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Halloween: una storia di Celti, feste e zucche intagliate

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Halloween è “ormai” una festa. Le virgolette sono d’obbligo in quanto questa ricorrenza era invece una delle celebrazioni sacrali più importanti per i Celti. Quello che afferisce questo rito, che affonda le sue radici nel passato, spesso si caratterizza come un insieme di informazioni sparse che toccano posti diversi e continenti anche oltreoceano.

Per l’hype generato, la festa di Halloween ha per alcuni versi sostituito persino il Carnevale. Tutto ciò è dovuto ad una caratteristica in comune qual è quella del travestirsi per generare una reazione negli altri. Ad ogni modo, i toni magici e le città che si trasformano per onorare i miti e le leggende che fanno parte del folklore di quella che in origine era una celebrazione molto sentita, affascinano tutti dai grandi ai piccini. Qui il tema che da sempre viene evitato nei discorsi e nei pensieri come quello della morte viene esorcizzato e sdrammatizzato perdendo quell’aura di terrore che spesso lo accompagna.

Tutti questi elementi hanno portato questa celebrazione ad un inserimento sempre più radico nel calendario delle feste non solo nell’ambiente europeo ma mondiale. Da dov’è partito tutto? Cosa c’è all’origine delle zucche intagliate? Per quali motivi i Celti svolgevano simili riti?

La storia “vera”

Eliminiamo le notizie false per la vera storia di Halloween

Per conoscere la vera storia che caratterizza l’origine di questa festa oggi tanto amata, dobbiamo fare un po’ di chiarezza. Non sono in pochi oggi ad attribuire parte del merito e delle origini di Halloween a terre lontane al di là dell’Atlantico. Il primo punto da chiarire: il luogo.

Siamo in Europa, nei territori che vanno dalle Isole Britanniche fino al Danubio, i popoli Celti avevano stabilito i loro confini. Avviene tutto quindi nel vecchio continente, qui il tempo che passava era diviso in ritmi dettati dalla vita contadina e alla pastorizia. I periodi estivi abbandonavano i campi e con essi il caldo e la luce divenivano più fiochi. Per questo i pastori portavano le proprie greggi al riparo dall’inverno, dove freddo e buio persistenti avrebbero caratterizzato i mesi avvenire.

I Celti riconoscevano in questo periodo una specie di rivoluzione del ciclo annuale. I mesi di ottobre e novembre quindi rappresentavano i nuovi ritmi della quotidianità per tutto l’inverno. Proprio come oggi accade, le città mutavano il loro volto per tutti gli armenti che tornavano nelle stalle e per le dispense che traboccavano delle riserve di cibo ammassate dai raccolti fatti. Un momento d’attesa, di pausa e soprattutto di protezione. Dapprima dal freddo e poi dalle bestie feroci che avrebbero potuto attaccare il villaggio proprio per gli animali nelle stalle o per i raccolti ammassati nei granai. In questo clima di attesa, la sensazione che si creava nell’intero villaggio si caratterizzava per la collaborazione di tutti in base ai bisogni di ognuno. Il passaggio dall’estate all’inverno era sacro e pertanto andava festeggiato.

È possibile che le feste potessero differenziarsi in qualche aspetto o in qualche usanza. Anche oggi accade su molti aspetti delle feste che si rincorrono nell’anno in base ai luoghi, alle tradizioni e alle usanze di usi e costumi. I Celti di Golasecca potrebbero aver celebrato il momento in modo diverso, quindi, dai popoli dell’Irlanda. La radice comune che però pervade ed unisce tutti questi popoli è quella che ipotizza una comunanza piuttosto aderente tra le varie celebrazioni.

