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Indagine Altroconsumo, 1 famiglia su 10 in gravi difficoltà, peggiora prospettiva per il 2024

Si stabilizza in negativo l’indice che fotografa la capacità di affrontare le spese quotidiane

Indagine Altroconsumo, 1 famiglia su 10 in gravi difficoltà, peggiora prospettiva per il 2024

La capacità di spesa delle famiglie italiane continua ad essere debole: sebbene il peggioramento costante registrato a partire dal 2021 sembri essersi fermato, nel 2023 ancora non si registra alcuna ripresa e la situazione si conferma allarmante. Questo il quadro emerso dall’indagine annuale Termometro Altroconsumo 2023. L’Organizzazione di consumatori - insieme alle omologhe di Spagna, Belgio e Portogallo che fanno parte di Euroconsumers - ha svolto anche lo scorso anno la periodica indagine che stima, tramite un indice ad hoc, il livello di difficoltà dei consumatori nell’affrontare le spese durante l’anno precedente, le differenze fra le aree geografiche e fra le tipologie di famiglia, e al contempo le aspettative per l’anno a venire. Nel 2023 il Termometro Altroconsumo registra una stabilizzazione – ma a livelli ancora negativi – della capacità di sostenere le spese correnti nei 6 ambiti analizzati: abitazione, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, cultura e tempo libero. L’indice di quest’anno è pari infatti a 45,1 (-0,1 rispetto al 2022), una lievissima flessione che fa tuttavia segnare un nuovo record negativo da quando l’indagine viene svolta, ovvero dal 2018.

L’analisi evidenzia come una famiglia su dieci (10%) risulti in gravi difficoltà economiche, ovvero abbia avuto difficoltà nel corso del 2023 a sostenere le prinicipali spese quotidiane in tutti gli ambiti presi in esame: un dato sostanzialmente stabile rispetto al 9% del 2022, ma che ancora una volta è il peggiore da quando viene effettuata l’indagine. Solo una famiglia su quattro (27%), invece, ha dichiarato di non aver avuto nessuna difficoltà. Contestualmente aumentano le famiglie che faticano a risparmiare: tre su quattro (74%) hanno avuto difficoltà a mettere da parte risparmi (+4 punti percentuali sul 2022) e nello specifico, quelle che hanno avuto grosse difficoltà sono passate dal 35% al 40%.

In generale, la stabilizzazione della situazione rispetto al 2022 mostra il permanere di una percezione fortemente negativa degli italiani in molti ambiti quotidiani di spesa, nonostante un contesto nazionale di crescita economica e di miglioramento dell’occupazione, a cui si è accompagnato nel corso dell’anno un rallentamento dell’inflazione. Sembra dunque che le politiche messe in campo a sostegno ai redditi, dalla proroga del taglio del cuneo fiscale, alle iniziative per il contenimento dell’inflazione e ai diversi bonus attivati o prorogati, dalla prima tranche di fondi sbloccati per la sanità alla messa a terra del Pnrr, non stiano avendo le ricadute positive che ci si attendeva.

Nel 2023 gli ambiti che creano difficoltà al maggior numero di famiglie sono le spese per l’abitazione (51% ha avuto difficoltà a sostenerle) e per la salute (47%), seguite da altri due aspetti rilevanti come la mobilità (42%) e, soprattutto, l’alimentazione (41%). Il peggioramente più evidente rispetto al 2022 lo registrano salute e alimentazione, con un aumento delle famiglie in difficoltà di 5 e 4 punti percentuali rispettivamente. Guardando nel dettaglio si scopre che le voci più problematiche sono visite mediche (52%, in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2022) e cure dentistiche (51%), per quanto riguarda la salute; carne e pesce (47%) e frutta e verdura (44%) per quanto riguarda l’alimentazione, con aumenti sostenuti, pari a 7 punti percentuali per entrambe le voci. In crescita anche il numero di quanti fanno fatica a concedersi qualche sfizio come andare al bar o al ristorante (44%, 8 punti percentuali in più rispetto al 2022).

