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Cronaca

Stabilimenti Ostia, da 2025 nuovi bandi per le concessioni

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Il sindaco Gualtieri: "Si volta pagina"

Il mare di Ostia

Obbligo di cartelli per segnalare i varchi di accesso al mare, pulizia, servizi igienici e bagnini per le spiagge libere e nuovi criteri per i bandi delle concessioni 2025 per gli stabilimenti. La nuova strategia sul mare di Roma, con l’ordinanza per l’apertura della stagione dal 1 maggio e la delibera con le linee guida per le concessioni, è stata presentata in Campidoglio dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, insieme all’assessore al Patrimonio Tobia Zevi.

"Si apre una nuova stagione per il mare di Roma - ha detto Gualtieri - che parte dal 1 maggio, con la pulizia delle spiagge libere affidata ad Ama, con i bagnini e i servizi igienici e con una maggiore accessibilità delle spiagge libere: ci sarà un cartello ben visibile e su Google map si vedranno gli accessi alle spiagge libere. In contemporanea si apre una nuova stagione perché oggi abbiamo deliberato di realizzare dei bandi per l’assegnazione delle concessioni demaniali per gli stabilimenti, che consentirà di avere un quadro di certezze giuridiche e migliorare la qualità ambientale e sociale degli stabilimenti che verranno mappati e conosciuti con un insediamento più attento all’ambiente, in linea con le tendenze più avanzate in tutto il mondo, e il rispetto delle condizioni di lavoro. Si volta pagina. Il mare di Roma per noi è una priorità, tra l’altro un mare pulitissimo come è stato attestato recentemente e vogliamo sia fruibile nel miglior modo possibile e al tempo stesso che si possano realizzare investimenti di qualità all’insegna della sostenibilità e della valorizzazione di questa straordinaria risorsa di Roma’’.

Per l'assessore al Patrimonio di Roma, Tobia Zevi, si apre "una nuova stagione per il litorale, significa che il primo maggio potrà partire una nuova estate in sicurezza, con una spiaggia pulita, con il servizio di salvamento e tutti gli altri connessi, ma significa anche che per la prima volta a Roma, con la Capitale che indica un modello per il resto d'Italia, si faranno delle procedure di evidenza pubblica per attribuire le concessioni demaniali".

"Si tratta di un percorso lungo perché veniamo da decenni di gestione confusa del litorale romano, pensiamo che con un po' di buon senso, efficienza e volontà si può cambiare e siamo convinti di essere partiti bene per impostare il lavoro dei prossimi anni’’.

Già dal 2 maggio per l’avvio delle gare, inizierà il lavoro della task force con componenti del Dipartimento Valorizzazione del Patrimonio, Urbanistica, Risorse per Roma, Municipio X e Capitaneria di Porto, per effettuare sopralluoghi e rilievi topografici e la ricognizione tecnico-amministrativa delle attuali situazioni, allo scopo di eseguire l’aggiornamento delle consistenze e verificare la legittimità delle strutture presenti, dal punto di vista demaniale, edilizio, urbanistico, catastale e paesaggistico. Tra i nuovi criteri per i bandi una maggiore visibilità del mare, così da eliminare l’effetto Lungomuro, la professionalità ed esperienza degli operatori ma senza precludere l’accesso a nuovi, la tutela dei diritti dei lavoratori è una progettazione ambientale sostenibile con l’utilizzo di materiali ecosostenibili.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Aurelio Grimaldi: “Al Beccaria torture...

