e Zelensky, in questa visione, altererebbe notevolmente l’equilibrio geopolitico, rendendo necessaria una presa di posizione ben più chiara da parte dell’esecutivo italiano.

Italia Viva evidenzia come si debba affrontare la questione immediatamente, ancor prima del Consiglio straordinario dell’Unione Europea fissato per il 6 marzo. Si citano espressamente la delegazione italiana al vertice di Londra e il dovere del Parlamento di esercitare la propria funzione di indirizzo politico, in virtù delle prerogative costituzionali del Paese. I rappresentanti di IV ritengono che la situazione internazionale sia tale da richiedere un dibattito approfondito in quelle che definiscono “le sedi naturali della democrazia”.

Dichiarazioni critiche e moniti sulla scena politica

Oltre alle lettere formali e alle richieste di calendarizzazione, da più parti sono giunte parole di forte critica nei confronti dell’atteggiamento del governo e, in particolare, della premier. Gli esponenti dell’opposizione hanno espresso perplessità sulla mancata presa di distanza da Donald Trump e sull’apparente mancanza di slancio nel difendere la posizione dell’Europa e dell’Ucraina.

La posizione di Europa Verde e l’intervento di Angelo Bonelli

Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), ha accusato Trump di voler imporre, a suo dire, una “visione autoritaria” e di cercare un accordo con Vladimir Putin che potrebbe tradursi in uno scambio di risorse naturali ai danni dell’Ucraina. Bonelli ritiene quella scena alla Casa Bianca un atto di prepotenza che racchiude minacce di dazi, possibili annessioni territoriali e un ricorso strumentale agli armamenti.
Sempre secondo Bonelli, la premier Meloni non avrebbe manifestato una posizione chiara, preferendo prendere tempo.

Questo atteggiamento, a suo avviso, configura un rischio di neutralità apparente, dietro cui il governo potrebbe celare un allineamento alle tesi di Trump. Nei passaggi del suo intervento pubblico, Bonelli non ha risparmiato parole forti, definendo la scena “modernamente feudale” e parlando di un pericolo di ritorno “al caos” se l’Europa non riuscirà a costituirsi come argine sia a Trump sia al presidente russo.

L’opinione di Nicola Fratoianni

Un’altra voce critica è quella di Nicola Fratoianni, che ha evidenziato la necessità di un impegno diplomatico ben diverso dall’uso delle armi. Secondo Fratoianni, l’Europa dovrebbe entrare in gioco con maggior determinazione per favorire un processo negoziale capace di dare garanzie al popolo ucraino. Egli sostiene che sia il momento di “raffreddare la spesa militare”, colpendo i reali interessi economici riconducibili a chi, negli Stati Uniti, muoverebbe i fili di questa crisi.

Fratoianni accusa il governo Meloni di non avere il coraggio di prendere le distanze da figure come Trump o l’ungherese Viktor Orbán, suggerendo che il nostro esecutivo continui ad allinearsi con un’area definita “destra peggiore”. A suo dire, l’azione politica concreta in difesa dell’Ucraina passa dalla creazione di un tavolo negoziale immediato, in cui l’Europa agisca come garante.

Carlo Calenda e il richiamo all’unità europea

Sul fronte dell’opposizione, si registra anche l’intervento di Carlo Calenda, leader di Azione, che pone l’accento sulla centralità dell’Ucraina come baluardo di libertà per l’Europa stessa. Secondo Calenda, lo “spettacolo aberrante” visto alla Casa Bianca dimostra che gli Stati Uniti, nella figura di Trump, sarebbero vicini alle posizioni di Putin, ponendosi in contrasto con le aspirazioni di indipendenza del continente europeo.

Calenda insiste su un concetto di emancipazione europea: o si accetta di diventare, a suo dire, “vassalli di autocrati e oligarchi”, o si lavora per formare veri e propri “Stati Uniti d’Europa”. Inoltre, ricorda l’appuntamento delle manifestazioni previste domenica nelle principali piazze italiane, in particolare a Roma (piazza SS Apostoli) e Milano (piazza Mercanti), dove intende ribadire uno slogan che unisce Europa e Ucraina in un unico percorso di resistenza.

Salvini, Zaia e il dialogo con Trump

Parallelamente, dal versante del centrodestra emergono posizioni dissonanti rispetto alla linea che la maggior parte delle opposizioni invoca. Esponenti di spicco, tra cui Matteo Salvini e il governatore del Veneto Luca Zaia, si mostrano disponibili al dialogo con Trump, o comunque manifestano la volontà di puntare su una negoziazione privilegiata con gli Stati Uniti, in contrapposizione a toni che definiscono “bellici” da parte dell’Unione Europea.

