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Sardegna, alti e bassi sugli obiettivi per lo sviluppo sostenibile
La situazione nella Regione secondo il rapporto Asvis
Si parla tanto di sostenibilità ambientale e sociale a livello globale o di Stati nella loro interezza, ma qual è la situazione a livello territoriale e locale? A tale proposito, interessanti indicatori emergono dal Rapporto ‘I territori e lo sviluppo sostenibile 2023’ elaborato dall’Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
Il Rapporto analizza il posizionamento, l’andamento e la distanza di Regioni, Province Autonome e Comuni italiani rispetto ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sulla base di un centinaio di indicatori statistici, affrontando temi cruciali per le politiche territoriali quali infrastrutture, politiche abitative, dissesto idrogeologico, rigenerazione urbana, decarbonizzazione dei trasporti, qualità dell’aria.
I dati del Rapporto Asvis evidenziano come dal 2010 al 2022 il bilancio della Sardegna registra alti e bassi rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile. In particolare, si segnalano miglioramenti in 7 obiettivi (goal 2, 3, 4, 5, 8, 9, 12), un arretramento riguarda 4 obiettivi (goal 1, 10, 15, 16), mentre rimangono invece sostanzialmente stabili i goal 6,7,11,13,14.
Migliorano salute e benessere dei sardi
La migliore performance della Sardegna riguarda l’obiettivo o goal n.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ovvero “garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età”. In questa graduatoria la Regione è tra quelle che ha avuto i progressi più significativi nel periodo considerato (2010-2022).
In particolare, i dati del Rapporto Asvis sul tema salute e benessere indicano una decisa riduzione della mortalità infantile, diminuita di 2,4 deceduti per 1.000 nati. Un miglioramento ancora più deciso per quanto riguarda i soggetti che fanno uso abituale di alcol, -5,2%. Inoltre, risultano in diminuzione del 5,1% i cittadini sardi sovrappeso od obesi, un importante indicatore dello stato di salute e benessere della popolazione.
L’andamento del dato regionale rispetto a salute e benessere è quello che risulta più allineato con l’andamento nazionale, i due indicatori procedono praticamente sulla stessa linea durante tutto il periodo considerato. Al contrario, la Regione segna un miglioramento superiore al dato nazionale nel goal 2 (Sconfiggere la fame) e un peggioramento superiore alla media nazionale per il goal 15 (Vita sulla terra).
Istruzione e parità di genere in parziale progresso
Pur rimanendo al di sotto del dato medio nazionale, la Sardegna registra un parziale progresso nell’Istruzione (Goal 4). Tra gli indicatori più positivi, una maggiore partecipazione (+2,2%) degli studenti con disabilità nella scuola secondaria di primo grado e una crescita del 4,8% dell’offerta di formazione continua.
Andamento simile per la Parità di genere (Goal 5), seppur con un valore inferiore a quello italiano, con, ad esempio un incremento del 2,6% delle laureate in discipline STEM, solitamente più peculiari al genere maschile. Per contro, si segnala un peggioramento del rapporto tra tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare e delle donne senza figli (-2,3%).
Altri indicatori in parziale miglioramento sull’Isola riguardano Infrastrutture e Innovazione (Goal 9), dove si segnala un costante aumento delle famiglie connesse con banda larga (+32,9% nel periodo considerato) e Consumo e Produzione responsabili (Goal 12), con un +30% nella raccolta differenziata dei rifiuti.
In aumento povertà assoluta e copertura del suolo
In linea con i dati segnalati dall’Istat cresce la percentuale di individui in povertà assoluta nel 2022 specie a causa dell’inflazione, raggiungendo 11,3% nella ripartizione delle Isole rispetto al 10% del 2021. Inoltre, con riferimento al goal 10 sulle disuguaglianze, aumenta sull’Isola la quota di persone a rischio povertà, +12,5%.
In tema di Giustizia e Istituzioni (Goal 16) la Sardegna, pur registrando un lieve miglioramento generale nell’ultimo anno, ha indicazioni negative con riferimento a truffe e frodi informatiche, passate da 1,3 per 1.000 abitanti nel 2010 a 4,7 nel 2021 e anche alla partecipazione sociale dei cittadini, scesa del 6,5% dal 2013 al 2022.
