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Caso Salis, il padre di Ilaria: “Chiederemo...
Caso Salis, il padre di Ilaria: “Chiederemo domiciliari in Ungheria”
Quanto alle condizioni di detenzione, sono leggermente "migliori" rispetto a prima, ma Ilaria è piuttosto "agitata" e "demoralizzata" per le continue interferenze del governo ungherese sulla magistratura
I legali di Ilaria Salis, l'insegnante detenuta in Ungheria da oltre un anno perché accusata di violenze nei confronti di due neonazisti, chiederanno per la loro assistita gli arresti domiciliari in quel Paese, anziché in Italia come fatto finora. Lo annuncia Roberto Salis, padre della donna, in una conferenza stampa nella sede del Parlamento europeo di Strasburgo, dove è in corso la sessione plenaria.
"A breve - afferma Salis - ci sarà la prima udienza operativa, perché finora è stata un'udienza preliminare. Avrà anche un momento importante, perché finalmente presenteremo l'istanza per i domiciliari in Ungheria. Finora l'istanza per i domiciliari è stata presentata ben tre volte, però facevamo richiesta dei domiciliari in Italia, perché i problemi di sicurezza che riguardano il caso di nostra figlia non ci consigliavano di fare altrimenti. Sarà un'istanza presentata alla luce anche di quelle che sono le norme europee".
"C'è una decisione quadro del 2009, la numero 829 - continua - che è stata realizzata espressamente per cercare di garantire che qualsiasi cittadino europeo, dovunque compia un reato, abbia gli stessi diritti di condizioni di carcerazione alternative rispetto a chi risiede nel Paese dove avviene il fatto", conclude.
Quanto alle condizioni di detenzione, fa sapere ancora il padre di Ilaria, sono leggermente "migliori" rispetto a prima, ma è piuttosto "agitata" e "demoralizzata" per le continue interferenze del governo ungherese sulla magistratura.
"Sicuramente ci saranno delle difficoltà diplomatiche - afferma - devo dire che, fino a quando il caso è diventato mediatico, c'è stata probabilmente un'azione da parte del governo molto meno efficace di quello che è successo invece dal 31 gennaio in poi. Qualcosa è cambiato nel momento in cui ci sono state quelle immagini, che hanno cambiato un po' le regole del gioco. Ci sono stati anche dei piccoli miglioramenti nella detenzione. Permane comunque un sistema carcerario che ha delle carenze colossali: mia figlia deve stare chiusa in cella 23 ore al giorno".
"Sono condizioni carcerarie che qui in Italia non sarebbero possibili - aggiunge - e che comunque sono assolutamente intollerabili. Per quanto riguarda invece la condizione di Ilaria, anche oggi l'abbiamo sentita. Ilaria è abbastanza agitata in questo periodo. Ci sono alcune cose che la lasciano molto perplessa, soprattutto le ultime uscite del governo ungherese sono state per lei veramente demoralizzanti. Queste interferenze sul potere giudiziario in Ungheria, fatte da persone che si lamentano che i giornalisti italiani stanno facendo pressione sulla magistratura ungherese, se non fossero reali, sarebbero soltanto ridicole", conclude.
Cultura
Scurati a Che tempo che fa: “Trascinato nella lotta...
"Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini"
"Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini". Lo scrittore Antonio Scurati si esprime così a Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio. Scurati è stato protagonista del caso legato al monologo depennato dal programma Che sarà, in onda su Raitre, prima del 25 aprile. La vicenda è finita al centro del dibattito politico.
"A me dispiace di essere trascinato in una polemica così volgare e così bassa. Uno è trascinato in una lotta nel fango e bisogna rispondere. La seconda carica dello Stato non dovrebbe polemizzare denigrando uno scrittore o un qualsiasi cittadino. La seconda carica dello Stato è lo Stato. Non può buttarsi contro un cittadino", dice Scurati riferendosi alle dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
"Questa accusa del denaro - sottolinea - è davvero zozza. È come dire ad un medico che fa i soldi con la malattia delle persone. Io francamente non faccio i soldi con Mussolini. Scrivere libri in Italia non ti arricchisce poi così tanto. Fai soldi col tuo lavoro, con il tuo studio, anche con il tuo talento. Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini".
"Io spero - sottolinea ancora Scurati - di continuare ad essere uno studioso, uno scrittore, un padre di famiglia. Vedo molta solidarietà che mi ha scaldato il cuore, anche molti che mi rimproverano con una tinta d'odio".
