Atella Sound Circus: La magia delle arti circensi e della musica dal vivo
L’evento che trasforma Succivo in un palcoscenico incantato.
Per il settimo anno continua la fusione della magia delle arti circensi con quella della musica dal vivo. Un evento dedicato alla spensieratezza dei più piccoli e delle famiglie. Spettacoli unici con 17 artisti nazionali e internazionali, attività didattiche, formative e di intrattenimento con la possibilità di mangiare cibo tradizionale e sano.

Dal 27 al 30 giugno l’Associazione Artenova proporrà un vortice di musica, arte e divertimento in occasione della settima edizione dell’Atella Sound Circus, il Festival di musica e arti di strada che ha conquistato il cuore di migliaia di appassionati. Un evento imperdibile che trasformerà il Casale di Teverolaccio di Succivo in un mondo incantato.
Il festival è sostenuto dall’amministrazione comunale di Succivo, guidata dal Sindaco Salvatore Papa e dal delegato alla cultura Giuseppe Mitrano, che ha rinnovato il suo impegno confermando il patrocinio economico e morale. Un segno tangibile per valorizzare il territorio e promuovere eventi di grande qualità.
Un evento familiare con attività didattiche e di intrattenimento
L’Atella Sound Circus non è un semplice festival ma una celebrazione della bellezza delle arti circensi e degli artisti di strada. La fusione perfetta tra tradizione, classicità e innovazione si esprimerà attraverso spettacoli indimenticabili e performance mozzafiato.
Protagonisti 18 straordinari artisti di strada e circensi, buskers, musicisti di diverse estrazioni, pronti a stupire il pubblico con le loro performance uniche e coinvolgenti. Un’edizione che si preannuncia davvero speciale, all’insegna della scoperta di culture e sonorità diverse, per un’esperienza di viaggio sensoriale senza eguali con momenti di pura meraviglia e divertimento per grandi e piccini.




Il cast musicale è lungo e variegato, troviamo: Paolo Baldini col progetto DubFiles, considerato il miglior musicista e produttore reggae e dub italiano. E’ il bassista degli Almamegretta e ha collaborato con Africa Unite, B.R. Stylers, Jovanotti, Tre Allegri Ragazzi Morti e Mellow Mood. Prima di lui il giorno venerdì 28 giugno suonerà la promettente musicista napoletana, di base a Londra, Dub Marta. Il concerto buskers lo farà i Soulpalco gruppo votato alla musica tradizionale, tra tarantelle e tammurriate.
Sabato 29 giugno è la volta della Funky * Club Orchestra che coinvolgerà il pubblico in una maniera non indifferente a ritmo di funky, soul, elettronica e disco music. Prima di loro sul palco la musica dei trentini Electric Circus ricchi di groove funk, ricami blues, psichedelia e profumi world. Il concerto buskers ci farà fare un tuffo nelle sonorità degli anni 30 & 40, con l’Hot Swing Quartet tra jazz e swing jazz Manouche, in omaggio a Django Reinhardt, per arrivare poi alle sonorità balcaniche. Domenica 30 giugno chiudono i concerti di questa edizione La NovaBeat Orchestra e i buskers Do Brasil: i primi sono un collettivo di 15 musicisti di Napoli che affonda le radici nella musica Afrobeat. Una vera e propria Big Band capace di portare un carico di energia ed emotività da far muovere il pubblico in una danza libera e piena di gioia. I secondi vi faranno fare un viaggio nella musica popolare brasiliana. Do Brasil trio interpreterà sia brani famosi che brani più sofisticati, ispirati da João Gilberto, Chico Buarque, Elis Regina, Djavan e Caetano Veloso.