Salute e alimentazione sono ambiti che influenzano fortemente la qualità di vita delle persone e la difficoltà a far fronte alle spese per provvedervi mette a rischio la tenuta sociale e minaccia i diritti fondamentali dei cittadini. Dai dati emersi appare evidente l’inefficacia delle iniziative intraprese dalla politica, sia sul fronte della lotta all’inflazione del carrello della spesa (Carrello Tricolore), sia per quanto riguarda il contrasto all’allungarsi delle liste di attesa, un fenomeno che spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al privato, con un esborso significativamente maggiore e alla portata di pochi fortunati. Secondo gli ultimi dati disponibili la spesa sanitaria privata nel 2022 ha raggiunto i 40,1 miliardi di euro e nel 2023 il 7% di chi aveva bisogno di cure ha rinunciato per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio.

Per quanto riguarda la comparazione fra le diverse zone della Penisola, si conferma anche nel 2023 il divario fra Nord e Centro-Sud. Le difficoltà a sostenere le spese sono maggiori al Centro (indice pari a 43,5) e al Sud e isole (43,6); migliore invece la situazione al Nordest (45,3) e soprattutto al Nordovest (47,5). Rispetto all’anno precedente si nota un una divaricazione tra le due aree settentrionali, con il valore del Termometro che diminuisce di 1,4 punti per il Nordest e invece aumenta di 1 punto per il Nordovest. Più stabile l’andamento del Centro (-0,6) e del Sud e isole (+0,2).

Per Altroconsumo "non sorprende quindi che le Regioni in cui si riesce ad affrontare meglio le spese restino principalmente nel Nordovest". Il valore dell’indice è significativamente superiore alla media per Liguria (49,3), Lombardia (48,3) e Piemonte (47,1), ma anche Trentino-Alto Adige, Sicilia e Veneto superano, anche se non di molto, il dato medio. Le regioni invece in cui la capacità di sostenere le spese è inferiore alla media sono: Umbria, Campania, Calabria e Abruzzo.

Passando al confronto per tipologia di famiglia, il titolo di studio si conferma ancora una volta come un fattore importante nell’influenzare la capacità di spesa: i nuclei familiari in cui entrambi i partner hanno un titolo universitario mostrano una migliore capacità di affrontare le spese (50,0) rispetto a quelle in cui nessuno dei due partner è laureato (39,8). La situazione appare poi più agevole per chi vive da solo (49,3), mentre le difficoltà aumentano di pari passo con il numero dei componenti della famiglia, cosìcchè alla fine i nuclei numerosi risultano i più penalizzati, con un indice a 40,5 per quelli composti da 5 o più persone.

Emerge dunque con chiarezza come il titolo di studio rifletta diseguaglianze di reddito. È fondamentale pertanto tornare ad investire nell’istruzione per riattivare la scala sociale e aumentare il numero di giovani in possesso di una laurea o di un titolo di studio terziario, che nel nostro Paese è sensibilimente al di sotto della media europea (29,2% vs il 42% nella fascia 25-34 anni)[3]. Inoltre, le difficoltà maggiori in cui versano le famiglie - e non solo quelle numerose - rispetto ai single, "denuncia - osserva Altroconsumo - un sistema in cui le spese di ogni componente si sommano a quelle degli altri senza che intervengano meccanismi di attenutazione: ciò porta a riflettere sulla necessità di politiche pubbliche a sostegno dei nuclei con figli più incisive rispetto quelle ad oggi messe in campo, quali l’assegno unico universale, i diversi bonus (assegno di natualità, bonus mamma.. ), l’estensione dei congedi parentali".

L’indagine rileva, inoltre, le previsioni per il 2024: ancora una volta si conferma la tendenza di consumatori e famiglie italiane a guardare al futuro con timore e pessimismo. Le attese sono infatti di un ulteriore peggioramento della situazione: l’indice che riflette le aspettative per l’anno in corso è inferiore di 1 punto rispetto a quello registrato per l’anno trascorso. Un terzo degli intervistati (32%) ritiene che la sua famiglia avrà più difficoltà a sostenere le spese nel 2024 rispetto a quanto avvenuto nel 2023. La metà (50%) stima che la situazione resterà invariata, mentre solo il 19% prevede che sarà più facile.

