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“L’Arte dell’Esperienza”, il nuovo libro di...

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“L’Arte dell’Esperienza”, il nuovo libro di Marco Bonini, in libreria dal 20 maggio: la nostra intervista

Uscirà il prossimo 20 maggio in tutte le librerie L’Arte dell’Esperienza, nuovo libro del celebre autore Marco Bonini edito da La Nave di Teseo. Uno scritto dove affronta il tema della recitazione da diverse angolature, rapportandola anche ad attività che avvengono fuori dal palcoscenico. Ritiene infatti che sia un’arte utile per aiutare tutti quanti a “mettersi nei panni dell’altro”, motivo per il quale auspica che venga introdotta come metodo di insegnamento nelle scuole, per educare glia allievi alla “sensibilità” ed evitare fenomeni più gravi come il bullismo e le discriminazioni. Proprio come ci ha raccontato in questa intervista.

Intervista di Roberto Mallò per Massmedia Comunicazione

Ciao Marco, il 20 maggio uscirà il tuo nuovo libro, che si intitola L’Arte dell’Esperienza. Com’è nata l’idea di scriverlo?

“Il libro parla della funzione pubblica del lavoro dell’attore, dell’artista interprete. Storicamente viene dal mio lavoro di tesi, di tanti anni fa, più precisamente nel 1996, in filosofia ed estetica. Sono stato uno dei fondatori di Unita, ossia l’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, un’associazione di categoria del nostro settore. Ho fatto parte del direttivo per tutto il primo anno di fondazione, in pieno lockdown. E, proprio in quel periodo, mi è venuta l’idea di scrivere il libro. Perché, se ricordi bene, il premier Giuseppe Conte aveva inserito il teatro e il cinema nel settore non essenziale”.

Quindi è stato il lockdown a far scattare la molla?

“Esattamente. Ho voluto raccontare a noi artisti stessi, al pubblico e alla società civile che il nostro lavoro non è non essenziale; non siamo una sala bingo. Quando la gente va a teatro, non sta andando a perdere tempo, ma ad assistere ad un rito identitario-collettivo. La nostra funzione pubblica è quella di raccontare chi è la Società. Il pubblico ha bisogno di sapere chi siamo noi perché questo ci orienta, ci fa alzare la mattina, ci fa sentire meno soli. Tant’è è vero che, nel momento in cui siamo stati reclusi nelle nostre abitazioni per via del lockdown, dopo un paio di settimane abbiamo sentito la necessità di aprire la finestra, uscire fuori nei nostri balconi e cantare l’Inno Nazionale. Abbiamo fatto un gesto simbolico-emotivo-identitario. Ognuno ricordava al proprio dirimpettaio, che gli stava davanti, chi eravamo e quali sono i nostri valori”.

Che è un po’ la funzione del cinema e del teatro, no?

“Certo, questa esperienza non è altro che quella teatrale e audiovisiva. Il meccanismo è lo stesso, perché entrambe sono la rappresentazione dell’esperienza umana. Il libro che ho scritto si chiama, appunto, L’Arte dell’Esperienza, che è il link che tiene insieme attore, personaggio e pubblico. Tutti noi ci chiediamo che senso ha la nostra vita e, per questo, abbiamo bisogno di qualcuno che la sintetizzi e rappresenti in maniera simbolica ed emotiva. Andando in teatro, chiediamo agli attori di dirci e ricordarci chi siamo. E questa è una funzione fondamentale, soprattutto in un momento di tensione come quello di una pandemia. Non siamo affatto intrattenimento, ma un servizio essenziale, soprattutto in un momento di crisi”.

Il libro ha però anche una funzione didattica, giusto?

“Sì e parte da un presupposto: l’attore è un operaio delle emozioni. L’Interprete è colui che usa come strumenti la grammatica e la lingua delle emozioni. Chiunque deve quindi, in qualche modo, essere alfabetizzato a questa lingua, perché l’intelligenza emotiva è una competenza sempre più collettiva. Per alfabetizzarsi al linguaggio delle emozioni, secondo me, la scuola pubblica dovrebbe adottare la recitazione come materia curriculare. Esattamente come si insegna a scrivere e a leggere, anche se non tutti diventano Hemingway, gli alunni dovrebbero avere i rudimenti della recitazione perché quella tecnica alfabetizza la lingua delle emozioni. E questo io l’ho provato perché, oltre ad Unita, faccio parte di un’associazione che promuove l’alfabetizzazione emotiva nelle scuole. Non a caso, abbiamo fatto dei progetti pilota di racconto nel libro con i bambini delle elementari”.

