Connect with us

Interviste

Sandro Giordano: il fotografo che racconta la caduta...

Published

on

Sandro Giordano: il fotografo che racconta la caduta dell’umanità con ironia

A cura di Pierluigi PanciroliFoto di copertina: Ph. Fabrizio Massarelli

Sandro nasce a Roma il 6 ottobre 1972 e si appassiona alla scenografia, studiandola all’Istituto per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini. Dopo la laurea, si dedica alla tecnica del suono e delle luci nei teatri della capitale. Nel 1993, si cimenta nella recitazione, e frequenta una rinomata scuola privata romana; inizia, così, la sua carriera di attore. Sul palcoscenico lavora con registi di fama, come Luciano Melchionna e Giancarlo Cobelli, mentre al cinema condivide la scena con grandi nomi come Dario Argento, Davide Marengo, Carlo Verdone e ancora Melchionna.

Dal 2013, Sandro si immerge completamente nel suo progetto fotografico IN EXTREMIS (corpi senza rimpianto).

Le sue fotografie sono vere e proprie “storie brevi” che mostrano un mondo in declino.

Ogni immagine ritrae individui consumati, che in un improvviso collasso mentale e fisico, cadono senza alcuna speranza di salvezza. Questa impotenza è il risultato della stanchezza quotidiana nel fingere la vita, soffocati dal suo apparire anziché dal suo essere. In un’epoca degradata dalla chirurgia plastica, che produce immagini stereotipate al servizio di modelli di marketing imposti, Sandro Giordano rivendica la sua idea che la perfezione stia nell’imperfezione, nei contrasti forti, nella fragilità e nell’umanità che evidenzia l’unicità di ogni individuo. Il volto celato dei protagonisti nelle sue opere permette al loro corpo di diventare il testimone della loro esistenza. La caduta rappresenta il punto di non ritorno, un fondo che richiama il famoso detto: “bisogna toccare il fondo per ricominciare”. La CADUTA dei personaggi di Giordano è il loro fondo, oltre il quale il loro falso io raggiunge il suo limite. Ognuno di loro tiene stretto un oggetto, simbolo di questa menzogna.

La finzione, per Giordano

Non è solo espressa dagli oggetti, ma anche dai vestiti, dalle pettinature e dalla location. Tutto ciò che è visibile nella foto costituisce la loro finzione, mentre il CORPO spezzato rivela la VERITÀ, una verità che, per essere narrata, deve necessariamente crollare. Nelle sue opere, Giordano evita l’uso di manichini, preferendo attori professionisti capaci di esprimere ciò che sfugge allo sguardo, perché l’invisibile diventi visibile.

LA CADUTA raccontata con ironia

Fin da bambino, Giordano nutrì un amore per i film di Charlie Chaplin e Laurel e Hardy, fonte di risate e gioia. Nei loro film, i personaggi affrontano eventi terribili, gravi incidenti… LA CADUTA… L’istintiva reazione di stupore e imbarazzo di fronte alla sventura del protagonista si trasforma, però, in una risata liberatoria. Questo effetto è ciò che Giordano cerca di ricreare attraverso le sue fotografie: raccontare la tragedia con l’ironia. L’umanità in rovina, oggetto del suo affetto e attaccamento, non lo allontana, ma lo avvicina. È l’empatia che gli permette di non giudicare, ma di condividere storie con la speranza che una risata provocata nello spettatore sia un segno favorevole, una fiducia in un futuro migliore e più autentico. Infine, quella risata diventa una rivelazione.

Credit: My Worst Nightmare
Sono veramente entusiasta di poter intervistare Sandro Giordano, questo artista di grande talento ed esperienza che con la sua originalità c’incuriosisce.

– Sandro, grazie in tanto per aver accettato questa mia intervista. Non si può, certo non ridere guardando le tue opere. Come nasce l’idea di IN EXTREMIS e qual è il
messaggio che vuoi trasmettere con le tue fotografie? 

– Ciao, grazie a te per questo bell’incontro. IN EXTREMIS nasce come denuncia di un mondo che sta lentamente cadendo. Racconto in chiave tragicomica di persone comuni che si schiantano nella vita quotidiana, sopraffatte da un peso che non riescono più a sostenere. Quando ci facciamo
male c’è qualcosa nelle nostre vite che non sta andando per il verso giusto e abituati a vivere come se fossimo dentro a una centrifuga, non ce ne rendiamo conto. Cadere, farsi male, sbattere la faccia, appunto, è un campanello d’allarme che non possiamo sottovalutare e il nostro corpo ci costringe a riflettere su questo aspetto. Nel momento in cui siamo a “terra”, abbiamo la possibilità di scegliere se rimetterci in piedi o rimanere là e andare sempre più giù. Sta a noi, è una prova che la vita ci chiede di superare. 

– Quali sono le difficoltà e le soddisfazioni di realizzare le tue opere, che richiedono la collaborazione di attori, scenografi e truccatori? 

– Vengo dal teatro e dal cinema. Concepisco le mie foto come fossero fotogrammi della pellicola di un film, quindi, immortalare quel momento richiede una grande lavorazione a livello scenografico. In quel frame devo metterci dentro tutto il necessario affinché il pubblico possa capire la dinamica dell’incidente e il background del personaggio. Attraverso gli oggetti, fondamentali per l’interpretazione, cerco di raccontare la sua vita e soprattutto il malessere che lo ha portato a “schiantarsi”. È un processo difficile e meticoloso di cui mi occupo personalmente. Realizzo tutto da solo. Sul set, spesso capita siamo solo in tre: io, il mio assistente e il modello. Lavoro principalmente con attori e ballerini perché sanno come gestire il corpo, posso chiedere loro di assumere posizioni che risulterebbero molto difficili ad altri.

Credit: Mea Maxima Culpa
– Come scegli le location e gli oggetti che accompagnano i tuoi personaggi caduti? C’è un significato simbolico o una storia dietro ogni scelta? 

