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Economia

Gender gap, gli uomini escludono le donne?

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Fin dalla scuola ci viene insegnato che i maschi fanno squadra mentre le femmine sono in competizione tra loro. E' proprio così? Uno studio prova a rispondere

Colleghi a lavoro

Fin dalla scuola ci viene insegnato che i maschi fanno squadra mentre le femmine sono in competizione tra loro (e di solito per accalappiarsi un buon partito). Un luogo comune che, come tutti i luoghi comuni, ha un fondo di verità ma che rischia soprattutto di diventare una tipica ‘profezia che si autoavvera’, cioè una credenza che orienta i comportamenti in modo tale che alla fine si arriva proprio al risultato che conferma la credenza stessa. Mentre non sembra che ci siano ragioni biologiche perché le donne non possano supportarsi a vicenda, la questione sembra più che altro culturale, e molto antica.

La prima domanda da farsi è se sia davvero così, specialmente nel mondo del lavoro dove la componente ‘rosa (per rifarci a un altro stereotipo)’ ricopre pochissimi posti dirigenziali e ha a che fare tutti i giorni con il famoso ‘soffitto di cristallo’. La scarsa presenza femminile ai ‘piani alti’ è un fatto, ma lo si può spiegare (anche) tirando in ballo la ‘comunella’ tra uomini, che li spingerebbe a spalleggiarsi, avvantaggiarsi o semplicemente scegliersi fra loro, escludendo più o meno consciamente ogni tipo di alleanza con le donne?

Oppure è tutto un bias, ovvero un pregiudizio mentale, uno di quelli il cervello ama perché gli semplificano la vita, gli consentono di andare ‘col pilota automatico’ e di non doversi sforzare a usare il senso critico?

Uno studio condotto in America ha provato a rispondere a questa domanda, partendo proprio dai nostri preconcetti, e arrivando alla conclusione che bias inconsci ci guidano ogni giorno, uomini e donne, anche sul posto di lavoro.

Lo studio: voce anche agli uomini e microaggressioni sotto la lente d’ingrandimento

Lo studio è stato realizzato dalla Integrating Women Leaders Foundation (IWL), azienda americana con sede nell’Indiana, e aveva l’obiettivo di mettere al centro il tema dell’alleanza tra i due sessi, di misurare la percezione dei dipendenti riguardo soprattutto l’avanzamento di carriera di donne e altri gruppi sottorappresentati, nonché quanto gli uomini siano alleati delle donne. Due le particolarità: la prima è che l’analisi ha dato voce anche gli uomini e al loro punto di vista, la seconda è che sono state prese in considerazioni anche le microaggressioni.

Spoiler: dalla survey in effetti sono emerse delle rilevanti differenze di vedute tra le due metà del cielo, in particolare gli uomini si percepiscono migliori e più proattivi nell’alleanza tra sessi e nel supportare le colleghe di come li vedono invece le donne.

Il concetto di ‘Alleanza’, sempre più importante dopo la pandemia

Lo studio parte da un assunto, che il concetto di ‘alleanza’ sia salito alla ribalta con la pandemia da covid 19, quando la cooperazione, ‘l’unione fa la forza’, e il ‘ce la faremo insieme’ sono stati sentiti come elementi centrali per uscire dalla crisi. Un sentimento che è perdurato anche di fronte alle crisi successive. Sul lavoro, l’alleanza diventa un fattore indispensabile per creare un ambiente più equo per le donne ma anche per altri gruppi marginalizzati e sottorappresentati, perché comprende vari aspetti quali supporto, inclusione, diversity, opportunità ma anche la leadership, che ha un ruolo chiave per realizzare qualsiasi cosa in un’organizzazione.

Fin qui la parte positiva dell’alleanza, ma per gli intervistati si tratta anche di un concetto ancora alla fase iniziale, che spesso nasconde solo un’adesione di facciata, che è faticoso e sfidante (non a caso molti uomini dicono di non aver agito per mancanza di tempo e per i troppi impegni).

Uomini e donne percepiscono le cose in modo diverso

Uomini e donne dunque percepiscono le cose in modo diverso, ma in che cosa nello specifico?

Alla domanda su quanto la loro azienda stesse facendo progressi nell'avanzamento delle donne in ruoli di leadership, il 72% delle donne e l’88% degli uomini si è detto ‘Molto d’accordo’ o ‘D’accordo’. Una differenza di 16 punti percentuali. Inoltre, meno della metà delle donne (46%) vede l’azienda come molto trasparente per quanto riguarda informazioni e metriche sull'avanzamento delle donne e di altri gruppi sottorappresentati, a fronte di un 60% tra i maschi.

