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Toyota presenta il nuovo RAV4 GR Sport

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La quinta generazione dell’apprezzato SUV ibrido è disponibile anche con un allestimento sportivo: è la nuova Toyota RAV4 GR Sport.

Toyota RAV4 GR Sport è una variante sportiva dell’apprezzato SUV giapponese.

A distanza di 30 anni dal suo debutto commerciale, fedele alla tradizione del marchio che punta costantemente su versioni e varianti dal grande appeal, lo Sport Utility Vehicle riceve un aggiornamento che lo rende ancora più accattivante, continuando di fatto su quel filone stilistico che vede ogni modello ricevere un allestimento spiccatamente sportivo.

Toyota RAV4 GR Sport arriverà nelle concessionarie ufficiali a partire da questo mese

Dopo il successo riscosso dalle versioni GR Sport già presentate su altri modelli, dalla Yaris alla Corolla, senza dimenticare la C-HR e la Hilux, anche la RAV4 ottiene ora un look che lo rende ancora più distintivo, il suo stile si ispira alle potenti versioni che corrono nel motorsport con il Team Toyota GAZOO Racing.

È disponibile unicamente con trazione integrale intelligente AWD-i, le modifiche non sono solo estetiche, a fronte di una serie di modifiche alla carrozzeria, dai passaruota alle modanature laterali total black fino alla griglia anteriore e al nuovo splitter inferiore anteriore, cambiano anche gli interni.

Il logo GR è presente sui tappetini e volante, i sedili anteriori hanno un rivestimento sportivo che al tatto ricorda la pelle scamosciata, la GR Sport riceve in dotazione anche il nuovo sistema multimediale con schermo da 10.5 pollici e il digital cockpit completamente configurabile.

Anche l’assetto è stato modificato, le sospensioni utilizzano nuove molle più rigide, diverso rispetto alle versioni “base” è anche il setup degli ammortizzatori, il tutto al fine di rendere ancora più maneggevole il SUV nipponico. Toyota RAV4 GR Sport è disponibile anche con alimentazione Plug-In Hybrid.

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Curiosità

La pompa del carburante: alcune informazioni utili sul funzionamento e la sostituzione

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La pompa del carburante assolve alla funzione di alimentare il motore col carburante che viene aspirato dal serbatoio. Solitamente questo componente si trova installato all’interno del serbatoio stesso o sopra di esso, posizione dalla quale la pompa è in grado di trasferire il carburante dal serbatoio al motore. Vediamo di fornire alcune informazioni utili su questo importante componente.

Nel mondo automobilistico le prime pompe carburante di tipo avvitatile sono apparse negli anni Trenta, per essere poi più tardi sostituite dalle pompe in linea a solenoide. Le pompe del carburante al giorno d’oggi sono in genere di tipo elettrico (elettropompe), aventi una tensione di esercizio di 12 volt ed una pressione minima di esercizio compresa tra 2 e 4 bar. 

Da un punto di vista strutturale la pompa del carburante è composta da due parti: 

  • Una sezione idraulica, che comprende le valvole di aspirazione e di scarico.
  • Una sezione pneumatica.

Tra queste due sezioni si trova una membrana elastica, che metaforicamente rappresenta il cuore pulsante della pompa, in quanto è proprio grazie alle sue oscillazioni, che determinano variazioni nel volume, che l’azione del “pompare” può aver luogo. In altre parole, la pressione all’interno della pompa diviene inferiore alla pressione atmosferica nel momento in cui questa membrana si comprime, facendo in modo che la benzina venga aspirata tramite la valvola di ingresso.

In commercio sono presenti diversi altri tipi di pompa carburante, ecco una breve lista dei più diffusi:

  • Pompa carburante a pistoni, che usa una sorta di stantuffo per aspirare ed immettere il carburante nel carburatore. 
  • Pompa di tipo elettrico, controllata dall’unità di controllo del motore, che regola la pressione di uscita ed il volume della benzina.
  • Pompa ad alta pressione, presente prevalentemente nei motori ad accensione programmata.

Come tutti i componenti dell’auto, anche la pompa del carburante può essere soggetta a malfunzionamenti, in grado di creare dei problemi molto seri all’automobilista. Infatti, una pompa carburante difettosa non sarà in grado di alimentare con carburante il motore, creando gli effetti che si possono ben immaginare. Si tenga inoltre presente che non rientrando in un programma di manutenzione programmata, le pompe del carburante vanno sostituite effettivamente solo quando si guastano.