Il nome, Halloween, da dove viene? Partiamo col dire che i Celti non utilizzavano questo per riconoscere l’arrivo dell’inverno. Questi popoli la chiamavano Samhain. Con questo nome si rivolgevano ad un periodo dell’anno particolare dove tutte le divinità venivano ringraziate per i raccolti fatti, per gli animali allevati e per le risorse disponibili. Tutto il ringraziamento era quindi rivolto alla natura e alle sue divinità. Il celtico credeva nel Piccolo Popolo. Ringraziando l’intera natura si ringraziavano quindi fate e spiriti che operavano in sinergia con la natura e che per questo erano meritevoli di offerte e doni di ringraziamento, oltre che di fede per le ere future.

Le usanze e i riti

Tutto ciò che si faceva per onorare la festa

Ogni periodo di passaggio da un tempo ad un altro è caratterizzato da un senso di purificazione dal tempo passato per quello futuro. Ecco perché uno dei riti più importanti era quello di “purificare” gli animali attraverso un passaggio infuocato con immensi falò. In realtà così facendo si pulivano gli animali dai fastidiosi parassiti il ché rappresentava ad ogni modo una sorta di purificazione. Le motivazioni pratiche delle usanze non erano poi così nascoste. Ogni rito era legato ad un’applicazione pratica finanche alla zucca. C’è una storia molto importante dietro la zucca illuminata anche se i Celti non utilizzavano le zucche.

Questi popoli infatti adoperavano per lo più delle rape a tali fini cioè quelli di illuminare ma partiamo dal principio.
Per questi popoli il teschio rappresentava la sede dell’anima stessa. Essendo così importante non poteva esser preso certo per infilarci una luce all’interno ed illuminare gli ambienti di notte. Meglio quindi prendere una rapa da utilizzare come lanterna. Era questo infatti lo scopo principale che poi darà vita al simbolo della festa odierna.

Con i mesi invernali, infatti, la quantità di luce diminuiva gradualmente e la necessità di monitorare gli animali obbligava tutti ad uscire anche di notte. La necessità di illuminazione si faceva quindi sempre più pressante. Ecco che l’ennesimo rito celtico era indirizzato a soddisfare un bisogno pratico. Le rape infatti venivano intagliate non per spaventare ma per illuminare proteggendosi dalla fiamma della candela.

L’evoluzione della festa

Come si è arrivati ad Hallowen

Come si è passati da Samhain ad Halloween? Quest’ultima parola è stata coniata per la prima volta nel XVI secolo e il suo significato sfiora molto da vicino quello di Samhain: la “Vigilia di tutti i santi“. Qui le traduzioni possono differire per minuzie, si tratta pur sempre di una derivazione scozzese dell’inglese antico. Resta fermo, comunque un chiaro collegamento con la religione cristiana che nulla ha a che fare con fate e spiritelli della natura.

Come spesso accade, i trasferimenti di un popolo portano con sé la trasmigrazione non solo dei soggetti ma anche delle culture e dei riti che caratterizzano quel popolo. Gli irlandesi lasciarono le terre ormai afflitte inesorabilmente da carestie ripetute per dirigersi alla volta dell’America. Qui crearono una forte comunità e come spesso accade, adattarono le proprie tradizioni a quelle del luogo dove si erano stanziati.

Qui col tempo Samhain è diventata gradualmente Halloween. Ogni dettaglio sacrale e allegorico ha presto lasciato il passo a divertimento e folklore per alcuni versi sminuendo il fondamento pratico della celebrazione stessa.

Il carattere purificatorio e venerabile della festa celtica è stato inglobato nel più generale consumismo di una “festa macabra” che oggi si restituisce anche all’Europa, luogo d’origine, partendo dall’America. In questo andirivieni, il periodo che caratterizzava la purificazione ha stravolto il suo profilo tendendo verso il puro divertimento.

I caratteri che resistono, però, sono quelli che trasformano le città di oggi come i villaggi celtici di un tempo. L’atmosfera e la magia che la festa porta ancora con sé sono quelli di un tempo. Halloween quindi conserva ancora la magia di un tempo e la forza di caratterizzare il periodo dell’anno che presenta il cambiamento più importante: quello dalla luce dell’estate al buio dell’inverno.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Claudia Conte nel carcere di Salerno incontra le detenute e...