Aspettative al ribasso anche per la capacità di risparmio: il 76% ritiene che sarà difficile per la propria famiglia mettere soldi da parte nel corso del 2024 e ben il 44% immagina che sarà molto difficile, se non impossibile, farlo (rispetto al 40% del 2023).

Nel confronto con gli altri Paesi europei che hanno partecipato all’indagine emerge come, anche nel 2023, l’Italia si colloca ad un livello simile alla Spagna (valore dell’indice 46,0), mentre in testa restano le famiglie belghe (53,5) e in coda quelle portoghesi (43,4). Meno positivo il fatto che l’Italia, come la Spagna, mostri una sostanziale stabilità dell’indice rispetto al valore dello scorso anno: +0,2 per la Spagna, -0,1 per l’Italia, mentre Belgio (+1,4) e Portogallo (+1,3) fanno segnare un miglioramento. Sono le spese sanitarie a segnare il passo rispetto agli altri Paesi: la percentuale di famiglie italiane in difficoltà da questo punto di vista (47%) è particolarmente elevata rispetto a quanto avviene in Spagna (38%), in Portogallo (36%) e in Belgio (28%).

“La stabilizzazione del quadro in cui versavano le famiglie italiane già nel 2022 rappresenta un dato solo apparentemente positivo, perché, sebbene indichi un’interruzione di un trend di progressivo peggioramento in atto dal 2021, in realtà denota come ci si sia arenati in una situazione negativa e non si trovino soluzioni efficaci per invertire la rotta.” dichiara Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo.

“È evidente che anche gli elementi di contesto che avrebbero potuto avere un impatto positivo, come la crescita del Pil e l’aumento dell’occupazione, non sono riusciti ad incidere nel senso di un miglioramento nella percezione che hanno gli italiani della loro capacità di spesa in molti ambiti quotidiani. La mancata accelerazione della dinamica salariale e l’inflazione ancora alta per gran parte dell’anno hanno eroso ogni margine di miglioramento proiettando un’ombra di timore e pessimismo anche sul 2024. Di fronte al permanere di una situazione nazionale negativa, a cui si aggiunge l’aumento di incertezza dello scenario geopolitico mondiale, gli italiani nutrono una sfiducia sempre più radicata nella politica da cui ci si aspetta poco, ma si ottiene ancora meno. Una delusione e un calo di aspettative che rischiano di proiettarsi nel voto europeo di giugno, quando la disillusione potrebbe alimentare l’astensionismo o confluire verso un populismo nazionalista che imputa all’UE la responsabilità di problemi che sono invece tutti italiani".

"In questo scenario - conclude Cavallo - il ruolo delle Istituzioni è dunque centrale nel fornire soluzioni concrete che tutti noi auspichiamo possano restituire fiducia nel futuro ai cittadini provati dalle difficoltà di un momento storico segnato da molte incertezze”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Ucraina, “attacco Russia in estate e poi risposta di...

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L'Institute for the study of war delinea i prossimi mesi del conflitto: offensiva di Mosca, Ucraina può replicare alla fine del 2024 o all'inizio del 2025

Soldati in Ucraina

La Russia avanza e continuerà a compiere "significativi progressi tattici" nella guerra contro l'Ucraina. Kiev, che attende l'arrivo delle armi garantite dagli Usa, potrà pensare a "limitate operazioni di controffensiva alla fine del 2024 o all'inizio del 2025". E' l'Institute for the study of war a delineare lo scenario a breve e medio termine per la guerra tra Ucraina e Russia. Il think tank statunitense analizza i possibili sviluppi del conflitto sulla base della quotidiana attività di monitoraggio delle operazioni.

Gli Stati Uniti hanno appena formalizzato l'invio di due diversi pacchetti di armi per Kiev. Oltre alla fornitura da 61 miliardi di dollari, appena approvata dal Congresso, ce n'è anche una da 6 miliardi che comprende in particolare sistemi Patriot. Gli aiuti di Washington, però, difficilmente modificheranno in tempi brevi gli equilibri sul campo.