Novità di quest’anno è la giornata inaugurale dedicata interamente ai bambini! Grazie all’esperienza laboratoriale realizzata dall’Associazione ArteNova, durante l’ultimo anno scolastico, giovedì 27 giugno i più piccoli saranno i protagonisti indiscussi: appresi i rudimenti dell’arte di strada si trasformeranno in artisti e si esibiranno dal vivo. La giornata non è altro che il progetto conclusivo voluto l’inverno scorso dalla Preside Debora Belardo della scuola Rocco-Cinquegrana di Sant’Arpino e della Preside Loredana Russo della scuola Santagata di Gricignano insieme alla cooperativa E.V.A. di Casal di Principe. Il progetto è sostenuto da Save the Children.


Il 28 Giugno – alle ore 17:30 partecipazione gratuita con prenotazione via whatsapp al 3926649199 verrà riproposta la magia e il potere rigenerativo della Meditazione, accompagnati dal suono armonico delle Campane Tibetane.
Immersi nella natura, in uno “spazio di consapevolezza”, sarà possibile riconnettersi al respiro, stare in ascolto di sé, aprire il cuore alle emozioni e lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera circense che ci circonda.
L’arte del busking, con la sua nobile e affascinante tradizione, sarà il cuore pulsante dell’Atella Sound Circus. Gli spettatori potranno immergersi completamente nella magia di questo mondo straordinario, scoprendo le abilità e la creatività degli artisti di strada, e lasciandosi coinvolgere da performance che resteranno impresse nella memoria.





Gli artisti di strada
TADAM CIRCO
TaDam – Compagnia e Scuola di Circo-Teatro nasce nel 2015 diventando una dei primi ad aver portato il circo a Piacenza. Si esibiscono con spettacoli di teatro, giocoleria, manipolazione, cerchio aereo, trapezio statico, trampoli.
CIRCO ENTERO
Nahuel Iribarren e Lucia Villaseco sono artisti di Buenos Aires che viaggiano a bordo della loro F100 nella quale trasportano gioia, risate e grande qualità artistica. Si esibiranno con spettacoli comici di giocoleria e trapezio.
DJACO
Nome d’arte di Giacomo di Vona dalla provincia di Frosinone. Il suo spettacolo è “The Animal Freak Show” spettacolo multidisciplinare che fonde tecniche di circo comicità e follia.
GAHIA FIORINI
Gahia si esibisce con “Mrs. Rompibolle” uno dei suoi spettacoli di bolle di sapone adatto a tutta la famiglia. Inoltre svolge laboratori creativi in cui realizza braccialetti e treccine colorate insieme ai bambini.
NICOLA MACCHIARULO
In arte “Il Macchiarlo” propone uno spettacolo in cui la giocoleria, la magia e il mimo sono al servizio del gioco clownesco di questo personaggio a cui…” va tutto storto”. Uno spettacolo che con l’aiuto del pubblico… se tutto va bene … andrà malissimo.
GIULIO LINGUITI
Coinvolgente ed emozionante IN CERCHIO è uno spettacolo poetico in equilibrio fra virtuosismo acrobatico e monologo teatrale. Tra i pochi spettacoli di strada italiani su ruota Cyr che si distingue per l’utilizzo della parola usata come mezzo espressivo al pari della tecnica circense.
PYROVAGHI
Nicola, appassionato di circo contemporaneo, e Marilù, legata da anni al mondo del teatro, si sono incontrati nel 2016 dopo anni di carriere separate e hanno dato vita al duo Pyròvaghi con lo spettacolo “Back To Life” un forte messaggio contro la violenza di genere è uno spettacolo di strada originale e commovente in cui il teatro si serve dell’antica Danza del Fuoco Indiana e delle tecniche di giocoleria per raccontare la storia di una donna scappata dalla violenza e la sua rinascita. Non è la violenza ad essere in scena ma quel delicato momento in cui lei reimpara ad amarsi e ad utilizzare le proprie ferite per costruire le basi di una nuova vita.