– Dipende dalla storia che voglio raccontare. Effettivamente, trovare la location giusta è l’aspetto del progetto più complicato. Ho una quantità incredibile di idee, che a volte risiedono nella mia mente per anni, ma se non ho il luogo giusto, non posso fare la foto e questo mi innervosisce non poco, è molto frustrante. Superato questo step, tutto diventa più semplice. Solitamente scatto delle foto sul punto esatto dove successivamente verrà posizionato il corpo e da lì inizio a creare l’immagine dentro di me. Vedo chiara la posizione degli arti e la disposizione degli oggetti. Quando arriviamo sul set so esattamente cosa voglio perché lo scatto definitivo è già nella mia testa. 

– Quali sono i tuoi riferimenti artistici e culturali? C’è un fotografo, un regista o un attore che ti ha ispirato o influenzato nel tuo percorso? 

– Spesso mi accostano a David LaChapelle, forse per la quantità di colori che utilizzo nelle foto. Sicuramente, a livello inconscio, ha avuto una grande influenza su di me, ma non ho mai pensato a lui quando ho iniziato il progetto. Sono cresciuto con i film di Stanlio e Ollio e Charlie Chaplin. Ricordo che da bambino rimanevo impressionato dalla quantità di incidenti che capitavano ai personaggi dei loro film. Cadevano, sbattevano, ma poi si rimettevano subito in piedi come fossero pupazzi di gomma, incredibile! Questo sicuramente ha avuto un’influenza maggiore sulle mie scelte artistiche. E poi ci sono due sitcom alle quali sono davvero legato per via delle strepitose attrici comiche che le interpretavano: Laverne & Shirley e Absolutely Fabulous. La prima è una sitcom degli anni ’70, l’altra, anni ’90. Anche lì, tra cadute e porte sbattute in faccia penso di non aver mai riso tanto. SOBRIA, la foto della Fiat 500 gialla, forse la più iconica del mio progetto, è un chiaro omaggio alla scena di una puntata di Absolutely Fabulous, in cui una delle due protagoniste, alla guida di un’auto in stato di ebrezza, viene fermata da un agente di polizia, che aprendo la portiera per il controllo della patente, la vede rotolare giù come fosse un sacco di patate. Se non conosci questa serie, ti consiglio di recuperarla il prima possibile. 

– Come hai sviluppato il tuo stile fotografico, che mescola tragedia e ironia, realismo e finzione, bellezza e rovina? 

– È la vita stessa che mi ha portato a sviluppare questi aspetti. Non ho mai pensato razionalmente ad essi come canali giusti da seguire per esprimermi. Tutti gli “ingredienti” che hai appena elencato mi riguardano personalmente nel quotidiano, mi viene quindi naturale metterli nel progetto. Sono convinto che esista sempre un lato ironico nella tragedia, basta farlo uscire fuori. Cosa che spesso non facciamo per pudore della tragedia stessa, come a dire: è immorale e fuori luogo farci una risata di fronte a un fatto tragico. Ma è proprio quello il punto, riuscire a sdrammatizzare nei momenti peggiori della nostra vita, ridere di noi stessi. Certo, l’ironia è cosa sconosciuta a molti. Quella, o la possiedi o non credo tu la possa mai acquisire. 

– Quali sono le sfide e le opportunità di usare attori professionisti nelle tue opere, invece di manichini o modelli? 

– Il mio progetto ha avuto molto successo proprio grazie al fatto io abbia usato esseri umani anziché manichini. La gente, per essere “schiaffeggiata”, deve identificarsi nei personaggi delle mie foto, e questo non accadrebbe se utilizzassi bambole di pezza. Dopo una giornata di shooting, lo scatto definitivo, quello che reputo migliore, è sempre uno degli ultimi, perché dopo diverse ore passate in quelle posizioni, il corpo dei modelli è stremato dalla stanchezza, e questo arriva dritto come un pugno nello stomaco quando guardi la foto. Si avverte subito. Per lo stesso motivo nascondo il loro volto. Non avere tratti somatici visibili, come punto di riferimento, permette di identificarti maggiormente. 

– Come ti rapporti con il tema della caduta, che è centrale nel tuo progetto IN EXTREMIS? C’è un’esperienza personale che ti ha ispirato o segnato in questo senso? 

– Si, pochi mesi prima di iniziare il progetto sono stato vittima di una brutta caduta in bici e stavo, guarda caso, attraversando uno dei momenti peggiori della mia vita. La cosa che mi inquietò molto di quell’incidente fu l’oggetto che avevo in mano, una barretta proteica, che anziché lasciare andare per tentare, quantomeno, di attutire il colpo, ho tenuto stretta per tutto il tempo. Pochi mesi dopo un mio amico si è rotto una gamba tra gli scogli al mare per salvare lo smartphone che gli stava scivolando dalle mani. A quel punto mi son detto: abbiamo un problema serio con i “beni” materiali, che pensiamo di possedere, ma che in realtà controllano le nostre vite. Ho voluto quindi mostrare anche quest’aspetto nel progetto. In quasi tutte le mie foto, infatti, i modelli tengono in mano un oggetto che non lasciano andare durante lo “schianto”, proprio per sottolinearne l’attaccamento tossico e ossessivo. 

– Come scegli i temi e le storie che vuoi raccontare con le tue fotografie? C’è un processo creativo che segui o ti lasci guidare dall’istinto e dall’ispirazione? 

– Nella maggior parte dei casi, prendo semplicemente spunto dalla vita di tutti i giorni. Mi piace osservare la gente, vedere come gesticola, come parla, come si veste e quello che fa. Intuire le loro nevrosi e le loro ossessioni, per poi esasperarle a modo mio. Raramente racconto storie che non conosco da vicino o che non ho vissuto personalmente.

Credit: La Pecorina
– Come vedi il ruolo del fotografo nella società̀ contemporanea, che è dominata dalle immagini digitali e dai social media? Qual è il tuo rapporto con queste piattaforme e con il tuo pubblico online? 

