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Israele-Gaza, Crosetto all’Adnkronos: “Necessaria pausa per motivi umanitari”

Il ministro della Difesa al Forum Adnkronos: "In Medio Oriente necessaria pausa per motivi umanitari, democrazie diverse da terroristi". Sul Mes: "Per fortuna non voto in Parlamento..."

Guido Crosetto all'Adnkronos

"Io il 19 sarò in Aula a parlare di nuovo di giustizia, per quanto lo trovi un po' anomalo lo faccio ben volentieri", anche perché "io non ho paura del Parlamento". Oltretutto "le mie dichiarazioni non mi sembravano nulla di nuovo e nulla di rivoluzionario. Ho spiegato alla Camera quanto alcune frasi pubbliche dette ai convegni" di magistrati "mi preoccupano non per questo governo, ma perché le democrazie si reggono su un equilibrio tra poteri e l'equilibrio tra poteri ha bisogno di regole e paletti, che valgono per l'esecutivo, per il legislativo e per il sistema giudiziario, perché ritengo che l'autonomia del sistema giudiziario sia un fattore fondamentale della Costituzione quando è associata a una consapevolezza del ruolo". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ospite del Forum Adnkronos, ritornando sulle sue parole sulla giustizia che hanno generato un vespaio (VIDEO).

Il 19 in Parlamento "avrò più tempo" rispetto all'interpellanza del primo dicembre scorso, "presenterò più elementi, sempre pubblici, che però magari non sono conosciuti in Parlamento, la stessa cosa che ho fatto in Procura". Lì il ministro ha trascorso con il procuratore capo "un'ora e mezza, molto cordiale, in cui abbiamo parlato di giustizia, da tutte e due le parti, e in cui ho parlato dei problemi di cui parlerò anche in Parlamento".

Nel suo primo intervento in Aula sulla vicenda, "ho letto alcune frasi ma ne leggerò molte più il 19, frasi pronunciate formalmente non in riunioni segrete ma in convegni dei magistrati, ad esempio quando si legge che la magistratura ha il dovere di riequilibrare quanto emerso dalla volontà popolare credo che sia un tema che il Parlamento deve affrontare, perché fa parte delle regole su cui si regge una democrazia. E non c'entra nulla chi governa", ha puntualizzato.

"La regola base della democrazia è che qualunque cittadino sa cosa rischia e cosa non rischia con un determinato comportamento, quindi sa che il suo essere nella legge si basa sul fatto che rispetta la legge".

"Se uno non conosce la legge, o se la legge diventa un aspetto secondario rispetto alla giurisprudenza che può stravolgere anche una legge, io stravolgo la base della convivenza democratica, che è la consapevolezza democratica - non parlo dei potenti o del governo - ma del fatto che rispettando una legge io sono garantito di essere un cittadino che è intoccabile".

Per Crosetto "è un tema che va sollevato e va al di là del governo, il tema della giustizia è fondamentale, non per il governo ma perché se non funziona la giustizia non funziona il Paese. Uno degli elementi di competitività del futuro è il funzionamento del sistema giustizia, dunque ben venga buttare un sasso nello stagno se servirà".

Ospite del Forum Adnkronos il ministro ha inoltre precisato che la frase sull''opposizione giudiziaria', nell'intervista al Corriere della Sera, "era una battuta, un modo di dire riferito al destino che hanno avuto i governi di centrodestra negli ultimi 20 anni".

La frase in questione "era riferita solo a quello", al fatto che "sembra che ci sia più l'organizzazione di una opposizione da parte di chi ha invece altri compiti", ha detto il responsabile della Difesa precisando che "non stiamo parlando della magistratura ma di alcuni esponenti della magistratura", "piuttosto che una opposizione che, mi pare evidente, non rappresenta in questo momento un pericolo particolare per il governo. I governi reggono fin quando non esiste un'alternativa politica, alternativa politica fin qui non ne hanno messe in piedi - ha affermato Crosetto pungendo il centrosinistra - dunque la vita del governo resta, da questo punto di vista, abbastanza tranquilla".

Mes

"Il tema della discussione del Mes è parlamentare, io in passato votai contro, ma è un passaggio parlamentare e non governativo. Alla fine di questo percorso la maggioranza deciderà qual è la posizione e necessariamente sarà compatta. Ciò detto, ribadisco, è un tema parlamentare il Mes, fa parte del potere legislativo e non esecutivo. Oggi non sono parlamentare, non devo votare...", ha detto il ministro della Difesa circa la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, confermando che il voto non si terrà giovedì ma sicuramente slitterà "al prossimo anno".

