Cultura
Scurati a Che tempo che fa: “Trascinato nella lotta...
Scurati a Che tempo che fa: “Trascinato nella lotta nel fango”
"Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini"
"Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini". Lo scrittore Antonio Scurati si esprime così a Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio. Scurati è stato protagonista del caso legato al monologo depennato dal programma Che sarà, in onda su Raitre, prima del 25 aprile. La vicenda è finita al centro del dibattito politico.
"A me dispiace di essere trascinato in una polemica così volgare e così bassa. Uno è trascinato in una lotta nel fango e bisogna rispondere. La seconda carica dello Stato non dovrebbe polemizzare denigrando uno scrittore o un qualsiasi cittadino. La seconda carica dello Stato è lo Stato. Non può buttarsi contro un cittadino", dice Scurati riferendosi alle dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
"Questa accusa del denaro - sottolinea - è davvero zozza. È come dire ad un medico che fa i soldi con la malattia delle persone. Io francamente non faccio i soldi con Mussolini. Scrivere libri in Italia non ti arricchisce poi così tanto. Fai soldi col tuo lavoro, con il tuo studio, anche con il tuo talento. Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini".
"Io spero - sottolinea ancora Scurati - di continuare ad essere uno studioso, uno scrittore, un padre di famiglia. Vedo molta solidarietà che mi ha scaldato il cuore, anche molti che mi rimproverano con una tinta d'odio".
"Io sono stato chiamato, in prossimità del 25 aprile, da un programma della Rai – che dal nome mi sembrava fosse la televisione di Stato, quindi di tutti, mia e dei miei lettori – in quanto autore di libri che studiano e raccontano il fascismo e la resistenza antifascista". La Rai, spiega Scurati in merito alla vicenda del monologo sul 25 aprile che avrebbe dovuto leggere durante una puntata di 'Che sarà', "mi ha mandato i moduli, i biglietti del treno, il voucher dell'hotel, avevo già la valigia pronta quando è arrivata la telefonata della conduttrice del programma, che era affranta e mi ha detto 'la sua partecipazione è stata cancellata'", dice ricostruendo i fatti. "Lì non ho preso nessuna iniziativa. Certo ero contrariato e indignato, ma ho taciuto. La cosa per me è che ad una certa ora della giornata mi comunicano che il capo del Governo ha scritto un post nel quale, dicendo che non sapeva come fossero andate le cose – e ciò mi sembrava già un motivo per tacere – ha usato oggettivamente espressioni denigratorie, cercando di farmi passare per un avido".
Cultura
‘A Panda piace capirsi’, Bevilacqua mostra come volersi bene
Il fumettista romano racconta il suo nuovo graphic novel sulla salute mentale e l’arte di prendersi cura di sé, in uscita il 17 maggio per Gigaciao.
‘A Panda piace capirsi’ e volersi bene. Giacomo Keison Bevilacqua, classe ‘83, ci regala una nuova graphic novel che affronta, con umorismo e sensibilità, il tema della salute mentale. Il fumetto, che uscirà il 17 maggio per Gigaciao, la casa editrice che Giacomo ha fondato insieme a Sio, Dado e Fraffrog, è un ideale proseguo di ‘Sono una testa di Panda’ (edito da Baopublishing nel 2023). In questo nuovo lavoro Panda si confronta con emozioni negative come ansia, paura e stress mostrandoci come combatterle ma anche come adattarci a loro, prendendoci cura della nostra mente e del nostro corpo. Il libro, che si avvale della consulenza del neuroscienziato ricercatore alla Sapienza di Roma, Stefano Lasaponara e di Mattia Castrignano, osteopata influencer con oltre 250mila follower su Instagram, non vuole sostituire la terapia ma rappresenta un punto di partenza per chi desidera capire meglio se stesso dando risposte sia dal punto scientifico che pratico.
“Stiamo vivendo in un mondo che va molto veloce e il nostro cervello, per come è strutturato, non è in grado di riuscire a sopportare un numero così forte di stimoli e quindi chiaramente poi va in corto”, dice Giacomo Bevilacqua che all’Adnkronos spiega come il tema della salute mentale sia molto sentito soprattutto tra i giovani che ormai hanno finalmente infranto questo tabù. Di questi temi “se ne parla molto ma l’impressione è che sia solo la condivisione di un malessere. In questo libro, invece, ho cercato di dare delle soluzioni perché – anche sui social - possiamo ridere tantissimo tutti quanti della disgrazia, ma poi questa roba non ci eleva. La mia speranza è che le persone si sveglino e che questi esercizi diventino parte integrante di una società sana”.
"L'esercizio che faccio di più è quello della macchina del tempo”, racconta Giacomo che spiega: "Quando sei in quella situazione di forte stress o contrasto l'idea è immaginare di essere sul letto di morte, con pochissimo tempo rimasto, e ricevere un casco che ti permette di tornare a un solo momento della tua vita: il momento presente". E' un esercizio "estremamente potente perché ti rendi conto che quel momento che stai vivendo è il più importante della tua vita e tutto il resto viene dopo. Buco una consegna? Non fa niente, ho fatto qualcosa di molto più importante. Questo esercizio rimette in prospettiva il momento presente: una cosa essenziale che abbiamo perso”.