– I social network sono diventati vetrine nel mondo, per tutti. Anche il mio progetto è nato dieci anni fa su Instagram e da lì è esploso ovunque. È l’uso che ne facciamo di questi social che fa la differenza. Oramai, chiunque può improvvisarsi fotografo, me compreso. Ho fatto l’attore per vent’anni e pochi mesi dopo aver smesso è nato IN EXTREMIS, che ho iniziato con il mio vecchio iPhone 5, tra l’altro, per poi passare alle vere macchine fotografiche, ma non ho mai studiato fotografia. Posso dire di avere avuto una buona idea e che forse ho realizzato nel modo giusto. Ma l’idea è alla base di tutto. Il mezzo che utilizzi per realizzarla passa in secondo piano quando essa è vincente. 

– Quali sono i tuoi sogni e le tue aspirazioni come artista? C’è un progetto che vorresti realizzare ma che non hai ancora avuto l’occasione di fare? 

– Mi piacerebbe realizzare IN EXTREMIS con le celebrities. È già da un po’ di anni che ho in mente l’idea di un libro fotografico che racchiuda, attraverso le mie foto e i loro racconti, la personale esperienza con le cadute interiori. Scivolare o inciampare e cadere a terra, piuttosto che sbattere la faccia contro una porta a vetri, azzera di colpo il tuo stato sociale. Quando cadiamo siamo tutti uguali: goffi e inermi. Ecco, sarebbe bello scoprire le loro vulnerabilità e giocare insieme a renderle colorate e ironiche. 

– Mi propongo come modello per un tuo prossimo lavoro, cosa ne pensi?

– Per me va bene. Dipende solo da che rapporto hai con la tua cervicale 

– Grazie veramente tanto per averci fatto entrare nel tuo mondo.

– Grazie a te per avermi dato l’opportunità.

www.sandrogiordanoinextremis.it

Instagram: -remmidemmi.    Facebook: Sandro Giordano Remmidemmi

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Sbircia la Notizia Magazine è una testata giornalistica di informazione online a 360 gradi, sempre a portata di click! Per info, segnalazioni e collaborazioni, contattaci scrivendo a info@sbircialanotizia.it

Interviste

Intervista esclusiva a Anthony Peth, il padrone di casa di...

Published

on

Ritorno in tv per Anthony Peth, padrone di casa dal 25 aprile di Vip4Padel, il nuovo talent show di Sportitalia in onda, ogni giovedì sera, alle 20.30. Assente dagli schermi da circa un anno, durante il quale si è dedicato alla stesura della sua biografia, il conduttore sardo è pronto a prendere il timone del suo primo programma sportivo, nato da un’idea di Fabio Lauricella e con la regia di Mario Maellaro. Un’esperienza del tutto nuova, della quale ci ha parlato in questa intervista, dove ci ha svelato un altro suo prossimo progetto.

A cura di Roberto Mallò

Anthony, parliamo di Vip4Padel, il programma che attualmente la rivede nelle vesti di conduttore. Di che cosa si tratta?

Vip4Padel è il primo talent sportivo che andrà in onda in tv, in prima serata su Sportitalia. E’ un vero e proprio campionato sportivo di padel, che è lo sport del momento, come ben sappiamo. Dopo la pandemia c’è stata davvero l’esplosione di questa disciplina, che ormai appassiona diverse persone. E il programma televisivo che abbiamo messo in scena vuole essere, appunto, un momento di spensieratezza per chi ci segue da casa”. 

Com’è strutturato?

“In ogni puntata ci sono due personaggi famosi che si sfidano l’un l’altro. Ciascuna partita di padel prevede però che ci siano due componenti per squadra; quindi, ogni vip è affiancato da un suo fan. Abbiamo scelto personaggi, in accordo con la produzione, che appartengono al mondo dello spettacolo e della televisione, alcuni dei quali hanno deciso di cimentarsi per la prima volta in questo sport. Per citarne uno la ‘iena’ Filippo Roma. Pensava che sarebbe stato del tutto impacciato, ma alla fine ha scoperto la sua passione per il padel. Ci sono poi Garrison Rochelle, Amedeo Goria, Milena Miconi, Matilde Brandi, dalla radio Lucilla Agosti e Sabrina Bambi di R101, il comico di Zelig Fabio Di Dario, passando per tanti altri personaggi che sveleremo nel corso delle varie settimane”.

Un cast scelto accuratamente, immagino…

“Assolutamente sì. Si voleva dare un impatto televisivo con un’idea nuova e vincente che portasse in scena tutte le professioni artistiche: dalla danza al canto, fino ad arrivare al giornalismo. Volevamo aprirci a diversi tipi di pubblico, facendo in modo che tutti potessero seguire i loro beniamini”.

Si tratta però di un vero e proprio torneo sportivo, giusto?

“Certo, al termine del campionato olimpionico, che prevede le tre finali e la finalissima, ci sarà l’elezione della squadra vincitrice di questa prima edizione. Non avremo uno studio, ma saremo dentro un campo di padel vicino a Bergamo. Il format è stato, infatti,girato interamente presso l’Academy Manenti & Malgaroli e patrocinato dal Comune di Brusaporto e dal Comitato Italiano Fair Play”.

Arriviamo a lei. Perché è stato scelto come conduttore?

“La scelta è arrivata subito dopo la decisione di lasciare, dopo diversi anni, la conduzione di Chef in Campo. Sento sempre la necessità di cambiare, dopo aver portato avanti i programmi per diverse stagioni. In precedenza, avevo fatto lo stesso con Gustibus, in onda su La7. Non so se agisco così un po’ per incoscienza, che fa parte del mio carattere, o per la voglia di fare un salto nel buio. Tuttavia, anche per quanto riguarda Chef in Campo ho mollato una trasmissione certa, senza sapere che cosa mi avrebbe riservato il futuro. E proprio in seguito all’annuncio del mio addio, è arrivata la proposta di Vip4Padel. Con la N&M Management, la casa di produzione di Mariaraffaella Napolitano,avevo già condotto su La5 il programma Trend, affiancato da Silvana Giacobini, e sono stato contattato per sapere se me ne intendessi o meno di padel. Ho voluto essere sincero e ho ammesso di conoscerlo poco. Con un po’ di ironia e diverse battute che ho lanciato in quella telefonata, la sincerità mi ha premiato. Non a caso, mi hanno detto: ‘Guarda, se tu lo presenti con questa ironia è perfetto. Vogliamo che ci sia anche quella, per fare un programma leggero e frizzante’. E infatti così è successo…

Ah sì? Quindi è un programma dove si sorride?