Ed in che cosa consistevano?

“Abbiamo fatto degli esperimenti di drammatizzazione. Prendevamo un evento qualsiasi successo in classe, che fosse un’interrogazione o una lita tra gli allievi, e lo rimettevamo in scena con altri due bambini che non l’avevano vissuto in prima persona. Dovendolo interpretare, gli attori prendevano quindi coscienza di quello che era successo, mentre chi l’aveva vissuto ne diventava autocosciente perché lo vedeva rappresentato. Diciamo quindi che le tecniche di recitazione sono importanti anche a livello pedagogico. Un aspetto che fa parte pure dell’attività di Unita che, lo scorso anno, è riuscita a far firmare un protocollo di intesa tra Ministero della Cultura e il Ministero della Pubblica Istruzione per provare e fare incominciare dei progetti pilota in dieci scuole nazionali. Un progetto che è partito dall’idea che le tecniche recitative potessero aiutare sia gli insegnanti, sia gli allievi a migliorare l’offerta pedagogica”.

Tra l’altro, nel libro dici che l’alfabetizzazione emotiva può servire anche da denuncia, per parlare di casi gravi come il bullismo, le discriminazioni e così via…

“Esatto. Qualsiasi forma di violenza viene da un’insensibilità. Tu puoi uccidere perché non provi l’emozione di essere ucciso, ma se entri empaticamente in quella situazione diventa molto più difficile violentare, uccidere o maltrattare. L’esperienza emotiva innalza la coscienza delle persone, che in qualche modo diventano meno esposte ai problemi sociali come il bullismo ecc. A questo proposito, racconto nel libro un episodio che ha come protagonisti dei bambini con dei disturbi di attenzione, quasi autistici. Dopo solo quattro ore di lezione con il metodo dell’educazione emotiva, attraverso gli esercizi di drammatizzazione, questi bambini erano molto più calmi. Al punto che, alla fine dell’anno, hanno chiesto di poter raccontare ai genitori che cosa restava loro dell’educazione emotiva. Ed hanno ringraziato la pedagogista e la terapista con le quali hanno seguito il corso. Abbiamo quindi provato sul campo l’efficacia di questa tecnica”.

Si può dunque dire che con questo tuo lavoro hai cercato anche di spiegare come ci si mette nei panni dell’altro?

“Assolutamente sì! Propongo la tecnica recitativa come tecnica pedagogica. Che non serve soltanto a noi attori, visto che dovrebbe essere una competenza di dominio pubblico. Esattamente come la lingua scritta, parlata e letta. Tutti sappiamo leggere e scrivere, ma non facciamo necessariamente i giornalisti e gli scrittori. In questo senso, dico che tutti dovrebbero fare a scuola recitazione nella forma base”.

Mi sembra di capire che L’Arte dell’Esperienza abbia preso il via appena hai avuto la consapevolezza, in pieno lockdown, della concezione sbagliata che c’era del ruolo degli artisti…

“Proprio così, non si aveva la consapevolezza del nostro ruolo sociale, di quale fosse la nostra funzione. Ovviamente, non è solo quella di intrattenere, che se vogliamo dirla tutta è un effetto collaterale del nostro lavoro. Il libro è rivolto a tutta la società, agli educatori, agli insegnati e non solo. Sempre più persone fanno corsi di recitazione per vincere le proprie emozioni e per sconfiggere le loro timidezze. Ognuno di noi, lavorando su se stesso, può avere dei vantaggi da questa cosa. L’Arte dell’Esperienza può essere utile anche agli attori per ricordare loro che questo mestiere non si fa soltanto per cercare di diventare famosi. Non è un lavoro che promette ricchezza e fama, ma ha un obiettivo sociale ben preciso che impone una responsabilità agli operatori, una coscienza civile. Noi attori siamo i depositari delle emozioni collettive. Il modo in cui lo facciamo dev’essere responsabile perché può cambiare la vita di una persona”.