Tra i comportamenti errati che possono provocare danni alla pompa va annoverato quello di viaggiare spesso in riserva. Forse, infatti, non tutti sanno che questo può provocare a lungo andare un surriscaldamento capace di rovinare il filtro. Anche l’uso di un carburante di scarsa qualità, contenente un’alta percentuale di particelle impure può col tempo provocare una rottura della pompa o un inceppamento dei singoli componenti. Nei modelli diesel la presenza di acqua nel gasolio, che si introduce nella pompa, è capace di ridurre la lubrificazione dell’impianto di alimentazione facendo in modo che l’attrito tra i componenti aumenti e che questi con l’andar del tempo si rompano. Per ovviare a questi problemi è consigliabile l’uso regolare di additivi appositi per la pulizia del serbatoio, nonché effettuare la sostituzione del filtro carburante rispettando esattamente gli intervalli prescritti nel libretto dell’auto.

Tra i segnali più comuni indicanti un problema alla pompa del carburante vanno menzionati i seguenti:

  • Presenza di un forte odore di benzina all’interno dell’abitacolo, spesso causato dalla rottura della pompa.
  • Difficoltà a mantenere una velocità costante durante la circolazione.
  • L’auto decelera o procede a strappi.
  • Avviamento difficoltoso.
  • Insorgere di forti strani rumori dal motore.
  • Riduzione della pressione nel sistema di alimentazione.
  • Aumento della temperatura del motore.
  • Calo generale delle prestazioni dell’auto.

Un metodo pratico che permette di capire se la pompa deve essere sostituita è quello di scollegare il tubo che conduce la benzina al carburatore, inserendo poi l’estremità aperta in un contenitore. Fatto questo, dopo essersi seduti alla guida, occorre dare un colpo sul pedale dell’acceleratore per far andare la benzina sul recipiente. Se questo non accade, significa che la pompa è difettosa e va cambiata. 

Un modo ancora più empirico è quello di aprire lo sportello del carburante, rimuovere il tappo ed inserire l’accensione ponendola su “On”. Nel caso in cui dallo sportello del carburante non provenga alcun rumore o ronzio, è molto probabile che la pompa non stia funzionando.

Un’altra possibilità è quella di avvalersi dell’ausilio di un manometro, uno strumento che permette di verificare se la pressione delle linee del carburante sia corretta. Se il valore registrato corrisponde a zero, in questo caso è molto probabile che la pompa sia difettosa. In aggiunta si può anche effettuare un controllo della scatola dei fusibili, dal momento che un fusibile della pompa bruciato ne potrebbe inficiare il funzionamento.

Quando si effettua una diagnostica della pompa del carburante, è bene porsi le seguenti domande:

  • C’è sufficiente benzina nella macchina?
  • La pompa del carburante è in grado di accendersi?
  • Il fusibile della pompa è difettoso?
  • Il fusibile del relè della pompa del carburante funziona?
  • Il collegamento della pompa del carburante è guasto?
  • Il filtro del carburante è malfunzionante?
  • Gli iniettori del carburante sono funzionanti?
  • La pressione del carburante è in regola?
  • La tenuta del tappo del carburante è a posto?

Pur non trattandosi di un’operazione particolarmente complessa, è consigliabile affidare la sostituzione della pompa del carburante nelle mani di un esperto meccanico. Nel caso tuttavia in cui si voglia optare per il “fai da te”, su internet in diversi siti specializzati sono disponibili video tutorial illustranti l’intera procedura passo dopo passo.

Questi sono in generale i passi da seguire:

  • Parcheggiare l’auto su una superficie piana.
  • Porre la vettura su una piattaforma di sollevamento e sollevarla.
  • Scollegare la batteria.
  • Controllare le connessioni, il relè, il fusibile ed in generale il motore, sostituendo eventuali fili o dispositivi usurati e non funzionanti.
  • Individuare l’esatta posizione della pompa del carburante, spesso installata direttamente nel serbatoio o sopra di esso.
  • Rimuovere tutte le linee di carburante sulla pompa e chiuderle, ai fini di evitare possibili perdite di carburante. 
  • Rimuovere le linee di alimentazione e di controllo della pompa.
  • Smontare con attenzione la pompa del carburante.
  • Installare la nuova parte di ricambio, riassemblando le singole parti.
  • Controllare la tenuta delle nuove connessione prima di terminare l’installazione.

L’intera operazione andrà effettuata in un locale ben illuminato ed arieggiato, utilizzando appositi  guanti ed occhiali di protezione ai fini di evitare contatti con pericolose sostanze chimiche. Quando si esegue il lavoro è inoltre bene accertarsi che nelle vicinanze non vi siano fiamme libere o calorifici ed in ogni caso tenere a portata di mano estintori, dal momento che la prudenza non è mai troppa.

La pompa carburante ha un costo variabile a seconda dei modelli che si aggira sui 250 ed i 700 euro, cui va aggiunto il prezzo della manodopera che potrebbe far lievitare la spesa di oltre i due terzi.