Matteo Salvini e la proposta di pace

Il leader della Lega, Matteo Salvini, è intervenuto nuovamente sul tema attraverso i propri canali social. Nella sua visione, dopo “tre anni di guerra e centinaia di migliaia di morti”, sarebbe ora di concentrare gli sforzi internazionali per ottenere la pace. Salvini sostiene che Bruxelles adotti toni eccessivamente aggressivi, lasciando intendere che l’Italia dovrebbe lavorare più strettamente con gli Stati Uniti – e, in particolare, con Trump – per scongiurare una possibile escalation globale.

Il ragionamento di Salvini è di natura geopolitica: si dichiara convinto che, evitando un’escalation militare e aprendo un canale di confronto più ampio con Washington, si possa riportare stabilità al continente europeo. Secondo il numero uno della Lega, l’obiettivo ultimo è di lasciare ai propri figli un futuro di prosperità, eliminando definitivamente il rischio di un conflitto mondiale.

Luca Zaia e la necessità di un asse Usa-Ue

Anche Luca Zaia, governatore del Veneto, ha espresso opinioni simili riguardo all’atteggiamento da tenere verso l’Ucraina. Durante l’inaugurazione della fiera di Godega Sant’Urbano, nel Trevigiano, Zaia ha ipotizzato che, assecondando all’infinito le richieste di Zelensky, l’Europa rischierebbe l’isolamento internazionale. A suo avviso, la via maestra sarebbe saldare un patto con gli Stati Uniti, creando un “vero asse Usa-Ue” in grado di esprimere una potenza diplomatica e commerciale vincente.

L’idea del governatore veneto sembra rappresentare un invito a distanziarsi da una visione unicamente solidaristica nei confronti di Kiev, puntando invece a una partnership con la Casa Bianca. Questo scenario, nelle intenzioni di Zaia, permetterebbe all’Europa di acquisire maggior peso, anche in previsione di eventuali trattative future, senza lasciarsi trascinare in una “spirale di guerra” che potrebbe protrarsi all’infinito.

Voci interne a Forza Italia e repliche dal Carroccio

Nel dibattito si inserisce anche Forza Italia, con posizioni volte a mantenere un equilibrio tra la necessità di sostenere l’Ucraina e quella di scongiurare tensioni ulteriori con gli Stati Uniti. Tuttavia, si sottolinea pure la stima di alcuni esponenti di centrodestra nei confronti di Trump.

L’avvertimento di Raffaele Nevi e la fascinazione per Trump

Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, durante un’intervista al programma televisivo Agorà Weekend, ha esposto la linea del suo partito. Da un lato, ha riconosciuto che Matteo Salvini è da tempo “affascinato dal Presidente Trump”, ribadendo come ogni forza politica sia libera di esprimere le proprie preferenze internazionali. Dall’altro, Nevi ha precisato che il ruolo dell’Italia dovrebbe essere quello di ridurre la tensione, dialogando con Vladimir Putin senza tralasciare il sostegno a Zelensky. Secondo Nevi, l’Italia deve costruire solide basi diplomatiche che scongiurino una nuova rottura tra Europa e Stati Uniti.

Forza Italia, pertanto, punta a smorzare i toni e a evitare schieramenti netti, considerati deleteri in un momento così delicato. Se da un lato critica chi si “tifa” per una parte o per l’altra, dall’altro invita a un maggiore senso di responsabilità per giungere a una soluzione che salvaguardi la stabilità internazionale.

La replica di Paolo Formentini

Sul fronte leghista, non si è fatta attendere la replica di Paolo Formentini, deputato e vicepresidente della Commissione Affari Esteri. Formentini ha accusato l’Unione Europea di aver trasformato il sogno di cooperazione in una “gabbia di vincoli” e di portare l’Italia verso un precipizio economico e sociale. L’esponente del Carroccio ritiene che Donald Trump stia attuando un cambio di paradigma epocale, di fronte al quale l’Europa non può rimanere ancorata ai vecchi assetti.

Nella sua dichiarazione, Formentini ha anche menzionato il presidente francese Emmanuel Macron, ritenendo che una certa parte dell’Europa stia temporeggiando di fronte a questa evoluzione. Secondo il deputato leghista, le imprese e le famiglie italiane subirebbero pesanti conseguenze se l’UE non riuscisse a cogliere il momento di trasformazione in atto. In questo scenario, Formentini saluta con favore il protagonismo di Trump, interpretato come portatore di un rinnovato concetto di “libertà”.

