Cultura
Liberi di Sognare, in mostra a Vicenza il...
Liberi di Sognare, in mostra a Vicenza il ‘riscatto’ della Pop-Beat italiana
Alla Basilica Palladiana fino al 30 giugno 2024 il progetto ideato e curato dall'artista Roberto Floreani: "Una mostra immediata, popolare, adatta per tutte le età, che stimola l'immaginario"
Liberi di sognare. Parole che insieme aprono uno scenario infinito di visionaria immaginazione: il respiro della libertà coniugato al sogno che è insieme desiderio, leggerezza, impossibile che diventa possibile, futuro oltre il presente. POP/BEAT - Italia 1960-1979. Liberi di Sognare è la mostra ideata e curata dall'artista Roberto Floreani per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale che sarà possibile visitare fino al 30 giugno 2024 negli spazi della Basilica Palladiana di Vicenza (FOTO).
Un progetto di pittura, scultura, video e letteratura, inedito per l'Italia, con 100 opere di 35 artisti provenienti dai principali musei, gallerie e collezioni private nazionali, opere originali e autonome dalle suggestioni americane. Quasi un 'riscatto' delle testimonianze Pop e Beat italiane rispetto a quelle d'Oltreoceano, perché finora non altrettanto adeguatamente raccontate, a rivendicarne distanza, indipendenza e peculiarità. Un viaggio magico, divertente e suggestivo per la fantasia delle forme e l'allegria dei colori.
"Una mostra viva, comprensibile, popolare", dice Floreani, artista, scrittore e performer, considerato oggi il più maturo e convincente astrattista in Italia. Una mostra di grande impatto, grazie anche all'esperienza ormai quarantennale di Floreani, maturata nell'allestimento delle proprie mostre in spazi museali, che punta a combinare la semplicità di lettura e la spettacolarità. E la prima frase di Carmelo Bene riportata nel tabellone d'ingresso della mostra è già significativa, con tutta evidenza riferita alla sua ricerca in ambito astratto: "Per parlare di un artista e di un poeta ci vuole un artista e ci vuole un poeta".
"Credo sia importante ricordare - dice Floreani all'Adnkronos - come il Novecento sia stato segnato dalle intuizioni di artisti-teorici che hanno indicato la via: Umberto Boccioni con i suoi Manifesti futuristi su pittura, scultura e architettura, Lucio Fontana sullo Spazialismo con altrettanti Manifesti e Piero Manzoni con i suoi due numeri della rivista Azimuth. Ricordando anche la componente teorica degli astrattisti italiani degli anni '30 e '50. La figura dell'artista-teorico è quindi seminale per una lettura corretta del contemporaneo".
Perché Liberi di Sognare?
"Il periodo storico 1960-1979 considerato attraversa una stagione decisiva per l'Italia - spiega l'artista - Il 1960 è l'anno del film La dolce vita di Fellini, periodo del boom economico, dell'uscita dall'incubo della guerra, della fame, delle città ridotte a cumuli di macerie. Leggerezza che si intuisce dalla centralità riservata all'immagine nelle opere, dalla necessità di un racconto diretto, leggibile con immediatezza, vivo, colorato, suggestivo, di grande libertà nell'uso dei materiali più diversi, dominati da una prorompente libertà creativa. A tale proposito, il gallerista Plinio De Martiis, mentore di buona parte degli artisti pop presenti in mostra, dichiarerà: 'La Pop me la ricordo allegra'".
Da Roberto Floreani, artista considerato l'astrattista di riferimento della sua generazione, con la passione per il Futurismo, l'idea di una mostra sulla Beat Generation e la Pop Art italiane. C'è un filo? Come nasce il progetto?
"C'è sicuramente una componente autobiografica nella scelta del periodo - risponde Floreani - per aver attraversato personalmente quegli anni e per aver condiviso quel 'sentire comune' di ottimismo, voglia di fare, ricerca d'indipendenza, di libertà; ma motivazione che deriva anche dalla necessità di esaminare quanto mi ha preceduto sul versante artistico. Il celebre artista David Hockney afferma che ogni artista, prima o poi, deve chiedersi che ruolo riveste nella storia dell'arte e penso che conoscere bene il percorso storico-artistico sviluppatosi fino ad oggi possa essere decisivo per una corretta e piena consapevolezza da orientare sulla propria ricerca".