Informazioni sulla pompa del carburante da tuttoautoricambi.it
Informazioni sul funzionamento della pompa carburante sul sito web motor.es

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Curiosità

Le pinze dei freni: alcune informazioni utili

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Le pinze dei freni, anche semplicemente chiamate pinze freno, fanno parte del sistema frenante dell’automobile ed assolvono al compito di far premere le pastiglie dei freni sulla superficie del rotore in modo da far rallentare o arrestare la vettura. Le ruote dell’auto sono infatti attaccate a dei dischi in metallo, o rotori, i quali girano in contemporanea con le ruote. Le pinze, sorreggendo le pastiglie dei freni, nelle manovre di rallentamento e di arresto dell’auto fanno in modo che si crei con i rotori quell’attrito necessario per compiere le suddette manovre. Da un punto di vista prettamente tecnico la pinza del freno è composta dall’insieme dei componenti che sostengono e muovono le pastiglie dei freni (pistoni o cilindretti, solitamente realizzati in alluminio o acciaio cromato, perni guida ecc.).

Sul mercato si trovano due tipi principali di pinza freno:

  • Le pinze galleggianti o flottanti, le più diffuse, che in virtù di un sistema di slittamento laterale sono caratterizzate da una libertà di movimento rispetto al disco freno, che è fisso. Queste pinze possono muoversi in entrata ed in uscita rispetto al rotore ed hanno due pistoni sul lato interno dello stesso. Quando vengono azionati i freni, il pistone muoverà l’intera pinza esercitando attrito su entrambi i lati del rotore. 
  • Le pinze fisse sono immobili ed hanno i pistoni situati sui lati opposti del rotore. Le prestazioni di questa pinza sono migliori, l’unico inconveniente è però il costo decisamente più alto rispetto a quello della tipologia precedente.

L’interno della pinza del freno è composto da una coppia di dischi metallici connessi tra di loro con materiale d’attrito, anche conosciuti come pattini dei freni. Quando si aziona il freno, il liquido dei freni proveniente dal cilindro maestro dà luogo ad una pressione idraulica sui pistoni della pinza del freno, facendo in modo che le pastiglie premano contro la superficie del rotore. Essendo il rotore attaccato alla ruota, il suo rallentamento o arrestamento farà in modo che anche questa rallenti o si fermi. 

Per quanto riguarda il loro posizionamento, nella maggior parte dei casi le pinze sono collocate davanti al centro ruota o dietro al centro ruota. La sede di montaggio di questi accessori è spesso determinata dal cosiddetto packaging, ovvero dal vincolo determinato dai sottosistemi che costituiscono l’autotelaio. In altre parole, lo spazio di installazione si ricava considerando i componenti della sospensione e quelli del sistema sterzo. Adducendo due esempi concreti, nelle auto a trazione anteriore e motore trasversale la tiranteria dello sterzo viene solitamente installata in posizione arretrata, cosa che determina il posizionamento delle pinze freno davanti al centro ruota. Nei veicoli con motore longitudinale e trazione posteriore, dove i tiranti dello sterzo vengono posti in posizione avanzata, le pinze freno possono invece venir installate dietro al centro ruota. Questi due esempi mostrano in maniera chiara come la sede di montaggio delle pinze sia determinata dal posizionamento dei componenti della sospensione e del sistema dello sterzo.

Manutenzione e sostituzione

La durata operativa delle pinze dei freni non ha dei limiti specifici. Chiaramente uno stile di guida sobrio, accompagnato da una regolare manutenzione e pulizia del sistema frenante contribuiranno alla lunga vita di questo dispositivo. In alcuni casi sarà necessario intervenire per la sostituzione o il ripristino di qualcuno dei componenti della pinza in quanto difettosi. L’inceppo del pistone comporta ad esempio in genere la sua sostituzione. La corrosione del manicotto della guida della pinza renderà ugualmente necessario un intervento. Tutti i componenti della pinza, in quanto costantemente esposti a stress termici sono comunque soggetti ad usura; un altro problema è inoltre rappresentato dagli accumuli di sporcizia e dalle infiltrazioni d’acqua, causa rispettivamente di usura abrasiva e di corrosione. Il cattivo funzionamento del parapolvere può ugualmente avere delle ripercussioni sulle pinze. L’usura delle guarnizioni di tenuta del pistone può causarne la perdita di ermeticità e la corrosione. Come si evince dagli esempi sopra riportati, pur trattandosi di una parte di lunga durata, anche la pinza freno è soggetta a guasti ed usura.

