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Europee, sondaggio: Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni in...

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Europee, sondaggio: Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni in testa alle preferenze

Con il 27,2% delle intenzioni di voto il partito della premier aumenta il consenso rispetto alle elezioni del 2022. A seguire il Pd al 21,3% e il M5S che si attesta al 15,8%

Giorgia Meloni - (Afp)

A 5 settimane dalle elezioni europee, Fratelli d’Italia si conferma il primo partito con il 27,2% delle intenzioni di voto e aumenta il consenso rispetto alle elezioni del 2022. E’ quanto emerge dallo Human index, il super indicatore che fa convergere i dati delle ricerche demoscopiche di Emg e quelli del web e social listening di Vis Factor. A seguire il Pd al 21,3% e il M5S che si attesta al 15,8%. Poi Forza Italia e Lega entrambe all’8,5%. La lista Stati Uniti d’Europa viene rilevata al 5%, Sinistra Italiana e Verdi al 3,7% e Azione al 3,5%.

Sul versante del gradimento dei leader al primo posto figura Giorgia Meloni con il 40,2%, seguita da Antonio Tajani al 33,4% e da Giuseppe Conte al 32,1%. Fuori dal podio Matteo Salvini con il 26,9%, Elly Schlein al 23,8% ed Emma Bonino al 21,7%. La ricerca è stata condotta da Emg e Vis Factor tra il 25 aprile e il 1 maggio. Per quanto riguarda la rilevazione di Emg il campione è di 2.000 casi, mentre Vis Factor ha monitorato 4121 canali tra facebook, instagram, threads e X.

"A 5 settimane dal voto i dati iniziano a consolidarsi. Fratelli d’Italia resta saldamente il primo partito mentre il Pd riesce ad attestarsi sopra la soglia del 20%, a distanza di sicurezza dal Movimento 5 Stelle. C’è in atto una bella sfida tra Forza Italia e Lega, entrambe potrebbero superare il risultato del 2022. Man mano che si andrà avanti emergerà una polarizzazione che chiarirà chi supererà la soglia del 4%, come nel caso degli Stati Uniti d’Europa che fino ad ora si mantengono saldamente al di sopra del quorum”, spiega Fabrizio Masia, Ad di Emg. 

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Ucraina e armi Nato per colpire in Russia, Tajani a...

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Il vicepremier avverte: "Gli strumenti militari mandati dall'Italia vengono usati all'interno dell'Ucraina". Salvini: "Non siamo in guerra"

Antonio Tajani - Fotogramma

Altolà dell'Italia alla Nato dopo le parole del segretario generale Jens Stoltenberg che ha proposto di dare via libera all'Ucraina per l'uso delle armi degli alleati per colpire in Russia. "Le scelte di Kiev sono scelte di Kiev, noi non manderemo un militare italiano in Ucraina e gli strumenti militari mandati dall'Italia vengono usati all'interno dell'Ucraina", ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

"Lavoriamo per la pace, i messaggi che arrivano dalla Russia poi provocano anche una guerra ibrida che si combatte però dobbiamo sempre lavorare per la pace e abbassare i toni. Noi siamo parte integrante della Nato ma ogni decisione dev'essere presa in maniera collegiale", ha concluso Tajani.

Linea confermata anche dal vicepremier Matteo Salvini. "Stoltenberg chiede di eliminare il divieto all'Ucraina di colpire obiettivi militari russi con le armi Nato? Non se ne parla nemmeno, l'Italia non è in guerra contro nessuno e non voglio che i miei figli crescano con la paura della terza guerra mondiale".

"Abbiamo aiutato l'Ucraina fin dal primo momento anche con aiuti militari però - ricorda Salvini - quelle armi non devono uccidere fuori dai confini". "Mi opporrò sempre e in ogni sede all'invio anche di un solo militare italiano di combattere e morire in Ucraina", conclude.

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Politica

Europee, da riforme a lavoro: a Trento il duello (mancato)...

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La sfida a distanza tra premier e segretaria Pd ospiti una di seguito all'altra al Festival dell'Economia

Giorgia Meloni ed Elly Schlein (Fotogramma/Ipa)

Il duello mancato in tv oggi si è riproposto come sfida a distanza al Festival dell'Economia di Trento dove Giorgia Meloni ed Elly Schlein si sono alternate, a stretto giro nel pomeriggio, sul palco della manifestazione. La forma è meno intensa e 'spettacolare' rispetto a quella del faccia a faccia, ma il botta e risposta, le distanze e le visioni alternative si sono comunque squadernate: dal premierato al lavoro passando per il redditometro e il Superbonus.

