Esteri
Ucraina, servizi Kiev su aereo russo abbattuto a Belgorod:...
Ucraina, servizi Kiev su aereo russo abbattuto a Belgorod: “Sia missili che persone a bordo”
Andrii Yusov, rappresentante dell'intelligence militare ucraina, ipotizza che prigionieri ucraini possano essere stati usati come scudi umani per trasportare missili e munizioni
A bordo dell'Il-76 russo, precipitato ieri a Belgorod, potevano esserci sia missili S-300 che persone. Ad affermarlo Andrii Yusov, rappresentante dell'intelligence militare ucraina, ipotizzando con Radio Liberty che prigionieri ucraini possano essere stati usati come scudi umani per trasportare missili e munizioni. Le sue parole arrivano mentre rimangono numerosi interrogativi sulla caduta dell'aereo che, secondo i russi, trasportava 65 prigionieri ucraini, mentre Kiev lo riteneva carico di missili S-300.
"A bordo potevano essersi missili S-300, missili e persone all stesso tempo. Parliamo di un grande aereo militare. Secondo le loro dichiarazioni era stato caricato per un terzo. Che senso aveva usare questo tipo di aereo? ", si è chiesto Yusov, domandandosi il perché di un aereo così grande per il trasporto di 65 prigionieri. Inoltre, ricorda, prima dell'incidente, nell'area erano in volo anche due aerei russi An-26 e An-27. "Molte circostanze - sottolinea - richiedono indagini ed esami approfonditi".
Lo stato che detiene prigionieri di guerra è responsabile della loro sicurezza, compreso il trasporto per gli scambi, afferma Yusov, sottolineando che Kiev ha riempito tutte le condizioni. L'intelligence di Kiev, spiega, sta esaminando tutti i possibili scenari per l'Il-76, compresa una deliberata provocazione, utilizzando i prigionieri di guerra ucraini come scudi umani per il trasporto di armi e munizioni per i sistemi missilistici che prendono di mira le città ucraine. Inoltre è possibile che siano stati gli stessi russi ad abbattere l'aereo, colpendolo per errore mentre prendevano di mira un drone ucraino.
Si tratta di "una zona di guerra" dove vengono dispiegati droni ucraini da ricognizione che possono essere presi di mira dai russi, evidenzia Yusov. "E' successo molte volte in Russia- spiega - che loro aerei, sia civili che militari, siano stati distrutti da 'fuoco amico'. E' cruciale porre l'enfasi sul fatto che stiamo parlando di un aereo militare su cui non ci dovevano essere in alcun modo prigionieri di guerra".
L'Sbu, l'agenzia dei servizi segreti ucraini, ha aperto un'inchiesta per accertare la causa dello schianto, ha riferito il sito dell'Ukrainska Pravda. Per il presidente della commissione Difesa della Duma, Andrei Kartapolov, a bordo c'erano invece 65 prigionieri di guerra ucraini che venivano trasportati per uno scambio.
Trovati frammenti di missile in luogo schianto aereo
Frammenti di quello che sembra essere un missile sono stati trovati nel luogo dello schianto. Il ministro russo della Difesa ha accusato le forze armate ucraine di aver lanciato missili contro l'aereo dalla regione di Kharkov. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha chiesto l'apertura di una inchiesta internazionale.
Ritrovate le due scatole nere
Sono state inoltre trovate le due scatole nere, ha riferito l'agenzia di stampa Tass, precisando che le due scatole verranno decrittate in un laboratorio del ministero della Difesa. La consegna dei due dispositivi è prevista domani.
"Secondo i dati preliminari, lo stato di entrambi i registratori di volo consente loro di essere decriptati. Verranno consegnati venerdì ad un laboratorio speciale del ministero della Difesa dove saranno decriptati", ha dichiarato una fonte alla Tass.
Esteri
Proteste università Usa, analista iraniana:...
La riformista Afifeh Abedi, candidata alle ultime elezioni, "velo non può essere imposto alle donne"
"Il trattamento violento degli agenti di polizia americani nei confronti di studenti e professori consapevoli dei crimini di Israele, combinato con il pieno sostegno dell'Amministrazione Biden alla guerra a Gaza, indebolirà senza dubbio la sua posizione alle elezioni presidenziali americane". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos Afifeh Abedi, ricercatrice su questioni di politica estera presso il Center for Strategic Research (Csr) di Teheran, uno dei principali think tank della Repubblica islamica, commentando le proteste contro Israele nei campus universitari americani.
"Il numero crescente di vittime dei crimini israeliani a Gaza, almeno due terzi delle quali sono donne e bambini, ha allarmato la comunità internazionale. Tuttavia, Washington continua a fornire pieno sostegno politico e militare a Israele. L'America rifiuta di accettare una soluzione politica per un cessate il fuoco a Gaza, cosa che fa arrabbiare ogni coscienza sveglia", prosegue la ricercatrice, che alle ultime elezioni parlamentari in Iran si è candidata con la lista 'Sade Mellat', sostenuta dai riformisti moderati. Secondo Abedi, "l'Amministrazione Biden ha mostrato una significativa debolezza anche nell'affrontare altre questioni mondiali".