L’insorgere di stridii o rumori inconsueti provenienti dalla zona delle ruote e la presenza di macchie di liquido di freni su queste rappresentano i segnali più comuni indicanti un problema alle pinze dei freni. Se questo dovesse verificarsi, è consigliabile far effettuare il prima possibile un controllo tanto delle pinze che dell’intero sistema frenante, in quanto potrebbe diventare pericoloso circolare con un’auto in queste condizioni. 

Ai fini di operare con efficienza su questa parte del sistema frenante, i produttori hanno messo in commercio appositi kit di revisione e riparazione, contenenti tutto il necessario per intervenire sulle pinze. Data la complessità dell’intervento, la sostituzione delle pinze dei freni dovrebbe essere affidata nelle mani di un meccanico specializzato, in quanto molti passaggi richiedono l’uso di un’attrezzatura speciale. Per spianare i pistoni occorre ad esempio una strumentazione apposita che permette di smontare le parti difettose senza intaccare la sede di montaggio dell’unità. Il danneggiamento della filettatura durante lo svitamento dei bulloni di fissaggio e dei perni guida corrosi, a causa di una forza eccessiva esercitata, potrebbe causare un danno irreversibile all’intera pinza, che dovrà essere sostituita. Durante il montaggio, perni guida e pistoni devono essere lubrificati con composti appositi, che non tutti conoscono. Anche in questo caso l’uso di un prodotto lubrificante non idoneo potrebbe condurre a guasti ben più gravi. Gli esempi sopra elencati mostrano l’alto grado di competenze tecniche necessarie per condurre un tale intervento.

Quando si opera sulle pinze, è inoltre raccomandabile effettuare un controllo generale di tutto quanto l’impianto frenante, in particolare delle pastiglie, il cui spessore o indice di usura andrà verificato attraverso l’ausilio di un apposito strumento. 

Cosa contiene un kit di riparazione pinza freno?

Un tale kit include tutte le parti che occorrono per la riparazione o la sostituzione dell’unità: pistoni, perni guida, cuffie, anelli di arresto e manicotti, spessori antirumore, lubrificante ecc. I kit si differenziano a seconda del produttore, che chiaramente ne decide il contenuto, e del modello auto cui sono destinati: alcuni non includono ad esempio i pistoni, venduti separatamente.  Va anche aggiunto che i kit di riparazione per le pinze freno anteriori possono differire da quelli per le pinze freno posteriori.

Nello scegliere uno di questi kit è sempre consigliabile optare per quelli delle migliori marche, ad esempio ABS, Bosch, Brembo, Febi Bilstein ecc., tanto per citarne alcune, in modo da essere sicuri della qualità dei pezzi, pur spendendo un po’ di più. 

Prima del loro acquisto è necessario informarsi bene sulle caratteristiche della propria auto (marca, modello, anno di produzione, tipo di carrozzeria, tipo di pinza, marchio del sistema di drenaggio, diametro del pistone ecc.) per essere certi di optare per il prodotto giusto, evitando problemi di incompatibilità. In caso di dubbi, si può consultare il libretto dell’auto o anche fare una ricerca su internet, dove in diversi siti specializzati si troveranno tutte le informazioni che occorrono.

Ci auguriamo che la lettura di questo articolo sia stata utile.

Le informazioni sul kit di riparazione della pinza freno sono tratte da pezzidiricambio24.it

Informazioni sulla posizione della pinza del freno sul sito web meccanicadelveicolo.com

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Motori

Cinque importanti vantaggi dell’acquisto di ricambi usati

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La tua auto è in panne e devi ripararla, ma i pezzi di ricambio costano troppo. Soprattutto in questo momento, che l’inflazione ha aumentato a dismisura il costo delle riparazioni. Il meccanico ti propone dei pezzi usati, ma tu non sai se fidarti, anche perché hanno un prezzo molto inferiore rispetto a quelle ufficiali. In realtà i ricambi usati e garantiti, come quelli che trovi su Ovoko, sono molto affidabili, hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo e altri vantaggi. Ve ne elenchiamo cinque, tra cui anche quello del rispetto ambientale.

1.     Disponibilità immediata

A volte succede che portiamo la macchina dal meccanico e dobbiamo aspettare settimane per riaverla indietro. In particolare in questi mesi perché a causa della guerra, della pandemia e della crisi dei componenti, il mercato è diventato molto più lento che in passato e le componenti sostitutive arrivano in Europa con molto ritardo. Per questo, puntare su ricambi usati è un ottimo modo di procedere, anche perché molti modelli diversi utilizzano lo stesso tipo di componenti elettriche, di pneumatici o di batterie, magari rigenerate. È, quindi, molto più semplice trovare un pezzo usato che un ricambio nel mercato dei ricambi, sia ufficiali, sia non ufficiali.