Ci sarà una presentazione del libro?

“Sì, al Salone del Libro di Torino, con Giovanna Mezzogiorno, sabato 21 maggio 2022 intorno alle 19.30”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

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Claudia Conte di nuovo in libreria con un nuovo libro: La...

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Ad annunciarlo la stessa conduttrice e opinionista tv, volto noto di Rai, Canale 5 e La7 nonché attivista per i diritti umani in un post sul suo seguitissimo canale Instagram (claudiaconte.it 318.000 follower).

“Vi presento LA VOCE DI ISIDE, la mia nuova creatura letteraria. Uno strumento per confrontarmi con le nuove generazioni sulle questioni sociali più pressanti e attuali: il disagio giovanile, la violenza, le disuguaglianze di genere, il rapporto genitori e figli e la bellezza del volontariato.”

Queste le parole che accompagnano la foto di Claudia con il libro tra le mani. Una copertina accattivante e simbolica che fa venire il desiderio di leggere il libro e la prefazione scritta da Maurizio De Giovanni (scrittore napoletano che ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi).

Dopo “La legge del cuore. Storia di assassini, vigliacchi ed eroi”, storia dedicata a Falcone e Borsellino e tutte le vittime di mafia, il quarto libro di Claudia Conte e’ dedicato e rivolto ai giovani e affronta temi di attualità che mettono in evidenza la sua attività a tutela dei diritti umani e delle donne. 

Chi è la protagonista? E’ un romanzo autobiografico? La protagonista è Iside, una diciottenne che attraverso il volontariato presso casa-famiglie mamma-bambino, cura il proprio disagio esistenziale. Ricordiamo che Claudia conduce su Rai Isoradio “Cambiare si può. Storie di successo al femminile” ed è molto attiva nel campo della legalità. Figlia di poliziotto, non fa mancare mai il suo sostegno alla Polizia e alle forze dell’ordine.

Claudia Conte, come rivela la rivista americana Forbes, si conferma “tra le più giovani e visionarie rappresentanti del panorama culturale italiano”.

E’ possibile acquistare il libro qui 
https://www.mondadoristore.it/La-voce-di-Iside-Claudia-Conte/eai979128084454/

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Rassegna teatrale “VomerOff” al Teatro Sala...

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Napoli, Italia – La città partenopea si è distinta ancora una volta come epicentro culturale grazie alla straordinaria rassegna teatrale “VomerOff” tenutasi presso il Teatro Sala Ferrari. Organizzata con maestria da Stefano Amatucci e curata da Tiziana Beato, la rassegna ha rappresentato un trionfo artistico e sociale, catturando il pubblico con spettacoli di alta qualità e tematiche profonde.

L’evento, che ha visto il sold-out in ogni serata, ha ricevuto l’acclamazione unanime dalla critica e dagli spettatori, grazie alla sua capacità di offrire un teatro interattivo, alternativo e di spessore. Ogni performance è stata un’occasione per riflettere su temi sociali e esistenziali, trasportando il pubblico in un viaggio emozionante e coinvolgente.

Tra gli ultimi spettacoli  della  rassegna, “Sconosciuto in attesa di rinascita” di Sergio Del Prete porterà in scena  un forte impatto emotivo, esplorando le profondità dell’animo umano e le sfide dell’identità in una società che spesso ci costringe a confrontarci con i nostri fantasmi e le nostre paure più profonde.

“Piera Russo” porterà in scena uno sguardo intimo e commovente nei ricordi di una donna attraverso “Respiro piano”, un viaggio catartico attraverso il passato e i segreti familiari, illuminando le sfumature più oscure dell’animo umano con maestria e sensibilità.

Infine, “Espiantati” di Franco Autiero porterà il pubblico in territori più oscuri e misteriosi, con uno sguardo penetrante sul confine tra vita e morte, memoria e oblio.

