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Politica

Forza Italia, il congresso per il futuro del Paese

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Dopo oltre 100 congressi provinciali per eleggere i delegati a sostegno di Antonio Tajani, eletto segretario nazionale, diversi i temi affrontati, dal fisco alla politica internazionale, portati avanti dai capogruppo al Senato Gasparri e alla Camera Barelli.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

La Russa: “Per post Riondino mi ha chiamato...

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Il presidente del Senato dal palco della kermesse di Fratelli d'Italia: "Scurati ha fatto soldi su Mussolini, attendo trilogia su Stalin". Su Vannacci: "Se avesse figlio disabile capirebbe di aver detto sciocchezza"

Ignazio La Russa  - (Fotogramma)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato Ignazio La Russa dopo il post di Michele Riondino. L'attore e regista, per celebrare il 25 aprile Festa della Liberazione, ha postato su Facebook, capovolgendola e dunque con i protagonisti a testa in giù, una vecchia foto che ritrae l'attuale presidente del Senato accanto a una foto di Benito Mussolini.

"Mi permetto di rendere omaggio al presidente Mattarella, che considero una persona diritta, giusta, con idee non sempre coincidenti con le mie ma che stimo e rispetto", ha detto La Russa dal palco della kermesse di Fratelli d'Italia a Pescara, spiegando di essere stato raggiunto da una chiamata dal capo dello Stato che gli ha espresso solidarietà per il post. "Io gli ho detto 'non sono preoccupato. Presidente, fossero questi i problemi...", ha raccontato La Russa.

"I valori in positivo della Resistenza e dell'antifascismo sono nella prima parte della Costituzione. Anche se la parola antifascista non c'è. Se" con la parola antifascista "si intende un no deciso alla dittatura e un no deciso al nostalgismo, certamente mi potete definire antifascista. Poi c'è l'antifascismo militante degli anni '70 che è un'altra cosa", ha poi aggiunto.

Su Scurati

La Russa - che ha reso omaggio a Enrico Berlinguer ("Chi si chiama Berlinguer il coraggio ce l'ha dalla nascita", ha detto ringraziando la giornalista Bianca Berlinguer presente alla kermesse aggiungendo: "I cognomi non si cancellano, in te onoriamo anche la memoria di tuo padre"), è intervenuto anche sul caso Scurati e il monologo non andato in onda: "Io lo avrei mandato in onda ma senza dargli una lira, altro che 1800 euro. Altrimenti lo avrei mandato ma con sottotitolo: 'questo contributo c'è, ma con fattura'". "Non voglio parlare di Scurati, già ha fa un sacco di soldi scrivendo di Mussolini - ha aggiunto - E' un uomo illuminato, ora mi aspetto una sua trilogia su Stalin...". Ha subito ironizzato Berlinguer che lo stava intervistando: "Ora volete la par condicio anche sulle trilogie..".

"Noi pensiamo che pian piano si faccia largo la speranza che non ci siano porte aprioristicamente chiuse per chi non fa parte di un certo modo di pensare. Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati...", aveva esordito.

Su Vannacci

La Russa ha parlato anche di Roberto Vannacci: "Una cosa che non mi piace proprio è questa: come fa un generale a contestare il suo ministro della Difesa? La trovo più grave di tutto il resto. Non mi permetto di esprimere opinioni sulla sua candidatura, non l'ho fatto con Salis, figuriamoci...". Il suo libro "non l'ho letto, ho letto solo Scurati: il primo, gli altri due li ho cestinati". Vannacci "non dobbiamo né osannarlo né demonizzarlo, l'ho criticato solo per la mancanza di senso gerarchico verso il suo ministro", ha sottolineato.

"Non ha un bambino portatore di handicap altrimenti avrebbe capito di aver detto una sciocchezza, gli auguro di non avere mai figli o parenti portatori di handicap. Cosa mi piace del suo libro? Non l'ho letto", ha poi aggiunto La Russa.

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Politica

Europee, Vannacci: “Non mi interessano parole di...

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Il candidato indipendente nelle liste della Lega: "Mai affermato che bambini e ragazzi disabili dovrebbero stare in classi separate dagli altri"

Roberto Vannacci - (Fotogramma)

"Non ho mai affermato che bambini e ragazzi disabili dovrebbero stare in classi separate dagli altri. Ho detto che devono stare insieme con gli altri bambini e ragazzi ma che servirebbero impegni peculiari e anche strutture adeguate e dedicate per momenti di attenzione particolare rivolta alla loro disabilità. Esattamente quello che molti genitori con bambini disabili vorrebbero fare ma purtroppo queste strutture sono pochissime e le liste d'attesa sono lunghissime", spiega ad Affaritaliani.it il generale Roberto Vannacci, candidato indipendente nelle liste della Lega alle elezioni europee dell'8-9 giugno.

“Basta rileggere le mie dichiarazioni per rendersi conto di quanto io abbia voluto esprimere, anche citando la necessità che degli specialisti si occupino specificatamente delle disabilità. Purtroppo c’è il malcostume, da parte di una certa stampa, di fare titoli altisonanti che esulano dalle parole espresse nell’intervista con lo scopo preciso di demonizzare l’interlocutore e di snaturane i pensieri espressi”, ha sottolineato.