Scuola di Danza ENSEMBLE
Sotto la direzione di Rosaria De Donato ci saranno le Esibizione di danza delle giovani allieve
ROBERTO PALLONCINI
Artista di strada di Torino specializzato nell’arte di creare con i suoi palloncini qualsiasi personaggio o strumento amato dai bambini. Un vero pozzo di inventiva e creatività.
LA MURGA LOS ESPOSITOS
La Murga Porteña è una potentissima arma di protesta, variopinta, gioiosa e rumorosa che nasce in Argentina a Buenos Aires. A Napoli la Murga Los Espositos ne assorbe la cultura unendola all’arte ai colori e allo spirito della sua città. Nata nel 2016 all’interno del Giardino Liberato di Materdei, la Murga Los Espositos coniuga musica, danza e teatro, portando in strada i valori di condivisione e inclusione.Ci piace pensare che la nostra sia una murga napulegna in cui- come avviene sempre a Napoli- tutti si avvicinano, si connettono e si influenzano reciprocamente, creando così un’anima collettiva e forte. Il nostro desiderio è quello di contagiare chi ci incontra, travolgendolo nella libertà di espressione senza paura.
Non mancheranno le delizie culinarie, grazie agli Stand gastronomici e i Food Truck con prodotti tipici locali per garantire a tutti un’esperienza culinaria sana e gustosa.

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Attualità
Truman Capote e la ferita di un delitto: il nuovo sguardo di “Pagine” su Rai 5

Avvertiamo sempre un brivido, quasi un sussurro inquieto, quando pensiamo a quei delitti che scuotono intere comunità. Voi vi siete mai chiesti che cosa spinga uno scrittore a immergersi così a fondo in un omicidio da farne un romanzo-capolavoro? In “A sangue freddo” Truman Capote fece esattamente questo, scavando nella tragica vicenda della famiglia Clutter e finendo per portarsi dietro un peso enorme. Adesso, questo stesso racconto torna sotto i riflettori grazie al documentario di Julien Gaurichon e Frédéric Bas, che lunedì 24 marzo verrà proposto in seconda serata su Rai 5, all’interno di “Pagine”.
La voce di Federica Sciarelli: dal crimine narrato al crimine reale
Nel nuovo programma di Rai Cultura, ci affacciamo su scenari di letteratura che spesso s’intrecciano con la cronaca. Ed è proprio Federica Sciarelli, popolare volto di “Chi l’ha visto”, a introdurre il mondo di “A sangue freddo”. Sentiamo tutta l’intensità di chi ha familiarità con storie difficili, perché la Sciarelli di crimini ne ha raccontati tanti e sa bene quanto possa pesare l’eco di un fatto violento.
Noi immaginiamo la vita a Holcomb, in Kansas, nel 1959. Un posto tranquillo dove improvvisamente accade qualcosa di mostruoso: quattro membri della famiglia Clutter vengono trovati assassinati il 15 novembre. Capote, ancora noto soprattutto per “Colazione da Tiffany”, resta catturato dalla notizia letta sul “New York Times”. Un crimine così efferato lo spinge a passare cinque anni tra interviste e ricerche, fino alla pubblicazione di “A sangue freddo” nel 1965 sulle pagine del “New Yorker”. Nel 1966 esce il romanzo completo, e quel successo esplode al punto da cambiare la sua vita e quella di una certa narrativa true crime.
Le ombre dei colpevoli e le ferite interiori
Vi siete mai chiesti come reagiremmo davanti a chi ha commesso un massacro? Capote incontrò più volte i due responsabili, Perry Smith e Dick Hickock, ex pregiudicati in libertà vigilata. Ci sconvolge sentire che lui descriveva Perry come colto e sensibile, mentre Dick sembrava incredibilmente pacato. Eppure, nel 1960 furono entrambi arrestati e poi condannati a morte. Cinque anni dopo, Capote assistette alle impiccagioni. Da lì la ferita, un vuoto che lui stesso definì insopportabile: “Nessuno conoscerà mai il vuoto che A sangue freddo ha scavato in me. In qualche modo credo che questo libro mi abbia ucciso”.
