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Cronaca

Cassonetti, auto e bancomat a fuoco a Roma: probabile...

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Cassonetti, auto e bancomat a fuoco a Roma: probabile azione anarchici al Tuscolano

In viale Giulio Agricola e nell'area limitrofa

Auto della polizia - (Fotogramma)

Volanti della Polizia sono intervenute nella notte, intorno alle 4, a Roma nel quartiere Tuscolano, in viale Giulio Agricola e nell'area limitrofa, dove un gruppo di giovani, probabilmente riconducibili all'area anarchica, hanno dato fuoco a tre cassonetti, messi al centro della carreggiata, e a un'auto, completamente distrutta. Le fiamme hanno interessato anche una campana per la raccolta del vetro, uno sportello bancomat dell'ufficio postale di zona. Danneggiata anche la vetrina di una filiale di Banca Intesa. Sul posto la polizia scientifica, non risultano persone ferite e le indagini sono in corso per risalire agli autori del gesto.

Al termine dell'azione sono state individuate anche due scritte: ''Anna e Alfredo liberi'' in viale Giulio Agricola e ''Nessuna pace per chi vive di guerra'' su Banca Intesa. Parzialmente incendiati anche il postamat di Poste in via Lucio Papirio e il bancomat e la vetrata di Banca Intesa e Deutsche Bank di via Anicio Gallo. Sul posto per i rilievi la polizia Scientifica.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Palermo, trovato morto il marito dell’eurodeputata...

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Angelo Onorato, 56 anni, aveva una fascetta stretta al collo. L'ipotesi più probabile è l'omicidio

Il ritrovamento del cadavere di Angelo Onorato  - Fotogramma

A fare la macabra scoperta è stata la moglie, l'eurodeputata Francesca Donato, 55 anni, arrivata intorno alle 14.30, con la figlia ventenne Carolina, in via Ugo La Malfa, a Palermo. Qui ha trovato il marito, Angelo Onorato, 56 anni, nella sua auto, una Range Rover scura, con la cintura di sicurezza ancora messa, con la testa riversa e una fascetta serrata attorno al collo. Sul petto schizzi di sangue. La donna inizia a gridare e a chiedere aiuto. Si ferma un uomo che passa da lì con la macchina e pensa che la vittima abbia avuto un malore. Ma poi vede la fascetta e quel sangue e capisce che è successo qualcosa. Francesca Donato chiama i soccorsi e agli amici dice in lacrime: "Me l'hanno ammazzato, hanno ammazzato Angelo...". Arriva la Polizia scientifica, con il medico legale per i primi rilievi. Sul corpo di Angelo Onorato viene sistemata una coperta di alluminio per coprire il viso.

Si cercano impronte, si cercano indizi per capire che cosa possa essere successo. Al momento tutte le piste sono aperte, ma l'ipotesi più probabile sembra quella dell'omicidio. Angelo Onorato aveva un appuntamento nella tarda mattinata e poi era atteso a casa per pranzo.

Un amico di Onorato è stato sentito negli uffici della Squadra mobile di Palermo. Secondo indiscrezioni l'amico, che fa l'avvocato, sarebbe in possesso di una lettera firmata dalla vittima.

Questa mattina l'imprenditore avrebbe dovuto incontrare una persona per parlare di un contenzioso economico. Il marito della eurodeputata Francesca Donato avrebbe lamentato con alcuni amici di avere dei problemi perché non riusciva a riscuotere dei crediti. Gli inquirenti stanno passando al setaccio i messaggi e le telefonate delle ultime 24 ore.

La ricostruzione

Intorno alle 14 Francesca Donato e la figlia ventenne Carolina cercano più volte Onorato al telefono ma non risponde. L'eurodeputata si preoccupa. E cerca con il cellulare la posizione del marito attraverso il Gps. Così con la figlia raggiungono via Ugo La Malfa, una bretella della Circonvallazione. La cintura è ancora messa, la portiera dietro è semiaperta. E l'uomo è morto da almeno due ore, sembra. Sul posto arrivano anche il Procuratore aggiunto Ennio Petrigni, con la pm di turno. Sentono Francesca Donato e la figlia per capire gli ultimi movimenti dell'imprenditore, noto in tutta la Sicilia e proprietario di due negozi di arredamento.

