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Ucraina, da Usa ultimo pacchetto aiuti del 2023: armi per 250 milioni di dollari
Munizioni e componenti del sistema di difesa aerea inclusi nell'ultimo invio da Washington a Kiev per quest'anno. Lavrov: "Occidente alza la posta in gioco fornendo sistemi a lungo raggio"
Gli Stati Uniti hanno annunciato ieri l'invio dell'ultimo pacchetto di aiuti militari dell'anno per l'Ucraina. Un pacchetto da 250 milioni di dollari, il 54esimo dall'agosto del 2021. Lo rende noto il Dipartimento di Stato Usa ricordando come l'assistenza Usa "è stata fondamentale per sostenere i nostri partner ucraini mentre difendono il loro paese e la loro libertà dall'aggressione della Russia".
Le capacità fornite nel pacchetto, sottolinea il Dipartimento di Stato Usa, "includono munizioni per la difesa aerea, altri componenti del sistema di difesa aerea, munizioni aggiuntive per sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità, munizioni per artiglieria da 155 mm e 105 mm, munizioni anticarro e oltre 15 milioni di munizioni". Un pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari per Kiev è invece bloccato al Congresso dall'opposizione dei Repubblicani.
Secondo quanto ha reso noto il Pentagono si tratta di "capacità per supportare le necessità più pressanti dell'Ucraina per consentire alle sue forze militari di difendere la sua sovranità e indipendenza. La leadership degli Usa è essenziale per sostenere gli sforzi di una coalizione in sostegno dell'Ucraina di cui fanno parte circa 50 alleati e partner". "L'assistenza nella sicurezza per l'Ucraina è un investimento intelligente nella nostra sicurezza nazionale", ha precisato il dipartimento della Difesa in un comunicato.
Lo stanziamento è stato reso possibile dall'autorità di prelievo del Presidente, uno strumento di politica estera che consente la consegna veloce a Paesi stranieri in crisi di componenti nei magazzini del dipartimento della Difesa. Uno strumento usato di recente nel dicembre del 2022 per assistere Taiwan con un pacchetto di 345 milioni di aiuti militari a Taiwan, contro la crescente pressione militare della Cina.
È imperativo, sottolinea il Dipartimento di Stato Usa, "che il Congresso agisca rapidamente, il prima possibile, per promuovere i nostri interessi di sicurezza nazionale aiutando l'Ucraina a difendersi e a garantire il suo futuro".
Lavrov: "Occidente alza posta in gioco con armi a lungo raggio"
"Nonostante il fallimento della 'controffensiva' delle forze armate ucraine, l'Occidente alza la posta in gioco continuando a fornire armi sempre più letali e a lungo raggio a Kiev. Vengono fornite armi della Nato, tra cui munizioni a grappolo e proiettili con uranio impoverito", afferma intanto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in un'intervista esclusiva all'agenzia di stampa russa 'Tass'.
Nonostante i tragici eventi in Medio Oriente abbia spostato per qualche tempo il conflitto in Ucraina lontano dalle prime pagine dei giornali occidentali, la maggior parte dei governi ostili, sottolinea Lavrov, continua a sostenere che "infliggere una sconfitta strategica alla Russia sul campo di battaglia sia ancora una priorità. Né Washington né Bruxelles si rifiutano di fornire assistenza al regime di Kiev, comprendendo che senza questa assistenza è condannato", aggiunge.
Lavrov ha richiamato l'attenzione sul fatto che il formato Ramstein continua a funzionare, nell'ambito del quale i rappresentanti di oltre 50 paesi discutono mensilmente le richieste di Kiev per la fornitura di attrezzature militari e munizioni.
F-16 già in guerra? L'ipotesi. Kiev smentisce
Intanto, gli F-16 promessi a Kiev dalla coalizione occidentale potrebbero già essere a disposizione delle forze armate ucraine. E' l'ipotesi che il magazine Newsweek rilancia sulla base di informazioni acquisite dopo gli ultimi sviluppi della guerra con la Russia, iniziata a febbraio 2022. Le indiscrezioni filtrano dopo una serie di news che non sono passate inosservate: nelle ultime settimane, Kiev ha reso noto di aver abbattuto una serie di caccia russi - sarebbero almeno 8 dal 5 dicembre - e poco più di 24 ore fa è stata in grado di colpire la nave Novocherkassk ormeggiata nelle acque di Fedosia, in Crimea.
In assenza di annunci e conferme ufficiali, Newsweek 'unisce i puntini'. Gli alleati occidentali hanno promesso da mesi la fornitura di F-16, i jet di fabbricazione Usa. Non sono mai state indicate, però, specifiche date di consegna degli apparecchi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky da sempre evidenzia l'importanza di contrastare la Russia anche in cielo, per garantire maggiori difese e per sferrare attacchi più efficaci.
Negli ultimi giorni, gli F-16 sono stati protagonisti anche nei messaggi diffusi su Telegram da profili e canali filorussi, che hanno fatto riferimento all'impiego dei jet. Da Kiev, nessuna conferma ufficiale. Newsweek, intanto, ha bussato ad una fonte americana. Risposta: è probabile che l'Ucraina abbia ricevuto i primi jet promessi. Il 22 dicembre, Zelensky ha genericamente fatto riferimento ai 'preparativi' dell'invio di F-16 da parte dell'Olanda, che ha promesso un pacchetto di 18 aerei. In diversi paesi oltre agli Usa, compresi Regno Unito e Romania, i piloti ucraini sono stati accolti per l'addestramento: gli F-16 sono differenti rispetto ai jet che l'aviazione di Kiev ha avuto a disposizione e i velivoli con ogni probabilità dovranno essere anche adattati alle esigenze dei piloti.
Per Kiev, ovviamente, i caccia potrebbero rappresentare una svolta in una fase particolarmente complessa della guerra. La controffensiva non ha prodotto i risultati auspicati da Zelensky, la Russia è in grado di mandare al fronte migliaia di uomini e preme soprattutto lungo il fronte orientale, dove ha recentemente rivendicato la conquista di Marinka, una città ormai inesistente e ridotta ad un cumulo di macerie.
Il portavoce dell'aeronautica militare delle forze armate ucraine, Yuriy Ignat, smentisce tuttavia la presenza di F-16 in Ucraina, riferisce Ukrinform. "L'edizione americana di Newsweek ha pubblicato un articolo con ipotesi incredibili sulla presenza di F-16 in Ucraina e persino sul loro probabile coinvolgimento nella distruzione di sei aerei russi", ha sottolineato Ignat.
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".