2.     Riciclare fa bene all’ambiente

Comprare pezzi ufficiali, prodotti da OEM (Original Equipement Manufacturer, ovvero Produttori di equipaggiamenti originali) rappresenta un costo ambientale non indifferente. Spesso sono le stesse case automobilistiche a produrli, ma non nelle aziende europee, dove le componenti vengono spesso solamente assemblate, quanto in quelle dell’estremo oriente. Il trasporto su inquinanti navi cargo che bruciano ingenti quantità di carburante è un importante danno che l’uomo sta facendo all’ambiente. Uno studio dimostra che la vendita di ricambi usati consente di risparmiare oltre 85 milioni di barili di petrolio ogni anno. Inoltre, spesso queste componenti vengono prodotte in paesi in cui il livello di inquinamento è molto alto e la qualità della vita è bassa, proprio a causa dell’aria viziata: scegliere pezzi usati è un risparmio per te e per loro. Non solo, comprando l’usato stai facendo un acquisto che aiuta l’economia del territorio e di aziende piccole e medie della tua regione.

3.     I ricambi usati soddisfano gli standard OEM

Se ti stai chiedendo se i ricambi usati siano sicuri e garantiti la risposta è affermativa. In realtà, la maggior parte di quelli riciclati è molto più efficiente di tanti presenti sull’Aftermarket, ovvero sul mercato dei ricambi non ufficiali. Allo stesso tempo gli standard che hanno gli OEM, al contrario, vengono soddisfatti. I pezzi, infatti, vengono scelti e testati. Se soddisfanno alcuni dati importanti vengono reimmessi nel mercato e garantiti, spesso per un periodo più lungo di tanti sostituti non ufficiali. La maggior parte delle componenti, infatti, può essere sostituita con gli usati: dalle batterie ai pneumatici, dai fari alle portiere, dagli specchietti ai sedili.

4.     Gli sfasciacarrozze offrono valori nascosti

Tutte le auto da rottamare finiscono in discarica e dagli sfasciacarrozze. Spesso, i veicoli vengono spediti così come sono, mentre sarebbero moltissime le componenti ancora disponibili. Lasciarle lì rappresenta un grande spreco. Se, invece, l’acquisto di pezzi usati viene incentivato, allo stesso tempo viene incentivato il lavoro di recupero e il mercato si autoregola in tal modo, creando un beneficio all’ambiente e al portafoglio.

5.     Pensa alle parti ricondizionate

Non solo le componenti possono essere prese e riutilizzate così come sono, ma tanti pezzi di ricambio, soprattutto quelli elettrici, vengono ricondizionati e rigenerati, un po’ come succede per gli elettrodomestici, i computer e gli smartphone. È il caso di lampadine, di batterie, di alcuni pneumatici. Questi pezzi talvolta costano più di quelli usati, ma sempre meno di quelli ufficiali, così come risultano più convenienti di altri sostitutivi non ufficiali presenti sull’Aftermarket.

Insomma, comprare ricambi usati è un vantaggio per molti motivi. È qualcosa che aiuta il portafoglio a rimanere più pesante e aiuta gli altri, l’ambiente, il territorio, l’economia locale. Se, infatti, anche tu hai bisogno di comprare componenti da sostituire alla tua macchina, pensa al rapporto qualità-prezzo e fai la scelta che ti fa risparmiare, ma allo stesso tempo ti permette di riparare la macchina più raramente. Infine, perché sprecare pezzi ancora utilizzabili e inquinare il mondo, quando questo è già fin troppo malato? I ricambi usati, sono la miglior opzione, per tutti.

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Curiosità

Wrapping per moto e auto: tutte le info da conoscere

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Quando si ha in mente di modificare il look della propria moto o della propria auto, una buona soluzione può essere individuata nel wrapping. Si tratta di una procedura piuttosto diffusa tra gli appassionati, che consente di cambiare l’aspetto di un veicolo in maniera semplice e perfino sorprendente. Grazie a questa attività, la carrozzeria – cioè la superficie esterna – di una moto o di un’auto può essere rivestita in maniera parziale o totale, esclusi i vetri. Questo è possibile per mezzo di una pellicola adesiva che è termoformabile, o in alternativa attraverso degli spray ad hoc. Il wrapping dunque non è altro che una tecnica con la quale si può personalizzare l’esterno di un veicolo, senza che ci sia bisogno di rivolgersi a questo scopo a un carrozziere. Nel caso in cui si andasse in carrozzeria, invece, il mezzo dovrebbe essere smontato, il che comporterebbe un trattamento più dispendioso a livello economico, più lungo e soprattutto definitivo.