"Posso dirle che da ex medico legale che per quarant'anni ha visto migliaia di morti non credo all'ipotesi del suicidio. Io penso che Angelo Onorato sia stato ucciso", dice all'Adnkronos l'assessora regionale alla Famiglia della Sicilia Nuccia Albano, amica della famiglia Onorato, arrivata sul luogo del ritrovamento del cadavere. "Sono incredula e senza parole". Giacomo Grilletto, un dipendente della ditta di Onorato racconta: "Stamattina è uscito intorno alle dieci e rideva, era allegro".

Arrivano due amici che iniziano a piangere in silenzio. "Ieri sera eravamo al circolo del Tennis a ballare e ci siamo divertiti moltissimo. Non posso crederci che sia morto. Chissà cosa è successo...", dice uno che poi va ad abbracciare Francesca Donato. Arriva anche l'assessore comunale Giuliano Forzinetti, anche lui Dc.

Su Facebook sono numerosi gli amici che scrivono sul profilo di Onorato. "Resto senza parole. Fino ad ieri sera ci eravamo incontrati al festa del circolo", scrive Gabriella. E un altro: "Eri una persona straordinaria, sempre gentile e disponibile con tutti". "Una morte assurda. Spero che questi maledetti la paghino cara", aggiunge Frank. "Non è giusto. Ti hanno strappato all'amore della tua famiglia". "Che ti hanno fatto?????!!!! Uomo meraviglioso", scrive un'altra amica.

Gli inquirenti stanno cercando di capire se l'ipotesi dell'omicidio regge. Anche se resta aperta anche l'ipotesi del suicidio. Sarà l'autopsia a chiarire le cause della morte dell'uomo. I rilievi durano fino a pomeriggio inoltrato, quando il corpo viene portato via dall'auto. La strada resta chiusa al transito di auto per tutto il pomeriggio.

"La Democrazia Cristiana si raccoglie attorno a Francesca Donato, a Salvatore e Carolina, con amicizia, con affetto, in preghiera nel viverne il dramma. C'è solo tanto dolore, sconforto e sgomento. Rimane scolpito nei nostri cuori la sua generosa voglia di vivere. Incancellabile nei nostri occhi il dono del suo sorriso", dice Totò Cuffaro, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, dopo aver appreso della morte di Onorato. Così come tanti altri politici che fanno le condoglianze alla politica, eletta con la Lega alle ultime Europee. (di Elvira Terranova)

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Cronaca

Tumori, l’oncologo: “Sempre più pazienti under...

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"Lavoriamo a un osservatorio" dice all'Adnkronos Salute è Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli di Roma

Laboratorio di ricerca (Afp)

"Oggi mi occupo molto frequentemente di casi di 40enni o ancora più giovani con vari tipi di tumori diversi. Tumori che non sono quelli tipici dei giovani". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli di Roma. "Chi fa il clinico non vede i numeri, ma i pazienti che entrano in ambulatorio. Io faccio l'oncologo da quasi 35 anni e posso dire che 15-20 anni fa non ne vedevo di ragazzi di 27-28 anni con tumore del pancreas".

Ad aumentare in questa fascia d'età, under 40, "sono neoplasie tipiche dell'adulto". "Noi oncologi li abbiamo davanti questi pazienti. Quanto incida esattamente il fenomeno in termini epidemiologici lo capiremo quando avremo numeri più grandi o un trend più ampio, ma lo specialista si deve preoccupare e deve approfondire ora perché sta succedendo ora".

