Esteri
Putin: “L’Ucraina? Per noi è questione di vita...
Putin: “L’Ucraina? Per noi è questione di vita o di morte”
"Se non fosse stato per la posizione dell'Occidente, la guerra sarebbe finita un anno e mezzo fa", ha sottolineato il presidente russo
La Russia è pronta a porre fine pacificamente al conflitto in Ucraina, ma non ci sono segnali che Kiev lo voglia. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in un'intervista rilanciata dall'agenzia russa Tass. "Se non fosse stato per la posizione dell'Occidente, la guerra sarebbe finita un anno e mezzo fa", ha sottolineato Putin nella conversazione con il giornalista Pavel Zarubin. "Ma loro (le autorità di Kiev) non lo volevano. Non so se lo vogliono oggi ?" “Siamo pronti al dialogo”, ha sottolineato il leader russo.
L'Ucraina è per la Russia "questione di vita o di morte", ha aggiunto Putin, spiegando che per l'Occidente "si tratta di migliorare la loro posizione tattica, ma per noi si tratta del nostro destino, di una questione di vita o di morte".
Le parole di Putin sono state diffuse poche ore dopo la conquista delle rovine della città di Avdiivka, nell'est dell'Ucraina. Nella serata di ieri, il presidente ha ricevuto la comunicazione ufficiale dal ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e ha inviato un telegramma di congratulazioni ai reparti che hanno completato la missione. L'Ucraina, dopo settimane di durissimi scontri lungo la linea del fronte, ha deciso di ritirare i propri soldati dalla città, ormai ridotta ad un cumulo di macerie: le forze di Kiev hanno abbandonato le posizioni ripiegando.
Putin, al microfono di Zarubin, ha voluto commentare l'intervista dei giorni scorsi al giornalista americano Tucker Carlson, ex anchorman di Fox News. L'intervista con Carlson, durata più di due ore, secondo le indiscrezioni non ha soddisfatto Putin. Il faccia a faccia, in realtà, si è rivelato quasi un monologo del presidente russo, che nella prima mezz'ora ha 'tramortito' il giornalista con un prolisso excursus storico per dimostrare la natura artificiale dello stato ucraino. Putin, 10 giorni di distanza dall'intervista, sottolinea ancora come fosse "importante" che tanto tra i russi quanto all'estero si capisse quanto per la Russia sia importante "tutto quello che accade nella direzione ucraina". "Volevo che le persone ascoltassero per capire - ha affermato - Non spetta a me giudicare l'effetto".
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".