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Aviaria, negli Usa secondo caso umano da epidemia di H5N1...

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Aviaria, negli Usa secondo caso umano da epidemia di H5N1 nei bovini

Confermato dai Centers for Disease Control and Prevention in un lavoratore del settore lattiero-caseario nel Michigan: "Ma il rischio generale resta basso"

Mungitura di una mucca da latte  - Fotogramma

Gli Usa segnalano il secondo caso umano di influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (Hpai A/H5N1) associato all'epidemia che ha colpito le vacche da latte in diversi stati del Paese. L'infezione è stata confermata dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) in un lavoratore del settore lattiero-caseario nel Michigan. L'uomo, riferiscono i Cdc, "ha riportato solo sintomi oculari", così com'era successo al lavoratore del Texas colpito da congiuntivite emorragica, ritenuto il primo caso umano di Hpai A/H5N1 legato all'epidemia tra le mucche negli Stati Uniti, nonché la prima persona al mondo ad aver contratto il virus aviario da un bovino.

"Sulla base delle informazioni disponibili - sottolineano i Cdc - questa infezione non cambia l'attuale valutazione del rischio che l'influenza aviaria H5N1 rappresenta per la salute umana". L'agenzia continua a considerarlo "basso per la popolazione generale", mentre le persone con esposizioni ravvicinate o prolungate e non protette a uccelli o altri animali infetti (bestiame incluso), o ad ambienti contaminati da uccelli o altri animali infetti, corrono un rischio maggiore di infezione". Per queste categorie, i Cdc evidenziano "l'importanza delle precauzioni raccomandate".

Il lavoratore del Michigan, che era stato monitorato perché il virus circolava tra i bovini dell'azienda dove è impiegato - ricostruiscono i Cdc - ha segnalato dei sintomi alle autorità sanitarie locali. Dal paziente sono stati prelevati due campioni di materiale biologico, uno dal naso e l'altro dagli occhi. Quello nasale è risultato negativo al virus dell'influenza, nelle analisi effettuate presso il laboratorio del dipartimento sanitario statale. Quello oculare è stato inviato ai Cdc, i cui laboratori sono fra i pochi centri a poter sottoporre i campioni al test Cdc A(H5). L'esame ha confermato l'infezione da virus aviario, mentre il campione nasale è risultato nuovamente negativo per l'influenza anche alla rianalisi dei Cdc.

"Sono in corso tentativi di sequenziamento del virus nel campione oculare", aggiungono i Cdc. "In caso di esito positivo, i risultati saranno resi disponibili entro 1-2 giorni. Ulteriori analisi genetiche cercheranno" di capire se il patogeno mostra "eventuali mutazioni che potrebbero cambiare la valutazione del rischio da parte dell'agenzia".

I Cdc spiegano che "la congiuntivite è stata associata" anche "a precedenti infezioni umane da virus dell'influenza aviaria A" e quindi rientra fra i sintomi valutati dall'agenzia per la diagnosi dell'infezione da H5N1 nell'ambito della sorveglianza in corso. "Sebbene non sia noto esattamente come le infezioni oculari derivino dall'esposizione al virus aviario", per i Cdc "potrebbero essere dovute alla contaminazione degli occhi" magari raggiunti da "uno spruzzo di fluido contaminato", o causata dal "contatto tra gli occhi e qualcosa di contaminato dal virus, come una mano. Alti livelli di virus A/H5N1 sono stati" infatti "riscontrati nel latte non pastorizzato di mucche infette".

"Possibili altri casi umani, ma rischio generale resta basso"

"Considerati gli elevati livelli di virus H5N1 nel latte crudo delle mucche infette e l'entità della sua diffusione nelle vacche da latte" negli Stati Uniti, "potrebbero essere identificati ulteriori casi umani" di influenza aviaria, "simili" a quelli che negli Usa hanno colpito finora due lavoratori del settore lattiero-caseario, sottolineano i Cdc.

"Le infezioni umane sporadiche senza diffusione in corso - precisano i Cdc - non modificheranno la valutazione del rischio per la popolazione generale", che l'agenzia continua a considerare "basso".