L'esperto parte dalla sua esperienza personale di medico, per lanciare un alert e approfondisce le ragioni per cui la struttura capitolina ha deciso di impegnarsi in un progetto battezzato 'G-Aya', dedicato proprio ai tumori degli adolescenti e dei giovani adulti, a pazienti con diagnosi di malattia oncologica nell'età compresa tra i 15 e i 39 anni. Una sorta di "maxi-contenitore dove confluiscono studi che esplorano più aspetti, dall'epidemiologico al sociale fino al genomico tecnologicamente avanzato, per dare vita a un grande osservatorio e database a 360 gradi sui tumori degli under 40", riassume l'esperto evidenziando l'urgenza di affrontare un lavoro del genere. Sempre più studi segnalano infatti un aumento delle diagnosi in questa fascia d'età, in particolare alcuni tipi di neoplasie che in genere insorgono in una fase più avanzata della vita. Qual è la portata reale? Sui dati epidemiologici si sta lavorando, puntualizza Tortora.

L'aumento dei casi tra gli under 50

"L'osservatorio epidemiologico italiano fa dei calcoli normalizzati per età, diagnosi precoci e così via, ed evidenzia che i trend non sembrano pericolosissimi. Ma in una recente analisi dell'università di Edimburgo e di un ateneo cinese i numeri risultavano tutt'altro che confortanti, rilevando un incremento di quasi l'80%" dei casi di tumore tra gli under 50 a livello globale nell'arco di una trentina di anni.

"E siccome vediamo anche tumori per esempio legati all'apparato digerente, quindi un aumento di quelli del colon o del pancreas, anche l'alimentazione deve finire sotto esame. Oltre al fumo, all'alcol, all'aumento del sovrappeso e dell'obesità, ulteriori fattori predisponenti portandosi dietro a loro volta il diabete e alcune malattie metaboliche. Un recente lavoro segnala che c'è stato un invecchiamento cellulare della popolazione, un peggioramento dell'età biologica degli attuali 40-50enni, emerso da un confronto su 9 parametri tra i nati negli anni '50 e i nati negli anni successivi. L'invecchiamento cellulare classicamente predispone a un maggior numero di mutazioni e, quindi, aumenta la suscettibilità al cancro". Stanno insomma venendo fuori una serie di aspetti. "Dobbiamo provare ad unire i puntini". Ed è il motivo per cui Tortora ha lanciato anche "un appello" ai colleghi.

Lavorare a un Osservatorio sui casi

"Se io sto vedendo in ambulatorio una fascia d'età che prima non avevo mai visto devo segnalarlo e pormi delle domande", ragiona. Il suo messaggio è: "Accendete i riflettori su questi casi, perché potremmo fare un database nazionale. Raccogliete dati per avere informazioni un po' più precise, e se c'è una profilazione, annotatela. Dobbiamo andare oltre l'osservazione sul singolo caso, altrimenti tutto il resto ci sfugge. E se chi lavora in istituzioni più piccole non lo può fare", non può affrontare una raccolta e analisi sistematica, "allora invii i dati a un centro di raccolta più grande". Serve uno sforzo comune, è l'invito.

"Noi nella nostra realtà abbiamo cominciato a lavorare sul colon, sul pancreas - elenca - stiamo raccogliendo dati, ma con il progetto G-Aya puntiamo ad avere database sempre più preciso con numeri affidabili". Il capitolo Aya (Adolescents and Young Adults) "è già sviluppato dal National Cancer Institute statunitense, è diventata questa un'area sensibile un po' in tutti i centri oncologici del mondo, non solo perché c'è un trend di aumento di tumori nei giovani adulti, ma anche per la necessità di aumentare il livello di consapevolezza tra i giovani, al di là del fatto che possano entrare o meno negli screening oncologici", che magari partono da un'età più avanzata. Al Gemelli, nell'ambito del progetto che si sta sviluppando anche con giovani specialisti, come la ginecologa Inge Peters, si stanno seguendo più filoni. "Si cerca - spiega Tortora - di intercettare eventuali alterazioni genomiche che possono predisporre allo sviluppo di tumori".