Con filmati d’archivio e testimonianze, Gaurichon e Bas riportano alla luce la forza devastante di quella storia e mostrano quanto abbia segnato Capote. Noi ci ritroviamo quasi senza fiato, perché scopriamo un autore diviso fra la voglia di raccontare e il peso di un’esperienza troppo intensa. “Pagine” – curato da Silvia De Felice, Emanuela Avallone e Alessandra Urbani, per la regia di Laura Vitali – ci accompagna lungo questo percorso fra parole e immagini, invitandoci a esplorare la letteratura come specchio della realtà più crudele.
Non sappiamo se avremo mai risposte definitive, ma restiamo uniti in questa riflessione collettiva, mentre la Sciarelli ci introduce a un racconto che vibra ancora di tensione. E forse, alla fine, ci rendiamo conto che l’anima di Capote aleggia ancora su quelle pagine, come se il crimine avesse stretto uno strano patto con la sua penna.
Attualità
Processo Priebke: l’ombra del passato che ci parla ancora

Ci sentiamo afferrare alla gola ogni volta che riemerge un episodio legato ai crimini nazisti. Non è semplice, vero? Molti di voi, probabilmente, preferirebbero non rivivere certi ricordi. Eppure sentiamo il dovere di ripercorrere fatti come l’eccidio delle Fosse Ardeatine, perché non possiamo permettere che scivolino nell’oblio.
Un processo fra indignazione e memoria
Il nome di Erich Priebke rimane un simbolo del male: ex ufficiale delle SS, coinvolto in uno dei massacri più atroci del nostro Paese. Nel 1996 lo arrestano in Argentina e lo trasferiscono in Italia. Sembra quasi un film, ma è tutto drammaticamente reale. Il tribunale militare di Roma, in un’aula piccola e soffocante, diventa il palcoscenico di un dibattito giuridico infuocato. La prima sentenza riconosce la colpevolezza di Priebke ma, incredibilmente, dichiara prescritto il reato.
Vi immaginate la rabbia? Familiari delle vittime che protestano, che occupano l’aula, che non riescono ad accettare una conclusione tanto assurda. Eppure quei momenti di tensione hanno contribuito a riaccendere l’attenzione collettiva su un capitolo oscuro della nostra storia. Nel 1997, alla fine, arriva la condanna definitiva all’ergastolo, con un principio che ormai conosciamo bene: i crimini di guerra non vanno in prescrizione.
Sentiamo un fremito nel presentarvi La verità del male – Il processo Priebke, un documentario prodotto da Golem Multimedia, in collaborazione con Rai Documentari e Fondazione Museo della Shoah, che va in onda venerdì 21 marzo in seconda serata su Rai 3. Il racconto, scritto da Giancarlo De Cataldo e Alberto Ferrari, e diretto dallo stesso Ferrari, mette in scena le voci di chi ha vissuto quei giorni intensi: Francesco Albertelli (ANFIM), Giovanni Maria Flick (Ministro della Giustizia di allora), Antonino Intelisano (pubblico ministero del Tribunale Militare) e Riccardo Pacifici, protagonista delle proteste e oggi vice presidente della European Jewish Association. La narrazione di De Cataldo penetra nelle pieghe del passato, mentre la colonna sonora, firmata da Gabriele De Cataldo e il montaggio di Luca Mariani completano un quadro crudo e necessario.
Siamo convinti che un lavoro del genere non sia solo un prodotto televisivo. È un richiamo collettivo a guardare in faccia l’orrore e a non smettere di fare i conti con ciò che è stato. Voi siete pronti a rivivere tutto questo? Noi crediamo che non ci sia scelta: occorre ricordare, sempre.
Attualità
Mafie, corruzione e innovazione: un viaggio tra resistenza civile, politiche globali e...