I Cdc rivolgono alcune raccomandazioni alla popolazione: "Evitare esposizioni ravvicinate, prolungate o non protette ad animali malati o morti, inclusi uccelli selvatici, pollame, altri uccelli domestici e altri animali selvatici o domestici (comprese le mucche); evitare esposizioni non protette a feci di animali, lettiere, latte non pastorizzato (crudo) o materiali che sono entrati in contatto con uccelli o altri animali con virus A/H5N1 sospetto o confermato, o che si trovano nelle loro vicinanze". L'agenzia sottolinea inoltre di avere "aggiornato le raccomandazioni per la protezione dei lavoratori e l'uso dei dispositivi di protezione individuale (Dpi)" in queste categorie a rischio. "Seguire queste raccomandazioni - ammoniscono i Cdc - è fondamentale per ridurre il rischio individuale e contenere il rischio complessivo per la salute pubblica".

L'agenzia elenca le azioni intraprese contro l'aviaria: oltre alle attività di "sorveglianza rafforzata e mirata", sono stati organizzati incontri settimanali con le autorità sanitarie statali e locali per migliorarne la preparazione anti-H5N1; è stato emesso un avviso di allerta sanitaria (Han) sull'identificazione dell'infezione umana, con raccomandazioni per le indagini e la risposta a eventuali positività; è stato rivolto un appello agli stati, invitandoli a passare dallo stato di 'preparazione' a quello di 'prontezza'; ci sono stati numerosi contatti con gruppi che rappresentano i lavoratori agricoli; è stato chiesto agli stati di fornire Dpi ai lavoratori del settore; sono stati annunciati incentivi per i lavoratori che partecipano agli sforzi della ricerca; è stato chiesto agli stati di collaborare con i laboratori clinici per aumentare l'invio di campioni positivi all'influenza ai laboratori di sanità pubblica per la sottotipizzazione.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Ucraina, Zelensky: “Vogliamo pace giusta”....

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Yermak: "Lavoriamo a piano di pace da presentare alla Russia in un secondo summit"

Volodymyr Zelensky al summit in Svizzera (Afp)

"Una pace giusta", che metta fine alla guerra dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ieri è tornato a ripeterlo a più riprese, prima via social poi inaugurando il summit per la pace in Ucraina che si tiene al Buergenstock, un resort di lusso sito nell'omonima frazione del comune di Stansstad, nel Canton Nidvaldo, nella Svizzera centrale. Un vertice al quale, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è attesa questa mattina la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo il G7 a Borgo Egnazia, in Puglia.

Zelensky: "Faremo la storia a summit in Svizzera"

"Siamo riusciti a riportare nel mondo l'idea che gli sforzi congiunti possono fermare la guerra e stabilire una pace giusta. Questa idea funzionerà sicuramente, perché il mondo ha potere", ha detto Zelensky. "Siamo riusciti a riunire, per ora, 101 Paesi e organizzazioni internazionali - ha aggiunto - è il numero di partecipanti che si è registrato qui in Svizzera, per il primo vertice di pace inaugurale. Alcuni altri Paesi e leader hanno mostrato interesse per il nostro vertice e hanno risposto all'impulso pacificatore della formula di pace, anche se oggi non sono presenti al primo vertice".

"Ringrazio ognuno di voi, che ha contribuito alla formula della pace che è stata presentata all'incontro del G20 in Indonesia - ha affermato il presidente ucraino - Si sono svolti quattro incontri di consiglieri per la sicurezza nazionale: ogni incontro ha avvicinato il mondo a questo vertice". Zelensky ha citato gli incontri di Copenhagen, in Danimarca; di Gedda, in Arabia Saudita; di Malta e infine di Davos. "E' stato dopo quell'incontro che è diventato chiaro, durante la mia visita in Svizzera, che eravamo pronti" per il summit in Svizzera.

Un vertice al quale partecipano Paesi di "Medio Oriente, Africa, Europa, Asia-Pacifico, America del Nord e America Latina, tutti con le loro idee e la loro leadership. Ogni nazione è ugualmente importante per noi e tutto quello che verrà deciso qui sarà parte del processo di pace che è necessario. Credo che faremo la storia, qui al summit", le parole di Zelensky a margine.