Come funziona il wrapping

Attraverso il ricorso al wrapping la moto può essere personalizzata con varie tipologie di effetti visivi, di disegni e di colorazioni che di certo non potrebbero essere messi in pratica con una verniciatura classica, a meno di non scegliere procedure complesse e decisamente onerose sul piano economico. Uno dei vantaggi offerti dal wrapping ha a che fare con la possibilità di proteggere la carrozzeria e preservarla nel corso del tempo. Così, l’esterno del veicolo può essere protetto dai sassolini e dai detriti che potrebbero colpirlo quando si circola in strada, ma anche dalla resina che cade dagli alberi o da qualunque altro tipo di residuo. Che si abbia a che fare con un’auto, con un furgone, con una moto o con uno scooter, l’efficacia del wrapping è sempre garantita.

Una procedura reversibile

L’applicazione delle pellicole wrapping non è una soluzione definitiva, ma è sempre e comunque reversibile: questo vuol dire che se un giorno si cambia idea e si decide di rimuovere il rivestimento, lo si può fare senza problemi e, soprattutto, senza che sulla carrozzeria rimangano tracce o residui di colla. La rimozione delle pellicole può essere effettuata con grande facilità; dopodiché il veicolo ritrova lo stesso aspetto di prima. Anche per questo motivo sono molteplici le opzioni di personalizzazione.

L’applicazione delle pellicole

Per quanto la procedura di applicazione delle pellicole non sia troppo complessa, è sempre preferibile delegare questo compito a un professionista formato e competente. È utile tener presente che si può ricorrere al wrapping unicamente quando la carrozzeria è impeccabile, e cioè senza ammaccature, bolle o graffi di qualunque tipo. Infatti, se la pellicola venisse applicata su una superficie con delle imperfezioni o dei difetti, si potrebbero formare delle bolle di aria in grado di compromettere sia l’efficacia che la durata nel tempo del trattamento. Un suggerimento prezioso è quello di non utilizzare il wrapping se la moto o l’auto sono state riverniciate nei sei mesi precedenti; in caso contrario, una rimozione eventuale del wrap potrebbe rivelarsi più impegnativa, e la carrozzeria potrebbe andare incontro a piccoli danni.

A che cosa serve il wrapping

Rivoluzionare l’aspetto estetico del veicolo è solo uno dei motivi per i quali si potrebbe decidere di utilizzare il wrapping: infatti questa procedura può essere impiegata anche con una finalità protettiva. Basti immaginare a quanto siano sollecitate le moto e le vetture che si usano nei fuoristrada, a contatto con i rami, con i cespugli e con i detriti, che possono essere causa di graffi o altri danni. Se si decide di lavare il veicolo, invece, è meglio evitare le lance, che sono eccessivamente aggressive, mentre conviene preferire il lavaggio a mano.

Quanto costa il wrapping

Ma quanto si spende per sottoporre la propria auto o la propria moto al wrapping? Come si può facilmente intuire, il costo cambia in base a molteplici variabili, come per esempio il tipo di materiale che viene impiegato, i tempi di lavorazione e il modello di auto. Per esempio per un tettuccio si spendono circa 350 euro; si possono superare i 2mila euro, invece, per un wrapping completo.

Dove trovare le pellicole wrapping su Internet

Le pellicole per il wrapping possono essere comprate anche online: per esempio sul sito di Vulturbike, che è specializzato nella fornitura di adesivi, grafiche e decalcomanie per le moto dei migliori marchi, come Bmw e Ducati. Ogni giorno i designer di Vulturbike mettono a disposizione nuove soluzioni e proposte sorprendenti, con alti standard di qualità che si traducono in performance ottimali.

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Drift a guida autonoma per una speciale Toyota Supra GR

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Il Toyota Research Institute (TRI) ha sviluppato una speciale GR Supra a guida autonoma in grado di fare spettacolari Drift per mostrare un esempio di come la tecnologia AV possa fornire livelli di sicurezza sempre più elevati. Nello specifico la simulazione (qui il video) è un esempio della possibile perdita di aderenza su strade bagnata e scivolose: la GR Supra gestisce in autonomia sterzo, acceleratore e freno per controllare il sovrasterzo.

Grazie al calcolo predittivo del sistema Toyota Guardian, i potenti processori sono in grado di simulare centinaia di possibili scenari ancor prima di raggiungere una curva, una tecnologia che sarà sempre più presente sulle automobili del futuro. «In TRI il nostro obiettivo è utilizzare tecnologie avanzate che accrescono e amplificano le capacità degli esseri umani, non che lo sostituiscono» ha dichiarato Avinash Balachandran, Senior Manager della Human Centric Driving Research dell’istituto di ricerca Toyota.