Artisti e opere
"I 35 artisti sono stati tutti scelti - sottolinea - riportando virgolettato quanto loro stessi raccontavano del loro lavoro: non ho nessuna velleità critica, quanto documentaria sulla ricerca di colleghi che sono stati efficaci testimoni del loro tempo. Umberto Mariani, Fernando De Filippi e Sergio Sarri, presenti in mostra e all'inaugurazione, hanno dichiarato che si tratta probabilmente della mostra sulla Beat italiana più convincente fatta fino ad oggi nel nostro Paese. Ho selezionato le opere una ad una per la loro qualità e rappresentatività, approfittando della presenza delle mie nelle collezioni di Intesa-Gallerie d'Italia, del Mart di Rovereto, del Mambo di Bologna, che mi hanno messo nelle condizioni di avere un rapporto diretto con le loro collezioni. La produzione del progetto e la grande professionalità di Silvana, mio editore e autentico riferimento in Italia, hanno fatto il resto".
In mostra troveremo "cento opere di 35 artisti: Schifano, Ceroli, Adami, Del Pezzo, Baj, Rotella, Pascali, Marotta, Gilardi e molti altri: cubi giganti, giraffe alte due metri, segnali stradali immaginari, tappeti-natura: una mostra immediata, popolare, adatta per tutte le età che stimola l'immaginario in un clima rasserenante, accompagnati dalla musica di quegli anni, Caterina Caselli, i Rokes, i Corvi, Lucio Battisti, i Camaleonti, che andrà in loop negli spazi indimenticabili della Basilica Palladiana, dichiarata dall'Unesco bene dell'umanità".
Le novità
Una mostra molto spettacolare quindi. Quali le novità esclusive? "E' una mostra del tutto inedita per il racconto del 'sentire comune' della Pop in arte e la Beat in letteratura - spiega il curatore del progetto - riscoprendo autori misconosciuti come Gianni Milano e Aldo Piromalli o addirittura sconosciuti come Nat Scammacca (definito dal beat americano Lawrence Ferlinghetti come il migliore poeta beat italiano) e il suo Antigruppo siciliano, che conferisce finalmente identità nazionale alla Beat italiana. Viene inoltre ribadita l'indipendenza degli artisti e poeti italiani dal modello americano, fino ad oggi considerato dominante, precisando che gli stessi americani già nel 1963 ritenevano la ricerca italiana talmente indipendente da potersi chiamare Neo-Futurismo".
Una mostra che è anche una grande festa collettiva, in cui Vicenza diventa un autentico laboratorio con eventi collaterali ad hoc proposti in alcuni dei principali luoghi monumentali della città. Ad essere coinvolte sono anche le scuole, a partire da una specifica sezione didattica allestita al piano terra della Basilica Palladiana. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, a cura di Roberto Floreani, con testi di Roberto Floreani, Gaspare Luigi Marcone, Alessandro Manca.
Dai sogni di allora a quelli di oggi… l'artista Floreani cosa vuol esser libero di sognare?
"Cerco di realizzare il sogno di poter dipingere, vivendolo come un privilegio salvifico: Ballare cantare, scrivere, recitare, fare il teatro, la poesia […] ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare, ma un modo di essere… che poi non è una mia affermazione, ma di Renato Mambor, artista presente in mostra".
E l'uomo Floreani cosa sogna? "Non lo so se il sogno rappresenti la finalità dominante della mia vita: dipingendo vivo un sogno lungo un giorno, ogni giorno. Ma combatto anche contro la deriva materialista dell'affermazione del prezzo sul valore con tutti i mezzi a mia disposizione, ribadendo la mia convinta adesione a quella Storia eroica dell'Astrazione, così definita dal filosofo Jean Baudrillard, che pone la componente spirituale al suo centro come irrinunciabile. Mi adopero poi per rimettere qualche casella storica al suo posto iniziando dal Futurismo, come ricordava in precedenza, prima Avanguardia storica del Novecento. Non casualmente, anche la Pop italiana avrebbe potuto chiamarsi Neo-Futurismo, infatti, come suggerisce anche la frase di Lucio Fontana che ho deciso di applicare alle pareti, nell'ultima sala in uscita dalla mostra: 'Nulla verrà distrutto del passato, né mezzi né fini, siamo convinti che si continuerà a dipingere e a scolpire anche attraverso le materie del passato […] ma saranno pervase da sensibilità più affinata'. Affiniamo la sensibilità, quindi".