Tra gli altri indicatori negativi, aumenta l’indice di copertura del suolo da 101,9 del 2012 a 104,7 del 2021, quindi anche sull’Isola si assiste al fenomeno della sottrazione delle superfici naturali come boschi, foreste e aree umide con conseguente impermeabilizzazione dei terreni, una delle cause di frane, smottamenti e inondazioni.
Indicatori provinciali: bene economia circolare, male lavoro e imprese
Il Rapporto Asvis “I territori e lo sviluppo sostenibile 2023” individua gli indici compositi con riferimento ai singoli obiettivi dell’Agenda 2030 delle province e Città Metropolitane sarde. Il quadro si presenta con alcuni indicatori migliori o molto migliori della media nazionale specie quelli legati ai goal Vita sulla terra (Goal 15) ed Economia circolare (Goal 12), ed altri inferiori o molto inferiori, segnatamente Lavoro (Goal 8), Imprese (Goal 9) e Istruzione (Goal 4).
Nello specifico, gli indicatori relativi a Lavoro e Imprese, registrano performance molto al di sotto della media nazionale in 4 province e CM sarde su 5, si salva solo Cagliari che è in linea con la media nazionale. Male anche l’Istruzione con valori molto sotto media a Sassari, Nuoro e Oristano.
Un altro tema delicato per la Sardegna è quello legato all’Acqua (Goal 6): 4 province su 5 sono molto al di sotto delle performance nazionali, tranne il Sud Sardegna che invece ha risultati molto superiori a quelli italiani. Nel goal 12, Economia Circolare, spiccano Nuoro, Oristano e Sud Sardegna con valori molto superiori alla media.
Nuoro eccelle in 4 Goals, Cagliari in 3
L’impegno delle amministrazioni territoriali e dei cittadini, a volte, va oltre le aspettative superando anche i risultati a livello nazionale. È il caso di Nuoro che ottiene risultati superiori o molto superiori in 4 obiettivi di sviluppo sostenibile rispetto alla media italiana: Economia circolare (Goal 12), Vita sulla Terra (Goal 15), Energia (Goal 7), Parità di genere (Goal 5). Per contro, va male in altrettante 4 categorie: Istruzione, Lavoro, Imprese, innovazione e infrastrutture, Acqua.
La Città Metropolitana di Cagliari si distingue nelle azioni virtuose legate a tre obiettivi. In particolare, nella Parità di genere (Goal 5) raggiunge performance decisamente superiori alla media nazionale e valori comunque superiori anche nella Salute (Goal 3) e nell’Economia circolare (Goal 12). Il capoluogo di Regione invece va male soprattutto in tema di Acqua, Energia, Istituzioni.
La Città Metropolitana di Sassari si distingue invece solo per il Goal 7 Energia, con valori leggermente superiori a quelli nazionali, ma in 4 obiettivi registra valori molto inferiori alla media nazionale (Istruzione, Lavoro, Imprese, innovazione e infrastrutture, Acqua).
Obiettivi quantitativi: cosa funziona e cosa no
Per quanto riguarda i target sociali regionali, nel 2022 la Sardegna peggiora di quasi tre punti percentuali il dato su povertà e rischio esclusione sociale che coinvolge il 36,4% dei sardi (media nazionale 24,4%). Trend negativo anche per la quota di laureati, ferma al 22,1% e ben lontano dall’obiettivo del 50% entro il 2030. Per contro, la Regione ha un dato di disponibilità di posti educativi per l’infanzia superiore di 4,5 punti rispetto alla media italiana, il che dovrebbe far raggiungere il goal per il 2030.
Con riferimento alla dimensione economica, nel 2022 il tasso di occupazione della fascia 20-64 anni è al 58,6% e, seppur in crescita, ben lontano dal target 2030 del 78%. La Città Metropolitana di Cagliari, però evidenzia un 62,6% incoraggiante e quasi in linea con la media nazionale (64,6%). In fatto di NEET, giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano, la Regione è al 21,4%, ma tale percentuale scende nella CM di Cagliari al 15,2%, facendo ben sperare per il target 2030 di scendere sotto il 9%.
Tra i target legati alla dimensione ambientale, è stata raggiunta la riduzione dell’uso di fertilizzanti in agricoltura e, anche in tema di acqua, la qualità dei corpi idrici superficiali è ottima o buona nel 53,4% dei casi, oltre 11 punti meglio della media nazionale. Anche il dato sull’aria è almeno in parte positivo, con soli 22 giorni di superamento del PM10 contro i 75 dell’Italia, ma, al momento, non sufficiente a raggiungere il target fissato.