Sul lavoro l'attacco di Meloni è dritto al Pd: "Ringrazio la segretaria del Pd Schlein per ricordarci i disastri che la sinistra al governo in 10 anni ha portato in Italia. E' vero che i salari crescono meno di quanto crescano in Francia" ma "negli anni precedenti al Covid i salari diminuivano dell'1,5% mentre in Germania aumentavano del 16% e in Francia del 9%. Può chiedere questo alla segretaria del Pd, cosa pensa dei risultati portati sui salari dalla sinistra al governo".

Schlein non si sottrae e replica secca: "Cosa rispondo a Meloni? Che se la sinistra avesse fatto tutto bene in questi anni, una come me non avrebbe mai vinto le primarie del Pd... Sono io che chiedo a Meloni: per quanto tempo, dopo 19 mesi al governo, continuerà a scaricare sui governi precedenti anziché assumersi le responsabilità?".

Il capitolo premierato conferma le distanze e la netta opposizione del Pd. Meloni mette in chiaro che sulla sua riforma costituzionale non intende mollare e lo spiega così: "Attualmente la mia vita si svolge così: mi alzo la mattina, cerco di risolvere problemi, vado a dormire, rimane poco tempo per mia figlia. Davvero qualcuno pensa che il mio obiettivo è continuare a fare questa vita? Quindi, io voglio lasciare qualcosa: o la va o la spacca, nessuno mi chieda di scaldare la sedia".

E se Meloni non intende tirarsi indietro sul premierato e dal referendum che viene accennato da quel 'o la va o la spacca' sottolineato dalla premier, Schlein è pronta a raccogliere la sfida. Anche in un confronto faccia a faccia, che torna ancora una volta nelle parole delle due leader. "Io sono sempre disponibile a un confronto con Giorgia Meloni in qualsiasi momento, avevo persino accettato di farlo anche in Rai", sottolinea la segretaria Pd alludendo alle critiche dem al servizio pubblico che sarebbe ridotto a Tele-Meloni. E sul punto graffia la premier: "Il problema non è che c'è Tele-Meloni, ma che non c'è più Tele-Pd...".

Ma sul merito, al di là della disponibilità al confronto, Schlein tiene fermo un paletto: no all'elezione diretta del premier. Ma nemmeno se la riforma sarà accompagnata da una legge elettorale a doppio turno? Viene sollecitata la segretaria del Pd: "Qualsiasi proposta che contenga questa forzatura dell'elezione diretta del premier fa saltare l'equilibrio tra i poteri dello Stato. I poteri del Presidente della Repubblica, per noi, non vanno toccati".

Quindi il Superbonus. La presidente del Consiglio spiega: "Noi abbiamo, solo sul Superbonus e sui bonus edilizi, 17 miliardi di truffe, che sono l'intero valore prodotto da tutto il nostro settore del vino in un anno: se n'è andato con le truffe. Io sono una persona seria, non mi assumo la responsabilità di mandare avanti una cosa del genere". Ma qui Schlein rinfaccia a Meloni di aver votato la proroga del Superbonus: "La cosa che trovo molto ipocrita da parte di Meloni e il governo è che quando sono state votate le proroghe al Superbonus, loro le hanno votate. Loro nel gennaio 2023 hanno bloccato la cessione dei crediti e non hanno fatto nulla in questo anno se non dare la proroga alle villette su cui tanto si sono scagliati. Hanno sempre due facce".

Sul redditometro, la premier chiarisce di aver sospeso la norma "perché la voglio vedere meglio" e rivendica la lotta all'evasione: "Vengo accusata di essere amica degli evasori. E va bene, purtroppo i numeri non dicono questo. I numeri dicono che il 2023 è stato l'anno record nel recupero dell'evasione fiscale in Italia". Ma per Schlein quando si fanno "19 condoni in 19 mesi" di governo si fa una sola cosa: "Si strizza l'occhio ai furbi". E aggiunge: "Sul redditometro abbiamo visto un governo confuso: prima lo hanno messo, poi hanno fatto marcia indietro. Ha dimostrato grande incoerenza anche Giorgia Meloni".