"Ora abbiamo due passaggi epocali davanti: questo venerdì il Consiglio sul bilancio d'Europa - come deve diventare, se deve trasformarsi e come dovranno contribuire gli Stati - che significa anche pensare se ci sarà un'accelerazione verso gli Stati Uniti d'Europa, quindi non è un dibattito solo tecnico ma molto politico. Poi ci sarà l'Ecofin - ha proseguito Crosetto - dove ci sono diverse anime e impostazioni, sia per quanto riguarda i parametri sia per l'evoluzione del concetto che aveva determinato il Patto di stabilità, perché tutto può fare la politica tranne distruggere gli Stati perché si è posto 10 o 15 anni prima un obiettivo tecnico".

"In questa discussione all'Ecofin ci sono posizioni come quella che stiamo sostenendo noi", ovvero "se ci sono delle spese obbligatorie - come quelle per la difesa e per la transizione ecologica - e Stati obbligati a sostenerle, non si può poi tramite quell'obbligo costringere gli Stati a sottrarre spese sulla sanità o sul sociale, quindi o le escludete dal Patto di stabilità oppure condannate quei Paesi" che devono onorare gli impegni "a mettersi in crisi dal punto di vista sociale e interno. Questo io l'ho detto anche al ministro dell'Economia tedesco".

Israele-Gaza

Quanto al conflitto tra Israele e Hamas e la situazione nella Striscia di Gaza, "sia Borrell che Guterres si sono espressi nei giorni scorsi e anche questa mattina. Penso sia necessario che tutta la comunità internazionale in questo momento chieda una pausa, perché ci sono motivi umanitari che dettano l'urgenza e perché come dico sempre le democrazie si devono comportare in modo diverso rispetto ai terroristi", ha affermato Crosetto.

Riguardo agli aiuti umanitari alla popolazione civile colpita dal conflitto in Medio Oriente, l'Italia è stata la prima a intervenire concretamente con la Nave Vulcano e con un ospedale da campo proprio sulla Striscia di Gaza. "Per noi è stato importante questo intervento a Gaza - ha sottolineato - anche per significare la differenza tra il giudizio che dai su Hamas come organizzazione terroristica e quello che dai sui Palestinesi e sulla necessità di avere due Stati e due popoli, che è sempre stata la linea dell'Italia e dell'Onu, lo è anche di questo governo. Lo è stato anche per lanciare un messaggio in un momento in cui sembrava uno scontro di civiltà tra occidente e oriente, tra Islam e mondo cattolico".

"Abbiamo avuto, come sempre succede in questi casi, difficoltà burocratiche dovendosi mettere d'accordo con egiziani, palestinesi e israeliani. La nave ha iniziato a operare, lo sta facendo a pieno ritmo, nella nave si sono già integrati medici e infermieri qatarini, ci sono molti altri Paesi che hanno risposto dicendo che si uniranno a noi sia sulla nave sia sull'ospedale di terra - ha aggiunto - quando riusciremo a metterlo in piedi, e altre nazioni che hanno detto che veicoleranno aiuti attraverso di noi. Perché io l'emulazione l'ho sollecitata scrivendo a tutti".

"In questi mesi abbiamo lavorato col Qatar e altri Paesi sugli ostaggi, stiamo lavorando sul tentativo di tregua, abbiamo anche manifestato a Israele, oltre alla vicinanza, quello che pensiamo debba essere il comportamento delle nazioni democratiche nel rispetto dei diritti che riguardano anche il coinvolgimento di terzi innocenti nelle azioni di guerra. Anche nella guerra - ha detto al Forum Adnkronos il ministro Crosetto - ci sono regole che la comunità internazionale ha deciso di adottare e ha sintetizzato in un diritto che esiste anche in guerra. Abbiamo richiamato Israele su questo e anche sul suo dovere di non aprire altri fronti sia in Cisgiordania, contenendo anche i coloni, e a nord per quanto riguarda il Libano, Hezbollah. Il mio viaggio all'Onu, da Guterres, è stato proprio per parlare di Unifil: Israele ha la necessità che sia garantita una fascia di 20 km tra Israele e Libano nella quale non ci fossero installazioni".