E' così, dunque, che Giacomo, insieme al suo alter ego Panda, riescono a "a calmare il sistema nervoso e a trovare un equilibrio. Io li faccio anche con mio figlio che lo considera un gioco". E il tema della paternità non gioca un ruolo secondario. "Quando metti al mondo un figlio ti rendi conto che nella vita non si può più utilizzare il pilota automatico su tutto", afferma il fumettista romano che aggiunge: "ho dovuto scardinare tutta una serie di comportamenti e abitudini. Per buona parte della mia vita non mi sono voluto bene e la cosa più difficile è stato riuscire a ritrovare un dialogo con me stesso e a starmi abbastanza simpatico. Ci sto ancora lavorando e lo faccio attivamente: la sera quando mi metto a letto mi abbraccio e mi dico oggi sono stato bravo".
‘A Panda piace capirsi’ "è un libro che io ho scritto perché sentivo il bisogno di mettere un segnalibro all'interno della mia vita. Questo libro mi ha aiutato, è stato terapeutico. Erano anni che non scrivevo per me e adesso, in questa fase, voglio fare cose che mi piacciono e fanno stare bene”. Progetti futuri? “Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare e qualcosa si sta già muovendo”, risponde il fumettista romano con un sorriso misterioso. E quanto alla possibilità di una serie animata, Bevilacqua si limita a un “no comment”, lasciando aperta la speranza.
Cultura
Salone del Libro, Stefano Massini aggredito:...
Lo scrittore all'Adnkronos: "L'uomo che mi ha aggredito, prima verbalmente poi fisicamente, mi ha sentito domenica sera a 'Che tempo che fa'. Denunciare? Mi esortano a non minimizzare, ci penserò"
Insultato e strattonato durante la presentazione della sua versione del 'Mein Kampf'. Protagonista del fatto avvenuto oggi pomeriggio lo scrittore Stefano Massini, ospite al Salone del libro di Torino all'indomani della sua partecipazione al programma di Fabio Fazio. "L'uomo che mi ha aggredito, prima verbalmente poi fisicamente, mi ha sentito ieri sera a 'Che tempo che fa' - racconta all'Adnkronos - Mentre ero sotto al palco, in attesa di salire sulla piccola pedana, questo tizio, avrà avuto una settantina d'anni, mi è venuto incontro dicendomi 'Così è facile, andare a sparlare di Hitler senza un contraddittorio'. Si è seduto in prima fila, ha iniziato a borbottare, a dissentire da tutto quello che dicevo, a offendermi con frasi 'sei un buffone', 'sei un comunista', e poi 'cosa mi tocca sentire'. Al termine dell'incontro credevo fosse finita lì, e a quel punto me la sarei tenuta per me. E invece, quando sono sceso, mi ha preso per la manica della giacca come per trattenermi, mi ha urlato che 'facevo schifo', che io e Fazio dobbiamo smettere di riscrivere la storia, che le cose stanno diversamente da come le ho scritte".
"Gli ho detto che eravamo a Torino, nella città di Piero Gobetti, e a quel punto alcuni ragazzi che erano lì a sentirmi hanno fatto una specie di applauso, come a dire al tizio 'vattene'. Lui però mi è venuto sotto, e, nonostante l'intervento di 6, 7 persone del servizio ordine, mi ha preso per il bavero della giacca. L'aggressione fisica si è concretizzata in un paio di spintoni e di strattonamenti", dice Massini. Quanto alla eventualità di sporgere una denuncia, "per ora penso di non fare assolutamente niente, anche se me ne ha dette di tutti i colori, e al Salone del libro poi... Al momento non credo di denunciare, è una persona di una certa età... Certo, in molti mi hanno esortato a non minimizzare, ci penserò. Sicuramente non è stata una cosa gradevole. Mi piacerebbe dire che l'ho trovato poco lucido, ma non è così: uno che usa l'espressione 'mancanza di contraddittorio' sembra decisamente lucido".
Cultura
“Il Caso Moro tra politica e storia” nel...
Il libro è appena uscito per Baldini + Castoldi
Un dialogo a due voci sul caso Moro tra Claudio Signorile, vicesegretario del Psi nel 1978, cinque volte ministro nei governi degli anni Ottanta, incaricato dal suo partito a seguire da vicino il sequestro dello statista Dc e il dialogo con le altre forze politiche su un’eventuale trattativa, e Simona Colarizi, professore emerito di storia contemporanea a 'La Sapienza' di Roma. E' appena uscito per Baldini + Castoldi "Il caso Moro. Tra politica e storia", di Signorile e Colarizi (pagine 256, 18 euro).
L’assassinio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro nel 1978 ha segnato una svolta nella storia della Repubblica di tale portata da suscitare negli storici, nei politici e nei media un interesse costante mai venuto meno, neppure dopo quarantacinque anni - si legge nella seconda di copertina - A perpetuarlo hanno contribuito le commissioni di inchiesta parlamentari, i processi, le interviste ai testimoni dell’epoca, le ricostruzioni filmiche e televisive che hanno alimentato una storiografia sempre in divenire, grazie al reperimento di nuovi documenti a distanza di tempo, fino praticamente a oggi. Tanta attenzione ha finito però per concentrare tutte le analisi sul cosiddetto 'caso Moro', cioè a circoscrivere l’impegno investigativo ai cinquantacinque giorni di prigionia del leader democristiano, conclusisi con la sua uccisione. Con questo dialogo a due voci Signorile e Colarizi riflettono sulle svolte più significative dei tormentati anni Settanta, sul contesto italiano anche nei suoi riflessi sui due grandi blocchi contrapposti nella guerra fredda, sui fatti e le scelte dei partiti, dei Servizi segreti, della Curia, senza mai considerare come inevitabile il tragico esito finale che ha segnato una vera e propria rottura nel sistema politico di allora, fino a polverizzare le prospettive di un compromesso storico, potenzialmente in grado di influire anche sulle dinamiche internazionali. Nulla, dopo Moro, sarebbe stato come prima".