A spiegare che cosa significhi il vertice svizzero per Kiev è stato il capo dell’ufficio di presidenza dell’Ucraina, Andriy Yermak: una volta che sarà approntato un "piano" per la pace in Ucraina con il contributo della comunità internazionale, ha detto, Kiev cercherà di presentarlo alla Russia in un "secondo summit, a livello di leader". Ma Kiev, ha messo in chiaro, non accetterà “alcun compromesso sull'indipendenza, sulla sovranità e sull'integrità territoriale”. Integrità territoriale che è uno dei nodi del conflitto Russia-Ucraina, dato che, a rigore, comprende anche la Crimea, occupata da Putin nel 2014, con una reazione debole dell'Occidente.

In Ucraina, ha ricordato ancora Yermak, "purtroppo la guerra continua, i nostri soldati continuano a combattere. Due anni sono un tempo sufficiente a dimostrare che l'Ucraina non è in grado solo di difendersi, ma di vincere e di ottenere una pace giusta".

Tajani: "Presidente Zelensky, conti sull'Italia"

“Presidente Zelensky, conti sull’Italia”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo al summit. Il titolare della Farnesina ha ricordato che Roma sta inviando un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev. Su X Tajani ha sottolineato che "la priorità resta quella di difendere l’integrità territoriale dell'Ucraina. L’Italia lavora per avere risultati concreti su sicurezza nucleare e alimentare, su liberazione dei prigionieri di guerra e sul rientro bambini".

Von der Leyen: "Sostenere una pace globale, giusta e sostenibile per l'Ucraina"

Per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, "congelare il conflitto oggi, con truppe straniere che occupano il territorio ucraino non è la risposta. In realtà, è una ricetta per future guerre di aggressione. Dobbiamo invece sostenere una pace globale, giusta e sostenibile per l’Ucraina, che ripristini la sovranità dell’Ucraina e la sua integrità territoriale. L'inviolabilità di tutti i confini, la sovranità di tutte le nazioni".

"La posta in gioco è questa - ha continuato von der Leyen - la storia ci insegna: la ricerca della pace è irta di sfide. Ma proprio dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale nacquero le Nazioni Unite. Oggi abbiamo bisogno ancora una volta di accendere quel faro di speranza per la pace e la sicurezza globale. Noi, la comunità internazionale, dobbiamo restare uniti per sostenere l'Ucraina alla ricerca della pace. Così si apre la strada alla pace. È così che apriamo la strada che consentirà di ricostruire vite e case. Ed è così che apriamo la strada per il ripristino internazionale della pace e della sicurezza. Il nostro compito comune è riaffermare il primato della Carta delle Nazioni Unite".

Harris a Zelensky: "Continueremo a sostenere l'Ucraina"

Il presidente russo Vladimir Putin "non chiede negoziati" con l'Ucraina, "chiede la resa" di Kiev, ha detto la vicepresidente degli Usa Kamala Harris, intervenendo al summit. "Noi stiamo con l'Ucraina non per carità, ma perché è nostro interesse strategico", ha aggiunto Harris. La Russia "è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: ciò nonostante, viola senza vergogna i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite. Il presidente Joe Biden e io continueremo a sostenere l'Ucraina, imponendo costi alla Russia. Continueremo a lavorare per una pace giusta e duratura. Gli Usa condividono la visione del presidente Volodymyr Zelensky sulla fine di questo conflitto e su come porre fine alle sofferenze del popolo ucraino".

Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, parlando con i giornalisti ha rilevato che "l'Ucraina ha indicato di credere che questa guerra alla fine si concluderà con un negoziato, un negoziato che comprende la Russia". "Ora, dal punto di vista dell'Ucraina, loro vogliono essere nella migliore posizione possibile sul campo di battaglia in modo da avere la migliore posizione al tavolo negoziale - ha spiegato - oggi non è la fine del processo, è un passo cruciale in questo processo che alla fine porterà ad un negoziato. Potrà portare ad un risultato che l'intero mondo potrà sostenere".

"L'obiettivo del summit è veramente gettare le fondamenta per futuri negoziati di pace sui pilastri della carta dell'Onu e del diritto internazionale - ha proseguito - ogni pace significativa in Ucraina deve rispettare i principi di sovranità e integrità territoriale".

Scholz: "Non si può avere pace senza coinvolgere la Russia, lasci zone occupate"

Per il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, "è vero che la pace in Ucraina non può essere ottenuta senza coinvolgere la Russia". Scholz ha chiesto allo stesso tempo a Mosca di ritirarsi completamente dalle zone occupate in Ucraina. "La Russia potrebbe mettere fine alla guerra oggi o in ogni momento fermando gli attacchi e ritirando le truppe dall'Ucraina", ha sottolineato il cancelliere tedesco.