"Noi - prosegue - oggi sappiamo che in generale in meno del 10% dei casi si individua una responsabilità dell'eredo-familiarità. Il restante 90% sono alterazioni acquisite nel corso della vita. Con la profilazione genomica che si sta facendo possiamo scendere più in profondità, e identificare alterazioni che potrebbero avere un ruolo nella predisporre quei giovani allo sviluppo di tumori. Vogliamo studiare i geni con le tecnologie moderne che abbiamo ora, di Next Generation Sequencing (Ngs)".

"Stiamo usando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione - assicura Tortora - dalla mappatura della tipologia di tumori che vediamo all'identificazione di fattori che possono essere di ostacolo per chi il tumore lo ha avuto, quindi anche con uno sguardo sul sociale. Vogliamo studiare bene e seguire nel tempo chi ha già avuto una neoplasia, cosa che permetterebbe anche di intercettare prima eventuali secondi tumori. E capire anche cosa negli stili di vita può esporre i giovani a questo rischio oncologico. Insomma è in atto un grosso sforzo, che portiamo avanti con Giovanni Scambia, direttore scientifico dell'Irccs e i colleghi", e "ci sono mille risvolti".

"C'è anche un progetto europeo, e noi ci agganciamo a questo progetto europeo sui tumori dei giovani adulti", spiega. Come funziona l'osservatorio in costruzione? I pazienti under 40 dell'istituto "automaticamente, per motivi anagrafici, entrano nei nostri database. Peraltro - ripercorre - stavamo già lavorando da due anni su quelli che chiamiamo 'Early Onset Cancer', cioè appunto quei tumori che insorgono precocemente e che abitualmente vedevamo più frequentemente nell'adulto. Li stavamo studiando con tecnologie anche molto avanzate di informatica, di machine learning, con tutto il gruppo di bioinformatici, per cercare di capire che ha di diverso un ragazzo di 25 anni che non ha familiarità, non ha una sindrome di Lynch o altri elementi chiaramente predisponenti, ma sviluppa un tumore del colon. Speriamo di avere al più presto risposte a domande come queste".

Quanto conta lo stile di vita

Lo stile di vita conta, fin dalla tenera età e può tramutarsi in futuro - se si fanno scelte sbagliate - in uno scomodo fardello. Quanto e come incida questo aspetto sui casi di tumore in aumento fra gli under 40 si sta definendo sempre di più. Sedentarietà, aumento di obesità e sovrappeso, cattive abitudini che non risparmiano anche la tavola. "Noi abbiamo sentito l'esigenza in questo momento di fare un focus su questa popolazione, di avere un osservatorio rivolto anche agli aspetti sociali, quindi al futuro di questi pazienti, alla costruzione della loro carriera, alle difficoltà che incontrano". Ma si mettono sotto la lente anche gli stili di vita "rispetto al fenomeno che stiamo osservando". E su questo stiamo richiamando molto l'attenzione dei giovani che si ammalano presto e che non hanno dei geni di suscettibilità eredo-familiare. Loro in qualche modo devono averlo acquisito il carico mutazionale che ha portato al tumore".

"E oltre alle esposizioni professionali", sul posto di lavoro, che in persone giovani non avranno un ruolo così preponderante, "ci deve essere qualche altra cosa - riflette l'esperto -. Noi pensiamo che gli stili di vita siano responsabili. Consideriamo che dagli anni '90 in poi c'è stata un'accelerazione sui cibi industriali processati, sull'uso di zuccheri, di bevande zuccherine, sul junk food. Si è osservata una riduzione di qualità" nell'alimentazione, "e alla fine tutto questo, unito ad altri elementi, deve avere un risvolto". E' un effetto che si vede a lunga distanza. Ecco perché, osserva Tortora, "bisogna andare già alle scuole elementari a parlare con gli studenti".

