Esteri
“Biden smemorato”, chi è Robert Hur procuratore...
“Biden smemorato”, chi è Robert Hur procuratore che ha inguaiato il presidente
Nominato da Donald Trump a capo della procura federale del Maryland nel 2017, dopo una decennale carriera come procuratore federale in casi di sicurezza nazionale
Ha scagionato Joe Biden per la vicenda delle carte top secret trovate nel suo ufficio e a casa sua, disinnescando così una pericolosa mina sulla vai della rielezione, ma Robert Hur ne ha innescata una potenzialmente più pericolosa descrivendo nel suo rapporto Joe Biden come "un uomo anziano, con problemi di memoria".
Arrivando addirittura a collegare la mancata azione penale a queste "significative limitazioni" della memoria dell'81enne presidente: sarebbe difficile, ha scritto nel rapporto, "convincere una giuria a condannare un ex presidente ben oltre gli 80 anni di un grave crimine che richiede una premeditazione mentale".
Nominato procuratore federale capo del Maryland da Donald Trump nel 2017, posto che ha tenuto fino all'insediamento di Biden nel 2021, Hur era stato scelto proprio per questo dall'attorney generale Merrick Garland come procuratore speciale per gestire l'inchiesta sulle carte segrete di Biden, sicuro che l'avrebbe seguita "in modo imparziale e urgente".
"Intendo seguire i fatti in modo rapido ed esaustivo, senza timori o favoritismi, e onorerò la fiducia che è stata riposta in me", aveva dichiarato il procuratore quando gli fu affidata l'inchiesta nel gennaio del 2023. In questi mesi, Hur ha condotto 173 interrogatori di 147 testimoni, compreso Biden che, come ha reso noto lo stesso presidente, si è reso disponibile per 5 ore tra il l'8 e il 9 ottobre scorso, subito dopo gli attacchi di Hamas in Israele del 7 ottobre.
Prima di essere nominato capo procuratore del Maryland, Hur è stato il principale assistente dell'allora vice attorney general Rod Rostein, dopo una decennale carriera come procuratore federale in casi di sicurezza nazionale, corruzione, lavorando anche al fianco di Christopher Wray prima che questo diventasse capo dell'Fbi. In questo ruolo partecipò alla revisione del rapporto dell'allora procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate.
Laureato ad Harvard e ha frequentato la Law School a Standford, Hur ha iniziato la sua carriera nell'ufficio dell'ex capo della Corte Suprema William Rehnquist, nominato da Ronald Reagan. Prima della nomina a procuratore speciale, Hur, che è di origine coreana, era stato nominato dal governatore del Maryland alla guida di un gruppo di lavoro per contrastare la violenza contro gli asio-americani.
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".