“Posso anticiparle che nel campo mi succede un po’ di tutto. Non riesco a lanciare bene la racchetta, le palline mi arrivano addosso. Sono sicuro che vi divertirete, perché mi identifico nella ‘macchietta’ di Vip4Padel, anche se alla fine sono il conduttore. Non metto mai da parte il fatto che si tratta comunque di un concorso sportivo vero e proprio. Ci saranno due vincitori assoluti e il ‘senso di ironia’ non metterà mai da parte la professionalità e il rigore della gara stessa. Tutti gli artisti che hanno partecipato alle registrazioni sono andati via contenti; mi hanno riempito di messaggi mentre tornavano nelle loro case per dirmi che si erano divertiti. Tutti mi hanno ringraziato per questa possibilità che ho dato loro”.

Ha ammesso che non conosceva il padel, prima di arrivare alla conduzione del talent. Adesso si sente un po’ più preparato?

“Si, è stata la giusta occasione per immergermi in quel mondo. Tra l’altro, non avevo mai fatto nemmeno la conduzione di un programma sportivo. All’interno di Vip4Padel ci sarà tanta telecronaca e cambierà il mio modo di presentare: al di là dell’ironia, che ha sempre fatto parte di me, non farò sentire il mio accento sardo, mio tratto distintivo, perché si tratta di un programma sportivo che ha bisogno di una certa dialettica, di dizione. Tecnica che ho studiato seriamente, ma che nelle mie trasmissioni precedenti non avevo avuto ancora modo di sperimentare”. 

E’ curioso dei feedback che riceverà dal pubblico riguardo questa sua nuova avventura?

“Sì. Come ho già detto, è la prima volta in assoluto che presento un programma sportivo. Ho sempre condotto programmi di cucina, seppur diversi l’uno dall’altro e in tante reti televisive nazionali, e mi sono creato una zona di comfort. Sono quindi curioso di sapere come il pubblico reagirà, sia per ciò che concerne gli ascolti, sia per leggere i feedback e le eventualicritiche, che non mancano mai. A volte vieni criticato anche senza che ti diano modo di dimostrare ciò che sai fare, ma fa parte del gioco. E sono pronto anche a questo”.

Dunque, data la nuova esperienza positiva, non ha nessun rimpianto ad aver lasciato Chef in Campo?

“No, perché è nata un’altra opportunità entusiasmante. Inizialmente, quando ho dato le mie dimissioni da Chef in Campo, la squadra di autori non mi ha preso molto sul serio. Quando hanno capito che non stavo scherzando, mi hanno chiesto come mai volessi lasciare la trasmissione. Anche in quel caso, sono stato sincero: ho detto loro che, dopo tante puntate, non avevo più stimoli nel ripetere sempre le stesse cose. E così, lavorando insieme, abbiamo scelto di metterci in moto per una sorta di spin off di Chef in Campo, incentrato sul mondo dei dolci, che si intitola appunto Dolci in Campo. La messa in onda, al momento, è prevista per la prima serata, sempre su AlmaTv, in uno studio nuovo e innovato. I personaggi famosi del mondo dello spettacolo saranno chiamati a cimentarsi nella preparazione del dolce dell’infanzia, che darà loro l’occasione di raccontarsi, proprio come avveniva nel programma madre con la ricetta del cuore. Scopriremo così aneddoti dal passato di tutti gli artisti che seguiamo in tv. E ci saranno ancora l’esperto di vini Matteo Carreri , la cake creator Manuela Romiti e Terry Alaimo, che farà l’oroscopo dei dolci. E Vittorio Cesarini, dal centro di Roma al  Colosseo, preparerà per ogni personaggio un aperitivo. Un percorso nuovo, attraverso i sentieri del gusto, che affronto piacevolmente, anche perché adoro i dolci”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Continue Reading

Interviste

Riflessi artistici: il percorso luminoso di Lorenzo Balducci

Published

on

A cura di Pierluigi Panciroli

Lorenzo Balducci inizia il suo viaggio nell’arte all’età di quattordici anni immergendosi negli studi di recitazione. Il palcoscenico diventa la sua casa nel 2001, quando, in perfetta armonia con l’attrice Myriam Catania, emerge come protagonista nella raffinata opera teatrale “Romeo e Giulietta” di Claudio Boccaccini. Tuttavia è sul grande schermo che la sua presenza si consolida, facendo il suo debutto con il film “I cavalieri che fecero l’impresa” (2001) diretto da Pupi Avati, seguito da “Il cuore altrove” (2003).

La sua carriera si snoda tra gli schermi del cinema e della televisione, con incursioni nel mondo della musica nel 2002 quando appare nel video musicale della canzone “Telecomando” di Matteo Bassi. Le serie televisive come “Giorni da Leone” (2002), “Il Papa buono” (2003) e “48 ore” (2006) mettono in risalto il suo talento sotto la guida di registi del calibro di Francesco Barilli e Ricky Tognazzi.

Il mondo del cinema celebra la sua espressione artistica attraverso una vasta selezione di pellicole, incluse opere come “Ma che colpa abbiamo noi” (2003), “Tre metri sopra il cielo” (2004) e “Gas” (2005). Nel 2007, si distingue per una stagione cinematografica ricca di titoli come “Last Minute Marocco,” “I testimoni,” e “Il sole nero.” Il 2009 segna il ritorno di Balducci sul grande schermo con tre film che evidenziano la sua ecletticità artistica.

Il suo percorso in “Due vite per caso”, “Io, Don Giovanni” e “Ce n’è per tutti” lo mette in mostra, come interprete di primaria importanza.

