Esteri
Ucraina, Putin e i negoziati: la strategia della Russia
Il presidente russo disponibile al dialogo ma non con Zelensky: "Parliamo, ma si parte dalla situazione sul campo"
Vladimir Putin pronto a negoziare con l'Ucraina, ma non con Volodymyr Zelensky. E ad una condizione: la base delle trattative è l'attuale situazione sul terreno, con la Russia 'padrona' dei territori occupati. Dalla Bielorussia, dove è impegnato nell'ennesimo vertice con il partner Aleksandr Lukashenko, Putin invia apparentemente segnali distensivi. Nelle parole del presidente russo, però, c'è anche - e soprattutto - altro.
La condizione inaccettabile per Kiev
La disponibilità al dialogo, ribadita anche dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, è vincolata ad un presupposto che Kiev ha già giudicato inaccettabile: l'Ucraina fino ad oggi non ha mai preso in considerazione la cessione di territori.
A questa condizione, Putin aggiunge un altro elemento escludendo dall'eventuale quadro diplomatico l'attuale presidente ucraino. La "legittimità" di Zelensky, dice il leader del Cremlino, è "venuta meno" dopo la scadenza del suo mandato il 20 maggio. L'Ucraina avrebbe dovuto tenere elezioni a marzo, ma le consultazioni sono state annullate per la guerra. "Naturalmente siamo consapevoli che la legittimità dell'attuale capo di Stato sia venuta meno", dice Putin.
Putin vuole la rimozione di Volodymir Zelensky, scrive l'analista russa Tatiana Stanovaya, fondatrice di R.Politik, confermando che in Bielorussia, dopo il presidente russo, è arrivato anche l'ex presidente ucraino Viktor Yanukovich.
"Anche se (la sua possibile ricomparsa a Kiev, ndr) appare come una caricatura, è sempre più difficile sorprendersi dopo la nomina di Andrei Belousov come ministro della Difesa", spiega Stanovaya, sottolineando che per la seconda volta in una settimana Putin ha detto, con un messaggio rivolto all'Occidente, che Zelensky, il cui mandato è scaduto da quattro giorni, è "illegittimo".
"Zelensky illegittimo", l'attacco al presidente ucraino
Il presidente ucraino è un ostacolo ai negoziati, secondo il Cremlino, dove "stanno studiando meticolosamente la legge costituzionale ucraina e anche suggerendo modalità per rimuovere il Presidente, citando la Corte costituzionale e le diverse opzioni fornite dalla Costituzione".
Yanukovich, visto in Bielorussia l'ultima volta nel marzo del 2022, prima del secondo round dei negoziati russo ucraini avviati allora, è arrivato a Gomel su un Falcon 900, ha scritto il sito "Belarusski Gayun". In Bielorussia con Putin anche i ministri degli Esteri, Serei Lavrov, e della Difesa, Andrei Belousov.
La strategia di Putin
Perché, quindi, l'apparente apertura con frenata annessa? Fonti russe affermano che Putin sarebbe teoricamente pronto a discutere la fine alla guerra "solo" perché "sta disperatamente cercando di deragliare il vertice di pace in Svizzera il 15-16 giugno", dice il ministro degli Esteri ucraino, Dmitry Kuleba. Putin, secondo il capo della diplomazia ucraina, "non ha desiderio di porre fine alla sua aggressione contro l'Ucraina". Al summit in Svizzera non è prevista la presenza della Russia. Putin, quindi, "teme il successo dell'iniziativa" a cui non parteciperà. Al momento, la Svizzera ha ricevuto più di 70 risposte positive, la maggior parte delle quali al più alto livello politico.
"L'entourage di Putin invia questi falsi segnali di presunta disponibilità per un cessate il fuoco malgrado il fatto che le forze russe stiano continuando ad attaccare brutalmente l'Ucraina mentre i loro missili e droni piovono sulle città e sugli insediamenti ucraini", aggiunge Kuleba, in un tweet su X. "Solo la voce unita e basata su principi della comunità internazionale può costringerlo a scegliere la pace sulla guerra. Questo è l'obiettivo del vertice di pace. Questo è il motivo per cui lo teme tanto", dice ancora.
A stretto giro, arriva il nuovo messaggio da Mosca, firmato stavolta da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. "Il vertice di pace a cui fa riferimento Kuleba è solo l'ennesima truffa inventata dal Dipartimento di stato americano. Lo capiscono tutti. Come si può sostenere un'iniziativa di pace e contemporaneamente fornire armi destinate alla zona del conflitto?", si chiede. "La vera formula di pace prevede di fermare la fornitura di armi a Kiev".
Esteri
India, scontro tra treni: almeno 5 morti e 25 feriti
Lo scontro tra un treno merci e un treno passeggeri questa mattina vicino alla stazione di New Japaiguri, nella regione di Rangapani
E' di almeno cinque morti, tra cui un macchinista, e altre 25 persone rimaste ferite il bilancio di uno scontro tra un treno merci e un treno passeggeri questa mattina vicino alla stazione di New Japaiguri, nella regione di Rangapani in India. Lo riporta il Times of India spiegando che la collisione ha provocato il deragliamento di almeno due scompartimenti del treno passeggeri.
Esteri
Gaza, l’Idf e la ‘pausa tattica’ per gli...
I media locali parlano di "divergenze" con i vertici militari. Inviato di Biden in Israele per scongiurare escalation con Hezbollah
Forte tensione tra l'esercito e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo l'annuncio di una "pausa umanitaria" da parte delle forze israeliane per un'area nel sud della Striscia di Gaza per consentire l'ingresso di più aiuti.
