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Usa, Italia e altri 10 Paesi: “Stop attacchi Houthi,...
Usa, Italia e altri 10 Paesi: “Stop attacchi Houthi, rilascino navi ed equipaggi”
Nella nota congiunta si denunciano gli attacchi "inaccettabili e profondamente destabilizzanti"
"Il nostro messaggio è chiaro: chiediamo la fine immediata di questi attacchi illegali e il rilascio delle navi e degli equipaggi detenuti illegalmente". E' quanto si legge in una nota congiunta di 12 Paesi, tra cui Italia e Stati Uniti, nella quale si denunciano gli attacchi "inaccettabili e profondamente destabilizzanti" degli Houthi, che "si assumeranno la responsabilità delle conseguenze se continueranno a minacciare vite umane, l'economia globale e il libero flusso del commercio nelle vie navigabili della regione".
"Restiamo impegnati a rispettare l'ordine internazionale basato sulle regole e siamo determinati a ritenere gli attori maligni responsabili per questi attacchi e sequestri illegali", si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca dei governi di Stati Uniti, Australia, Bahrein, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Nuova Zelanda e Regno Unito.
"Non esiste alcuna giustificazione legale per colpire intenzionalmente navi civili e imbarcazioni militari" nel Mar Rosso, affermano i 12 Paesi nel comunicato, sottolineando che "gli attacchi alle imbarcazioni, comprese quelle commerciali, con l'uso di droni, piccole imbarcazioni e missili, compreso il primo uso di missili balistici antinave contro tali imbarcazioni, sono una minaccia diretta alla libertà di navigazione che costituisce il fondamento del commercio globale in una delle vie d'acqua più critiche del mondo".
"Questi attacchi minacciano vite innocenti in tutto il mondo e costituiscono un problema internazionale significativo che richiede un'azione collettiva. Quasi il 15% del commercio marittimo globale passa attraverso il Mar Rosso, compreso l'8% del commercio globale di cereali, il 12% del petrolio commercializzato via mare e l'8% del commercio mondiale di gas naturale liquefatto - ricordano - Le compagnie di navigazione internazionale continuano a dirottare le loro navi intorno al Capo di Buona Speranza, aggiungendo costi significativi e settimane di ritardo nella consegna delle merci, e mettendo in definitiva a rischio la circolazione di cibo, carburante e assistenza umanitaria in tutto il mondo".
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Ucraina, migliaia di vittime di stupro dei russi: al via...
La compensazione, che include sostegno finanziario ma anche medico e psicologico, arriverà entro qualche settimana
Sono migliaia le donne che in Ucraina hanno subito uno stupro da parte di militari russi durante la guerra, ma solo 500 lo hanno denunciato. Per loro arriveranno, entro qualche settimana, i primi risarcimenti. Ed è la prima volta che avviene mentre il conflitto, entro il quale è stata perpetrata la violenza, è ancora in corso. Mentre fra l'altro sono state aperte inchieste su decine di casi di violenza sessuale anche contro uomini, che si sono fatti avanti per denunciare, e bambini.
La Rappresentante speciale dell'Onu per la violenza sessuale, Pramila Patten, ha accusato la Russia di usare lo stupro in Ucraina come "strategia militare", ricordando il fermo di "militari equipaggiati di Viagra".
La compensazione, che include sostegno finanziario, medico e psicologico, è frutto di quello che la 'first lady' Olena Zelenska ha definito "un passo importante per ripristinare la giustizia". "Giustizia per le vittime di violenza non è necessaria solo in Ucraina", ha aggiunto Zelenska.
A gestire il programma di compensazioni è il Fondo globale per i sopravvissuti, istituito nel 2019 dai premi Nobel per la pace Denis Mukewege e Nadia Murad per aiutare le vittime di violenze sessuali attuate nell'ambito di conflitti, un fondo che si basa sulle donazioni di Paesi stranieri. Il numero esatto delle vittime non è noto, ma si stima che si tratti di migliaia di persone.
"La riabilitazione e la compensazione sono elementi della riparazione, ma quello che è molto importante per i sopravvissuti è il riconoscimento" di quello che hanno subito, ha spiegato in una intervista al Guardian la direttrice del Fondo, Esther Dingemans. "Lo schema offre una conferma che quello che è accaduto loro è riconosciuto ufficialmente. E invia anche un messaggio alla comunità", aggiunge.
Fra le vittime che hanno denunciato lo stupro vi è Ludmila Huseynova, originaria di Novoazovsk, nella provincia di Donetsk, una delle otto civili ucraine rilasciate nel quadro del primo scambio di sole donne con la Russia insieme a 100 soldati ucraini, nell'ottobre del 2022. Aveva trascorso tre anni sequestrata dalle forze separatiste nella regione di Donetsk. chiusa in una gabbia sovraffollata, senza vedere il cielo, in un ambiente saturo di fumo di sigaretta. "Quando mi hanno rilasciato ho dovuto reimparare a usare le gambe e a respirare a pieni polmoni".
"Sono libera da più di un anno ma continuo a non dormire la notte. Mi sveglio sentendomi addosso il modo disgustoso in cui mi hanno toccata", ha affermato, denunciando che quando è stata rilasciata "non capivamo davvero neanche cosa fosse la violenza sessuale in ambito di un conflitto". Quando è stata rilasciata è stata ricoverata in un ospedale di Dmipropetrovsk, "dove non capivano come affrontare una sopravvissuta a torture sessuali e non sono stati in grado di parlarmi, o curarmi nel modo giusto".
Quando le forze russe hanno occupato la sua città nel 2014, ha cominciato ad aiutare gli orfani raccogliendo donazioni da tutto il Paese. Era stata arrestata per aver distribuito ai bambini libri in lingua ucraina. Da mesi ha iniziato a lavorare con il Fondo.
Huseynova cerca di aiutare altre donne di Donetsk che, come lei, sono state detenute per anni. E denuncia che non ricevono alcun aiuto, che non c'è nessuna missione o aiuti umanitari nella regione, e sono perfino prive di assorbenti. Ma qualcosa si sta muovendo. Oltre all'impegno di Zelenska, alla Rada è in discussione un progetto di legge proprio sulla violenza sessuale in ambito di guerra, che prevede l'istituzione di un registro nazionale per registrare i casi.