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Scurati a Che tempo che fa: “Trascinato nella lotta...
"Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini"
"Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini". Lo scrittore Antonio Scurati si esprime così a Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio. Scurati è stato protagonista del caso legato al monologo depennato dal programma Che sarà, in onda su Raitre, prima del 25 aprile. La vicenda è finita al centro del dibattito politico.
"A me dispiace di essere trascinato in una polemica così volgare e così bassa. Uno è trascinato in una lotta nel fango e bisogna rispondere. La seconda carica dello Stato non dovrebbe polemizzare denigrando uno scrittore o un qualsiasi cittadino. La seconda carica dello Stato è lo Stato. Non può buttarsi contro un cittadino", dice Scurati riferendosi alle dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
"Questa accusa del denaro - sottolinea - è davvero zozza. È come dire ad un medico che fa i soldi con la malattia delle persone. Io francamente non faccio i soldi con Mussolini. Scrivere libri in Italia non ti arricchisce poi così tanto. Fai soldi col tuo lavoro, con il tuo studio, anche con il tuo talento. Se qualcuno vuole accusarmi di qualcosa può accusarmi di fare soldi contro Mussolini, non con Mussolini".
"Io spero - sottolinea ancora Scurati - di continuare ad essere uno studioso, uno scrittore, un padre di famiglia. Vedo molta solidarietà che mi ha scaldato il cuore, anche molti che mi rimproverano con una tinta d'odio".
"Io sono stato chiamato, in prossimità del 25 aprile, da un programma della Rai – che dal nome mi sembrava fosse la televisione di Stato, quindi di tutti, mia e dei miei lettori – in quanto autore di libri che studiano e raccontano il fascismo e la resistenza antifascista". La Rai, spiega Scurati in merito alla vicenda del monologo sul 25 aprile che avrebbe dovuto leggere durante una puntata di 'Che sarà', "mi ha mandato i moduli, i biglietti del treno, il voucher dell'hotel, avevo già la valigia pronta quando è arrivata la telefonata della conduttrice del programma, che era affranta e mi ha detto 'la sua partecipazione è stata cancellata'", dice ricostruendo i fatti. "Lì non ho preso nessuna iniziativa. Certo ero contrariato e indignato, ma ho taciuto. La cosa per me è che ad una certa ora della giornata mi comunicano che il capo del Governo ha scritto un post nel quale, dicendo che non sapeva come fossero andate le cose – e ciò mi sembrava già un motivo per tacere – ha usato oggettivamente espressioni denigratorie, cercando di farmi passare per un avido".
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Libri: esce ‘Palestina Israele – Il lungo inganno. La...
Scritto da Mario Capanna e Luciano Neri, il volume documenta le responsabilità nella mancata soluzione del conflitto
La polveriera mediorientale, il conflitto israelo-palestinese. A spiegare motivi e responsabilità di una guerra che affonda le sue radici in un passato lontano è il libro ‘Palestina Israele – Il lungo inganno. La soluzione imprescindibile’, edito da Mimesis, scritto a quattro mani da Mario Capanna e Luciano Neri. Chi ha fatto fallire gli accordi di Oslo? Chi ha favorito e finanziato la crescita di Hamas fino alla tragedia attuale? In questo libro Capanna e Neri riportano la loro esperienza diretta dalla Cisgiordania, da Gaza e da Israele, privi dei condizionamenti della propaganda occidentale. Un viaggio iniziato ormai oltre cinquant’anni fa, negli anni Settanta, che ha portato a incontri, relazioni e preziose testimonianze dai territori occupati. Documentando in modo rigoroso le responsabilità nella mancata soluzione del conflitto, gli autori mostrano con chiarezza che l’unica alternativa a una guerra che sembra destinata a durare in eterno è la pacifica creazione di un vero Stato palestinese che possa convivere con quello di Israele.
“Al di là delle contorsioni delle cancellerie e dei governi, ora l’opinione pubblica mondiale si sta rendendo conto che senza la costituzione di un vero Stato palestinese, che conviva in pace con quello di Israele, non ci sarà mai la pace in Medio Oriente –scrivono gli autori-. Ogni altra ipotesi è fondata sulla sabbia. Valgano, in merito, le parole di Sant’Agostino: ‘La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle’. Noi tutti facciamo sì che i due figli crescano vigorosi”.