"Ai ragazzi cosa direi? Lo sto facendo in varie circostanze, li invito a essere più esigenti anche con i genitori. Devono essere i ragazzi, i bambini, che tornano a casa a convincerli sull'importanza di scelte alimentari sane, per esempio". Educazione dal basso. E dai primi anni di vita. "In Inghilterra hanno lanciato questa campagna severissima sul divieto di fumo fino a 18 anni". C'è chi obietta che "il protezionismo può stimolare la violazione della legge. Ok, però intanto io come Stato lancio un messaggio".

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Cronaca

Omicidio Senago, domani un anno senza Giulia: in aula parla...

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Attesa per l'interrogatorio dell'imputato, in serata commemorazione per ricordare le vittime

Omicidio Senago, domani un anno senza Giulia: in aula parla Impagnatiello

Certe coincidenze sembrano mettercela tutta per far credere nel destino e così lunedì 27 maggio, a un anno esatto dalla morte di Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello sarà in aula (nel processo senza telecamere), davanti alla corte d'assise di Milano, per raccontare come e perché ha ucciso la sua compagna incinta di loro figlio Thiago. Per la prima volta, dopo la confessione davanti agli inquirenti e le dichiarazioni spontanee nella prima udienza del processo, l'imputato risponderà alle domande della procuratrice aggiunta Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo.

Un appuntamento, non solo emotivamente impegnativo per l'ex barman e la famiglia della 29enne, ma che ha anche un peso processuale: può decidere di rintanarsi in bugie, 'non ricordo' o addirittura accuse, oppure può rendere una confessione piena, lucida, che farebbe allontanare l'ipotesi di una richiesta di perizia psichiatrica come linea difensiva. L'uomo che ha ucciso Giulia con 37 coltellate, il 30enne spavaldo che per mesi ha dato veleno per topi e ammoniaca alla donna che stava per renderlo padre, l'imputato che assiste a occhi bassi al processo, uscirà dalla gabbia per rispondere alle accuse di omicidio aggravato (dai futili motivi, dal vincolo della convivenza, dalla crudeltà e dalla premeditazione), occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza per cui rischia l'ergastolo.

Lo scorso 18 gennaio la sua voce incerta si sentiva a stento nella grande aula al piano terra del Palazzo di giustizia. "Ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla famiglia. Non ci sono parole corrette da dire, affronto una cosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità; un gesto che mi ha lasciato sconvolto e perso". In una pausa per prendere fiato, Franco e Chiara Tramontano, padre e sorella della vittima, imboccavano la porta d'uscita lasciando a mamma Loredana e a Mario (fratello di Giulia) il peso di nuove parole.

"Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio, quel giorno anch'io me ne sono andato perché se sono qui a parlare non vuol dire che sia vivo. Non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l’occasione che ho per farlo. L'unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone". Ma le scuse di Alessandro Impagnatiello non fanno breccia in una famiglia che anche lunedì ricorderà Giulia Tramontano (in serata è prevista una cerimonia di commemorazione a Senago).

Una famiglia che chiede l'ergastolo e la verità su quanto accaduto la sera del 27 maggio del 2023 nell'appartamento della coppia in via Novella quando Alessandro ha accoltellato Giulia, incinta al settimo mese, ben 37 volte, poi ha provato a bruciarla nella vasca da bagno. Ha spostato il corpo nel box, qui ha nuovamente tentato di darle fuoco con la benzina, quindi ha nascosto la vittima, avvolta in buste di plastica, in un anfratto dietro al box di viale Monterosa.

Un delitto che ha cercato di nascondere mandando dei messaggi dal cellulare della compagna quando era già senza vita e che potrebbe aver premeditato da tempo: già a partire dal dicembre 2022 ha fatto ricerche via internet sugli effetti del veleno per topi, veleno fatto ingerire per mesi all'inconsapevole vittima e in tale quantità da raggiungere anche il feto. Sempre online ha provato a capire come sbarazzarsi del corpo e ripulire tutto senza lasciare traccia. In aula dovrà spiegare gli ultimi giorni di Giulia Tramontano, il tradimento, le bugie, la dinamica di un omicidio che ha confessato ma che non ha mai spiegato davvero.

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