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Ucraina, in Svizzera primo summit sulla pace: “Inizio...

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Zelensky punta sulla "pace giusta": "Credo che faremo la storia, qui al summit"

(Afp)

Nessuno si illude che il summit sulla pace in Ucraina che si è aperto al Buergenstock, un resort di lusso con vista sul Lago dei Quattro Cantoni, in Svizzera, possa porre fine ad una guerra che infuria da oltre due anni inzuppando di sangue di nuovo il suolo europeo, dopo il mattatoio delle guerre che accompagnarono il collasso della Jugoslavia. Ma forse, per dirla con il presidente della Finlandia Alexander Stubb, per arrivare alla pace da qualche parte bisogna pur cominciare. "Non riusciremo a negoziare la pace in Ucraina qui al Buergenstock, ma desideriamo ispirare un processo che porti ad una pace giusta e duratura”, ha sintetizzato la presidente della Confederazione Svizzera Viola Amherd nel resort circondato da pascoli popolati da brune alpine e sorvolati da nibbi bruni.

Per il ministro degli Esteri svizzero, Ignazio Cassis, il summit "è un momento importante, perché è la più grande conferenza sulla pace da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Significa dare la speranza agli ucraini e a tutto il pianeta che anche questa guerra" può finire. L’Ucraina, che ha chiesto espressamente alla Svizzera di organizzare questo summit, sfrutta a fondo l’occasione, dimostrando ancora una volta di essere particolarmente abile anche nella guerra delle parole, oltre che in quella combattuta con le armi. Il presidente Volodymyr Zelensky ha sottolineato che “ogni nazione è ugualmente importante per noi e tutto quello che verrà deciso qui sarà parte del processo di pace che è necessario. Credo che faremo la storia, qui al summit".

Russia non invitata

Al vertice, che si tiene in un Paese storicamente neutrale come la Svizzera, sono presenti 92 Stati, 57 dei quali rappresentati a livello di capi di Stato e di governo, 30 a livello ministeriale, mentre 5 hanno inviato solo dei diplomatici. Questi ultimi sono tutti Paesi di un certo peso: il Brasile, il Sudafrica, gli Emirati Arabi Uniti, Israele e l’Indonesia. La Russia non è stata neppure invitata, secondo la stampa svizzera perché il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha chiarito al collega svizzero Cassis che Mosca non avrebbe accettato l’invito in ogni caso, sicché Berna avrebbe deciso di non invitare i russi per non irritarli ulteriormente.

La Cina, senza il cui aiuto l’apparato militare-industriale russo avrebbe maggiori difficoltà ad alimentare lo sforzo bellico in Ucraina, non è presente. Il cosiddetto Sud Globale ha reagito in modo abbastanza freddo alla conferenza di pace in Svizzera: le medie potenze che intendono mantenere buone relazioni anche con Mosca, come Brasile, India, Indonesia, Sudafrica, Arabia Saudita, tutti Paesi rilevanti se l’Occidente vuole isolare il nascente asse Russia-Cina-Iran-Corea del Nord, hanno scelto di partecipare, ma a un livello basso. E chi ha partecipato al massimo livello, come il presidente del Kenya William Ruto, ha parlato chiaro: la Russia, ha detto, “dev’essere al tavolo” e “l’appropriazione degli asset russi” decisa dal G7 è “illegale” e “inaccettabile”.

Malgrado le assenze, però, per una volta si dovrebbe iniziare a parlare di pace, di come arrivare a porre fine a una guerra che va avanti da oltre due anni, con costi umani ed economici altissimi. La reazione del Cremlino al summit sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni è stata gelida. “La Russia non ha nulla da trasmettere ai partecipanti al vertice svizzero sull'Ucraina e spera che la prossima volta il conflitto venga discusso in un evento più costruttivo”, ha dichiarato all'agenzia Tass il portavoce Dmitry Peskov.