Centralità dell’Ucraina e prossimi sviluppi in Europa

L’insieme di queste posizioni politiche, così diverse fra loro, ruota attorno alla stessa domanda: quale debba essere l’atteggiamento dell’Italia di fronte alla guerra che da tre anni colpisce l’Ucraina, generando migliaia di vittime e una devastante crisi internazionale. L’attenzione non è più soltanto rivolta al conflitto in sé, ma si concentra soprattutto su ciò che la Casa Bianca e la leadership di Trump intendono proporre come via d’uscita, sebbene gli Stati Uniti – secondo alcuni osservatori – appaiano apertamente vicini alla Russia di Vladimir Putin.

La prospettiva di un nuovo ordine mondiale, in cui si paventano annessioni, scambi commerciali e interessi economici di larga scala, costringe l’Europa a una scelta chiara. C’è chi, come Salvini e Zaia, invita a smarcarsi dai “toni bellici” dell’Unione Europea e a cercare di incanalare la vicenda attraverso un dialogo privilegiato con Washington. Altri, invece, paventano il rischio che un’eccessiva vicinanza a Trump possa piegare l’Ucraina a uno scontro geopolitico, sottraendole il sostegno europeo e condannandola a una situazione di perenne instabilità.

Priorità strategiche e appelli conclusivi

Le prossime scadenze istituzionali si stagliano all’orizzonte come momenti decisivi per comprendere la traiettoria italiana e, più in generale, quella europea. Il Consiglio straordinario del 6 marzo è considerato un crocevia, tanto più che alcune forze politiche esigono chiarimenti urgenti prima di quell’incontro. Sullo sfondo, la riunione a Londra – definita da alcuni esponenti di Italia Viva – potrebbe contribuire a ridisegnare i rapporti di forza tra i leader dell’UE.

L’appello comune di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Azione, Europa Verde e altre sigle dell’opposizione italiana è che la Premier rilasci una dichiarazione netta in Aula, senza ulteriori ritardi. L’accusa principale è quella di aver evitato finora un confronto diretto sulle implicazioni del conflitto ucraino e sulla relazione con gli Stati Uniti di Trump, la cui condotta è ritenuta da molte forze politiche sempre più ambigua e pericolosa.

Carlo Calenda, intanto, invita i cittadini a manifestare per la difesa dell’Ucraina e dell’Europa, mentre Angelo Bonelli lancia l’ennesimo allarme sulla “mercificazione della pace” e Nicola Fratoianni insiste su una soluzione negoziata. Da parte sua, Raffaele Nevi ricorda che l’obiettivo prioritario dev’essere la prevenzione di nuove rotture con gli Stati Uniti, mentre i leghisti Matteo Salvini e Paolo Formentini elogiano il cambiamento promosso da Trump e criticano l’UE per l’eccessivo immobilismo. Nel frattempo, Luca Zaia auspica un asse privilegiato Washington-Bruxelles, identificandolo come un modello vincente per far fronte alle nuove sfide globali.

In questo contesto, ogni singola dichiarazione assume un peso maggiore e potrebbe influenzare gli equilibri governativi. Sebbene la premier Giorgia Meloni non abbia ancora risposto ufficialmente alle richieste di un’immediata convocazione in Parlamento, numerose forze di opposizione continuano a premere affinché la questione venga discussa in modo aperto e trasparente. Il timore, da più parti, è che senza un chiarimento ufficiale, l’Italia possa rimanere in una posizione di incertezza all’interno di un panorama internazionale attraversato da conflitti geopolitici e da interessi economici di ampia portata.

In definitiva, la posta in gioco riguarda sia il destino dell’Ucraina sia il ruolo geopolitico dell’Europa e del nostro Paese. Gli sviluppi dei prossimi giorni – dal vertice di Londra al Consiglio europeo straordinario – indicheranno in che misura l’Italia intende contribuire a una linea di pace condivisa o se preferirà aprire un canale privilegiato con la Casa Bianca di Donald Trump. In un clima in cui si incrociano accuse di “toni bellici” e timori di un nuovo conflitto globale, il Parlamento italiano viene sollecitato a far valere la propria voce, garantendo il coinvolgimento democratico in una delle scelte più delicate della storia recente.

Articolo redatto in ottica SEO, con l’obiettivo di fornire una panoramica completa sulle posizioni politiche emerse intorno allo scontro Trump-Zelensky e sulle richieste di chiarimento rivolte alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Parole chiave di riferimento: Ucraina, Donald Trump, Volodymyr Zelensky, Giorgia Meloni, Europa, Consiglio europeo straordinario 6 marzo, Matteo Salvini, Luca Zaia, Forza Italia, Opposizione, Pace in Ucraina, Studio Ovale, Casa Bianca.

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