Anche sull’applicazione pratica del concetto di alleanza ci sono differenze notevoli: a tutti i livelli dell'organizzazione, gli uomini consideravano gli altri uomini come "attivi" o "sostenitori" quasi il doppio rispetto alle donne:

• Executive/C-Suite: 77% maschi contro 45% donne

• Middle e Senior Management 67% maschi contro 36% donne

• Lower Management 51% maschi contro 28% donne

E ancora: quasi 1 intervistato uomo su 2 (49%) ha riferito di aver visto uomini intraprendere azioni per essere alleati delle donne, un dato che si dimezza nelle risposte delle donne: solo circa 1 su 4 ritiene altrettanto (28%). Un dato interessante è che la percezione è speculare pensando alle donne leader in azienda che sono alleate delle donne: per il 73% delle colleghe hanno l’opportunità di esserlo, una convinzione condivisa solo da poco più di un 1 uomo su 2 (51%).

Scendendo poi ancora più nel pratico, il divario di percezione tra maschi e femmine si allarga ulteriormente. Per quanto riguarda chi ha risposto "sempre" o "frequentemente", è emerso:

• uomini che danno credito alle donne per le loro idee e contributi: 71% uomini, il 90% afferma di averlo fatto in prima persona – 40% donne

• uomini che sostengono la promozione delle donne: 44% uomini - il 57% afferma di averlo fatto in prima persona – 19% donne

• Uomini che difendono le donne, anche quando le donne non sono nella stanza: 44% uomini, il 74% afferma di averlo fatto in prima persona - 13% donne

• Uomini che parlano per le donne nelle riunioni interne: 37% uomini, il 60% afferma di averlo fatto in prima persona – 15% donne

• Uomini che ‘protestano’ se altri uomini stanno svalutando le donne nelle riunioni e in altre interazioni: 15% uomini, il 23% afferma di averlo fatto in prima persona – donne 4%.

Le microaggressioni

Un capitolo molto importante analizzato dallo studio è quello delle microaggressioni, spesso poco considerate ma che invece hanno un impatto notevole sul clima aziendale, sul lavoro e sui percorsi di carriera. Si tratta infatti di messaggi sottili, spesso inconsci o vissuti come qualcosa di culturale (i luoghi comuni, appunto), che svalutano, scoraggiano e compromettono le prestazioni di chi le riceve. Il 65% delle donne intervistate ha riferito di aver sperimentato offese quotidiane verbali, comportamentali o riconducibili all’ambiente in generale.

L’analisi ha proposto 12 diversi tipi di microaggressioni, rispetto alle quali gli intervistati dovevano dire sia quello che vedono accadere nella propria azienda nei confronti delle donne, sia se nell’ultimo anno avessero sperimentato in prima persona una delle microaggressioni.

Secondo gli intervistati di sesso maschile, le microaggressioni più frequenti si verificano con la stessa frequenza tra uomini e donne; inoltre i maschi si sentono personalmente "trascurati per una promozione o un incarico" più spesso di quanto credano che le stesse cose accadano alle donne.

Secondo le intervistate, le microaggressioni più frequenti sono cinque:

• essere interrotti più spesso di altri

• vedere il proprio parere messo in discussione nella propria area di competenza

• non essere accreditati per i contributi apportati

• essere trascurati per una promozione o un incarico

• essere invitati a fare "lavori d'ufficio" (programmare riunioni, prendere appunti, ecc.)

 

Come si vede dalla tabella, anche per quanto riguarda la percezione del fenomeno ‘microaggressioni’ uomini e donne si piazzano su pianeti diversi. Sembra dunque che i maschi si credano colleghi migliori di quanto non siano nella realtà, ma, come affermano gli stessi autori dello studio, occorrerà approfondire come le due metà del cielo si avvicinano al concetto di alleanza sul lavoro e come far sì che da una fase iniziale si passi a un approccio collaborativo più consolidato. In definitiva, i benefici di un ambiente più equo e inclusivo ricadranno sul benessere e la produttività dei singoli e dunque anche sulle aziende e sul sistema economico nel suo complesso.

