Cronaca
Strage di operai a Casteldaccia, 5 morti per esalazioni...
Strage di operai a Casteldaccia, 5 morti per esalazioni nelle fogne
Due lavoratori sono morti per aiutare i colleghi in difficoltà, i vigili del fuoco: "Accanto ai corpi non abbiamo trovato maschere di protezione"
Succede tutto in pochi attimi. All'improvviso, a Casteldaccia, i tre operai che si trovano nella vasca interrata dell'impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti (Amap) di Palermo non riescono più a respirare. Sono intossicati. Restano intrappolati dalle esalazioni di idrogeno di solforato mentre stanno eseguendo dei lavori di manutenzione. Danno l'allarme. Altri due colleghi entrano nella vasca di acque reflue, ma restano intrappolati anche loro. Un sesto scende nella vasca per dare una mano, ma perde i sensi anche lui. Il bilancio è tragico: cinque morti e il sesto operaio in coma profondo. E' accaduto sulla Strada Statale , a poca distanza dalla casa vitivincola Corvo di Salaparuta, che però è estranea a quanto accaduto. Le vittime erano Epifanio Assazia, 71 anni, il contitolare della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico, che stava eseguendo i lavori in appalto, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, di 50 anni, Ignazio Giordano, di 59 anni e Giuseppe La Barbera.
"Niente maschere accanto agli operai"
Quando sono stati soccorsi nessuno di loro indossava la maschera di protezione, prevista dalle norme. Come conferma all'Adnkronos il Comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo Girolamo Bentivoglio Fiandra, arrivato subito sul luogo della tragedia. "Non abbiamo trovato le maschere accanto agli operai... Probabilmente, se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo". Bentivoglio ha confermato che a uccidere gli operai sono state le esalazioni di idrogeno solforato. Lo stesso Comandante ha anche escluso una voce che era circolata nel pomeriggio: "Non c'è stato alcun crollo o cedimento delle fognature". Intanto, la Procura di Termini Imerese (Palermo) ha aperto una inchiesta, coordinata da Ambrogio Cartosio, venuto sul luogo della tragedia. Sono quattro, in tutto, gli operai sopravvissuti alla tragedia di Casteldaccia. Un operaio della società Quadrifoglio group è ricoverato in ospedale in terapia intensiva al Policlinico di Palermo. Si tratta Domenico Viola, di 62 anni, di Partinico. E' in coma. Gli altri tre sono in buone condizioni.
Nei pressi della vasca di reflui, cammina su e giù l'unico sopravvissuto che sta bene. Si chiama Giovanni D'Aleo e lavora per l'Amap. Indossa la tuta gialla fosforescente dell'azienda. Non ha molta voglia di parlare. "All'improvviso ho sentito i miei colleghi che gridavano, e ho dato subito l'allarme. Mi sento un miracolato", dice all'Adnkronos. "Sono sotto choc. Non voglio dire altro''. Il giovane è stato anche sentito dalla Polizia ed entro stasera la sua deposizione verrà formalizzata al Commissariato di Bagheria (Palermo).
Il dolore delle famiglie, il cordoglio
Intanto, nel pomeriggio arrivano alla spicciolata, accompagnati dalle forze dell'ordine, i familiari delle vittime dell'incidente sul lavoro. La zona è presidiata da carabinieri e polizia. Piangono, urlano i nomi dei propri cari, si abbracciano. Cercano risposte, che non arrivano. "Come è potuto succedere?", continuano a dire.
Gli operai sono arrivati ieri mattina, intorno alle undici, per seguire i lavori lungo la strada statale 113. Lavori decisi dopo le segnalazioni su alcune presunte anomalie della rete fognaria, vicino a un albergo. Per eseguire i lavori l'Amap ha incaricato la ditta Quadrifoglio Group per ogni attività di verifica del tratto fognario in questione. I lavori, che prevedevano la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione con ausilio di autospurgo, sono stati avviati il 29 aprile e sono proseguiti sino ad oggi. "Desidero esprimere il più sincero cordoglio alle famiglie dei lavoratori coinvolti in questa tragedia", dice Alessandro Di Martino, amministratore unico di Amap, arrivato sul luogo del disastro.