Tuttavia, a Mosca l’iniziativa della Svizzera deve aver procurato qualche fastidio, se venerdì il presidente Vladimir Putin ha dettato condizioni di pace che implicherebbero una resa totale dell’Ucraina, che dovrebbe lasciare a Mosca quattro regioni che l’esercito russo non controlla completamente. Per la vicepresidente Usa Kamala Harris, Mosca non vuole negoziare con Kiev, ma vuole semplicemente “la resa” degli ucraini. A spiegare che cosa significhi il vertice svizzero per Kiev è il capo dell’ufficio di presidenza dell’Ucraina, Andriy Yermak: una volta che sarà approntato un "piano" per la pace in Ucraina con il contributo della comunità internazionale, dice, Kiev cercherà di presentarlo alla Russia in un "secondo summit, a livello di leader". Ma Kiev, chiarisce, non accetterà “alcun compromesso sull'indipendenza, sulla sovranità e sull'integrità territoriale”. Integrità territoriale che è uno dei nodi del conflitto Russia-Ucraina, dato che, a rigore, comprende anche la Crimea, occupata da Putin nel 2014, con una reazione debole dell'Occidente.

E’ dunque un tentativo di definire il terreno per le trattative che dovrebbero svolgersi in futuro. Come hanno documentato in aprile su Foreign Affairs Samuel Charap e Sergey Radchenko, nella primavera del 2022 Russia e Ucraina erano molto vicine a concludere un accordo che avrebbe posto fine alla guerra, dando prova entrambe di essere disponibili a fare concessioni. Non riuscirono per una serie di ragioni, non ultima l’indisponibilità dell’Occidente a fornire a Kiev garanzie vincolanti di sicurezza che avrebbero implicato il rischio, in futuro, di uno scontro diretto con la Russia. Uno dei nodi principali, che Putin ha ripetuto anche venerdì, è proprio la potenziale adesione dell’Ucraina alla Nato, che Mosca vive come una minaccia diretta. Kiev, al contrario, la considera l’unica vera garanzia di sicurezza.

Ora Zelensky punta sulla “pace giusta”, nel tentativo di delimitare il terreno di gioco, con l’appoggio di un numero consistente di Paesi. "Siamo riusciti a riportare nel mondo l'idea che gli sforzi congiunti possono fermare la guerra e stabilire una pace giusta. Questa idea funzionerà sicuramente, perché il mondo ha potere”, ha detto. In Ucraina, ha ricordato Yermak, "purtroppo la guerra continua, i nostri soldati continuano a combattere. Due anni sono un tempo sufficiente a dimostrare che l'Ucraina non è in grado solo di difendersi, ma di vincere e di ottenere una pace giusta". Il summit si tiene in Svizzera, ma l’Ucraina è molto interessata al suo successo: il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, arrivando, ha ringraziato sia la presidente della Confederazione, Viola Amherd, la padrona di casa, che il presidente ucraino Zelensky.

La dichiarazione finale

Oggi si tratterà di diversi temi che riguardano il conflitto in Ucraina, tra cui le questioni umanitarie, come lo scambio dei prigionieri e i bambini ucraini deportati, le minacce nucleari avanzate dalla Russia e le implicazioni della guerra per la sicurezza alimentare. Il summit sulla pace in Ucraina dovrebbe concludersi con una dichiarazione finale: la Svizzera guida e coordina il lavoro sul testo. La dichiarazione dovrebbe essere focalizzata, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “su tre punti fondamentali. Io credo che si potrebbe partire dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia per farne una zona franca. Poi c’è la questione del grano, che è anch’essa di grande importanza, perché ne fanno le spese anche i Paesi africani. E c’è la questione degli ostaggi, dei prigionieri”. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha sottolineato che il documento sarà centrato anche sul rispetto dei principi chiave della Carta delle Nazioni Unite.

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G7, Meloni incassa “successo” e ora punta a Ue:...

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Possibilista su von der Leyen la premier tiene le carte coperte: "Quando arriverà la proposta valuteremo"

Giorgia Meloni (Afp)

In passato si è definita una maratoneta, ma in realtà è la corsa a ostacoli la disciplina alla quale Giorgia Meloni sembra più avvezza. Superata la barriera del G7 -“un successo e lo dico senza temere smentite”, si fregia nella conferenza stampa che chiude il summit a Borgo Egnazia- la presidente del Consiglio già punta il prossimo ostacolo da saltare: la trattativa sui nuovi assetti dei vertici europei, in cui lei ‘vede’ un’Italia protagonista. A spiegare che Roma non è disposta ad accontentarsi è la stessa Meloni, sondata dai giornalisti -indispettiti per il numero limitato di domande in conferenza stampa- sulla possibilità che sostenga in Europa Ursula von der Leyen. La freddezza tra le due al vertice di Borgo Egnazia non è passata inosservata, gli abbracci e il calore di un tempo ormai ricordi del passato.