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La mamma è una figura essenziale nella vita dell’uomo, e Universo Humanitas, per celebrare la speciale festa, ha deciso di organizzare una missione di solidarietà presso la Casa Circondariale di Salerno.

Ivolontari hanno preparato un pranzo speciale per le mamme detenute e i loro figli, che per l’occasione sono venuti a trovarle.
Insieme a loro un’ospite d’eccezione, la giornalista, conduttrice ed attivista per i diritti umani Claudia Conte, che dichiara:
“Sono contenta di trascorrere questa giornata con le mamme detenute e i loro bambini. Ogni persona merita una seconda opportunità. Credo nel valore sociale dei progetti di inclusione e rieducazione. Tra sovraffollamento, droga, aggressioni agli agenti della Polizia Penitenziaria, disagio mentale e suicidi, la situazione nella carceri è drammatica. E’ necessaria una riorganizzazione del sistema carcerario. Encomiabile l’attività svolta in tale direzione dagli enti di volontariato che promuovono attività di sport e lavoro per i detenuti osservando l’articolo 27 della Costituzione che sancisce la funzione rieducativa della pena.”

Durante la visita, i volontari hanno preparato un pranzo solidale, organizzato in collaborazione con il Lions Club Salute e Solidarietà Pierluigi Schiavone e il Ministero della Salute dell’Ordine di Malta OSJ.

<<Noi di Universo Humanitas da oltre 40 anni siamo in prima linea non solo per i malati, ma per la collettività – ha commentato Roberto Schiavone di Favignana, presidente di Universo Humanitas – già in passato abbiamo dedicato la nostra attenzione alle detenute della Casa Circondariale di Salerno e continueremo a farlo anche con altre iniziative, affinché le ospiti del carcere possano vivere momenti di integrazione e gioia condivisa, ma anche di prevenzione sanitaria attraverso screening senologici gratuiti>>.
A conclusione verranno consegnati dei piccoli doni per le mamme e i loro pargoli, affinché possano ricordare questo giorno speciale.

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Dal 10 al 25 maggio invia un sms solidale al 45589 e salva...

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Ogni vita è preziosa, e va difesa. Nel nostro Paese circa 700mila cani vaganti e 2,4 milioni di gatti “liberi” vivono per strada abbandonati a se stessi, esposti alla fame, al freddo, agli abusi. Altre decine di migliaia di animali vegetano nei box dei canili e dei gattili, che vorremmo svuotare.

E poi ci sono gli animali selvatici, di cui l’uomo ha invaso gli habitat e che sempre più spesso incrociano il nostro cammino. Noi della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente li salviamo, li curiamo, troviamo loro una casa o li riportiamo nel bosco. Oltre a occuparci degli animali in pericolo, oltre a favorire le adozioni, aiutiamo direttamente anche gli anziani e le persone economicamente più deboli che non vogliono rinunciare all’affetto di un amico a quattro zampe, nonostante le difficoltà materiali, e difendiamo in ogni sede gli animali da qualsiasi forma di maltrattamento e abbandono.

Con il progetto “TI SALVO IO! DALLA PARTE DEGLI INDIFESI, GLI ANIMALI” ci rivolgiamo a tutti coloro che amano e rispettano gli esseri senzienti, perché non vada perduta neanche una delle vite che si potrebbero salvare, dal cavallo, alla volpe, ai rapaci, e perché non restino nei box dei rifugi cani e gatti che potrebbero trascorrere la vita, com’è normale, nel calore di una famiglia.

Da venerdì 10 maggio a sabato 25 maggio 2024 puoi contribuire anche tu a salvarli e proteggerli: dona 2 euro con un sms al numero 45589 o 5/10 euro chiamando da rete fissa. L’indifferenza uccide: non volgere lo sguardo dall’altra parte, aiutali.

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Vespa World Day a Pontedera: Nico Lopez Bruchi tra i...