Oltre alle sue gesta cinematografiche, Lorenzo si immerge nelle acque internazionali, dando vita a opere come “31 días” (girato in Messico) e “Stella cadente – Estel fugaç” (film in costume spagnolo). La sua incursione nella regia si materializza nel 2022, con il videoclip del singolo “Per dirsi mai” della violinista elettro-pop H.E.R.

Il suo impegno sul fronte LGBTQ+ emerge con chiarezza. Il 2012 segna il suo coming out durante un’intervista a Il Venerdì di Repubblica, e da allora, Lorenzo diventa un assertivo sostenitore dei diritti gay. Nel 2015 appare come giudice al Torino Gay & Lesbian Film Festival, unendo la sua voce a un coro di cambiamento. Nel 2023, la sua partecipazione ai Florence Queer Festival è ulteriore testimonianza del suo costante impegno nel sostegno della comunità LGBTQ+.

La sua carriera continua a brillare, spaziando dalla televisione con serie come “Solo per amore” (2015) e “Medici: Masters of Florence” (2016), all’internazionalità cinematografica con “In Search of Fellini” (2017). Nel 2024, mentre naviga nelle acque della terza stagione di “Doc – Nelle tue mani,” ha iniziato in marzo a portare in scena il suo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità.”

La vita di Lorenzo Balducci è una narrazione di successi artistici e impegno sociale, unendo il suo talento alle sfide della sua epoca.

Qual è stata la tua prima esperienza nell’arte e come hai deciso di intraprendere la recitazione?

La mia prima esperienza nel mondo dell’arte è stata un corso di recitazione che ho fatto a 14 anni, per tre anni. Da bambino giocavo spesso da solo o con amici inventando storie, interpretando personaggi di mondi fantastici, realizzando video con la telecamera dei miei genitori. Sentivo che volevo esprimermi attraverso la recitazione, malgrado la mia timidezza. Spesso le storie che raccontavo rappresentavano un universo fantasy, l’arte era pura fantasia ai miei occhi. A 14 anni sapevo di voler diventare un attore e mia madre mi ha consigliato di frequentare un laboratorio teatrale. Era l’inizio di tutto. Lì ebbi la conferma: recitare mi rendeva felice.

Puoi raccontarci la tua esperienza nel debutto teatrale con “Romeo e Giulietta” nel 2001 e come ha influenzato la tua carriera? 

È stato il mio primo vero lavoro teatrale, ho un bellissimo ricordo del lavoro fatto con Claudio e Miriam, avevo 19 anni e mi sembrava di vivere un’esperienza più grande di me, come se non fossi all’altezza. Ma è stato bellissimo, ricordo che provavo un forte affetto verso tutto il cast, li consideravo una famiglia in quel momento, mi sentivo protetto. Partecipare a quel progetto mi ha fatto sentire più adulto per la prima volta.

Come è stato il tuo debutto cinematografico con “I cavalieri che fecero l’impresa” nel 2001, e come hai affrontato questa transizione dal teatro al grande schermo?

È stata un’esperienza molto breve, un giorno di set, ero totalmente affascinato dalla “macchina” del cinema. Vedere come funzionava un set, ammirare Pupi Avati all’opera, ero terrorizzato, felice, era quello che avevo sempre desiderato, io volevo fare cinema, lavorare davanti alla macchina da presa. La transizione da teatro a cinema è solo questione di tecnica, l’essenza del lavoro di ricerca della verità rimane la stessa.

Hai lavorato con registi rinomati come Carlo verdone, Alessandro Aronadio, e Gianluca Maria Tavarelli. Qual è stata la tua esperienza lavorando con queste figure di spicco?  

Sono registi che ammiro e che hanno segnato il mio percorso. Alessandro Aronadio è anche un amico e interpretare il protagonista della sua opera prima è stata un’esperienza unica, che ripeterei mille volte. Lavorare con Verdone un vero onore, vederlo in azione come regista è meraviglioso, ero affascinato dalla sua serietà e precisione assoluta in tutto quello che faceva. Tavarelli è un grandissimo regista, simpaticissimo, e mi ha diretto in uno dei progetti a cui sono più legato, “Le cose che restano”. Non dimenticherò mai quel set, quel personaggio, quella troupe.

Tra le numerose pellicole in cui hai recitato, c’è un film o una serie TV che ritieni abbia avuto un impatto particolare sulla tua crescita artistica?

Se dovessi scegliere tra le più importanti direi “Gas”, l’opera prima di Luciano Melchionna, che è stato il mio primo film da protagonista. Avevo 21 anni e affrontavo un personaggio fortemente drammatico, al centro di una vera e propria tragedia. Sentivo di essere davvero grato per l’esperienza di lavoro che stavo vivendo, era la mia prima vera completa esperienza artistica, esattamente come la desideravo. Luciano Melchionna, con cui poi ho lavorato in seguito a teatro, è stato bravissimo nel dirigere tutti noi attori del cast. Si era formata di nuovo una grande famiglia.

Come hai affrontato il ritorno sul grande schermo nel 2009 con tre film e quali sfide hai dovuto superare in questo periodo della tua carriera? 

Quello è stato probabilmente l’anno più intenso dal punto di vista lavorativo. Tre progetti che ho amato, tre personaggi a cui sono molto affezionati, tre storie drammatiche. Essendo una persona tendenzialmente iperattiva mi piace l’idea di dovermi districare tra mille impegni. È stato un periodo molto bello, forse l’apice di una prima parte della mia carriera. Le difficoltà, gli ostacoli, li ho vissuti più in seguito, scoprendo però un’altra parte di me, come persona e come artista. Dal 2012, per 8 anni, ho lavorato spessissimo come cameriere, mentre continuavo a fare l’attore, ma con meno frequenza. È stata l’esperienza più formativa della mia vita.

Hai sperimentato l’ambito internazionale con opere come “31 días” e “Stella cadente – Estel fugaç”. Qual è stata la tua prospettiva e sfida nell’approcciarti a progetti internazionali?