In un momento in cui il mondo ha bisogno più che mai di arte e riflessione, la rassegna “VomerOff” si è rivelata un faro di luce e ispirazione, dimostrando il potere trasformativo e unificante del teatro.

L’eredità lasciata da questa straordinaria serie di spettacoli continuerà a vivere nel cuore e nella mente degli spettatori, lasciando un’impronta indelebile nella storia culturale di Napoli e oltre.

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Premio “Il sognatore” VI edizione: A Villa Domi il 24...

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Si terrà il prossimo 24 aprile, alle ore 20,00, presso Villa Domi – Sala Bianca (via Salita Scudillo, 19/A, Napoli), in una serata-evento (ad inviti), la sesta edizione del premio “IL SOGNATORE“, istituito dal giornale Lo Strillo, che gode del patrocinio morale del Comune di Napoli e che verrà consegnato a 6 personalità che, secondo il parere insindacabile dell’organizzazione, sono dei sognatori, o per il loro percorso di vita, o perché hanno fatto sognare gli altri, o perché hanno realizzato i loro sogni.

Il premio consiste in un’originale e caratteristica scultura realizzata dal noto maestro Armando Jossa, i premiati di questa nuova edizione sono: Mario Anzuoni, fotoreporter internazionale, presente in tutte le manifestazioni di prestigio e punto di riferimento per numerosi divi e dive,Clemente Russo, ex pugile, campione del mondo dei dilettanti a Chicago 2007 e ad Almaty 2013, vicecampione olimpico a Pechino 2008 e a Londra 2012, personaggio televisivo e dal 2021direttore tecnico del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurreappartenente al Corpo di polizia penitenziaria, a cui andrà il Premio Il SognatoreMimì De Simone, dedicato alla memoria del nostro mitico direttore e fondatore de Lo Strillo, Giuliana Gargiulo, decana delle giornaliste italiane, attrice, scrittrice, conduttrice di eventi, esponente di spicco del mondo della cultura e del teatro, Francesco Sirano, direttore del Parco Archeologico di Ercolano dal 2017, fortemente impegnato nella valorizzazione di questo importantissimo sito, il cantautore e musicista Francesco Boccia, rivelazione del Festival di Sanremo 2001 con il brano “Turuturu”, autore di “Grande Amore”, pezzo con cui Il Volo vinse il Festival del 2015 e di “Quando ti sei innamorato”, che ha segnato la rinascita di Orietta Berti a Sanremo 2021, uno dei fautori del progetto TheSuper4, e l’attore, regista e autore di testi teatrali Giacomo Rizzo, icona nazionale del mondo teatrale, cinematografico e televisivo, artista eclettico e versatile, apprezzato e stimato dal pubblico e dalla critica.

Una menzionespeciale andrà a Claudio Ciccarone, giornalista, curatore della rubrica della Rai Tgr Campania, “Il Leggilibri” e di “Libriamoci”, dedicata al mondo letterario. Nel corso della serata, condotta dal direttore responsabile Anna Maria Ghedina e dal vicedirettoreAntonio D’Addio, coadiuvati dal bravo top model e promettente attore Nicola Coletta, ci saranno vari momenti di spettacolo affidati alla nota interprete e attrice Anna Calemme, ambasciatrice della canzone classica partenopea nel mondo, impegnata nella promozione del singolo “Napule nun po chiu aspettà”, distribuito dalla Mediterranea produzioni di Carmine Caiazzo, e alla brava collega giornalista Maresa Galli, apprezzatissima interprete jazz, che sarà accompagnata live dal chitarrista Enzo Amazio.

Un ringraziamento va a chi ha consentito la serata ovvero Villa Domi con il suo patron Domenico Kontessa, la boutique Keave, la cooperativa dei Fiori e Mercato dei fiori di Ercolano, Glemart Grafica e Stampa e Asd Social Event e Promotion di Luana R. Cavazzuti, De Nigris Editori. Prevista la partecipazione di personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, del giornalismo, dell’arte e dell’imprenditoria, che hanno già confermato la loro presenza, ma che manteniamo top secret per non rovinare le sorprese. Al termine un ricco buffet offerto da Villa Domi.

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