«Cosa accadrebbe se ogni guidatore, in una situazione di improvviso pericolo, avesse i riflessi istintivi di un pilota professionista e le capacità di calcolo predittivo di un supercomputer per evitare un incidente? Ogni giorno avvengono incidenti mortali causati da situazioni estreme, inevitabili per la maggior parte degli automobilisti. Grazie a questo progetto abbiamo sviluppato sofisticati algoritmi, in collaborazione con piloti e professionisti del motorsport, in grado di amplificare le abilità di guida umane e salvare la vita delle persone. Questa è l’essenza del Toyota Guardian per la guida autonoma» ha detto Jonathan Goh, ricercatore del TRI.

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Il nuovo Mercedes-Benz Citan celebra l’anteprima al Salone del Camper di Düsseldorf

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La vita dei furgoni è in espansione e in particolare i veicoli con dimensioni esterne simili a quelle di un’autovettura stanno diventando sempre più conosciuti. Negli ultimi anni, Mercedes Benz ha confermato con successo i suoi furgoni come veicoli base per le conversioni in tutti i segmenti, dai grandi camper, ai camper di piccole dimensioni. L’ultimo tassello nella strategia di crescita del marchio con la Stella in questo mercato è il nuovo Citan.

L’ultimo nato offre molto spazio e capacità di stivaggio. Inizialmente sarà disponibile come Tourer e Furgone in lunghezza standard con un passo di 2716 millimetri. Seguiranno ulteriori versioni con passo lungo, più il Mixto. Anche nella lunghezza standard, il nuovo Citan offre più spazio rispetto al suo predecessore. Il nuovo Citan può essere equipaggiato con il sofisticato sistema di infotainment MBUX che includono il concetto di comando intuitivo tramite touchscreen, pulsanti di controllo touch sul volante e controllo vocale Hey Mercedes

La motorizzazione sarà rappresentata da un motore diesel da 1,5 litri in tre stadi di potenza e un motore a benzina da 1,3 litri in due varianti che determineranno la gamma di motori del nuovo Citan al momento del lancio sul mercato. I punti di forza comuni di tutti questi sono la grande guidabilità e valori di consumo contenuti. Tutti i motori sono abbinati alla funzione ECO start/stop. Inoltre, nella seconda metà del 2022 il Citan sarà disponibile con trazione elettrica.

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Prezzi da €23.750 per la nuova Peugeot 308

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Peugeot ha aperto gli ordini della nuova 308. La berlina 5 porte della Casa del Leone è disponibile con prezzi da 23.750 euro, le consegne inizieranno da fine settembre quando è previsto il debutto sul mercato italiano. La gamma Italia della 308 si declina in cinque motorizzazioni e altrettanti diversi allestimenti: Active Pack, Allure, Allure Pack, GT e GT Pack per rendere facile la scelta ai clienti permettendo loro di individuare la versione più adatta alle proprie necessità senza dover ragionare troppo su infinite liste di optional. In totale sono 21 le diverse combinazioni possibili tra motori e allestimenti.

Gli allestimenti sono abbinati alle singole propulsioni in gamma, ad iniziare dal 1.5 Diesel BlueHDi 130 con cambio manuale a 6 rapporti oppure automatico EAT8. Il comparto benzina poggia sull’efficienza del pluripremiato 1.2 tre cilindri Turbo PureTech offerto in versione 110 oppure 130 CV (anche con cambio automatico EAT8). Con la propulsione plug-in ibrida i livelli di potenza sono invece 180 oppure 225 CV, in entrambi i casi abbinano un motore benzina 1.600 cc ad un elettrico integrato nella trasmissione e-EAT8.

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Sono ufficiali i costi per la nuova DS4

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A poche settimane dalla presentazione, la nuova DS 4 è ora disponibile per le ordinazioni. I prezzi di listino partono da 30.250 euro per la versione Business PureTech 130 automatico, ma per il lancio è prevista la possibilità esclusiva di acquistare DS 4 Business BlueHDi 130 con cambio automatico, che garantisce un equipaggiamento completo e tutta la tecnologia d’avanguardia di cui il SUV è dotato, a 29.500€.

I clienti che vorranno viaggiare accompagnati dall’eleganza tecnologica di DS 4 potranno farlo anche con una rata da 199 euro al mese che permetterà, sempre con lo stesso importo mensile, di scegliere tra le motorizzazioni termiche o la versione E-Tense plug-in Hybrid da 225 CV. Oltre alla quale a listino sono disponibili due motorizzazioni a benzina (PureTech 130 Automatico e 180 Automatico) e una Diesel (BlueHDi 130 Automatico) con consumi da 4,8 l/100 km per il Diesel e 5,9 l/100 km per la benzina ed emissioni di CO2 rispettivamente di 125 g/Km e 135 g/Km particolarmente competitivi.