Mosca spinge e Kiev soffre

Da mesi, la Russia preme in maniera costante e costringe l'Ucraina a difendersi lungo il fronte orientale, dove la differenza in termini di mezzi e uomini si è fatta sentire in maniera rilevante. Il generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze armate ucraine, nelle ultime ore descrive un quadro allarmante per Kiev: "Siamo in difficoltà", dice in sostanza. Analisti e esperti non escludono una nuova massiccia offensiva russa tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, con riflettori puntati in particolare sulla regione di Kharkhiv, che Vladimir Putin ha ripetutamente indicato come eventuale 'zona cuscinetto' per garantire maggiore sicurezza ai territori che la Russia controlla.

"Le forze russe probabilmente otterranno significativi vantaggi tattici nelle prossime settimane mentre l'Ucraina attende l'arrivo al fronte dell'assistenza di sicurezza degli Stati Uniti, ma è improbabile che possano sopraffare le difese ucraine", afferma l'Isw. "L'arrivo degli aiuti statunitensi al fronte nelle prossime settimane consentirà alle forze ucraine di far fronte alle attuali carenze e di contrastare le operazioni offensive russe in corso. Le forze di Mosca, intanto, sembrano intensificare gli sforzi per destabilizzare le difese ucraine e guadagnare terreno prima dell'arrivo" delle armi Usa.

Secondo l'Isw, "le forze russe hanno l'opportunità di ottenere vantaggi tattici significativi nell'area di Avdiivka e di perseguire un obiettivo significativo con la presa di Chasiv Yar", importante snodo logistico nell'est. "E' improbabile, però, che questi sforzi si trasformino in una penetrazione operativamente significativa nel breve termine" e appare fuori discussione "il crollo della linea difensiva ucraina nell'oblast di Donetsk".

Come sarà l'offensiva della Russia

L'Istituto ritiene che le truppe di Kiev "ben equipaggiate saranno probabilmente in grado di impedire avanzamenti russi significativi" durante l'estate, secondo un copione già visto in passato. "E' improbabile - osserva il think tank- che le forze russe condurranno quest'estate un'operazione offensiva significativamente più ampia e più intensa della percedente". Anche la Russia, d'altra parte, deve fare i conti con carenze e lacune: "La preparazione dell'esercito non è migliorata dal 2022. L'esercito si trova ad affrontare limitazioni sulla quantità di attrezzature moderne ed efficaci che può e sarà in grado di schierare in Ucraina. E l'efficacia complessiva delle formazioni e delle unità continua a diminuire". Mosca, però, può contare su "vantaggi quantitativi" per quanto riguarda mezzi e uomini: "L'esercito russo sta accettando perdite che le forze ucraine non potrebbero sostenere".

Ci sono elementi per prevedere, a grandi linee, dove attaccherà la Russia. "Sembra che il comando militare russo stia imparando dagli errori di pianificazione commessi in passato e probabilmente condurrà un'operazione offensiva estiva per sopraffare le forze ucraine su una linea del fronte più ampia nell'Ucraina orientale", osserva l'Isw. La strategia delle ultime settimane è caratterizzata dall'"uso massiccio di bombe plananti", con l'attuazione di attacchi aerei "più sicuri da posizioni più lontane".

Quando potrà attaccare l'Ucraina

E' evidente il peso determinante delle nuove armi che l'Ucraina ha già iniziato a ricevere dagli Stati Uniti. Dall'inizio di aprile, Kiev ha a disposizione i missili Atamcs che possono colpire obiettivi fino a 300 km. Questo consente alle forze ucraine di incidere sulla logistica russa e sui piani di Mosca, che quasi quotidianamente colpisce città e infrastrutture con missili e droni. Con l'arrivo in particolare dei Patriot, Kiev potrà aumentare la qualità della propria difesa aerea.

