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Israele, Imam francese sotto scorta: “Ramadan mese di...
Israele, Imam francese sotto scorta: “Ramadan mese di dialogo, prego per fratelli ebrei”
Hassen Chalghoumi lancia un appello ad Hamas: "Ascolti messaggio di pace e liberi ostaggi permettendo il cessate il fuoco"
"Se siamo a favore della pace, siamo a favore degli ebrei". E quale momento migliore per dimostrarlo se non il Ramadan, "mese di pace, di carità, di perdono e di dialogo". Così l'imam Hassen Chalghoumi, fondatore della conferenza degli imam francesi, risponde tramite Adnkronos a chi lo accusa di essere "l'imam degli ebrei". Il religioso tunisino naturalizzato francese, che da 17 anni vive sotto scorta, si dice convinto che "non bisogna avere paura a parlare di pace". E nemmeno a definire "gli ebrei nostri fratelli, nostri cugini, sono i figli di Isacco". Cita poi un "proverbio dell'Islam che afferma che se una persona non ti è fratello nella religione, ti è fratello nell'umanità". E si chiede: "Io filo ebreo? Sono filo pace. La vera fraternità è essere musulmani pro ebrei ed ebrei pro musulmani, considerare tutti importanti come te stesso".
Così, in occasione del mese sacro all'Islam che quest'anno inizierà domenica 10 marzo, l'imam Chalghoumi rivolge un appello perché "Hamas ascolti il messaggio di pace del Ramadan, ascolti le nostre preghiere, liberi tutti gli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza e permetta così di arrivare a un accordo per un cessate il fuoco". In modo che ''i palestinesi di Gaza e tutti i musulmani insieme a loro possano vivere il Ramadan in pace e serenità. Il mese sacro all'Islam non può essere accompagnato da un messaggio di morte, di massacro e conflitto. La nostra preghiera e speranza è che sia un mese senza conflitti e senza paura".
'musulmani ed ebrei preghino per la pace in moschea, non bisogna avere paura'
Anche per questo, l'imam Chalghoumi ha rivolto un ''invito a tutte le moschee di Francia ad aprire le loro porte agli ebrei, a pregare insieme a loro per la pace, per fermare la guerra''. E anche se ''gli attacchi antisemiti sono in aumento'', anche se ''c'è il rischio di un incremento di attentati durante il mese di Ramadan, che quest'anno arriva in un momento molto difficile con un crescente fanatismo da entrambe le parti'', per il religioso ''dobbiamo rispondere con il dialogo alle divisioni, anche se in Francia, in Belgio e in tutta Europa stanno aumentando le tensioni tra la comunità musulmana e quella ebrea come conseguenza della guerra a Gaza tra Israele e Hamas''.
Presidente dell'associazione culturale dei musulmani di Drancy, in Francia dal 1996, Chalghoumi ha ''organizzato per il 25 marzo un Iftar di pace con la partecipazione del Grande rabbino di Francia, molti Imam e il sindaco di Parigi con l'obiettivo di far incontrare ebrei e musulmani, israeliani e palestinesi, in modo che si parlino. Il dialogo per noi è davvero molto importante''. E ''il ritorno al dialogo è l'unica via per arrivare a una soluzione pacifica'', conclude l'imam, sottolineato la necessità di restare ''tutti uniti contro l'estremismo, la guerra, contro le divisioni''.
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".