La gamma è declinata su tre anime: Sportiva, Elegante e Avventura, a ciascuna delle quali corrisponde un design specifico. Per l’anima elegante sono quattro gli allestimenti disponibili: Business, Trocadero e Rivoli oltre all’edizione Limitata di lancio La Première. Per l’anima sportiva due gli allestimenti: Performance Line e Performance Line+, infine Trocadero Cross e Rivoli Cross quelli per l’Avventura. Le prime consegne di DS 4 sono previste per fine anno e riguarderanno prioritariamente la versione di punta DS 4 La Première.

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Mazda accelera sull’elettrificazione per le emissioni zero entro il 2050

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Protesa verso un futuro a emissioni zero entro il 2050, Mazda Motor Corporation accelererà i suoi piani di elettrificazione globali. La Casa giapponese ritiene che entro il 2030 un quarto dei suoi prodotti sarà totalmente elettrico, mentre tutti gli altri saranno in qualche forma elettrificati. Tra il 2022 ed il 2025 Mazda introdurrà una gamma di nuovi prodotti utilizzando la Skyactiv Multi-Solution Scalable Architecture, principalmente per Giappone, Europa, Stati Uniti, Cina e ASEAN.

Questa gamma comprenderà cinque modelli ibridi, cinque plug-in e tre elettrici. Ulteriori dettagli su questi nuovi prodotti e sui loro mercati di lancio saranno annunciati a breve. Mazda sta inoltre sviluppando una piattaforma dedicata per i veicoli elettrici, la Skyactiv EV Scalable Architecture, che verrà utilizzata per auto elettriche di varie dimensioni e tipologia di carrozzeria sui prodotti che saranno lanciati tra il 2025 ed il 2030.

Attraverso la Skyactiv Multi-Solution Scalable Architecture, l’elettrificazione continuerà di pari passo con lo sviluppo della tecnologia avanzata per i motori a combustione interna, nonché con l’introduzione di nuovi sei cilindri in linea. In molte regioni Mazda sta inoltre investendo in differenti progetti e partnership per promuovere lo sviluppo e l’uso di combustibili rinnovabili sulle auto. In Giappone è coinvolta in vari progetti di ricerca e studi congiunti nell’ambito della collaborazione in corso tra industria, università e governo per promuovere la diffusa adozione di biocarburanti ricavati dalla crescita di microalghe.

In Europa a febbraio Mazda è stato il primo costruttore ad entrare a far parte della eFuel Alliance. Infine, per continuare a perseguire il suo obiettivo di arrivare a una società senza incidenti stradali, Mazda ha annunciato che amplierà le proprie tecnologie di sicurezza con l’introduzione del sistema di guida autonoma incentrato sull’uomo “Mazda Co-Pilot Concept“. Tale sistema debutterà come Mazda Co-Pilot 1.0 sulle vetture di dimensioni maggiori a partire dal 2022. Con il Mazda Co-Pilot Concept l’azienda introdurrà col tempo un sistema che monitora le condizioni del conducente in ogni momento, in grado di passare alla guida autonoma qualora venisse rilevato un improvviso cambiamento nelle condizioni fisiche del conducente, portando l’auto in un luogo sicuro, fermandola ed effettuando una chiamata di emergenza. Insieme a cinque produttori giapponesi Mazda svilupperà specifiche progettuali comuni per i dispositivi di comunicazione di bordo di prossima generazione, al fine di arrivare ad un sistema standardizzato per fornire servizi di connessione più sicuri e senza stress.

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Motori

Consumi ed emissioni ridotte per il Mahindra KUV100 NXT con omologazione Euro6

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Mahindra introduce sul mercato italiano il KUV100 NXT, che dispone della nuova omologazione Euro6d-ISC-FCM. Consumi (7,2 (litri/100 km) ed emissioni (163 g/km) ora sono ulteriormente ridotti, rendendo ancora più interessante e conveniente la scelta di questo modello. KUV100 NXT è dotato di alcuni dispositivi di bordo aggiuntivi. Oltre al Sistema radio DAB ora è presente il Sensore TPMS di controllo della pressione pneumatici, che segnala il problema di una gomma sgonfia o danneggiata attraverso un alert vocale, prima ancora che chi guida possa avvedersi della spia accesa sul cruscotto.

Inoltre l’auto dispone della centralina FCM di monitoraggio consumi. Mahindra Europe presenta inoltre il nuovo listino modello valido a partire da giugno e aggiorna le promozioni. La campagna “Euro6d-ISC-FCM” prevede un incentivo di 1.000 euro per l’acquisto (immatricolazione entro il 31 agosto). L’incentivo aumenta di valore aderendo alle promozioni con finanziamento “Formula Vantaggi” e “Simply Buy”. Nel primo caso diventa di 2.000€ mentre nel secondo oltre all’incentivo di 1.000€ il cliente beneficia dell’assicurazione furto ed incendio in omaggio per 3 anni.

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