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Ucraina, “attacco Russia in estate e poi risposta di...
L'Institute for the study of war delinea i prossimi mesi del conflitto: offensiva di Mosca, Ucraina può replicare alla fine del 2024 o all'inizio del 2025
La Russia avanza e continuerà a compiere "significativi progressi tattici" nella guerra contro l'Ucraina. Kiev, che attende l'arrivo delle armi garantite dagli Usa, potrà pensare a "limitate operazioni di controffensiva alla fine del 2024 o all'inizio del 2025". E' l'Institute for the study of war a delineare lo scenario a breve e medio termine per la guerra tra Ucraina e Russia. Il think tank statunitense analizza i possibili sviluppi del conflitto sulla base della quotidiana attività di monitoraggio delle operazioni.
Gli Stati Uniti hanno appena formalizzato l'invio di due diversi pacchetti di armi per Kiev. Oltre alla fornitura da 61 miliardi di dollari, appena approvata dal Congresso, ce n'è anche una da 6 miliardi che comprende in particolare sistemi Patriot. Gli aiuti di Washington, però, difficilmente modificheranno in tempi brevi gli equilibri sul campo.
Mosca spinge e Kiev soffre
Da mesi, la Russia preme in maniera costante e costringe l'Ucraina a difendersi lungo il fronte orientale, dove la differenza in termini di mezzi e uomini si è fatta sentire in maniera rilevante. Il generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze armate ucraine, nelle ultime ore descrive un quadro allarmante per Kiev: "Siamo in difficoltà", dice in sostanza. Analisti e esperti non escludono una nuova massiccia offensiva russa tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, con riflettori puntati in particolare sulla regione di Kharkhiv, che Vladimir Putin ha ripetutamente indicato come eventuale 'zona cuscinetto' per garantire maggiore sicurezza ai territori che la Russia controlla.
"Le forze russe probabilmente otterranno significativi vantaggi tattici nelle prossime settimane mentre l'Ucraina attende l'arrivo al fronte dell'assistenza di sicurezza degli Stati Uniti, ma è improbabile che possano sopraffare le difese ucraine", afferma l'Isw. "L'arrivo degli aiuti statunitensi al fronte nelle prossime settimane consentirà alle forze ucraine di far fronte alle attuali carenze e di contrastare le operazioni offensive russe in corso. Le forze di Mosca, intanto, sembrano intensificare gli sforzi per destabilizzare le difese ucraine e guadagnare terreno prima dell'arrivo" delle armi Usa.
Secondo l'Isw, "le forze russe hanno l'opportunità di ottenere vantaggi tattici significativi nell'area di Avdiivka e di perseguire un obiettivo significativo con la presa di Chasiv Yar", importante snodo logistico nell'est. "E' improbabile, però, che questi sforzi si trasformino in una penetrazione operativamente significativa nel breve termine" e appare fuori discussione "il crollo della linea difensiva ucraina nell'oblast di Donetsk".
Come sarà l'offensiva della Russia
L'Istituto ritiene che le truppe di Kiev "ben equipaggiate saranno probabilmente in grado di impedire avanzamenti russi significativi" durante l'estate, secondo un copione già visto in passato. "E' improbabile - osserva il think tank- che le forze russe condurranno quest'estate un'operazione offensiva significativamente più ampia e più intensa della percedente". Anche la Russia, d'altra parte, deve fare i conti con carenze e lacune: "La preparazione dell'esercito non è migliorata dal 2022. L'esercito si trova ad affrontare limitazioni sulla quantità di attrezzature moderne ed efficaci che può e sarà in grado di schierare in Ucraina. E l'efficacia complessiva delle formazioni e delle unità continua a diminuire". Mosca, però, può contare su "vantaggi quantitativi" per quanto riguarda mezzi e uomini: "L'esercito russo sta accettando perdite che le forze ucraine non potrebbero sostenere".
Ci sono elementi per prevedere, a grandi linee, dove attaccherà la Russia. "Sembra che il comando militare russo stia imparando dagli errori di pianificazione commessi in passato e probabilmente condurrà un'operazione offensiva estiva per sopraffare le forze ucraine su una linea del fronte più ampia nell'Ucraina orientale", osserva l'Isw. La strategia delle ultime settimane è caratterizzata dall'"uso massiccio di bombe plananti", con l'attuazione di attacchi aerei "più sicuri da posizioni più lontane".