"Io sono stato chiamato, in prossimità del 25 aprile, da un programma della Rai – che dal nome mi sembrava fosse la televisione di Stato, quindi di tutti, mia e dei miei lettori – in quanto autore di libri che studiano e raccontano il fascismo e la resistenza antifascista". La Rai, spiega Scurati in merito alla vicenda del monologo sul 25 aprile che avrebbe dovuto leggere durante una puntata di 'Che sarà', "mi ha mandato i moduli, i biglietti del treno, il voucher dell'hotel, avevo già la valigia pronta quando è arrivata la telefonata della conduttrice del programma, che era affranta e mi ha detto 'la sua partecipazione è stata cancellata'", dice ricostruendo i fatti. "Lì non ho preso nessuna iniziativa. Certo ero contrariato e indignato, ma ho taciuto. La cosa per me è che ad una certa ora della giornata mi comunicano che il capo del Governo ha scritto un post nel quale, dicendo che non sapeva come fossero andate le cose – e ciò mi sembrava già un motivo per tacere – ha usato oggettivamente espressioni denigratorie, cercando di farmi passare per un avido".
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Ostia, in fiamme stabilimento La Casetta: distrutte alcune...
Il rogo sul lungomare Amerigo Vespucci
Fiamme nello stabilimento 'La Casetta' di Ostia. Un incendio ha coinvolto oggi pomeriggio alcune cabine dello stabilimento sul lungomare Amerigo Vespucci. Fiamme che hanno distrutto parte della struttura, un tempo frequentata da vip, causando un'alta nube di fumo. Un impianto che è stato al centro di una lunga querelle tra sentenze e burocrazia che lo ha portato a uno stato di abbandono. Oggi l'ultimo capitolo con l'incendio che ha distrutto parte di quello che resta.
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Franco Di Mare, cos’è il mesotelioma: il cancro...
Il giornalista a Che tempo che fa parla della sua malattia
"Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo". E' la scioccante rivelazione di Franco Di Mare, giornalista della Rai, a Che tempo che fa. Di Mare, 68 anni, parla a Fabio Fazio con l'ausilio di un respiratore, indispensabile per far fronte agli effetti della malattia.
Il mesotelioma, come spiega l'Airc dal proprio sito, è un cancro tumore che nasce dalle cellule del mesoteli, le membrane che rivestono, come una sottile pellicola, gli organi interni. A seconda dell'area che ricopre, il mesotelio assume nomi diversi: si chiama pleura nel torace, peritoneo nell'addome, pericardio nello spazio attorno al cuore e tunica vaginale nella zona attorno ai testicoli.
Oltre al mesotelioma maligno, dal mesotelio possono svilupparsi anche tumori benigni che in genere vengono rimossi chirurgicamente e non richiedono ulteriori trattamenti.
Cos'è il mesotelioma
Il mesotelioma maligno è una patologia rara che colpisce prevalentemente gli uomini. In Italia rappresenta lo 0,8 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo e lo 0,3 per cento di quelli diagnosticati nelle donne. Il 90% dei mesoteliomi è dovuto all’esposizione ad amianto. Con il termine amianto o asbesto si indica una famiglia di minerali dalla struttura fibrosa, molto resistenti al calore. Le fibre di amianto, oltre mille volte più sottili di un capello umano, possono essere inalate e danneggiare le cellule. Se si depositano nei polmoni, le fibre possono dare origine ad altre malattie come l'asbestosi (una sorta di fibrosi del tessuto polmonare che impedisce la corretta espansione dell'organo) o il tumore polmonare.
La maggior parte dei mesoteliomi interessa persone che sono entrate in contatto con l’amianto sul posto di lavoro. Tuttavia anche l’esposizione non professionale, per esempio ambientale, all’asbesto e ad altre fibre minerali asbestiformi aumenta il rischio di mesotelioma. I familiari dei lavoratori esposti all’amianto sono anch’essi a rischio, dal momento che le fibre di amianto si possono depositare sui vestiti ed essere trasportate dal posto di lavoro a casa, e in tal caso si parla di esposizione passiva. Il periodo di latenza, ossia il tempo che intercorre tra l’esposizione all’amianto e la comparsa del mesotelioma, è molto lungo, circa 40-50 anni. Il rischio aumenta all'aumentare della durata dell'esposizione e della quantità di fibre di amianto inalata.
Altri fattori di rischio meno comuni per il mesotelioma sono l’esposizione alle radiazioni ionizzanti o al diossido di torio (utilizzato in passato come mezzo di contrasto per le immagini radiografiche). Esistono rari casi di predisposizione familiare legate a mutazioni del gene BAP1.