Meloni oggi volerà in Svizzera, a Burgenstock, per prendere parte ai lavori della Conferenza sulla ricostruzione in Ucraina, poi lunedì l’attende la cena informale tra i leader del Consiglio europeo per trovare la quadra sui futuri assetti. Innanzitutto il nome del prossimo presidente della Commissione europea, dal quale, a cascata, arriveranno tutte le altre nomine. Von der Leyen, che prima del voto di inizio giugno vedeva le sue chance in caduta libera, sembra essere tornata di nuovo in pista. Meloni cosa farà, presterà una stampella o ne ostacolerà la corsa? La scelta del candidato “spetta al Ppe: quando la proposta arriverà, noi ovviamente faremo le nostre valutazioni”, risponde la presidente del Consiglio riguardo la spitzenkandidat dei popolari.

“I primi due temi che mi interessano, come governo italiano, è – mette in chiaro – 1: che all'Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta; 2: che l'Europa comprenda il messaggio che è arrivato dai cittadini Ue”. E che hanno generato un terremoto negli equilibri europei, con il belga Alexander De Croo costretto al passo indietro tra le lacrime, Emmanuel Macron a ‘chiamare’ le elezioni, Olaf Scholz sempre più in affanno a Berlino.

E sono proprio il Presidente francese e il Cancelliere tedesco a spingere per chiudere già lunedì sui ‘top jobs’, temendo che dalle urne francesi esca un risultato che renda la partita ancor più difficile e il vento dei sovranisti più forte. Al contrario e non a caso l’Italia è disposta a temporeggiare: “per noi non è una pregiudiziale” attendere le elezioni francesi di inizio luglio, risponde a domanda Meloni, confermando la linea già anticipata da Antonio Tajani.

Quel che conta, per lei, è imprimere un cambio di passo, perché “se vogliamo trarre come insegnamento dal voto delle elezioni europee ‘che andava tutto bene’ sarebbe una lettura un po’ distorta”. Parole, le sue, che potrebbero valere anche per la riconferma di von der Leyen. Ma che, soprattutto, stanno a rimarcare che la premier non è disposta a farsi dettare la linea da un’Europa a trazione franco-tedesca, perché Macron e Scholz, per forza di cose, sederanno al tavolo di Bruxelles con le armi spuntate.

Andare a dama sarà difficilissimo. La Puglia e il clima di apparente serenità tra i leader a Borgo Egnazia sembrano già archiviati. Olaf Scholz, che solo venerdì festeggiava i suoi 66 anni tra gli ulivi mentre i 7 Grandi intonavano ‘happy birthday’, ieri dava l’altolà alla premier: “non è un mistero” che Meloni “sia all’estrema destra dello spettro politico”. Ci sono “differenze abbastanza ovvie e che significano anche che lavoriamo in famiglie di partito molto diverse. Quando si parla di Europa, ad esempio, credo sia molto importante che il futuro presidente della Commissione possa contare sui partiti democratici tradizionali del Parlamento europeo: il Ppe, i socialdemocratici e i liberali. Dopo i risultati delle europee credo possa funzionare”.

Il totonomi

Ma, numeri alla mano, la maggioranza indicata da Scholz vale 406 voti e garantirebbe un equilibrio assai precario vista l’incidenza di franchi tiratori a Strasburgo storicamente alta, stimata tra il 10 e il 15%. Ursula, o chi per lei, avrà bisogno di un ‘aiutino’, che potrebbe arrivare dai Verdi, opzione più probabile, ma anche dalle file dell’Ecr capitanata da Meloni. Che, in cambio, sarebbe legittimata ad alzare la posta, puntando per l’Italia a un commissario di ‘peso’, possibilmente con portafoglio economico viste le difficoltà di Roma con i conti.