Le indagini in corso
Nel pomeriggio sono andati anche il Prefetto di Palermo Massimo Mariani, il questore Maurizio Calvino e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto. "C'è una attività di indagine in corso ed è giusto che l'autorità giudiziaria faccia il suo lavoro. Sono venuto qui perché si tratta di un evento tragico che colpisce le famiglie delle vittime - dice il Prefetto-. In questo momento non possiamo che esprimere il nostro dolore. Dobbiamo fare di più e meglio per evitare che si ripetano queste terribili tragedie". Mentre il sindaco Lagalla dice: "Una tragedia le cui cause sono nelle mani di chi ha il compito di indagare per accertare eventuali responsabilità. La comunità non può che unirsi al pianto che sempre più frequentemente coinvolge la nostra nazione. Speriamo che sia una spirale che possa essere fermata e certamente il tema delle morti sul lavoro diventa sempre più tragico e sempre più vicino a ciascuno di noi".
Intanto per oggi i sindacati hanno annunciato uno sciopero generale di 4 ore e di 8 ore per gli edili nella provincia di Palermo. Lo ha annunciato Piero Ceraulo, segretario degli edili della Cgil di Palermo che insieme ad altri dirigenti sindacali è a Casteldaccia dopo la morte dei 5 operai. È previsto un presidio davanti la Prefettura alle 9. (dall'inviata Elvira Terranova)
Cronaca
Incidente sul lavoro a Ischia, operaio in nero perde una...
Sequestrato un cantiere, indagini dei carabinieri. L'uomo, 42 anni, è rimasto incastrato nella miscelatrice del caterpillar
E' rimasto incastrato nella miscelatrice del caterpillar. Così un operaio di 42 anni ha perso una gamba. Dai primi accertamenti, pare che il lavoratore fosse in nero, la Procura di Napoli ha aperto un'inchiesta.
Ieri pomeriggio i carabinieri della Compagnia di Ischia insieme a quelli della Stazione sono intervenuti, allertati dal 118, a via Mazzella per un infortunio sul lavoro. Da una prima sommaria ricostruzione ancora da verificare pare che poco prima un operaio di 42 anni di Barano d’Ischia, mentre effettuava dei lavori di rifacimento del manto stradale all’interno di un condominio, è rimasto incastrato con la gamba destra nella benna miscelatrice del caterpillar.
L’uomo è stato trasferito d’urgenza in codice rosso nell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno ed è tuttora lì ricoverato per le lesioni riportate. Purtroppo è stata necessaria l’amputazione della gamba. I carabinieri hanno sequestrato l’attrezzatura e l’area di cantiere di circa 190 metri quadrati. Indagini in corso dei militari con personale Asl Napoli 2 nord, dai primi accertamenti l’operaio sembra essere non in regola.
Cronaca
Chico Forti, dagli Usa all’Italia: chi è, la...
Il 65enne condannato per omicidio negli Stati Uniti è tornato ieri in Italia, accolto dalla premier Meloni. La vicenda, l'iter burocratico, il rientro
E' tornato in Italia Chico Forti, il 65enne trentino detenuto per quasi 24 anni a Miami dopo una condanna all'ergastolo senza appello per omicidio. Dopo anni di carcere negli Usa, l'ex imprenditore è atterrato ieri a Pratica di Mare, accolto dalla premier Giorgia Meloni, per poi essere momentaneamente trasferito a Rebibbia.
Chi è Chico Forti, l'omicidio Pike, la condanna
Enrico Forti, detto Chico, prima di essere arrestato era un campione di windsurf, documentarista e produttore televisivo, fondatore della casa di produzione Hang Loose, specializzata in sport estremi. Sposato (poi separato dopo l'arresto) con l'ex modella Heather Crane, padre di tre figli, vede interrompere bruscamente la carriera in ascesa nel 1998, quando viene accusato dell'omicidio dell'imprenditore australiano Dale Pike.
Pike fu trovato morto in un boschetto che limita una spiaggia, a poca distanza dal parcheggio dove lui stesso aveva chiesto a Forti di accompagnarlo, dopo averlo prelevato all'aeroporto. La morte fu fatta risalire tra le ore 20 e le 22 del giorno precedente, poco tempo dopo il suo commiato da Forti.