Inoltre, si faranno sentire gli effetti della legge firmata recentemente dal presidente Volodymyr Zelensky, che mira ad aumentare il numero dei soldati a disposizione delle forze armate. Con l'arruolamento di migliaia di uomini, in particolare nella fascia 25-26 anni, verranno puntellati i reparti al fronte.

Ci sono gli elementi, quindi, per ipotizzare anche un approccio più aggressivo dell'Ucraina nei prossimi mesi. Non una 'controffensiva generale', come quella che non ha prodotto risultati sperati nel 2023, ma una serie di operazioni articolate. "È molto probabile che l’Ucraina stabilizzi la linea del fronte nei prossimi mesi e possa essere in grado di avviare limitate operazioni di controffensiva alla fine del 2024 o all’inizio del 2025", dice l'Isw.

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Cronaca

“Sono malato, ho un cancro”: chi è Franco Di...

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Il giornalista in collegamento con Fabio Fazio

Franco Di Mare

Franco Di Mare, 68 anni, annuncia a Che tempo che fa di essere malato. "Ho un mesotelioma, un tumore molto cattivo", dice il giornalista. Di Mare è un nome e un volto notissimo per i telespettatori italiani. La sua carriera comincia negli anni '80, con una serie di collaborazioni prima dell'assunzione a L'Unità, presso cui diventa inviato e caporedattore. Nel 1991 Di Mare approda in Rai e dal 1995 diventa inviato Speciale per il Tg2. Nel 2002 il passaggio al Tg1.

Nel 2003 diventa conduttore televisivo con Unomattina Estate prima di Uno Mattina week end . Dal 2004 diventa il volto di Uno Mattina. Il curriculum comprende programmi di informazione e attualità nella fascia mattutina e una serie di serate su Rai1. Nel 2019 diventa vicedirettore di Raiuno, con delega ad approfondimenti ed inchieste, e l'anno successivo viene nominato direttore generale dei programmi del giorno della Rai prima di assumere la direzione di Raitre il 15 maggio 2020.

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Politica

Europee, Meloni in campo: “Scrivete Giorgia sulla...

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Salvini si videocollega in strada con la figlia Mirta. La presidente del Consiglio punge: "Ci ha preferito il ponte"

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Fotogramma)

A Pescara, poco più di un mese fa, mimò il gesto di chi calza l'elmetto. A distanza di un mese, sempre a Pescara, Giorgia Meloni quell'elmetto lo indossa davvero, pronta a scendere in campo per le elezioni europee dell'8 e 9 giugno, capolista in tutte le circoscrizioni. L'annuncio, atteso ma ormai diventato un 'segreto di Pulcinella', arriva in chiusura di un intervento di ben 73 minuti, in cui la leader di FdI puntella tutte le battaglie portate avanti in questi 18 mesi al governo del Paese. Seduti in prima fila i leader di centrodestra, tutti eccetto uno: Matteo Salvini, che si videocollega da via del Corso, con la figlia Mirta al suo fianco, gli 'impegni improrogabili' che hanno fatto saltare la sua presenza a Pescara sono legati all'ultima domenica da trascorrere in famiglia prima di dare il via alla maratona elettorale. "Ci ha preferito il ponte…", punge Meloni, che però corregge subito il tiro: "Scherzo ovviamente, so quanto è importante trovare il tempo da dedicare alla famiglia". Nel pomeriggio arriva la telefonata tra i due, per fare il punto sulla kermesse e darsi appuntamento a Roma, fanno sapere dai rispettivi staff.

Sorridente, ma a tratti un po' tesa, Meloni dal palco vista mare spiega che gli otoliti continuano a darle il tormento: "Mi sembra di essere su un ottovolante", confessa. "Ma tranquilli, ce la faccio", rincuora la platea, tanto da essere ancora una volta pronta a mettersi in gioco. "Mi sono sempre considerata un soldato e i soldati, quando devono, non esitano a schierarsi in prima linea". "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, un vero e proprio bivio che non consente di sbagliare la scelta o di tirarsi indietro. Tutti devono essere pronti a fare la loro parte e io, come sempre, intendo fare la mia". Trainando la corsa di FdI alle europee e intestandosi una battaglia per l'intero centrodestra: "Vogliamo fare in Europa esattamente quello che abbiamo fatto in Italia il 25 settembre del 2022: creare una maggioranza che metta insieme le forze di centrodestra e mandare finalmente all'opposizione la sinistra anche in Europa".