È strano, vero, ritrovarci con tante storie diverse che si intrecciano? Ci fa un po’ girare la testa, perché passiamo dalla lotta contro le mafie qui in Italia a proteste in altre parti del mondo. Eppure, tutto ci appare connesso. Noi stessi sentiamo il bisogno di capire in profondità come questi eventi si influenzino a vicenda. Voi potreste chiedervi: perché accostare tecnologie futuristiche, vicende di repressione politica e corruzione? Forse perché, nel loro complesso, ci mostrano la direzione in cui stiamo andando.
La rincorsa all’AI: soglia del “Sovrumano”
Iniziamo da qualcosa che cattura l’attenzione di tutti: l’intelligenza artificiale. Fino a ieri ci chiedevamo se le macchine potessero mai pensare. Ora siamo arrivati a porci una domanda più inquietante: quando supereranno le nostre abilità? Abbiamo ascoltato il parere di Nello Cristianini, professore all’Università di Bath, che sembra convinto di una prossima svolta. Ci dice che le IA non si limiteranno a eguagliare le nostre competenze, ma potrebbero addirittura superarle. C’è un brivido che corre lungo la schiena. Siamo davvero pronti?
Eppure, questa corsa alla tecnologia non è così astratta. È connessa al modo in cui gestiamo il potere, le libertà individuali e persino la trasmissione del sapere. Senza rendercene conto, l’AI irrompe nella nostra vita con una velocità inaudita. Inquieta, appassiona, spaventa. Ci sentiamo sospesi: da un lato siamo entusiasti di scoprire fin dove possiamo arrivare, dall’altro ci domandiamo se stiamo perdendo di vista i nostri valori più umani.
Riflessioni dalla Sicilia: il coraggio di dire no
Parallelamente, entriamo in un mondo che abbiamo appena dietro l’angolo, ma che a volte fingiamo di non vedere: quello delle mafie. Oltre 40 miliardi di euro, un giro d’affari colossale qui in Italia. Lì, nella giornata dedicata al ricordo delle vittime di mafia, migliaia di persone hanno sfilato a Trapani insieme a Libera e Don Ciotti. E ci siamo commossi quando abbiamo incontrato i fratelli Lionti, imprenditori di Niscemi. Loro si sono opposti al pizzo e hanno rischiato di essere ammazzati. Vivono sotto scorta, non vogliono lasciare la Sicilia, e continuano a lavorare fianco a fianco con la federazione antiracket. Uno slancio di determinazione che ci fa sentire un po’ più speranzosi.
Il Procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, ha lanciato l’allarme: ci sono sequestri frequenti di armi da guerra. Armi pesanti destinate – dice – a gesti clamorosi. Parla di un mandamento di Cosa Nostra in mano a giovani reclutati con un compenso misero, poche migliaia di euro, per uccidere. Tutto questo scuote la nostra coscienza. E ci fa chiedere se stiamo facendo abbastanza per sostenere chi non si piega.
Corruzione e proteste: drammi condivisi
Potremmo spostarci lontano, in Macedonia, dove un incendio in una discoteca abusiva – un capannone privo di uscite di sicurezza – ha causato 59 vittime e 155 feriti. Una strage che ha scioccato il Paese e che ha scatenato proteste furiose contro la corruzione. Non sono bastati gli arresti dei responsabili e le dimissioni del sindaco. In Serbia, intanto, da quattro mesi non si fermano le manifestazioni iniziate dopo il crollo di una pensilina, costato la vita a 15 persone. Più proteste, più rabbia, più richieste di cambiamento. E noi ci chiediamo: quante altre tragedie dovranno avvenire prima che le istituzioni intervengano davvero?