Politico, scrittore e giornalista, Capanna, leader studentesco nel Sessantotto, segretario nazionale di Democrazia Proletaria fino al 1987, parlamentare italiano ed eurodeputato, è un esponente ambientalista e pacifista. Nel volume Capanna riporta riflessioni, scritti (antichi e recenti) raccolti nei tanti viaggi effettuati in Palestina, a partire dall’intervista con il leader palestinese Yasser Arafat e dalle sue parole: “La speranza è quella cosa che non ho perso neanche per un giorno durante la mia vita”, e ancora: “Se non avessimo impugnato le armi, a noi palestinesi avrebbero fatto fare la fine degli indiani d’America”. Le riflessioni nei lunghi viaggi assieme a Nemer Hammad, rappresentante dell’Olp in Italia, l’incontro con Abu Jihad, braccio destro di Arafat, assassinato nel 1988 da un commando israeliano, e tanto altro. Capanna denuncia la ‘propaganda a senso unico’ della stampa italiana sul conflitto.
Nella seconda parte del libro, curata dall’analista geopolitico e presidente del Centro Relazioni Internazionali, Luciano Neri, trova spazio un capitolo sull’ascesa di Hamas ‘un evento prevedibile, un disastro evitabile’, le riflessioni del giornalista e pacifista israeliano Uri Avnery, a partire dalle sue parole d’amore per Gaza, la città oggi martoriata dalle bombe israeliane. Appendice al volume le risoluzioni dell’Onu violate da Israele.
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Auto, via alla quarta edizione della Coppa delle Alpi by...
Domattina prenderà il via la gara di regolarità per auto costruite fino a tutto il 1990 che prevede 90 Prove Cronometrate per oltre 1.600 km
Via alla quarta edizione della Coppa delle Alpi by 1000 Miglia: questo pomeriggio, a Trieste, si svolgeranno le verifiche tecniche e sportive in Piazza Unità d’Italia, da dove domattina prenderà il via la gara di regolarità per auto costruite fino a tutto il 1990 che prevede 90 Prove Cronometrate per oltre 1.600 km.
Il Grand Tour di 5 tappe attraverserà da Est a Ovest l’intero arco alpino, da Trieste a Courmayeur, valicando i confini di 7 nazioni: 1000 Miglia presenta Il Grande Viaggio Alpino, un percorso di riflessione parallelo alla gara finalizzato a rappresentare le trasformazioni socioeconomiche, antropologiche e ambientali che attraversano la macroregione alpina. Per rendere i concorrenti parte attiva del progetto, il numero delle vetture in gara è stato limitato a 30, affiancate da ulteriori 8 auto che ospiteranno Esperti di riferimento sui macro-temi affrontati.
Nei momenti di sosta lungo il percorso, gli esperti incontreranno istituzioni ed esempi di Best Practice locali favorendo scambi e condividendo esperienze. La summa di questi contributi raccolti nell’arco delle 5 giornate verrà presentata in un Convegno conclusivo, previsto per sabato 4 Maggio a Courmayeur.
Da Trieste gli equipaggi raggiungeranno Kranjska Gora, in Slovenia, per parlare di progetti di turismo sostenibile. A Cortina, agli oltre 2.100 mt del Rifugio Faloria, l’argomento verterà su Olimpiadi accessibili e sostenibili. Martedì 30, pranzo al Messner Museum di Ripa in compagnia di Reinhold Messner, che condividerà progetti ed esperienze. Raggiunta l’Austria, a Seefeld si dialogherà sulle Connessioni tra agricoltura di montagna e offerta turistica mentre, dopo il transito in Germania a Garmisch, il rientro in Italia a Livigno si focalizzerà su Olimpyc's Legacy, sostenibilità, accessibilità, inclusione; il fine tappa in Svizzera, a Saint Moritz, tratterà di Infrastrutture sportive per lo sviluppo turistico. La mattina del 2 Maggio, dopo un break a Vaduz, il saluto del Primo Ministro del Lichtenstein e la sosta al Museo Svizzero dei Trasporti di Lucerna, l’arrivo in serata a Gstaad affronterà i temi Allevamento e Produzione Casearia. Venerdì 3 la sosta a Chamonix regalerà lo straordinario panorama dai 1.900 mt di altitudine sul Monte Bianco del Refuge du Montenvers, prima del traguardo finale di Courmayeur dove si parlerà di Produzioni agroalimentari di montagna. Il convegno finale nel centro Congressi di Courmayeur è in programma sabato a partire dalle ore 10:00.