La candidata riformista lancia quindi l'allarme sull'annunciata operazione militare israeliana a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che a suo parere "ha il potenziale per scatenare una guerra regionale" dal momento che "incita le opinioni pubbliche nei Paesi arabi contro i loro leader", mentre si moltiplicano gli appelli internazionali al governo Netanyahu a desistere dall'avviare un attacco contro Rafah.
Secondo Abedi, l'obiettivo di Israele è di "occupare Gaza e trasformare le sue strutture sociali, economiche e politiche in quelle israeliane". L'operazione prevista a Rafah fa parte degli "sforzi in corso di Israele per indebolire Hamas e garantirsi l'accesso a Gaza", spiega l'analista, secondo cui, tuttavia, l'emergere di "una nuova dimensione di crimini", come la scoperta di fosse comuni, rende "sempre più difficile la capacità di Washington di continuare a sostenere Israele".
Per quanto riguarda l'Iran, precisa, le sue richieste sono sempre quelle che Israele cessi i suoi attacchi contro Gaza e Rafah, che si ritiri completamente da Gaza e che gli abitanti di Gaza ritornino nelle loro case. "Su questa base continuerà a tenere consultazioni regionali e internazionali".
Abedi commenta quindi la denunciata stretta ulteriore da parte della cosiddetta 'polizia morale' (Gasht-e Ershad) sull'obbligo di indossare il velo in pubblico. Stretta che è sfociata in una campagna sui social con l'hashtag 'Guerra contro le donne'.
"Credo che l'hijab sia una questione consuetudinaria, culturale e religiosa che non possa essere imposta alle persone", afferma, ricordando che il ministero dell'Interno ha il compito di far rispettare l'obbligo e confermando che gli agenti della Gasht-e Ershad hanno recentemente ripreso le operazioni.
"Tuttavia, l'attuazione della legge sull'hijab è ancora monitorata" su pressione della "parte tradizionale e religiosa della società", sottolinea Abedi, che dice di essersi candidata per sostenere una maggiore libertà sociale per le donne, la riforma delle leggi a favore delle donne e l'aumento della percentuale di donne al potere.
"L'ingerenza straniera in questa questione sociale ha aumentato l'importanza dell'hijab in Iran - aggiunge - Gli oppositori dell'Iran, così come alcune istituzioni americane e occidentali, hanno effettuato investimenti finanziari per rimuovere l'hijab dall'Iran. Usano media e persone speciali per fare pubblicità contro l'hijab. Secondo i social trend in Iran, c'è una divisione sull'hijab. Tuttavia, il problema principale è che si tratta di una questione sociale e i rappresentanti delle varie classi sociali dovrebbero lavorare per promulgare leggi che tutelino gli interessi di tutte le donne".
Nell'ultima parte dell'intervista Abedi parla dei rapporti tra Iran e Italia, evidenziando che da un punto di vista politico ""sono stati più stabili di quelli tra l'Iran ed altri Paesi dell'Unione Europea". La ricercatrice rimarca che la Repubblica islamica "vuole rafforzare i rapporti con l'Italia". A questo proposito riporta alla memoria che il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian ha dichiarato, durante un recente incontro con la nuova ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, che spera di aprire "un nuovo capitolo nello sviluppo delle relazioni bilaterali", denunciando che "le sanzioni degli Stati Uniti e dell'Ue contro l'Iran hanno un impatto sulle relazioni economiche bilaterali".
Esteri
Russia, Tajani convoca ambasciatore a Roma per vicenda...
L'annuncio del ministro degli Esteri, dopo che le filiali russe di Ariston e Bosch sono state trasferite in gestione temporanea al gruppo Gazprom
"Ho dato mandato al segretario generale della Farnesina di convocare l'ambasciatore della Federazione russa in Italia. Il Governo chiede chiarimenti sulla vicenda della nazionalizzazione dell'Ariston Thermo Group. Al lavoro anche con Bruxelles, in raccordo con la Germania". Lo ha annunciato sul social X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dopo che le filiali russe di Ariston e Bosch sono state trasferite in gestione temporanea al gruppo Gazprom.
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Russia, domiciliari per il giornalista di Forbes arrestato
Sergei Mingazov era stato fermato ieri nella città di Khabarovsk con l'accusa di aver rilanciato un post su Telegram sugli abusi commessi a Bucha dalle forze russe
E' stato messo agli arresti domiciliari il giornalista di Forbes, Sergei Mingazov, arrestato ieri nella città russa di Khabarovsk con l'accusa di aver diffuso notizie false sull'esercito russo per aver rilanciato un post su Telegram sugli abusi commessi a Bucha dalle forze russe. Lo ha riferito l'agenzia Ria Novosti, citando fonti giudiziarie di Khabarovsk.
Il giornalista è stato arrestato con l'accusa di aver diffuso notizie false sulle forze militari, con le aggravanti dell'odio e dell'inimicizia, ha denunciato il suo avvocato, Kostantin Bubon, citato da Rbk. Mingazov aveva lavorato in precedenza per il quotidiano Vedomosti e anche per la Tass. Sono già numerose le condanne 'fotocopia' in Russia per la diffusione delle notizie su Bucha.