"Abbiamo un Paese con un esercito, non un esercito con un Paese" avrebbe commentato Netanyahu, secondo Channel 13, durante una riunione di gabinetto. Era stato il suo stesso ufficio poco prima a confermare la contrarietà a quanto annunciato dai militari. "Per arrivare all'eliminazione di Hamas ho preso decisioni che non sempre vengono accettate dai militari", avrebbe detto ancora Netanyahu, stando alle notizie del canale, rilanciate dal Times of Israel, che scrive di "divergenze" con i vertici dell'esercito.
L'esercito israeliano ha annunciato ieri una "pausa tattica" nelle ore diurne, ossia dalle 8 alle 19. "Avrà luogo tutti i giorni fino a nuovo avviso" hanno fatto sapere i militari, "lungo il percorso che va dal valico di Kerem Shalom alla Salah al-Din Road e, poi, in direzione nord verso l'area di Khan Younis". La pausa, come si legge sul Guardian, avrebbe lo scopo di consentire ai camion umanitari di raggiungere il vicino valico di Kerem Shalom, il principale punto di ingresso degli aiuti in arrivo controllato da Israele, e di viaggiare in sicurezza verso nord lungo l'autostrada Salah a-Din, per consegnare i rifornimenti ad altre parti di Gaza. La pausa, ha detto l'Idf, aggiungendo che è stata coordinata con le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie internazionali.
Una pausa definita immediatamente "inaccettabile" da Netanyahu. "Dopo che è stata chiarita la situazione, è stato riferito al premier che non c'è alcun cambiamento nella politica delle Idf a Rafah e che i combattimenti a Rafah proseguono come previsto" hanno fatto sapere dall'ufficio del premier israeliano.
Secondo il sito di notizie locale Ynet il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, inoltre, non sarebbe stato informato in anticipo dei piani né avrebbe approvato la decisione comunicata dalle Idf della "pausa tattica" quotidiana.
Il ministro israeliano della Difesa ieri ha incontrato le truppe al confine con la Striscia di Gaza. "Sono venuto alla frontiera con Rafah per esaminare da vicino gli eventi tragici di sabato", ha detto Yoav Gallant in dichiarazioni rilanciate dal sito israeliano Ynet, dopo la morte di 11 soldati nei combattimenti, otto nella zona di Rafah. "Schieriamo i nostri soldati solo per missioni essenziali - ha affermato -. Queste operazioni sono impegnative e purtroppo hanno prezzi molti alti".
Tensione Israele-Hezbollah, Biden manda inviato
L'inviato della Casa Bianca, Amos Hochstein, è oggi in Israele con l'obiettivo di cercare di fermare l'escalation lungo la 'Linea Blu' tra lo Stato ebraico e Hezbollah in Libano. Lo riferisce l'emittente Cbs citando un funzionario della Casa Bianca a condizione di anonimato.
"La crescente aggressività di Hezbollah ci sta portando sull'orlo di quella che potrebbe essere un'escalation più ampia, che potrebbe avere conseguenze devastanti per il Libano e l'intera regione", ha detto ieri il portavoce delle Idf Daniel Hagari in una dichiarazione video in lingua inglese.
Nella Striscia di Gaza 37.337 morti dal 7 ottobre
Salirebbe a oltre 37.300 morti il bilancio delle persone rimaste uccise nella Striscia di Gaza dall'avvio della campagna militare israeliana contro Hamas in risposta all'attacco del 7 ottobre in Israele. Parla infatti di 37.337 morti l'ultimo bollettino del ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. I feriti, stando al bilancio aggiornato di cui dà notizia la televisione satellitare al-Jazeera sono 85.299.
Esteri
Israele, nuove proteste contro Netanyahu: “Al voto...
Per il movimento 'Liberi nella nostra Terra' bisogna restituire "immediatamente il mandato al popolo"
Nuove proteste contro il governo Netanyahu in Israele. Gruppi che contestano il premier hanno annunciato vari giorni di mobilitazioni, a partire da oggi, per sollecitare la convocazione di elezioni entro il 7 ottobre, quando sarà passato un anno dall'attacco in Israele e dall'avvio della campagna militare israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza.
Un annuncio preceduto da una mobilitazione che ieri mattina ha bloccato alcune delle principali strade di Israele. Le proteste inizieranno oggi, prima della manifestazione, prevista davanti alla Knesset per le 19.
"Il nostro obiettivo è chiaro", ha detto il responsabile del movimento 'Liberi nella nostra Terra', Eran Schwartz, citato dal Times of Israel. Ed è quello di "restituire immediatamente il mandato al popolo e andare alle urne prima dell'anniversario del fallimento rappresentato dallo scorso 7 ottobre".
L'accusa al governo israeliano è di "aver fallito ripetutamente sia sul fronte della difesa della sicurezza di Israele che nel prendersi cura dei suoi cittadini". E di "anteporre la sopravvivenza politica all'interesse del Paese", come "dimostrato dal fallimento nel promuovere un accordo per la liberazione degli ostaggi", trattenuti dal 7 ottobre 2023 nella Striscia di Gaza, e dall' "abbandono dei cittadini del nord" di Israele, nel mirino degli attacchi degli Hezbollah libanesi.
Per un altro esponente del movimento citato dallo stesso giornale, Moshe Radman, le elezioni sono l'unico modo per ridare speranza agli israeliani. A Netanyahu chiede di non avere paura perché "solo un dittatore sarebbe spaventato dalla sua stessa gente".
Dopo le iniziative annunciate per oggi, sono previste nuove proteste per domani e mercoledì sera. Giovedì dovrebbero esserci manifestazioni davanti alle residenze del premier.