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Il regista Aurelio Grimaldi

"Quello che è successo al carcere minorile Beccaria di Milano è un segnale di ritorno al Medioevo. Quelle che ho viste nelle immagini andate nei tg le chiamo torture sudamericane, torture crudeli, per fare del male". A parlare, in una intervista all'Adnkronos, è il regista e scrittore Aurelio Grimaldi, che commenta così i fatti del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, dove nelle scorse settimane sono stati arrestati 13 agenti penitenziari e altri otto sono stati sospesi dal servizio per presunti maltrattamenti e torture. Grimaldi è l'autore del libro 'Meri per sempre', poi diventato un film cult nel 1989 con Michele Placido, ambientato nel carcere Malaspina di Palermo. "Non credevo alle mie orecchie, quando ho sentito la notizia - dice Aurelio Grimaldi, impegnato in questi giorni in Sicilia per girare il suo nuovo film - Intanto stiamo parlando del carcere minorile di Milano, dove pensiamo che le cose siano organizzate meglio che altrove. E' stato intitolato al grande Cesare Beccaria, che parlava 'De delitti e delle pene' nel 1764 e ora, nel 2024, succedono queste cose. Io non voglio prendermela con gli agenti penitenziari, che spero verranno portati severamente davanti alle forze ddell'autorità. Però credo che gli agenti che vengono pagati dallo Stato e gli operatori che non fanno il loro dovere sono doppiamente responsabili. Se il reato lo commette chi deve salvaguardare la sicurezza nazionale è più angosciante. Al di là dei responsabili".

Secondo Aurelio Grimaldi "il sistema di giustizia minorile va completamente rivisto" e il "governo Meloni sta prendendo la strada più sbagliata". "Un agente di Polizia penitenziaria si può permettere questa cosa perché convinto che i suoi superiori siano d'accordo. Se succedono queste cose vuole dire che questo sistema si è modificato, perché pensavano che fosse un sistema condiviso. C'è una sorta di 'liberi tutti'". E ricorda quanto accaduto ai tempi in cui insegnava al carcere Malaspina di Palermo, quando fu scoperto che gli agenti picchiavano dei giovani detenuti. "Tenga conto che al Malaspina la guerra tra me e gli agenti penitenziari saltò fuori non perché gli agenti torturassero i ragazzi, ma perché picchiarono ad esempio un alunno, perché aveva rivolto frasi erotiche a una docente del corso lavoratori", ricorda. "Mi chiamarono e da quel momento è successo un casino. Gli agenti di Palermo coi quali c'è stata una guerra non torturavano ma davano punizioni- prosegue - Li portavano alle 'case popolari', cioè in isolamento e li picchiavano. Ma sentire che nel 2024 succedono queste cose indica che è il sistema minorile che non funziona".

'Si pensa solo ad aumentare le pene per i minori'

Aurelio Grimaldi critica, poi, il decreto Caivano: "Si pensa solo ad aumentare le pene per i minori che delinquono e prevede sanzioni anche per i genitori dei ragazzi che delinquono - dice - I genitori dei miei alunni di allora, proprio come i genitori di Caivano, compresi quelli delle ragazzine violentate, sono casi limite di un sistema sociale che fa acqua da tutte le parti, sono a loro volta vittime del sistema sociale". Al momento nel carcere minorile Beccaria, che è solo maschile, sono detenuti 82 ragazzi, a fronte di 70 posti teoricamente disponibili dopo il recente ampliamento della struttura. Solo 11 dei ragazzi detenuti hanno ricevuto una condanna definitiva; tutti gli altri sono in attesa di un processo e sono quindi in custodia cautelare, cioè la detenzione che viene ordinata dal giudice prima del processo o prima della fine delle indagini, se si teme che la persona indagata possa commettere altri reati, scappare o “inquinare” le prove. "Sono numeri altissimi - dice ancora Grimaldi - Se pensiamo che gran parte è in custodia cautelare perché non è mai stato condannato".