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Economia

Ita-Lufthansa, decisione Ue slitta di 5 giorni al 13 giugno

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Lo ha ufficializzato la Commissione europea indicando che il termine viene prorogato di 5 giorni lavorativi

Aerei Ita e Lufthansa - (Afp)

La decisione della Commissione europea sull'operazione tra le due compagnie aeree Lufthansa e Ita slitta dal 6 al 13 giugno. Lo ha ufficializzato la Commissione europea indicando che il termine viene prorogato di 5 giorni lavorativi.

Lufthansa e Ita Airways sarebbero disposte a cedere 11 coppie di slot al giorno all'aeroporto di Milano Linate che corrispondono a 22 voli nell'ambito del pacchetto di 'rimedi' richiesti dall’Antitrust Ue per dare il via libera alle 'nozze' in alta quota. Le due società sarebbero inoltre in trattative 'avanzate' con easyJet, individuata come 'remedy taker', cioè il soggetto che dovrà subentrare laddove, secondo l’Ue, i due promessi sposi diventerebbero monopolisti. E' quanto risulta al Corriere della Sera, notizia che ha appreso da quattro fonti comunitarie a conoscenza delle discussioni e che sottolineano come spetti ai soggetti coinvolti consegnare il pacchetto definitivo.

Ita, ministero dell’Economia, Lufthansa e Commissione europea non commentano. No comment 'sulle speculazioni' anche da easyJet dove una portavoce conferma che "ci siamo impegnati nel processo che la Commissione normalmente conduce". Gli uffici guidati dalla commissaria Margrethe Vestager hanno chiesto alcune integrazioni al secondo pacchetto di 'rimedi' che Ita e Lufthansa hanno inviato l’11 aprile. Per questo la data ultima del parere Ue sulla proposta di nozze è stata spostata dal 6 al 13 giugno 2024.

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Economia

G7, Pichetto: “Clima molto buono, convergenze tra...

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“Il nucleare di quarta generazione è l'indirizzo di ricerca e sperimentazione che abbiamo avuto dal Parlamento e di conseguenza lo sto portando avanti"

Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto<span id=

“Vi sono molte convergenze e limature tra le posizioni dei diversi Paesi, che rispecchiano la realtà rispetto alle condizioni energetiche dei vari Paesi, ma il clima è molto buono”. Lo dice, a margine della sua partecipazione all'incontro 'Bridging tradition and sustainable energy', promosso da Italgas, il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che sulle priorità del G7 aggiunge: “Siamo il Paese che è al centro del Mediterraneo e che proprio per questo soffre più di tutti il cambiamento climatico, il rischio di perdita di biodiversità che è una caratteristica forte del nostro Paese, e naturalmente anche la questione dell’inquinamento, usiamo il termine più comune ma che dà più senso. Quindi le priorità sono le variazioni da realizzare sulla decarbonizzazione: un termine che significa la riduzione in modo forte dell'emissione carbonica, che parte dal primo inquinante, il carbone, poi passa al petrolio e infine alla produzione di energia pulita, utilizzando il gas come transizione al 2050”.

Il nucleare di quarta generazione è l'indirizzo di ricerca e sperimentazione che abbiamo avuto dal Parlamento – aggiunge Pichetto Fratin – di conseguenza lo sto portando avanti. All'altra parte, rispetto alle varie ipotesi di scenario, tengo conto e riporterò nell'ambito di ciò che mi compete, quelle che sono le risultanze della piattaforma per il nucleare sostenibile". Sul tema della sicurezza energetica il Ministro non si sbilancia: “Ci sarà il confronto durante le Ministeriali sia nella parte plenaria, sia in quella Ambiente che Energia, che sono le due settoriali, sia nelle molte bilaterali che si terranno in questi giorni, a partire da oggi”.

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Economia

G7, Pichetto: “Ruolo determinante per accelerare la...

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Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica a proposito del G7 Ambiente, Clima ed Energia che si svolge in questi giorni a Venaria

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin

"E' un'agenda fittissima perché copre tutti i campi, quello che stiamo vivendo è un momento di forte cambiamento climatico, di rischio di perdita biodiversità, di inquinamento e dobbiamo svolgere azioni prima di tutto di mitigazione che significa di decarbonizzare e ridurre a livello mondiale le emissione di CO2, e il ruolo del G7 che rappresenta i 7 Paesi industrializzati, può essere determinate per le scelte a livello di Cop per accelerare percorsi di decarbonizzazione nel tentativo di evitare che le temperature della Terra superino un grado e mezzo". Lo ha affermato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a proposito del G7 Ambiente, Clima ed Energia che si svolge inq questi giorni a Venaria (Torino), del ospite della trasmissione radiofonica 'Non stop News' su Rtl 102,5.

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