"In questi anni questa cosa non è stata garantita e Israele riceve attacchi da Hezbollah da posizioni che sono all'interno di questa fascia e Israele sia da nord che da sud ha centinaia di sfollati che si sono rifugiati in centro. Ed è un altro elemento di preoccupazione sul quale stiamo lavorando per cercare in qualche modo di sopperire con Unifil - ha sottolineato - che in teoria avrebbe il mandato, a quello che attualmente fa Israele. Perché o la garanzia di sicurezza gliela dà la comunità internazionale, l'Onu, o Israele se la prenderà, come ha detto pubblicamente il Ministro della Difesa israeliano. E' un periodo molto difficile, ma l'Italia sta giocando un ruolo rilevante e continuo: sia la Premier direttamente che in questi mesi ha acquisito una capacità di interazione con molti attori dell'area rilevante, personale, sia da parte mia che del ministro Tajani c'è un fortissimo impegno per garantire la pace".

E riferendosi alla possibilità che l'Italia partecipi a una missione internazionale di pace con i Paesi arabi dopo il conflitto in Medio Oriente, ha osservato: "Penso che in futuro o l'Onu riacquisisce una centralità o non abbiamo un altro organismo multilaterale nel quale dirimere divergenze così ampie". "Non vedo altra possibilità a Gaza, quando cesseranno gli attacchi israeliani, che una forza dell'Onu, perché non vedo una forza palestinese esterna ad Hamas che sia in grado di garantire l'ordine".

Ucraina

Sull'Ucraina il ministro della Difesa ha ricordato che "a fine anno scadrà il decreto per l’invio di armi all'Ucraina, la Camera dovrà esprimersi per vedere se nuovamente, per il prossimo anno, vorrà autorizzare il governo. E' intanto in preparazione l'ottavo pacchetto di aiuti che entro fine anno verrà riproposto al Copasir per poi essere effettivo".

Balcani

Parlando della situazione tra Kosovo e Serbia, Crosetto ha affermato che nell'area dei Balcani "non si può fare il tifo per uno o per l'altro e l'approccio italiano, che ha incarnato benissimo il ministro Tajani fino a ora, è di un'Italia che tratta Serbia e Kosovo allo stesso modo, che ha previsto per entrambe un percorso che le porti in Europa allo stesso modo, e che dice a tutte e due di applicare le risoluzioni che riguardano l'una e l'altra in modo da fare passi avanti". "Ci sono altri Paesi che fanno il tifo per l'uno o per l'altro. Non possiamo spingere la Serbia verso la Russia - ha detto - sarebbe una follia, così come l'atteggiamento verso Paesi quali l'Azerbaigian, il Kazakistan: non possiamo isolarli e pensare che questi stiano con l'Occidente. Serve un approccio pragmatico. L'approccio avuto finora è quello giusto, manca un approccio europeo più uniforme. Il percorso verso l'Europa deve legare entrambe, il comune punto di arrivo deve essere l'Europa".

Servizio di leva

"I tempi che viviamo e che vivremo ci chiederanno sempre di più forze armate professionali, formate, che sappiano che la vita militare non è una scelta facile e mette in conto anche di perdere la vita. Non è una cosa da leva obbligatoria", ha detto Crosetto, intervenuto al Forum Adnkronos al Palazzo dell'Informazione. "Ripristinare la leva avrebbe poi un costo enorme. Non è stato mai quantificato ma sarebbe di diversi miliardi, e in un bilancio come il nostro dove li trovi?".

Crosetto ha ricordato invece che quella relativa a un periodo di servizio "su base volontaria è un'ipotesi su cui Camera e Senato stanno lavorando con diverse proposte su cui si potrebbe fare un ragionamento. E su cui innestare un altro ragionamento che va fatto, che è quello della riserva. Paesi come la Svizzera, ad esempio, hanno una riserva di forze armate che hanno fatto un percorso e che si attivano in caso di necessità. Come è successo in Israele di recente. Pensando a una riserva - ha aggiunto - credo che si possa attingere a qualcuno che ha già una predisposizione, la prima riserva potrebbe essere quella di pensare a chi è già formato come le forze di polizia, anche lì su base volontaria. E' un processo in corso: la Difesa, dopo quello che è successo in Ucraina e in Medio Oriente, evolve".

Quanto all'Ue, "per parlare di esercito comune europeo bisognerebbe parlare di qualcosa di diverso dalle forze armate nazionali. Per costruirlo ci vogliono 25-30 anni. Qual è il modo più semplice per avere forze armate europee? E' usare il sistema della Nato: tu hai forze italiane, spagnole, francesi, inglesi e le rendi interoperabili, cioè insegni loro a lavorare insieme come se fossero la stessa cosa. Con lo stesso modo con cui hai costruito la Nato costruisci le forze armate europee, che alla fine avendo un unico centro di comando e controllo sono in grado di muoversi come se fossero una cosa sola".