Quando potrà attaccare l'Ucraina
E' evidente il peso determinante delle nuove armi che l'Ucraina ha già iniziato a ricevere dagli Stati Uniti. Dall'inizio di aprile, Kiev ha a disposizione i missili Atamcs che possono colpire obiettivi fino a 300 km. Questo consente alle forze ucraine di incidere sulla logistica russa e sui piani di Mosca, che quasi quotidianamente colpisce città e infrastrutture con missili e droni. Con l'arrivo in particolare dei Patriot, Kiev potrà aumentare la qualità della propria difesa aerea.
Inoltre, si faranno sentire gli effetti della legge firmata recentemente dal presidente Volodymyr Zelensky, che mira ad aumentare il numero dei soldati a disposizione delle forze armate. Con l'arruolamento di migliaia di uomini, in particolare nella fascia 25-26 anni, verranno puntellati i reparti al fronte.
Ci sono gli elementi, quindi, per ipotizzare anche un approccio più aggressivo dell'Ucraina nei prossimi mesi. Non una 'controffensiva generale', come quella che non ha prodotto risultati sperati nel 2023, ma una serie di operazioni articolate. "È molto probabile che l’Ucraina stabilizzi la linea del fronte nei prossimi mesi e possa essere in grado di avviare limitate operazioni di controffensiva alla fine del 2024 o all’inizio del 2025", dice l'Isw.
Cronaca
“Sono malato, ho un cancro”: chi è Franco Di...
Il giornalista in collegamento con Fabio Fazio
Franco Di Mare, 68 anni, annuncia a Che tempo che fa di essere malato. "Ho un mesotelioma, un tumore molto cattivo", dice il giornalista. Di Mare è un nome e un volto notissimo per i telespettatori italiani. La sua carriera comincia negli anni '80, con una serie di collaborazioni prima dell'assunzione a L'Unità, presso cui diventa inviato e caporedattore. Nel 1991 Di Mare approda in Rai e dal 1995 diventa inviato Speciale per il Tg2. Nel 2002 il passaggio al Tg1.
Nel 2003 diventa conduttore televisivo con Unomattina Estate prima di Uno Mattina week end . Dal 2004 diventa il volto di Uno Mattina. Il curriculum comprende programmi di informazione e attualità nella fascia mattutina e una serie di serate su Rai1. Nel 2019 diventa vicedirettore di Raiuno, con delega ad approfondimenti ed inchieste, e l'anno successivo viene nominato direttore generale dei programmi del giorno della Rai prima di assumere la direzione di Raitre il 15 maggio 2020.
Politica
Europee, Meloni in campo: “Scrivete Giorgia sulla...
Salvini si videocollega in strada con la figlia Mirta. La presidente del Consiglio punge: "Ci ha preferito il ponte"
A Pescara, poco più di un mese fa, mimò il gesto di chi calza l'elmetto. A distanza di un mese, sempre a Pescara, Giorgia Meloni quell'elmetto lo indossa davvero, pronta a scendere in campo per le elezioni europee dell'8 e 9 giugno, capolista in tutte le circoscrizioni. L'annuncio, atteso ma ormai diventato un 'segreto di Pulcinella', arriva in chiusura di un intervento di ben 73 minuti, in cui la leader di FdI puntella tutte le battaglie portate avanti in questi 18 mesi al governo del Paese. Seduti in prima fila i leader di centrodestra, tutti eccetto uno: Matteo Salvini, che si videocollega da via del Corso, con la figlia Mirta al suo fianco, gli 'impegni improrogabili' che hanno fatto saltare la sua presenza a Pescara sono legati all'ultima domenica da trascorrere in famiglia prima di dare il via alla maratona elettorale. "Ci ha preferito il ponte…", punge Meloni, che però corregge subito il tiro: "Scherzo ovviamente, so quanto è importante trovare il tempo da dedicare alla famiglia". Nel pomeriggio arriva la telefonata tra i due, per fare il punto sulla kermesse e darsi appuntamento a Roma, fanno sapere dai rispettivi staff.