Intanto, proprio la notte scorsa è scoppiato un incendio nel carcere minorile Beccaria di Milano. I vigili del fuoco hanno impiegato circa tre ore per spegnere l’incendio. Il segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo di Polizia, Alfonso Greco, parla di una "notte di alta tensione" e di "una rivolta che ha coinvolto molti detenuti". Stando alla ricostruzione del Sap "alcuni detenuti, dopo la mezzanotte, hanno dato fuoco alle suppellettili della cella – afferma Greco – e, una volta usciti, hanno devastato tutto buttando giù blindi e spaccato finestre. Al Beccaria erano presenti solo 4 unità di Polizia Penitenziaria e sono stati richiamati in servizio alcuni agenti per ripristinare l’ordine e la sicurezza dell’istituto minorile. Sono intervenuti i pompieri e altre forze di polizia". Non ci sono feriti né tra i minori, né tra il personale di polizia penitenziaria.

'I ragazzi che avevo io avevano al massimo la quarta elementare'

Grimaldi ricorda alcune delle scene riprese dei maltrattamenti ai ragazzi detenuti da parte delle guardie penitenziarie arrestate. C'è ad esempio un ragazzino che viene trascinato fuori dalla sua cella e viene preso a calci. Una scena, immortalata dagli occhi elettronici, descritta come “cruenta” in un’annotazione redatta lo scorso 15 marzo dal Nucleo Investigativo regionale della Polizia penitenziaria. Secondo quanto emerge dall’inchiesta, quattro agenti lo avrebbero portato fuori dalla cella e trascinato giù per le scale, mentre uno di loro lo tirava “anche dal braccio sanguinante”. A quel punto, il ragazzo sarebbe stato "spinto contro il muro” e colpito “ripetutamente alla testa e al torace” fino a cadere a terra. Due degli agenti, sotto gli occhi dei colleghi, lo avrebbero quindi preso a calci. Altre "quattro persone, probabilmente sanitari”, dopo avere sentito “il trambusto” si sarebbero spostate nell’infermeria, dove nel frattempo era entrato il 15enne. Una volta riportato in cella con il braccio fasciato, il ragazzo sarebbe stato “nuovamente prelevato” da due agenti e portato “in un ufficio al piano terra”, dove è rimasto “per circa otto minuti”, durante i quali, però, si legge che non vi sarebbero state ulteriori condotte violente. "Torture sudamericane", taglia corto il regista.

Aurelio Grimaldi anni fa insegnava al carcere Malaspina, il carcere minorile palermitano. Da quella esperienza nacque, appunto, il libro 'Meri per sempre' che divenne un film diretto da Marco Risi e interpretato da Michele Placido. "Ricordo che i ragazzi, che avevano una età media di 16 anni, avevano al massimo la quarta elementare, chi anche meno. E i genitori erano spesso analfabeti", dice. Quello di poter lavorare in un carcere era una sorta di "desiderio adolescenziale" di Aurelio Grimaldi. Che da bambino aveva vissuto "l’esperienza negativa di quelle colonie estive organizzate per figli di ferrovieri" come lui.

Al primo anno di insegnamento quando andò a scegliere la sede dei neo-assunti, vincitori di concorso, c’era un posto nel carcere minorile, che oltre tutto non voleva nessuno: "Realizzai immediatamente il mio antichissimo sogno", dice oggi. Una esperienza "che mi ha salvato la vita da tutti i punti di vista", aggiunge. "Io stamattina sono stato al carcere di Termini Imerese, dove stiamo girando delle scene del mio nuovo film - racconta - e ho detto alla direttrice del carcere che Enzo Tortora, quando uscì dal carcere, disse 'Ho capito che il mondo si divide tra chi ha messo piede in carcere echi non lo ha fatto'. Io ho avuto la fortuna di averlo fatto. Un'esperienza fondamentale". "Un’esperienza molto più forte del previsto perché io immaginavo che dovesse essere costruita sul rapporto tra insegnanti e alunni, invece ho trovato una struttura disumanizzata, Ma mi ha permesso di diventare autore e regista".