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Dal 18 al 21 aprile, Pontedera ha ospitato i Vespa World Days 2024, il raduno annuale che ha coinvolto Vespisti da 54 paesi ed oltre 8.000 partecipanti. L’evento, che ha celebrato la storia della Vespa, ha ospitato più di 100 attività culturali ed enogastronomiche.

I Vespa World Days 2024, per festeggire il 70° anniversario, hanno coinvolto un noto artista locale, Nico “Lopez” Bruchi, artista urbano, che ha realizzato due murales ed un’installazione dedicati al mito della Vespa ed al suo creatore, Corradino D’Ascanio.

Nato e cresciuto a Volterra, Bruchi è noto per la sua costante attenzione ai valori sociali ed ambientali, che si riflettono nelle sue opere attraverso una critica costruttiva della società contemporanea. La sua arte non si limita solo alle pareti delle città, ma si estende anche ad installazioni e progetti di riqualificazione urbana, come la recente riqualificazione della Casa Circondariale di Pistoia, realizzata con l’aiuto dei detenuti. Nico, considerato tra gli ideatori dell’arte sociale, ha guadagnato una notevole reputazione in ambito artistico, esponendo sia in Italia che all’estero.

Per i Vespa World Days, Bruchi ha voluto omaggiare il progettista della celebre Vespa Piaggio, Corradino D’Ascanio, con un murales presso lo Spazio Stella Azzurra-Magazzini Comunali. L’ingegnere celebre per le numerose innovazioni, come il prototipo del moderno elicottero, viene onorato da Nico “Lopez” Bruchi attraverso la raffigurazione di un rullino fotografico con impressi i tre momenti significativi nella sua vita.

“La prima diapositiva mostra D’Ascanio immerso in un pensiero profondo, con una Vespa posata sui suoi progetti a simboleggiare il suo genio ed intuizione” spiega Nico Bruchi “ mentre la seconda diapositiva celebra la realizzazione della Vespa, il successo di un’idea rivoluzionaria. La terza diapositiva ritrae il sogno di Corradino di diventare famoso per l’elicottero, anche se alla fine è stata l’iconica Vespa a trasformarlo in uno degli ingegneri più importanti del Novecento”.

Il secondo murales di Bruchi si trova presso il CREC, l’ex dopo lavoro all’interno del Villaggio Piaggio: qui ha scelto di rappresentare il lavoro degli operai della catena di montaggio della Piaggio in modo completamente metaforico.

“Al Crec ho scelto di rendere omaggio al lavoro degli operai della Piaggio con una metafora della loro laboriosa attività sulla catena di montaggio” aggiunge Bruchi “Li ho ritratti come api e vespe, due insetti solitamente distanti, ma che in questa rappresentazione collaborano per la creazione di un tipo di vita lavorativa ed un tessuto sociale comune o comunque comunitario”.

Infine, sempre nel Villaggio Piaggio è possibile ammirare una vespa di enormi dimensioni, decorata da Nico per l’occasione.

“Pontedera, dal mio punto di vista, rappresenta una città esemplare per l’accoglienza perché convivono persone provenienti da ogni angolo del globo e, personalmente, è stata la città che mi ha accolto nel 2003” conclude Nico Bruchi.
“Qui a Pontedera ho iniziato il mio percorso di graffitista. Nel 2003, i murales erano ancora considerati illegali ma il Comune di Pontedera già offriva spazi legali per permettere a molte persone di dipingere. Dopo di che, il Comune ha anche stanziato fondi per organizzare alcune delle convention più importanti della Toscana, che hanno attirato persone da tutto il mondo per otto anni consecutivi. Questi eventi hanno contribuito a far emergere le stelle del mondo dei graffiti. Pontedera è sempre stata avanguardista ed inclusiva. Nel mondo questa città è sempre stata conosciuta per la Vespa, quindi mi sembra una gran cosa vedere che oggi Pontedera attrae visitatori da ogni parte del mondo, contribuendo così a promuovere il turismo e a far conoscere la città”.

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