Viaggiare lavorando è il sogno più grande. Io amo la Spagna, amo la lingua spagnola. Recitare in spagnolo per me è stato un sogno, conoscere Carlos Saura sul set di “Io, Don Giovanni” mi ha insegnato tantissimo. Il set di Stella Cadente è stato meraviglioso, recitavo in castigliano mentre quasi tutto il cast recitava in catalano. “31 Dìas “è stato girato in Messico. Lavorare immerso nella cultura messicana è stato un sogno. Il film era una commedia romantica dallo stile americano, sentivo che quando sei all’estero il tuo corpo e la tua mente ti chiedono di più, perché desideri essere all’altezza della situazione, e questo mi regala una dose di energia maggiore nel lavoro.

Il tuo impegno nel supporto della comunità LGBTQ+ è evidente. Come ha influenzato la tua carriera e quali sono le sfide che hai affrontato nel diventare un assertivo sostenitore dei diritti gay?

Ha sicuramente influenzato la mia vita perché da quando ho fatto coming out pubblicamente mi sono sentito libero, trasparente, senza filtri, e questo ha aiutato il mio lavoro, le mie scelte lavorative, ma soprattutto la mia vita. Mi sono sempre sentito un sostenitore della mia comunità, penso che sia fondamentale metterci la faccia, ognuno a modo suo, ma non tirarsi indietro, e continuare ogni singolo giorno quello che si celebra e manifesta durante il Gay Pride.

Come hai affrontato la terza stagione di “Doc – Nelle tue mani” e cosa possiamo aspettarci dal tuo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità”? 

Il set di Doc è stata un’esperienza breve ma molto intensa. Non è facilissimo entrare in un contesto così collaudato da anni e cercare di dare il meglio delle proprie possibilità nell’arco di pochissimo tempo. Ho molto amato il lavoro dinamico della regia. Hai l’impressione di essere su una montagna russa che non si ferma mai, è davvero stimolante. Ed è sicuramente emozionante ritrovarsi circondato da un cast stellare, ho davvero un bel ricordo. Per quanto riguarda E.G.O., abbiamo debuttato il primo Marzo a Modena per poi proseguire tra Nord e Sud. E’il terzo progetto teatrale a cui partecipo con Mariano Lamberti e Riccardo Pechini che sono gli autori del testo. Questa volta il tema è la morte, in chiave comica, ma soprattutto tutte quelle cose si fanno in vita per esorcizzarla. È un monologo spietato, divertente, che offre diversi spunti di riflessione.

Come bilanci il successo artistico con il tuo impegno sociale? Quali sono le tue aspirazioni future nella tua carriera e nell’attivismo? 

Per me l’unica forma di successo è la fortuna di poter fare nella vita ciò che si ama. Oggi ho la fortuna di vivere la vita che desidero nel campo artistico. Desidero poter scrivere per il teatro, perché non l’ho mai fatto prima. Mi piacerebbe portare i personaggi a cui do vita sui social, su un palcoscenico. Per quanto riguarda l’attivismo, non mi sono mai sentito veramente un attivista, ma come dicevamo prima un sostenitore della comunità LGBTQIA+, e lo sarò sempre.

La tua presenza nei social è molto attiva. Come gestisci il bilanciamento tra la tua vita online e offline?

Sicuramente l’uso dei social crea dipendenza, chi più chi meno. Se poi i social diventano il tuo lavoro il rischio di quella dipendenza diventa maggiore. Di base uso i social per raccontare il mondo di personaggi surreali, quella è la mia priorità, la vita privata è poco presente sul mio Instagram. Lo preferisco. Mi è capitato di condividere momenti della mia vita sui social o attraverso delle interviste, ma sono delle scelte precise, che nascono dal piacere o il bisogno di condividere qualcosa di personale.

Quali sono i tuoi obiettivi e le tue motivazioni sul fatto di interagire sulle piattaforme social? Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere? 

L’obiettivo principale è sprigionare la mia creatività, poter raccontare il mio mondo a modo mio, senza alcun compromesso. Questa è una grande libertà, essere coerenti con la propria cifra artistica. Non c’è un messaggio preciso che voglio trasmettere, non amo i messaggi in realtà. Preferisco le suggestioni, gli spunti di riflessione, o più semplicemente scioccare il pubblico. Ma con un senso, mai in un modo fine a sé stesso.

Grazie per questa intervista. Quale può essere il tuo “slogan”?

Grazie a te. Non credo di avere un vero e proprio slogan. Da piccolo ho sentito dire tante volte “la libertà è il rispetto delle regole”. E io dicevo sempre di no, ero contrario alle regole. Col tempo ho trasgredito troppo a queste regole, danneggiando me stesso e a volte gli altri. Oggi vorrei imparare a rispettarle di più.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Continue Reading

Interviste

Intervista esclusiva a Sofia Viola: «Pozzuoli, il...

Published

on

Nel panorama dei concorsi di bellezza italiani, emergono storie di giovani donne che sognano di lasciare il segno. Sofia Viola, Miss Campania 2023, incarna il perfetto equilibrio tra grazia, determinazione e semplicità. Nata a Pozzuoli, la città che ha dato i natali alla leggendaria Sophia Loren, Sofia porta avanti la tradizione di bellezza e talento che sembra scorrere nelle vene di questa terra fertile. Alta 180 centimetri, con occhi che ricordano le profondità del mare e un sorriso che illumina, Sofia si è distinta non solo per il suo aspetto fisico ma anche per il suo spirito resiliente e la sua aspirazione a diventare attrice.

La nostra intervista esclusiva

Scopriamo insieme chi è Sofia Viola, attraverso le sue parole, i suoi sogni e le sue aspirazioni, in un viaggio che va ben oltre la corona di Miss Campania.

Sofia, in che modo Sophia Loren e la tua provenienza da Pozzuoli hanno influito sulla tua esperienza nel mondo dello spettacolo e nella percezione pubblica di te?