La presidente del Consiglio potrebbe tuttavia puntare ancor più in alto - “riconoscere all’Italia il ruolo che le spetta”, riecheggiano le sue parole -, cercando di spuntare a Bruxelles uno dei 5 top jobs sul tavolo, quello dell’Alto rappresentante per la politica estera europea. Tutti gli indizi portano al nome di Elisabetta Belloni, tra i protagonisti indiscussi del G7 in Puglia. Lei, a Borgo Egnazia, scherza con chi già la ‘vede’ nella tolda di comando europeo: “Il mio nome? Lo mettono solo quando c’è uno spazio da riempire…”.

Di certo per ora c’è la soddisfazione della presidente del Consiglio per il G7 a ‘regia’ Belloni. “L’Italia – scandisce Meloni in conferenza stampa - ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di essere all'altezza di organizzare eventi di questa straordinaria rilevanza. Spesso ci dimentichiamo di ciò di cui siamo capaci, ma oggi è giusto sottolinearlo perché è sotto gli occhi di tutti”.

Le polemiche

La premier, incalzata dai cronisti, torna anche sui due ‘incidenti’ di percorso che hanno gettato ombre sul ‘suo’ G7: la polemica sull’aborto, con il presunto sgambetto di Macron, e quella sui diritti Lgbt. Dopo aver ribadito di non voler cambiare la legge 194, bolla la vicenda sull’assenza della parola ‘aborto’ nelle conclusioni finali del summit come “artefatta, infatti non è esistita nel vertice, nelle nostre discussioni, proprio perché non c’era nulla su cui litigare”. Quanto ai diritti della comunità ‘arcobaleno’, “non è stato fatto nessun passo indietro” nel summit dei grandi come a Roma, assicura: “in due anni l'Italia non ha” indietreggiato “sui diritti Lgbt", al netto “del racconto falsato che è stato fatto”.

L'impegno per l'Ucraina

Per il resto, Meloni conferma l’impegno al fianco dell’Ucraina, ribadito con forza dal G7: ne è la prova lo “storico” accordo sul prestito garantito dai profitti degli asset russi. La proposta di pace arrivata da Vladimir Putin “mi sembra più un’iniziativa propagandistica che una reale proposta di negoziato”: “se vuole la pace, Putin deve ritirare le truppe dall’Ucraina”. La premier celebra con enfasi l’interesse del summit per l’Africa, l’impegno sui migranti, la presenza del pontefice al summit, presenza che ha reso il G7 un appuntamento “storico, destinato ad essere ricordato”.

La bagarre alla Camera sull’autonomia, che induce Meloni a rimproverare gli esponenti della maggioranza caduti “nelle provocazioni” di chi “dovrebbe mostrare più rispetto per le istituzioni”, non “è riuscita a rovinare l’ottima riuscita di questo vertice”. Per cui la premier ringrazia Belloni, i leader del G7, la squadra che ha lavorato al suo fianco ma ancor prima i pugliesi, che “sono stati molto oltre l'altezza del compito. E' stata la riposta migliore che si poteva dare ai soliti pregiudizi che abbiamo letto in alcuni parte della stampa internazionale".

"Qualcuno può essere arrivato con un'idea, sono certa che tutti sono andati via con un’altra idea. La forza di questa regione - sottolinea Meloni, chiudendo la conferenza stampa con un grazie speciale rivolto alla Puglia - è nella sua capacità e nel suo legame con le tradizioni. Ieri sera quando il vertice è terminato ho voluto una serata tutta tradizionale pugliese".

"C'erano i panzerotti – racconta con un sorriso -, c'erano gli artigiani, c'erano le signore che facevano le orecchiette a mano, c'era la taranta, c’erano le luminarie. C'era la Puglia. C'era la Puglia come la conosciamo noi. Sono davvero fiera di aver visto i leader del G7 rimanere a bocca aperta per i sapori, i gusti e per l'identità del territorio. Vedere i grandi del mondo che parlano delle sfide globali in un borgo mi sembra una giusta sintesi, perché non dobbiamo dimenticare che è la nostra identità che ha fatto la civiltà che siamo. Penso che il messaggio sia arrivato forte e chiaro e sono sicura che diversi leader torneranno a fare le loro vacanze da queste parti". In Puglia, terra di sole e vento, di ulivi e pietra bianca, ‘terra di dove finisce la terra’, come recita un vecchio motivo di Vinicio Capossela che risuona nei pullman dei cronisti che lasciano Borgo Egnazia. (di Ileana Sciarra)

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