'Il libro 'Meri per sempre era autobiografico al cento per cento'

Il libro 'Meri per sempre' era "autobiografico al cento per cento" in cui erano contenuti "anche i temi dei ragazzi che raccontavano le loro storie in prima persona, seguiti da un mio resoconto del primo anno scolastico". Così il libro venne tradotto in film. Ma lui non se ne andò "con le sue gambe", come dice, perché "subii delle minacce e mi allontanarono provvisoriamente". Ma quel provvisorio diventò definitivo. "Ero troppo ingombrante per la nuova direzione...". Di quella esperienza cosa è rimasto ad Aurelio Grimaldi? "Io sognavo di fare lo scrittore ma insegnare mi piaceva moltissimo. Don Milani è stato importante nella mia vita ma già da bambino, provengo da una famiglia piccolo-borghese, il senso della ingiustizia sociale, pur stando a Luino, lo sentivo forte. Io mi sentivo privilegiato. La mia convinzione era che ci fossero ingiustizie e la scuola può fare tantissimo".

"Negli anni trascorsi al Malaspina mi sono reso conto che i ragazzi venivano tutti dai quartieri popolari- dice - Il mio sogno da ex insegnante la scuola come centro sociale, con attività di gioco". Perché i ragazzi dei quartieri popolari "sono doppiamente colpiti dalla vita", intanto "perché hanno vissuto in quartieri e situazioni familiari difficili" e poi perché "finiscono in carcere".

Aurelio Grimaldi non ha mai interrotto i contatti con molti dei suoi ex alunni detenuti. "Certo alcuni sono tornati in carcere- dice - ma molti mi hanno ritrovato anche grazie a Facebook. Mi capita di incontrarmi con alcuni di loro, che adesso sono sposati e con figli". (di Elvira Terranova)

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Cronaca

Covid, rilevata in Italia la variante KP.2: è più...

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Registrati 2 casi nell'ultimo rilevamento ma negli Usa già corre

Test Covid  - Afp

E' già stata rilevata in Italia la variante KP.2 del virus Covid. Il nuovo mutante, 'figlio' di JN.1, corre negli Stati Uniti dove ha già superato la 'madre' ed è responsabile di un contagio su 4 secondo gli ultimi dati dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc). Uno studio preliminare pubblicato sulla piattaforma pre-print 'bioRxiv' descrive KP.2 come "più trasmissibile e immunoevasiva" rispetto a JN.1.

"Alla data di estrazione dei dati (29 aprile 2024) - informa l'Istituto superiore di sanità nell'ultimo monitoraggio sull'andamento di Covid-19 in Italia - risultano depositati in I-Co-Gen due sequenziamenti attribuibili al lignaggio KP.2, discendente di JN.1 emergente in diversi Paesi, caratterizzato dalla presenza di mutazioni addizionali (S:R346T, S:F456L)".

"In considerazione dell'attuale situazione epidemiologica e del conseguente ridotto numero di campioni sequenziati presenti" nella piattaforma I-Co-Gen, precisa l'Iss, "non è al momento possibile effettuare stime di frequenza su base settimanale" delle varianti circolanti del virus Sars-CoV-2.

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Cronaca

Per la Festa della mamma sboccia l’azalea della...

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Compie 40 anni il fiore simbolo della lotta ai tumori femminili. Domenica 12 maggio le piantine saranno in 3.500 piazze, distribuite dai volontari di Fondazione Airc, per rendere il cancro più guaribile

Per la Festa della mamma sboccia l'azalea della ricerca

Per la Festa della mamma, domenica 12 maggio, torna a sbocciare l’Azalea della ricerca di Fondazione Airc, che quest'anno celebra un importante traguardo. Da quarant’anni, infatti, questo fiore colorato, simbolo della Festa della mamma, è un’alleata della ricerca sui tumori che colpiscono le donne: in questi 4 decenni sono stati raccolti, in totale, circa 300 milioni di euro, che hanno contribuito al miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza delle donne, attraverso diagnosi sempre più precoci, approcci chirurgici meno invasivi e terapie più precise e mirate, più efficaci - evidenzia Airc - e meglio tollerate. Oggi 2 donne su 3 in Italia sono vive dopo 5 anni da una diagnosi di cancro.