Quanto alle parole di molti esponenti della Lega, primo fra tutti - ma non solo - il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che ha affermato 'Vannacci non è un leghista e non condivido le sue idee', così come hanno fatto Centinaio, Fedriga e altri leghisti, il generale risponde in modo pacato ma netto e chiaro: "Sono diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Io ho un'idea di tradizione, di patria, di cultura e di sovranità molto simile a quella della Lega e che porterò avanti in maniera indipendente".

Ma quelle critiche l'hanno infastidita? "Assolutamente no. Sono discussioni interne che non mi riguardano. Il problema verrà risolto dal voto dei cittadini, se mi voteranno sarò eletto altrimenti farò altro. Ringrazio ancora il ministro Salvini per l'opportunità offertami di candidarmi, e sono convinto che insieme porteremo avanti dure battaglie per cambiare veramente questa Europa e per fare in modo che l’Italia sia più influente, più determinante, più prestigiosa e più ascoltata nell’ambito dell’Unione Europea. Con il segretario della Lega non ci sono stati contratti, come qualcuno afferma, ma colloqui e interlocuzioni culminati il 25 aprile con l’annuncio da parte di Salvini della mia candidatura da indipendente nelle liste della Lega. Il resto sono solo diatribe interne alla Lega che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta", conclude Vannacci.

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Politica

Patto stabilità, Follini: “Partiti uniti...

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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Marco Follini - (Fotogramma)

"Quello che colpisce di più, nel voto di astensione al Parlamento di Strasburgo di quasi tutti i partiti italiani sul nuovo patto di stabilità europeo, è il silenzio. Nessuna avvisaglia il giorno prima. Nessun commento il giorno dopo. Quasi ad avvalorare l’ironico commento di Paolo Gentiloni compiaciuto (si fa per dire) di aver concorso alla più larga unità della politica italiana.

Si dirà che il voto di astensione è una prudente via di mezzo. E che non esclude affatto che più in là ci possa essere un voto a favore. Tanto più che se il nuovo patto non sembra troppo favorevole alle ragioni del nostro paese, l’ipotesi che si torni alle regole di prima suona molto ma molto meno propizia. E così, giocoforza, ci si dovrà adattare all’inesorabilità dei numeri. Laddove il peso del nostro debito non consentirà di fare grandi cambiamenti oggi né di fare grandi manovre di spesa domani o dopo.

Resta il fatto che i partiti italiani, quasi tutti, hanno dato voce sommessa al loro mugugno. Espresso quasi con gli stessi argomenti, prettamente “nazionali”, dai partiti di maggioranza e da quelli di opposizione. Tutti astenuti, tranne il M5S che ha pensato bene di votare contro. E così, forze politiche che danno vita quotidianamente a conflitti fin troppo aspri hanno deciso di attestarsi tutte quante sulla trincea dell’astensione, come a voler dire ai loro elettori, ognuno per proprio conto, che sarebbero stati strenui e combattivi nel difendere gli interessi dell’economia italiana. Pazienza se quella scelta era stata la stessa per quasi tutti. L’importante era poi far passare la cosa sotto silenzio.

Ora, si può discutere se quel voto sia stato giusto o sbagliato. E se magari possa rendere più forte oppure no la nostra posizione negoziale di qui in avanti. Ma quello che stupisce è che questa decisione sia stata presa quasi alla chetichella. Da parte della maggioranza smentendo la fatica del suo stesso ministro dell’economia. E da parte dell’opposizione smentendo l’altrettanta fatica del “suo” commissario europeo. Circostanza che ovviamente entrambi i fronti negano a gran voce. Ma che risulta quantomeno implicita se solo si confrontano le opinioni del giorno prima e i voti del giorno dopo. Realpolitik, si dirà. Salvo il fatto che non si intravede davvero un margine per ottenere che vengano riscritte quelle regole che prima o poi anche a noi toccherà sottoscrivere.

Ma la cosa che colpisce di più, insisto, è come il giorno dopo si sia voluto far calare un fitto sipario sull’argomento. Siamo abituati ad ascoltare proclami stentorei, annunci di guerra, bollettini di vittoria. Non c’è giornata in cui non si sentano i partiti far la voce grossa enfatizzando a dismisura le svolte, le novità, le buone intenzioni che accompagnano il loro cammino. E contestualmente mettendo alla berlina i loro avversari, spesso e volentieri deformandone le posizioni come se ci trovassimo dentro una apocalittica e permanente campagna elettorale.

E quando invece sarebbe il caso di richiamare l’attenzione, di spiegare le cose, di dar conto di una novità importante -condivisibile o meno che sia- ci si trincera in un silenzio imbarazzato e imbarazzante. Magari confidando che i loro elettori non si avvedano che i propri partiti, divisi, divisissimi il giorno prima, hanno fatto tutti il giorno dopo la stessa, stessissima scelta. Nascosta prudentemente in attesa che la cronaca politica potesse restituire ciascuno alla propria trincea, magari drammatizzando l’ultima disputa sulla Rai o il controverso conteggio dei voti in qualche lontana contrada presto archiviata.

Insisto, il punto non è tanto se quel voto sia stato giusto o sbagliato, se esso serva a tutelare meglio o rischi invece di mettere più a repentaglio i nostri interessi nazionali. Il punto è che questi passaggi andrebbero costruiti, spiegati, socializzati. E se per una volta capita che ci si ritrovi a votare tutti insieme, anche di questo sarebbe giusto mettere a parte l’opinione pubblica. Confidare nella poca memoria delle persone non è mai un buon investimento per una grande democrazia". (di Marco Follini)

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