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Matteo Falcinelli, l’incaprettamento usato da polizia Usa ha ucciso almeno 23 persone dal 2010
Dal 1995 l'hogtie è considerato una pratica letale ma non è stato messo al bando in tutti gli Stati

In un opuscolo con le linee guida per evitare la morte di arrestati e detenuti, il dipartimento di Giustizia nel 1995 indicava come potenzialmente letale l'hogtie, il metodo di "incaprettamento" con cui Matteo Falcinelli è stato torturato dalla polizia di Miami. "Mai legare le manette messe ai polsi alle gambe e alle caviglie legate", recitava l'opuscolo del governo federale che però in questi quasi 30 anni non è stato recepito da tutti i dipartimenti di polizia del Paese.
Molti dipartimenti, in particolare quelli di New York e Los Angeles, l'hanno messo al bando da decenni. Ma un'indagine congiunta, condotta negli anni scorsi da Nbcnews e The Marshall Project - organizzazione giornalistica no profit che si occupa della copertura del sistema di giustizia in America - ha scoperto che questa pericolosa pratica è ancora in uso da diversi dipartimenti di polizia e dal 2010 ha provocato almeno 23 morti. Tra questi, 12 erano bianchi, 9 afroamericani, 2 ispanici. Almeno 13 avevano problemi mentali o avevano una crisi psicotica al momento dell'arresto.
Due casi emblematici
Come nel Caso di Troy Goode, un ingegnere chimico di Memphis, morto nel 2015 dopo essere stato arrestato per disturbo alla quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale. Poi emerse che il 30enne aveva assunto Lsd ad un concerto. Oppure quello di Marcus Smith, homeless afroamericano di 38 anni con problemi mentali, che si era rivolto a degli agenti per chiedere aiuto, ed invece era stato immobilizzato da otto agenti bianchi, incaprettato, con la cintura così stretta da soffocarlo.
Anche a Miami negli anni scorsi si è registrata una vittima: nel 2006 un ragazzo di 18 anni autistico, Kevin Colindres, è morto, dopo essere rimasto per un mese in coma, dopo che la polizia lo immobilizzò con un hogtie, nonostante i suoi genitori continuassero a dire di fermarsi e chiamare un'ambulanza perché il ragazzo non respirava.
Usato 2 volte su 3 su afroamericani
L'inchiesta sottolineava che il ricorso a questo barbaro sistema per immobilizzare il detenuto, mettendolo sullo stomaco e collegando le mani ammanettate ai piedi legati con una cintura di nylon regolabile chiamata 'hobble", può essere molto più diffuso di quanto si sospetti, dal momento che non c'è l'obbligo nazionale di renderne noto l'uso.
Molti dipartimenti di polizia quindi non registrano quando usano l'incaprettamento, ma in quelli che lo fanno il sistema risulta essere usato centinaia di volte negli ultimi anni. In quello di Greensboro nei quattro anni precedenti alla morte di Smith, è stato utilizzato almeno 275 volte, nei due terzi dei casi su afroamericani.
Nomi diversi da hogtie per la stessa pratica
Per l'inchiesta, Nbcnews e Marshall Project hanno analizzato i manuali di condotta dei 30 dipartimenti di polizia delle principali città, 22 dei quali proibiscono l'incaprettamento, anche se vi sono diverse eccezioni, come per esempio ad Houston dove il sistema è permesso ad agenti opportunamente addestrati.
Senza contare che molti dipartimenti tendono ad evitare la parola hogtie, usando altri termini come "maximal restraint", "four-point restraint", massimo blocco, o blocco in quattro punti. Nello stesso manuale del 1995 del dipartimento di Giustizia, poi, si indica come, per evitare il soffocamento dell'incaprettato, si debba spostare la persona su un fianco.

Esteri
Ilaria Salis, portavoce di Orban: “Dovresti essere in...

In risposta all'annuncio dell'eurodeputata alla trasmissione 'Che Tempo Che Fa'

"Dovresti essere qui, non in tv". Lo scrive su X Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban, pubblicando un fotomontaggio in cui si vede Ilaria Salis ammanettata e in cella.
La presa di posizione in risposta al tweet in cui l'eurodeputata annunciava la sua partecipazione alla trasmissione 'Che Tempo Che Fa'.
Esteri
Turchia, il figlio dello chef Minguzzi dichiarato...