Sorridente, ma a tratti un po' tesa, Meloni dal palco vista mare spiega che gli otoliti continuano a darle il tormento: "Mi sembra di essere su un ottovolante", confessa. "Ma tranquilli, ce la faccio", rincuora la platea, tanto da essere ancora una volta pronta a mettersi in gioco. "Mi sono sempre considerata un soldato e i soldati, quando devono, non esitano a schierarsi in prima linea". "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, un vero e proprio bivio che non consente di sbagliare la scelta o di tirarsi indietro. Tutti devono essere pronti a fare la loro parte e io, come sempre, intendo fare la mia". Trainando la corsa di FdI alle europee e intestandosi una battaglia per l'intero centrodestra: "Vogliamo fare in Europa esattamente quello che abbiamo fatto in Italia il 25 settembre del 2022: creare una maggioranza che metta insieme le forze di centrodestra e mandare finalmente all'opposizione la sinistra anche in Europa".
Per centrare l'obiettivo, la presidente del Consiglio spinge sull'acceleratore. Incurante di chi guardava come fumo negli occhi a una sua possibile discesa in campo, decide di calarsi nell'arena dando alla sua corsa il massimo della personalizzazione: "Scrivete sulla scheda Giorgia, semplicemente Giorgia", raccomanda a chi vorrà votarla. Un'astuzia da campagna elettorale, resa possibile dalla legge, spiegherà poi ai cronisti un po' interdetti dalla scelta il ministro Francesco Lollobrigida.
"Non toglierò un solo minuto all'azione di governo"
"C'è la possibilità, nelle elezioni di ogni tipo – spiega infatti il responsabile delle Politiche agricole -, di dare all'elettore la scelta se mettere il nome per esteso oppure semplificarlo quando è chiarito in fase di presentazione di candidatura come è sostituibile il nome. Accade in tutte le elezioni", in queste "ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'". Un piccolo artificio tecnico e le jeux sont faits.
Si tratta di una trovata elettorale che la premier investe di un forte valore simbolico. "Se gli italiani pensano che stia facendo bene – dice infatti mentre la sala gremita scandisce il suo nome - chiedo loro di andare a votare, chiedo loro di scegliere Fratelli d'Italia e chiedo loro di scrivere sulla scheda il mio nome, il mio nome di battesimo: scrivete Giorgia. La cosa che personalmente mi rende più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continua a chiamarmi Giorgia, semplicemente Giorgia. Non presidente, non Meloni, ma Giorgia. Perché io sono e sarà sempre una di voi: il potere non mi cambierà, il Palazzo non mi isolerà", promette in quell'Abruzzo che sembra portarle fortuna.
La campagna elettorale, però, non la vedrà giocare nel ruolo da protagonista, tutt'altro. Per lei sarà 'light', ristretta, come già accaduto nel 2009, quando Silvio Berlusconi, candidato alle europee ma al timone di Palazzo Chigi, prese parte solo al comizio finale, forte del ruolo da presidente del Consiglio costantemente sotto i riflettori. "Su una cosa voglio essere chiara e so che mi capirete – rimarca la premier -: io non toglierò un solo minuto dell'attività del governo per fare campagna elettorale sul mio nome. Il mio compito è risolvere i problemi di questa nazione e questo intendo fare anche in campagna elettorale".
Anche Arianna Meloni in campo per la campagna elettorale
Dunque l'affondo sul Pd. "Siccome, per fortuna, non sono la segretaria del Partito Democratico – dice -, penso di poter confidare nel fatto che il mio partito sarà del suo meglio per darmi una mano in questa campagna elettorale". Lo schema di gioco, del resto, è già pronto. Incentrato sul 'modello Pescara', con i panel di discussione che hanno animato la 'tre giorni' della conferenza programmatica replicati in tutta Italia, protagonisti ministri, sottosegretari e nomi di peso del partito di via della Scrofa.
Compreso quello di Arianna Meloni, la più fedele dei fedelissimi, responsabile della segreteria politica e del tesseramento di FdI, decisiva per le sorti del partito ma sempre convintamente e per scelta nell'ombra. Non correrà nemmeno stavolta, ma darà una mano in campagna elettorale prendendo parte a un evento in Salento.
L'obiettivo, dichiarato, resta quello di replicare il voto messo a segno alle politiche, il 26%. Ma qui, tra i delegati e i militanti di FdI che hanno riempito le tre sale di Pescara, nessuno fa mistero di puntare più in alto: con il nome di 'Giorgia' sulla scheda, il tetto del 30% potrebbe essere a portata di mano. (dall'inviata Ileana Sciarra)