Tagli e repressione: gli Stati Uniti di Trump
Da un’altra parte del mondo troviamo un altro scontro. Trump vs Campus. Forse alcuni di voi hanno sentito parlare di Mahmoud Khalil, studente siriano di origine palestinese, con una famiglia, una green card e una laurea alla Columbia. La sua detenzione e la minaccia di espulsione hanno sollevato proteste accese a New York. Khalil paga per essere stato un leader delle dimostrazioni a favore della Palestina. E la Columbia rischia pure la perdita di 400 milioni di dollari di fondi federali. Pare che tutti i campus americani siano entrati nel mirino, costretti a tagliare corsi e ricerche su temi sgraditi a Trump: inclusione, riscaldamento globale, ogni cosa giudicata troppo “ribelle”. Sembra un attacco alla libertà di pensiero. A noi pare gravissimo.
Un rifugio per animali (e per noi)
Spostiamoci in Lazio, provincia di Viterbo. Due sorelle gemelle, una avvocata e una medica, hanno deciso di prendersi cura di cani, gatti, pecore non riproduttive e perfino cinghialetti. Hanno creato un rifugio per animali abbandonati, malati o capitati in eredità a chi non li voleva. Sembrava un sogno ingenuo. Invece, con un po’ di donazioni e tanta testardaggine, ci sono riuscite. Noi ammiriamo la loro scelta. Sì, perché ci dimostrano che esiste un modo diverso di vivere e trovare serenità, riscoprendo un contatto autentico con la natura.
I problemi del lago Trasimeno
Nel frattempo, in Umbria, il lago Trasimeno segna un metro e 25 centimetri sotto lo zero idrometrico. Poche piogge e cambiamenti climatici preoccupanti. Il turismo e la pesca ne risentono. Si parla di convogliare l’acqua dal lago Montedoglio, in Toscana, per evitare il peggio. Ma è un progetto da accelerare, prima che arrivi l’estate. Noi, se fossimo in voi, cercheremmo di capire quanto questo specchio d’acqua, il quarto lago d’Italia, rappresenti un patrimonio da non perdere.
Una pausa dai social?
In carne e ossa: secondo alcuni studenti della Civica scuola di cinema di Milano, i “reel” e i video brevissimi su TikTok o simili potrebbero non essere più così irresistibili. C’è voglia di stare insieme, di rallentare. Li vediamo correre e pedalare a mezzanotte per le strade della città, alla ricerca di un contatto vero. Rimane il fatto che, tramite i social, ci si organizza e si condivide ogni novità. È un paradosso che fa sorridere. Ma forse è solo la nostra natura, sempre in bilico tra tecnologia e desiderio di relazione.
Tradizioni giapponesi: spade e cicatrici dorate
Avete mai sentito parlare dei fabbri di katane? In Giappone ne sono rimasti solo 80, custodi di un’arte che esiste da mille anni. Le spade dei samurai non erano concepite come strumenti d’offesa, ma come protezione contro le forze negative. Poi c’è il kintsugi, la riparazione dei vasi rotti con oro fuso. Qualcosa che ci fa riflettere: le ferite si trasformano in elementi preziosi della nostra storia. E noi ci emozioniamo davanti a una cultura che, pur essendo proiettata al futuro, difende le proprie radici.
Come eravamo: Giappone 1963
Concludiamo con un salto indietro. L’archivio di TV7 ci mostra un Giappone del 1963 lanciato verso la modernità: treni rapidi, città in fermento, costruzioni vertiginose. Eppure il confronto con le tradizioni, il ruolo delle geishe e i ritmi antichi era già allora un enigma. Forse è sempre la stessa storia: un popolo in bilico tra evoluzione e rispetto delle proprie origini.
Alla fine di questo viaggio, abbiamo la sensazione di un’umanità che lotta, a volte soffre, e cerca risposte in mille direzioni. Siamo convinti che voi, come noi, abbiate bisogno di queste storie: per trovare il coraggio di resistere o per custodire un ricordo prezioso. Noi, tutti insieme, non dovremmo mai smettere di cercare un equilibrio tra innovazione e radici, tra legalità e libertà. Il resto è un percorso da costruire, un passo alla volta.
Tutto questo e molto altro nel prossimo appuntamento su Rai 1 con TV7, venerdì 21 marzo, a mezzanotte!