C'è un tema su cui non c'è stato uno scambio a distanza: la questione Toti. E Schlein lasciando il Festival di Trento lo rinfaccia alla premier così: "Ho seguito con grande attenzione l'intervista di Giorgia Meloni al Festival di Trento e sono rimasta stupita che non cogliesse l'occasione per dire una parola sulla situazione della Liguria e l'arresto di Giovanni Toti: è il silenzio degli indecenti".

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Schlein: “Da Meloni non una parola su Toti, silenzio...

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"Non si capisce cosa aspetti Toti a dare le dimissioni e permettere alla Liguria di voltare pagina"

Elly Schlein (Fotogramma)

"Ho seguito con grande attenzione l'intervista di Giorgia Meloni al Festival di Trento e sono rimasta stupita che non cogliesse l'occasione per dire una parola sulla situazione della Liguria e l'arresto di Giovanni Toti: è il silenzio degli indecenti". Così Elly Schlein a margine del Festival dell'Economia a Trento.

"Ormai Meloni subisce il diktat di Salvini che chiede a Toti di resistere ma chi rischia di non resistere è la regione Liguria che merita di restare bloccata e di non poter voltare pagina perché appesa a un'indagine da cui emerge un quadro molto grave", sottolinea.

"Sulle responsabilità penali lavorerà la magistratura ma c'è una questione di opportunità politica per cui non si capisce cosa aspetti Toti a dare le dimissioni e permettere alla Liguria di voltare pagina e andare avanti", dice la segretaria del Pd.

Tanti i temi affrontati al Festival dell'Economia, e non manca la replica alla premier Meloni secondo cui 'con il Pd al governo salari diminuiti'. "Cosa rispondo a Meloni? Che se la sinistra avesse fatto tutto bene in questi anni, una come me non avrebbe mai vinto le primarie del Pd - afferma la leader dem - Sono io che chiedo a Meloni: per quanto tempo, dopo 19 mesi al governo, continuerà a scaricare sui governi precedenti anziché assumersi le responsabilità?".

"Qui - scandisce - c'è da utilizzare meglio le risorse che ci sono. Noi in manovra chiedevamo 4 miliardi in più per sanità e invece Meloni ha tagliato, da quando siede a palazzo Chigi la spesa sanitaria sta scendendo". "E' non è sciatteria - aggiunge - è un disegno e si vede nelle regioni in cui governano dove chi ha i soldi si cura e gli altri si arrangiano. Io ho presentato un ddl per aumentare fondi e sbloccare assunzioni. Si può fare".

La leader dem incalza anche Superbonus, redditometro e 'salva casa'. Quanto al primo "è innegabile - osserva - che la misura nel momento in cui è stata presa ha cercato di dare una spinta all'economia. Il rimbalzo c'è stato. La cosa che trovo molto ipocrita da parte di Meloni e il governo è che quando sono state votate le proroghe al Superbonus, loro le hanno votate. Loro nel gennaio 2023 hanno bloccato la cessione dei crediti e non hanno fatto nulla in questo anno se non dare la proroga alle villette su cui tanto si sono scagliati. Hanno sempre due facce".

"Sul redditometro abbiamo visto un governo confuso - afferma la segretaria del Pd - prima lo hanno messo, poi hanno fatto marcia indietro. Ha dimostrato grande incoerenza anche Giorgia Meloni. Ma soprattutto mi preoccupa un governo che in 19 mesi ha fatto 19 condoni, strizzando l'occhio ai furbi, in barba agli imprenditori onesti, a pensionati e dipendenti, e ai tanti lavoratori autonomi che con sacrificio pagano le tasse".

"Oggi al governo si svegliano sulla casa, ma invece di mettere il futuro nelle mani delle ragazze e dei ragazzi, fanno l'ennesimo condono: siamo al numero 19", ribadisce Schlein ricordando la protesta degli studenti contro il caro affitti, sostenuta dal Pd, e il taglio del fondo affitti da parte del governo. E se fosse ancora una studentessa, dice a chi le chiede a quale protesta si unirebbe, parteciperebbe proprio a quella delle 'tende' contro il caro affitti. "Dormirei una notte in tenda? Certo, non sarebbe la prima...".

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