Il 14enne era stato accoltellato in un mercato di Istanbul lo scorso 24 gennaio

E' stato dichiarato ufficialmente morto Mattia Ahmet Minguzzi, il figlio 14enne dello chef italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista Yasemin Akincilar, che era stato accoltellato nel mercato di Kadikoy a Istanbul lo scorso 24 gennaio. Mattia Ahmet, che viveva con la sua famiglia nel distretto di Beyoglu, si era recato al mercato di Kadikoy con due amici per acquistare attrezzatura per lo skateboard. Secondo la ricostruzione dei media locali, ci sarebbe stato un alterco per futili motivi con altri due giovani di 15 e 16 anni, culminato nell'accoltellamento. I fatti sono stati ripresi dalle telecamere di sicurezza del mercato. I due aggressori, che hanno precedenti penali, sono stati arrestati.
Alla famiglia il cordoglio del Comites Istanbul: "In un momento cosi drammatico per la nostra comunità, che ha visto spegnersi il giovane Mattia Ahmet Minguzzi vittima di un atto di efferata e insensata violenza che aborriamo, vogliamo ricordarlo con affetto, porgendo alla famiglia le nostre più sentite condoglianze".
"L'Amministrazione Comunale di Riccione - scrive su Facebook la sindaca Daniela Angelini - esprime profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Mattia Ahmet Minguzzi per la tragica e ingiusta scomparsa del giovane, vittima di un atto di violenza insensata. Questa tragedia colpisce direttamente la nostra comunità e lascia un segno profondo. In particolare coinvolge una dipendente del Comune di Riccione, zia di Mattia, alla quale va tutta la solidarietà e l'affetto in questo momento di dolore indescrivibile. L'amministrazione si stringe attorno a lei e alla sua famiglia, rinnovando il proprio sostegno e la propria vicinanza".
Esteri
Bill Gates a Che tempo che fa: “I vaccini...

"Ci sarà un’altra pandemia e il ruolo dell'Oms è critico"

"I vaccini funzionano. Ci sarà un’altra pandemia e il ruolo dell'Oms è critico". E' un passaggio dell'intervista di Bill Gates a Che tempo che fa oggi 9 febbraio. Nel colloquio con Fabio Fazio si parla delle attività della Fondazione Gates, del ruolo dell'Oms e delle posizioni assunte da Donald Trump in relazione alla scienza.
"Questo è un momento di sfide. Dobbiamo cercare di chiarire che cosa accade con lo sviluppo dei vaccini. Siamo riusciti ad esempio a ridurre moltissimo il numero di bimbi che muoiono ogni anno, da 10 milioni a 5 milioni a partire dall’anno 2000 ad oggi. I vaccini funzionano grazie alla generosità della nostra Fondazione ma anche di molti Governi, compreso quello Americano e quello Italiano, che acquistano vaccini per i bambini poveri. È ironico che in un momento in cui ci sono un sacco di vaccini nuovi che vengono sviluppati, alcuni siano confusi, per dire, rispetto a quanto siano positivi", dice Gates.
"Certamente è un momento interessante. Tutte le scoperte, le innovazioni, i nuovi vaccini, l’intelligenza artificiale, tutte queste cose sono molto entusiasmanti, ci sono un sacco di cose positive che possono accadere. Ma il mondo è più in disaccordo di quanto ci si aspettasse, anche per quanto riguarda dare le precedenze ai paesi poveri. Ci sono un sacco di cose che accadono, vengono devoluti meno fondi, e noi stiamo cercando di lavorare su questo", aggiunge.
Trump, con una delle prime decisioni, ha decretato l'uscita degli Usa dall'Oms. "L'inizio dell’Amministrazione come dire, è adesso. Hanno detto prima che avrebbero collaborato e il ruolo più costruttivo che io posso avere è parlare con entrambe le parti per vedere se ci sono dei punti di contatto. Ci sarà un’altra pandemia, non sappiamo quando, ma il ruolo dell’Oms è proprio quello, molto molto critico", afferma.
"L’Oms fa per esempio un programma di eradicazione della polio, e io ci lavoro, sono molto, molto impegnato in questo programma. Quindi sì, è un momento difficile per chi vuole aiutare, perchè ci sono delle incertezze, sui fondi anche dall’Europa e ci sono delle sfide, per esempio negli Stati Uniti stanno mettendo in dubbio anche il funzionamento di queste agenzie. Io sto cercando di fare del mio meglio per andare avanti e progredire", dice ancora.