“Sophia Loren rappresenta un emblema di talento e successo che ha superato i confini della nostra amata Pozzuoli, raggiungendo il cuore di un pubblico globale… La sua ascesa da una località di provincia a star di fama mondiale è ben nota. Non posso negare che la mia appartenenza a Pozzuoli e le inevitabili comparazioni con Sophia Loren durante la finale di Miss Italia a Salsomaggiore, abbiano suscitato un certo orgoglio. Queste somiglianze, soprattutto negli sguardi e negli atteggiamenti, mi lusingano e mi sorprendono, considerando l’assenza di legami di parentela. La mia città natale, con le sue storie di successo e le sue icone culturali, mi ha sicuramente influenzata, offrendomi esempi di come si possa emergere partendo da umili origini.”

Dopo il tuo trionfo come Miss Campania, hai espresso sorpresa e gioia per la vittoria. Quali sono stati i primi pensieri e le prime emozioni che hai provato nel momento in cui sei stata annunciata vincitrice?

“Nel momento in cui l’attrice Fioretta Mari annunciò il mio nome come vincitrice MISS CAMPANIA, ho avuto un mix di emozioni: non saprei identificarle una ad una, perché sono stati momenti unici, momenti di gloria, tremavo, ridevo, non credevo in quel momento che avesse chiamato me come vincitrice MISS CAMPANIA 2023. Per quanto riguarda i miei primi pensieri, sono andati alla mia bellissima famiglia, che mi ha sostenuto in un percorso così bello, perché questo concorso non va visto come il solito banale concorso di bellezza ma bensì un concorso formativo, sia personale che professionale.”

Hai dedicato la tua vittoria ai tuoi genitori, che ti hanno iscritta al concorso a tua insaputa. Come descriveresti il loro ruolo nel tuo sviluppo personale e professionale? Ci sono stati momenti specifici in cui il loro supporto è stato cruciale per te?

“La figura dei miei genitori è sempre stata una figura molto importante in tutta la mia giovane vita, sia per le esperienze lavorative come Miss Italia e sia a livello scolastico. Per me la famiglia è un punto di riferimento che mi ha trasmesso valori che porterò sempre con me e cercherò di fare allo stesso modo con i miei figli, qualora li avessi. Momenti specifici non ci sono mai stati perché loro fanno parte in ogni mio singolo momento bello e brutto che sia.”

Il tuo obiettivo di diventare attrice richiede dedizione e studio. Puoi condividere con noi quali sono stati i momenti più formativi o le sfide che hai incontrato finora nel tuo percorso di recitazione?

“Dici bene Junior, il mio obiettivo è quello di diventare un’attrice. Una vera e propria formazione non l’ho mai avuta, c’è da dire che dopo la fascia di Miss Campania, mi sto dedicando a formarmi a livello di dizione e di interpretazione. Di progetti ce ne sono veramente tanti, non sto qui a spoilerare i miei prossimi impegni però ne riparleremo sicuramente a tempo debito.”

Parlando di semplicità come tuo punto di forza, come mantieni questo equilibrio nella vita quotidiana, soprattutto in un ambiente spesso percepito come orientato all’apparenza, come quello dei concorsi di bellezza e del cinema?

“Ti sbagli, forse l’apparire è un termine comune della nostra società ma sicuramente non è quello che ho riscontrato nel concorso di Miss Italia, anzi potrebbe essere una banalità o una frase di circostanza ma la bellezza è sicuramente un punto di forza e di inizio, però non basta: bisogna avere tanto altro, come saper recitare, cantare, ballare…”

La tua visione della sconfitta come opportunità di crescita è molto matura. Potresti raccontarci di un momento specifico in cui una sconfitta ti ha portato a un successo o a una lezione importante?

“La mia visione della sconfitta non c’è, Junior. Nella vita una sconfitta va affrontata più forte di prima, una sconfitta non ti può bloccare, non può fermare un tuo sogno… anzi, quella sconfitta deve essere un punto di forza e di crescita sia professionale che personale.”

La guerra è la tua più grande paura, un sentimento purtroppo condiviso da molti. In che modo credi che il tuo ruolo pubblico possa contribuire a diffondere messaggi di pace e speranza, soprattutto tra i giovani?

“La guerra, noi giovani l’abbiamo sempre studiata sui libri, ma mai vissuta così vicino e così in tempo reale. Junior, la guerra, credo che comunque spaventi un po tutti, piccoli, giovani, adulti e anziani. Penso anche in te smuova delle paure, con il nostro ruolo possiamo aiutare a diffondere un po’ di pace, più che pace di dare segni positivi in un momento di crisi. Ma in realtà non solo io da personaggio pubblico, e te da giornalista, ma un po’ tutti possiamo diffondere la parola pace e non solo… a partire dai personaggi più influenti a quelli meno influenti, oggi abbiamo i social, quindi è un buon canale per poter trasmettere una giusta parola: PACE.”

Il tuo approccio alla moda riflette una grande attenzione alle tendenze pur mantenendo un occhio al budget. Come descriveresti il tuo stile personale e quale pezzo del tuo guardaroba pensi che rappresenti meglio la tua personalità e perché?

“Il mio stile è semplicemente quello di una ragazza di vent’anni attenta alle tendenze e al portafoglio (ride, ndr). Rispecchia sicuramente la mia personalità, tendenzialmente sono portata più ad una moda semplice e raffinata. La semplicità è l’arma più potente di ogni donna…”

C’è un regista o un film in particolare che ti ha ispirato a intraprendere il cammino nel mondo del cinema?

“Ambire ad entrare nel mondo del cinema è un sogno, è il mio motto è sempre stato se posso sognarlo posso farcela. Registi te ne potrei elencare almeno cinque se non di più, ognuno per un motivo ben specifico… Come già sai lavorare con i più grandi registi è un sogno di tutte le grandi attrici, quindi Junior non faccio nomi nel caso in cui uno di questi possa leggere la tua intervista, e giocarmi un grande ruolo perché non l’ho elencato nelle mie grandi preferenze (ride, ndr).”

Crescendo a Pozzuoli, come hai vissuto l’impatto della cultura e delle tradizioni locali sulla tua identità e sulle tue aspirazioni?

“Sono una ragazza di provincia con le proprie tradizioni sia familiari che locali: mi piacciono, le rispetto e le divulgo.”

