Economia
Pagliaro (Inca Cgil), ‘Covid è stato banco di prova...
Pagliaro (Inca Cgil), ‘Covid è stato banco di prova per noi, raccolta sfida digitale’
'E' stato introdotto il mandato di patrocinio telematico che è quello che ci consente di lavorare anche a distanza'
"La stagione del Covid per noi ha rappresentato un banco di prova straordinario che ha confermato l'esigenza e la necessità di questo istituto. Nella fase del Covid, infatti, siamo riusciti in breve tempo a modificare le nostre modalità di lavoro, a investire in tecnologia. Durante il Covid, è stato introdotto il mandato di patrocinio telematico che è quello che ci consente di lavorare anche a distanza. Ora che il mandato di patrocinio telematico è diventato strutturale, chiediamo una disciplina coerente perché oggi viviamo una fase in termini di digitalizzazione molto avanzata che ha anche qualche rischio". Così, con Adnkronos/Labitalia, Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca Cgil.
Secondo Pagliaro, infatti, "spesso esistono anche faccendieri che usano lo Spid delle persone al pari del patrocinio telematico, e spesso dietro quelle modalità ci sono richieste di risorse, ovviamente richieste improprie, e non sempre la qualità dei servizi è di un certo tipo". "Noi in questo momento di passaggio -ha continuato- vogliamo raccogliere la sfida che abbiamo di fronte, la digitalizzazione non fa paura al sistema dei patronati e non fa paura all'Inca. Anzi, noi vogliamo concorrere a determinare quelle modalità che potranno sviluppare nel futuro tutta quella che noi definiamo consulenza complessa e anche la partita dei cosiddetti 'diritti inespressi'".
Infatti, secondo Pagliaro, "nel nostro Paese l'automatismo non esiste e se oggi riflettiamo sulla condizione del lavoro che si è determinata negli ultimi decenni possiamo anche dire che una consulenza previdenziale è estremamente complessa perchè deve tenere conto di tantissimi fattori". "Noi oggi vogliamo raccogliere la sfida e chiediamo al ministero che ci sia la possibilità di accesso alle banche dati storiche delle persone proprio perché nell'ambito di questa consulenza personalizzata, profonda, ci possa essere lo sviluppo di una prospettiva", ha aggiunto.
Ma il patronato non dimentica le origini. "Il patronato nasce per intuizione dei nostri padri costituenti che a un certo punto hanno immaginato che ci potessere nell'ambito della Costituzione una previsione di come rendere fruibili tutti i diritti e le tutele di carattere previdenziale e socio-assistenziale. E l'articolo 30 della Costituzione è legato in qualche modo alla nostra attività", ha ricordato.
"L'Inca è il patronato della Cgil, la nostra associazione promotrice, e nelle nostre sedi nel dopoguerra si imparava a leggere e scrivere e forse oggi per certi aspetti è come se la storia si ripetesse. Noi abbiamo infatti anche un'azione pedagogica -ha continuato- perché viviamo una stagione in cui diritti e tutele spesso sono attaccate a un flag e questo ovviamente necessita di correttivi perché se si dovessere sbagliare quel flag ci potrebbero essere problemi per le persone stesse".
"L'elemento di riforma dovrebbe tenere conto di questi correttivi e quindi aggiornare la 152, aggiornare il paniere, e anche uno spazio per una tutela individuale, che è una tutela di prerogativa costituzionale", ha concluso.
Economia
Webuild, bilancio e nuovo Cda lanciano titolo in Borsa...
Giornata particolarmente brillante in Borsa per Webuild che, dopo l'approvazione del bilancio 2023 e la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, che ha riconfermato Pietro Salini come amministratore delegato, chiude la seduta odierna di scambi in deciso rialzo: il titolo balza a quota +5,17% attestandosi a 2,27 euro per azione.
L'assemblea degli azionisti della società, riunitasi questa mattina, ha approvato anche la distribuzione di un dividendo per un importo pari a 0,071 euro per ciascuna azione ordinaria ed 0,824 euro per ciascuna azione di risparmio esistente ed avente diritto al dividendo alla data di stacco della cedola.
Quanto al nuovo cda, composto da 15 membri, vede Gian Luca Gregori con funzioni di presidente, oltre a Davide Croff, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, Paola Fandella, Francesca Fonzi, Flavia Mazzarella, Itzik Michael Meghnagi, Francesco Renato Mele, Teresa Naddeo, Alessandro Salini, Pietro Salini, Serena Torielli, Michele Valensise, Laura Zanetti e Francesco Chiappetta.