L’azalea festeggia il suo quarantesimo compleanno ricordando a tutti che "il futuro della ricerca è nelle nostre mani". Circa ventimila volontari, coordinati dai diciassette uffici regionali, tornano in oltre 3.500 piazze per distribuire oltre 600mila piantine di azalea a fronte di una donazione minima di 18 euro. Sarà offerta anche una guida che ripercorre i principali traguardi della ricerca. La piantina è acquistabile anche su Amazon. Tutte le informazioni e i punti di distribuzione si trovano su azaleadellaricerca.it

In Italia - ricorda Airc - solo per il 2023 sono state stimate oltre 187.000 nuove diagnosi fra le donne, 1.300 in più rispetto all’anno precedente. Una recente indagine condotta da Kantar Italia per Fondazione Airc su un campione di 800 donne tra i 18 e i 65 anni di età conferma la trasversalità del cancro: oltre 2 donne su 3 dichiarano di esserne state toccate, per esperienza diretta o di familiari e amici. La malattia è considerata, però, sempre più curabile: per il 50% delle intervistate dal cancro si guarisce nella maggioranza dei casi grazie alle cure a disposizione e per il 90% la ricerca è molto importante per trovare terapie sempre più efficaci e affrontare la malattia nel modo migliore. Il tabù del cancro come "male incurabile" sembra superato ma un terzo delle intervistate (33%) pensa che guarire dal cancro dipende ancora dalla fortuna.

In questi quarant’anni, l’azalea di Airc ha contribuito a molti importanti risultati per migliorare le terapie, ma alcuni tumori, più insidiosi e difficili da individuare precocemente, rappresentano una sfida aperta per la ricerca. Uno di questi è il cancro dell’ovaio che colpisce circa 6.000 donne in Italia ogni anno e rappresenta il 3% di tutte le diagnosi oncologiche. Contro questo subdolo nemico sono molto incoraggianti i risultati di studio coordinato da Maurizio D’Incalci, professore di farmacologia in Humanitas University, responsabile del laboratorio di Farmacologia antitumorale dell'Irccs Istituto vlinico Humanitas e ricercatore Airc.

Con analisi dell’instabilità genomica si potrebbero identificare alterazioni molecolari specifiche del tumore ovarico, nei tamponi utilizzati per il Pap test, con anni di anticipo rispetto ai primi sintomi. Un approccio innovativo, la cui validità dovrà ora essere confermata in studi prospettici. Se i risultati saranno positivi, l’esame non invasivo potrà essere implementato su larga scala, con screening di popolazione per la diagnosi precoce del tumore dell’ovaio.

Una nuova conquista della ricerca che si tradurrà in nuove vite salvate. Negli ultimi quarant’anni in Europa sono state salvate dal cancro oltre due milioni di donne. Tra queste c’è Pina che nel 2004, a 42 anni, riceve una diagnosi di tumore all’ovaio al IV stadio con metastasi. È anche portatrice di mutazioni a carico dei geni Brca e per questo, da allora, ha affrontato più volte la ripresa della malattia, ma beneficiando sempre dei nuovi risultati della ricerca. "Sono consapevole che ogni giorno per me è regalato e forse questa consapevolezza di ‘vivere in proroga’ mi fa assaporare tutto con più felicità - racconta - In questi anni sono stata sottoposta a nuovi approcci terapeutici che hanno permesso di rispondere in maniera più efficace alla ricomparsa della malattia. Io oggi sono qui e ho la fortuna di avere una squadra al mio fianco: i medici, i ricercatori e soprattutto la mia famiglia. Credo fermamente che solo continuando a sostenere la ricerca si potranno trovare risposte per tutte le donne".

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