Secondo la sentenza, non appellabile, Forti è stato condannato all'ergastolo per "aver personalmente e/o con altra persona o persone allo stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocato, dolosamente e preordinatamene, la morte di Dale Pike". Secondo la sentenza, l'italiano avrebbe quindi ucciso Pike, 'reo' di essersi accorto della truffa che Forti avrebbe messo in atto per acquistare un hotel a un prezzo molto inferiore rispetto al vero valore di mercato dal padre della vittima, Antony Pike.
Dal 15 giugno 2000, giorno del verdetto, Forti si dice vittima di un complotto.
La storia di Forti è legata a doppio filo all’omicidio di Gianni Versace, avvenuto il 15 luglio 1997, a Miami Beach, due chilometri in linea d’aria dal luogo dove, sette mesi dopo (il 15 febbraio 1998), fu trovato cadavere Dale Pike, ucciso fra l’altro con lo stesso tipo di pistola che esplose i suoi colpi mortali contro Versace; due proiettili alla testa, come per Pike.
La battaglia per il rientro, l'iter 'record', il ritorno in Italia
Per anni la famiglia di Forti, soprattutto l'anziana madre, si è battuta per un suo rientro in Italia. Nel marzo 2021, un primo spiraglio era stato annunciato dall'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "Chico Forti è stato trasferito in un altro penitenziario americano, dove si collocano i detenuti in attesa di trasferimento", le parole di Di Maio. Ma poi qualcosa si è inceppato. Fino alla svolta, annunciata dalla premier Giorgia Meloni lo scorso 1 marzo dagli Usa: "Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti".
Un passaggio cruciale al quale sono seguiti una serie di adempimenti burocratici fino alla firma dell'accordo di Forti con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia.
Dal viaggio di Meloni negli Usa, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, è partito l'iter "che si è concluso in tempi record mercoledì 15 maggio", quando si è svolta l’udienza nella quale Forti ha firmato l’accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia sulla base del diritto italiano. Grazie "all'ottima collaborazione delle autorità americane, i tempi di definizione della procedura - dal momento in cui è stato formalizzato il consenso al trasferimento da parte del governatore della Florida lo scorso 13 marzo - sono da considerarsi eccezionali".
"Mediamente", secondo le stesse fonti, "la sola fase giurisdizionale italiana si definisce in alcuni mesi (da 5 a 6 mesi), cui segue la fase della consegna da concordare con le autorità americane che, di regola, dopo l’udienza di verifica del consenso impegna un arco temporale compreso tra le 3 e le 6 settimane".
L'operazione di rientro in Italia di Chico Forti "è stata resa possibile grazie all’autorevolezza e alla riservatezza del Governo italiano che con il Dipartimento di Giustizia ha portato avanti un proficuo lavoro in stretta collaborazione con lo Stato della Florida e con il sostegno di tutte le Amministrazioni italiane coinvolte", riferiscono ancora le fonti, che continuano: "Negli ultimi anni si erano intensificati i negoziati fra l’Italia e gli Usa senza tuttavia arrivare al risultato raggiunto".
Ieri, quindi, il rientro in Italia con l'incontro tra il detenuto e Meloni. Dopo l'atterraggio all'aeroporto militare di Pratica di Mare, Forti è stato trasferito presso il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Apparso provato per il lungo viaggio dagli Stati Uniti, si è mostrato molto cordiale con gli agenti della polizia penitenziaria che lo hanno portato nella cella singola dove è rimasto questa notte e dove resterà fino a domani. Lunedì è atteso infatti il trasferimento nella casa circondariale di Verona.
Cronaca
Bari, colpito da fulmine: muore 17enne nei campi
E' accaduto a Santeramo in Colle
Un giovane di 17 anni è morto questo pomeriggio nelle campagne di Santeramo in Colle, in provincia di Bari, colpito da un fulmine, mentre sulla zona imperversava un temporale. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il servizio 118 ma, nonostante i soccorsi, il ragazzo non ce l'ha fatta.