Si distinguono diversi tipi di questo tumore:
- mesotelioma pleurico: si sviluppa nella cavità toracica ed è il tipo più diffuso (circa 3 casi su 4);
- mesotelioma peritoneale: si sviluppa nell'addome e rappresenta la quasi totalità dei restanti casi di mesotelioma;
- mesotelioma pericardico: si sviluppa dalla membrana che riveste il cuore ed è estremamente raro;
- mesotelioma della tunica vaginale: si sviluppa dalla membrana che riveste i testicoli ed è molto raro.
A seconda delle caratteristiche delle cellule, si distinguono quattro sottotipi di mesotelioma pleurico:
- epitelioide, il più comune (70-85 per cento dei casi), e quello con una migliore prognosi;
- sarcomatoide o fibroso (10 per cento);
- misto o bifasico (10-25 per cento)
- desmoplastico, il più raro (meno del 2 per cento) e più difficile da diagnosticare.
I primi sintomi con cui si presenta il mesotelioma pleurico, spesso legati all’accumulo di liquido nella cavità pleurica (versamento pleurico), sono respiratori: fiato corto (dispnea) e tosse. Possono essere presenti anche dolore nella parte bassa della schiena o a un lato del torace e sintomi più aspecifici, come debolezza muscolare e perdita di peso. Dolore addominale, perdita di peso, nausea e vomito sono, invece, i sintomi più comuni in caso di mesotelioma peritoneale. Il volume dell’addome può aumentare a causa dell’accumulo di liquido nel peritoneo (ascite).
Determinare lo stadio del tumore, ovvero quanto la malattia sia estesa, è essenziale per decidere il tipo di terapia. Per il mesotelioma vengono individuati quattro stadi (I-IV) sulla base dei criteri TNM che tengono conto dell'estensione del tumore (T), dell'eventuale coinvolgimento dei linfonodi (N) e delle metastasi (M).
Come per la maggior parte dei tumori, anche per il mesotelioma più basso è lo stadio e migliori sono le probabilità di successo del trattamento. Spesso però la diagnosi di questo tumore arriva quando la malattia ha già superato gli stadi iniziali ed è ormai difficile da trattare, perciò è uno dei tumori con prognosi raramente positiva. A distanza di 5 anni dalla diagnosi sono ancora vivi solo l’8 per cento degli uomini e il 10 per cento delle donne colpiti dal mesotelioma.
La terapia
Il mesotelioma è un tumore raro e difficile da curare. I medici valutano innanzitutto la possibilità di intervenire chirurgicamente. In linea di massima i mesoteliomi in stadio iniziale sono operabili, ma l’opportunità di rimuoverli dipende dal sottotipo, dalla posizione, dalle dimensioni e dalle condizioni generali del paziente. Nella maggior parte dei casi la chirurgia non ha intento curativo, ma palliativo, ossia serve a prevenire o ridurre i sintomi.
Esistono anche altri trattamenti che possono essere utilizzati a scopo palliativo: la rimozione di liquido mediante un ago lungo e sottile dalla cavità toracica (toracentesi), addominale (paracentesi) o attorno al cuore (pericardiocentesi) è in grado, per esempio, di dare sollievo, ma, purtroppo, deve essere ripetuta periodicamente, perché il liquido tende a riformarsi.
Il trattamento standard per il mesotelioma consiste nella chemioterapia. I farmaci più efficaci sono i derivati del platino, come il cisplatino, e gli antifolati, come il pemetrexed, spesso usati in associazione.
I farmaci chemioterapici possono essere somministrati per via sistemica, con una iniezione intravenosa che li porta in tutto l'organismo, oppure direttamente nella cavità toracica (per via intrapleurica) o addominale (per via intraperitoneale). Questa somministrazione localizzata è usata soprattutto nel caso del mesotelioma peritoneale e permette di colpire il tumore con dosi più alte di chemioterapico, che a volte viene riscaldato per aumentarne l'efficacia (chemioterapia ipertermica), limitando gli effetti collaterali al resto dell'organismo.
Da alcuni anni sono in corso diverse sperimentazioni terapeutiche con farmaci biologici e con l’immunoterapia, seppure sinora nessuno di questi approcci abbia ancora dimostrato un reale significativo impatto sulla sopravvivenza dei pazienti trattati. Il progressivo miglioramento delle conoscenze scientifiche su questa malattia sta comunque aprendo nuove interessanti prospettive terapeutiche.
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