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Università, Free Academy: “Atenei tradizionali e...
Benché l’Italia abbia un bassissimo numero di laureati (in Europa unicamente la Romania ha risultati peggiori), all’interno del bilancio pubblico il comparto universitario pesa in maniera significativa. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università ammonta a 9,205 miliardi di euro, che vanno a coprire più dei 2/3 delle necessità delle università statali. Di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.
A giudizio di Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy, “limitandoci a considerare l’Ffo lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma ecc.) le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Questo significa che uno studente universitario telematico grava sullo Stato per la risibile cifra di 12,5 euro: lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.
Non basta. La maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro – quelle più 'sotto attacco' da parte dei difensori dello status quo – sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme considerevoli all’erario. Sempre ad avviso di Mustacciuoli, “considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity (che è controllato dal fondo Cvc Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma) nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro: il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi vi sono ben 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity.
Da questo punto di vista, una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente assai inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.
In conclusione, secondo Mustacciuoli, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (a.a. 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”.
Economia
Qualità dell’aria: polveri sottili alle stelle in...
I risultati di uno studio dell'Università di Orléans
Che nelle metropoli del mondo la qualità dell'aria sia più o meno scadente non è una novità. Ma forse non tutti sanno che anche nell'immediato sottosuolo la situazione non è affatto migliore. Anzi, l'inquinamento da polveri sottili raddoppia in metropolitana. Lo afferma un recente studio dell'Università di Orléans, in Francia, sulla qualità dell'aria nelle underground di Parigi. In sintesi, secondo la ricerca, trascorrere circa 1,5 ore al giorno in metropolitana aumenta l'esposizione media quotidiana di oltre un microgrammo per metro cubo di PM 2,5 le cosiddette polveri sottili. Che in metropolitana l'inquinamento sia maggiore rispetto a quello di superficie è spiegato dal fatto che l'aria presente viene prelevata dall'esterno tramite apposite griglie posizionate a livello della strada e, quindi, risulta già carica di particelle inquinanti. In più, si sommano le polveri sottili generate dal passaggio dei treni della metro olte che attraverso frenate, usura di ruote e rotaie.
Inquinamento raddoppiato
La ricerca sopra citata si è concentrata specie nella metropolitana di Parigi dove negli orari di punta le rilevazioni hanno registrato il doppio di concentrazioni di PM 2,5, ovvero un valore medio di 15 microgrammi per metro cubo prodotto nei sotterranei a cui si aggiunge la stessa quantità proveniente dall'aria esterna. In sintesi, ciò significa che coloro che utilizzano la metropolitana sono esposti a circa il doppio di polveri sottili rispetto a coloro che si muovono in superficie. Trattandosi di un valore medio, potrebbe essere inferiore, ma anche superiore nelle metropolitane più inquinate e nelle stazioni scarsamente ventilate. Un altro studio, pubblicato nel 2021 e incentrato sulla qualità dell'aria della metropolitana di Nanchino, in Cina, ha rilevato quali siano i metalli più presenti nelle particelle. Il ferro con l'80% del totale è risultato quello maggiormente presente, ma nelle particelle sono stati rintracciati anche rame, manganese, stronzio e vanadio sottolineando che gli addetti della metro erano esposti a livelli molto più elevati di tali sostanze rispetto ai passeggeri: 15,5 microgrammi per metro cubo per i primi, 2 microgrammi per metro cubo per i secondi.
I nuovi standard europei
Per soddisfare i nuovi obiettivi fissati dall'Oms in tema di riduzione di polveri sottili nell'atmosfera, la Commissione europea ha ridotto il quantitativo annuale tollerato da 25 microgrammi per metro cubo a 10. Ricordiamo che però tale indicazioni riguardano solo gli ambienti esterni e dunque non comprendono le metropolitane dove invece andrebbero estesi i monitoraggi, in ragione del fatto che ogni giorno milioni di cittadini europei che utilizzano la metro respirano un'aria particolarmente inquinata. Tra le soluzioni che gli esperti indicano per cercare di migliorare almeno in parte la qualità dell'aria nelle metropolitane, si segnalano la riduzione della velocità dei convogli in presenza di curve strette e tratti in pendenza, l'installazione di sistemi di ventilazione intelligenti per gestire al meglio lo scambio di aria con l'esterno utilizzando purificatori d'aria, lo svolgimento di manutenzione e pulizia negli orari notturni. Un altro suggerimento consiste nell'indossare mascherine per proteggere le vie respiratorie dal contatto con le particelle metalliche in sospensione.