Per centrare l'obiettivo, la presidente del Consiglio spinge sull'acceleratore. Incurante di chi guardava come fumo negli occhi a una sua possibile discesa in campo, decide di calarsi nell'arena dando alla sua corsa il massimo della personalizzazione: "Scrivete sulla scheda Giorgia, semplicemente Giorgia", raccomanda a chi vorrà votarla. Un'astuzia da campagna elettorale, resa possibile dalla legge, spiegherà poi ai cronisti un po' interdetti dalla scelta il ministro Francesco Lollobrigida.

"Non toglierò un solo minuto all'azione di governo"

"C'è la possibilità, nelle elezioni di ogni tipo – spiega infatti il responsabile delle Politiche agricole -, di dare all'elettore la scelta se mettere il nome per esteso oppure semplificarlo quando è chiarito in fase di presentazione di candidatura come è sostituibile il nome. Accade in tutte le elezioni", in queste "ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'". Un piccolo artificio tecnico e le jeux sont faits.

Si tratta di una trovata elettorale che la premier investe di un forte valore simbolico. "Se gli italiani pensano che stia facendo bene – dice infatti mentre la sala gremita scandisce il suo nome - chiedo loro di andare a votare, chiedo loro di scegliere Fratelli d'Italia e chiedo loro di scrivere sulla scheda il mio nome, il mio nome di battesimo: scrivete Giorgia. La cosa che personalmente mi rende più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continua a chiamarmi Giorgia, semplicemente Giorgia. Non presidente, non Meloni, ma Giorgia. Perché io sono e sarà sempre una di voi: il potere non mi cambierà, il Palazzo non mi isolerà", promette in quell'Abruzzo che sembra portarle fortuna.

La campagna elettorale, però, non la vedrà giocare nel ruolo da protagonista, tutt'altro. Per lei sarà 'light', ristretta, come già accaduto nel 2009, quando Silvio Berlusconi, candidato alle europee ma al timone di Palazzo Chigi, prese parte solo al comizio finale, forte del ruolo da presidente del Consiglio costantemente sotto i riflettori. "Su una cosa voglio essere chiara e so che mi capirete – rimarca la premier -: io non toglierò un solo minuto dell'attività del governo per fare campagna elettorale sul mio nome. Il mio compito è risolvere i problemi di questa nazione e questo intendo fare anche in campagna elettorale".

Anche Arianna Meloni in campo per la campagna elettorale

Dunque l'affondo sul Pd. "Siccome, per fortuna, non sono la segretaria del Partito Democratico – dice -, penso di poter confidare nel fatto che il mio partito sarà del suo meglio per darmi una mano in questa campagna elettorale". Lo schema di gioco, del resto, è già pronto. Incentrato sul 'modello Pescara', con i panel di discussione che hanno animato la 'tre giorni' della conferenza programmatica replicati in tutta Italia, protagonisti ministri, sottosegretari e nomi di peso del partito di via della Scrofa.

Compreso quello di Arianna Meloni, la più fedele dei fedelissimi, responsabile della segreteria politica e del tesseramento di FdI, decisiva per le sorti del partito ma sempre convintamente e per scelta nell'ombra. Non correrà nemmeno stavolta, ma darà una mano in campagna elettorale prendendo parte a un evento in Salento.

L'obiettivo, dichiarato, resta quello di replicare il voto messo a segno alle politiche, il 26%. Ma qui, tra i delegati e i militanti di FdI che hanno riempito le tre sale di Pescara, nessuno fa mistero di puntare più in alto: con il nome di 'Giorgia' sulla scheda, il tetto del 30% potrebbe essere a portata di mano. (dall'inviata Ileana Sciarra)

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