Con la tua partecipazione a Miss Italia, hai avuto l’opportunità di incontrare molte altre giovani donne con sogni simili ai tuoi. C’è stata un’amicizia o un incontro che ti ha particolarmente colpita o influenzata durante il concorso?

“Potrei essere banale ma nel concorso di Miss Italia non ho trovato competizione sporca, anche se potresti non crederci. Li ho incontrato diverse realtà e da buona napoletana, ho creato gruppo. Siamo 40 finaliste, tutte con un sogno. Miss Italia, ci ha dato l’opportunità di confrontarci e maturare… Ho legato sì, con tutte, ma ho nel cuore una decina di ragaze che ancora oggi sento.”

Infine, guardando al futuro, oltre alla recitazione, ci sono altri ambiti o cause sociali che ti appassionano e per i quali desideri impegnarti attivamente?

“Il futuro?? Viviamo in una società che noi giovani non possiamo fare pronostici, sicuramente la mia prima ambizione e recitazione, poi in un secondo momento potrei affacciarmi nell’ambito giornalistico, e dulcis in fundo, nel salutarti, spero che tra qualche anno avrò una tua nuova intervista da attrice.”

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Continue Reading

Ultime notizie

Politica2 ore ago

Vannacci: “Mussolini statista come Cavour e Stalin....

Le parole del generale, intervistato da 'La Stampa' "Mussolini è uno statista come lo sono stati anche Cavour, Stalin e...

Ultima ora2 ore ago

Terremoto in Toscana, sciame sismico tra Firenze e Prato

Il presidente della Regione Giani: "Registrate circa 50 scosse di lieve entità, in corso monitoraggio" Terremoto oggi in Toscana, con...

Ultima ora2 ore ago

Navalny, “per 007 Usa Putin non ordinò la morte”

La conclusione a cui è arrivata l'intelligence americana secondo quanto riferisce il Wall Street Journal. Scettiche sull'estraneità del presidente russo...

Spettacolo3 ore ago

Gianna Nannini, la rocker nell’anima sbarca su...

Solo il 2 maggio sapremo perché, Gianna Nannini, la rocker italiana più apprezzata non solo qua in Italia ma anche...

Esteri3 ore ago

Hamas: “Ricevuta risposta Israele a proposta su...

Dopo più di sei mesi di guerra, i negoziati rimangono ancora in una fase di stallo Hamas ha ricevuto la...

Ultima ora4 ore ago

Terremoto Campi Flegrei, scossa magnitudo 3.9 tra Bacoli e...

La scossa alle 5.44 di oggi. Il sindaco di Bacoli: "Invito alla calma, dobbiamo imparare a conviverci" Una scossa di...

Ultima ora4 ore ago

Scadenze Tari 2024, quanto si paga? Ipotesi proroga per le...

Potrebbero essere fissate entro il 30 giugno e non entro il 30 aprile Solitamente la scadenza per fissare le tariffe...

Ultima ora4 ore ago

L’Imu sulla prima casa si paga, ecco quando

Alcune categorie di abitazione non sono esentate Non si è tenuti al pagamento dell'Imu sulla prima casa, a patto che...

Ultima ora11 ore ago

Israele a Egitto: “Accordo a breve o operazione a...

Tel Aviv non vuole accettare che i negoziati vengano trascinati troppo Questo è l'ultimo momento utile per un accordo per...

Ultima ora11 ore ago

Ucraina, dagli Usa altre armi per 6 miliardi: nel pacchetto...

L'annuncio del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin Gli Stati Uniti mandano altre armi all'Ucraina per la guerra contro la...

Politica11 ore ago

Europee, Fratelli d’Italia aspetta Meloni a Pescara:...

Sul territorio c'è chi si porta avanti con 'santini' elettorali che la indicano capolista. Lei da Roma annuncia: "Il Papa...

Sport12 ore ago

Frosinone-Salernitana 3-0, ciociari vincono dopo 3 mesi e...

Il Frosinone lascia la zona retrocessione Il Frosinone batte la Salernitana 3-0 nel match in calendario oggi per la 34esima...

Cronaca13 ore ago

SuperEnalotto, estrazione oggi 26 aprile: i numeri vincenti

Nessun 6 né 5+1 Nessun '6' né '5+1' all'estrazione del Superenalotto di oggi. Centrati quattro '5' che vincono 46.784,22 euro...

Politica14 ore ago

Scurati, l’attacco con gaffe: scuse al Tg1

Mollicone (Fdi): "Chieda scusa anche ai milioni di italiani che ha oltraggiato definendoli vecchi e ignoranti" Antonio Scurati ancora al...

Politica14 ore ago

Crosetto: “Difesa comune europea? Avanti con il...

"Diecimila proiettili cadono ogni giorno sull'Ucraina, la guerra si vince con i numeri non con la ragione" "Avere una difesa...

Salute e Benessere15 ore ago

Sanità, Siaarti: ‘anestesisti merce rara ma serve...

Giarratano, 'contrari a formare specializzandi rianimatori, medici d'urgenza e chirurghi in ospedali periferici fuori rete formativa' "Anestesisti, rianimatori, medici d'urgenza...

Salute e Benessere15 ore ago

I nani superlongevi dell’Ecuador hanno il cuore...

Nuovo lavoro firmato da Valter Longo, padre della dieta mima-digiuno, sui vantaggi genetici della sindrome rara di Laron Sono poche...

Cronaca15 ore ago

Università, Siaarti: ‘abolizione numero chiuso...

Giarratano, 'non pronti ad accogliere 50mila iscritti. Rivedere sistema quiz, è sbagliato perché premia i fortunati non i più preparati'...

Esteri15 ore ago

Re Carlo torna agli impegni pubblici. I medici: “Fa...

Martedì prossimo visiterà un centro di oncologia con Camilla Re Carlo torna a svolgere i suoi impegni pubblici dalla prossima...

Cronaca15 ore ago

Università, Salutequità:’in Italia mancano...

'In settori quali emergenza, anestesia, rianimazione presto avremo forte carenza di queste figure professionali' "Abolendo il numero chiuso alla Facoltà...