"Non è un esercito europeo, è la somma degli eserciti nazionali per fare un pilastro di difesa europea che poi si integra in quello della Nato. E' molto più veloce, non hai bisogno di cambiare completamente l'organizzazione anche perché i tempi non ti concedono 20 anni", ha aggiunto il ministro.

Appello di Conte a Meloni

Crosetto ha poi risposto all'appello mosso dal leader M5S alla premier Giorgia Meloni sui casi Delmastro, Santanché e Sgarbi. "Conte che solleva questioni morali è un po' surreale - ha dichiarato il ministro della Difesa - Ciò detto, io sono un garantista, garantista da sempre anche con gli avversari. Delmastro è stato rinviato a giudizio con la richiesta del pm di non rinviarlo a giudizio, il che mi dà l'idea di come potrebbe andare a finire. La Santanché non mi pare abbia nulla sul piano giudiziario, Sgarbi - tranne qualche inchiesta fatta da qualcuno - non mi pare ci sia anche per lui nulla di giudiziario. Quindi bisognerebbe dimettersi per degli articoli di giornali fatti da giornali amici di Conte? Ha una bella idea di democrazia Conte...".

"La nostra Costituzione prevede che ognuno di noi sia innocente fino al terzo grado di giudizio, e gli articoli di giornali non sono citati come atti di colpevolezza, nemmeno nei Regolamenti di Camera e Senato, quindi" quella di Conte "la trovo sia strumentale come richiesta, che un modo per avvelenare il dibattito politico. Io credo che questo governo abbia la necessità di avere la credibilità più alta possibile e questo passa anche per la credibilità dei suoi membri. Qualora ci saranno elementi per cui qualcuno dei membri del governo non sarà credibile o potrà rendere meno forte l'azione di governo, sarà la persona stessa a dimettersi senza che nessuno glielo chieda, ma non sono assolutamente" quelli citati dal leader M5S "i casi...".

Regionali e terzo mandato governatori

Lo stop di Antonio Tajani al terzo mandato per i governatori che toglierebbe dalla corsa per il Veneto Luca Zaia? "Non so, questa è l'idea di Tajani, io mi occupo di difesa e non di riforme istituzionali. Ma sui mandati ho sempre pensato, avendo fatto il sindaco di un piccolo comune al fianco di un comune il cui sindaco ha fatto il sindaco per 52 anni - non era sposato, non aveva figli e quando è morto ha lasciato tutto quel che aveva al Comune ed è stato rieletto tutta la vita - che se i cittadini vogliono eleggere qualcuno è giusto che lo eleggano. Io non ho mai pensato servissero regole tecniche quando devi confrontarti col giudizio popolare. La Costituzione dice che il popolo è sovrano", ha detto il ministro della Difesa.

Vannacci

A chi gli chiedeva se il responso del procedimento a carico del generale Roberto Vannacci, conosciuto alle cronache per le polemiche suscitate dal suo libro 'Il mondo al contrario', rischi di arrivare dopo una possibile candidatura del militare alle europee, Crosetto ha risposto: "Le istituzioni non si muovono in relazione alle elezioni, e mai lo farebbe una Difesa guidata da me, mai detterò i tempi alla commissione. Ci sono tempi tecnici, c'è una inchiesta formale e non mi permetterei mai di sollecitare la cosa".

"Non ho idea dei tempi" dell'inchiesta disciplinare, "so che farà il suo corso e che lui avrà la possibilità di difendersi e l'Esercito di dire perché ha sollevato dei problemi. Nel frattempo Vannacci - il garantismo c'è ed è fino alla fine -, è un generale e quindi ha avuto un incarico di capo di stato maggiore presso il comando delle forze operative terrestri, un incarico di staff", mentre l'inchiesta interna "farà il suo corso. Vannacci non rappresenta un problema particolare per me, so che fa interviste e va in televisione, quello lo abbiamo visto...".

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Europee, Meloni in campo: “Scrivete Giorgia sulla...

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Salvini si videocollega in strada con la figlia Mirta. La presidente del Consiglio punge: "Ci ha preferito il ponte"

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Fotogramma)

A Pescara, poco più di un mese fa, mimò il gesto di chi calza l'elmetto. A distanza di un mese, sempre a Pescara, Giorgia Meloni quell'elmetto lo indossa davvero, pronta a scendere in campo per le elezioni europee dell'8 e 9 giugno, capolista in tutte le circoscrizioni. L'annuncio, atteso ma ormai diventato un 'segreto di Pulcinella', arriva in chiusura di un intervento di ben 73 minuti, in cui la leader di FdI puntella tutte le battaglie portate avanti in questi 18 mesi al governo del Paese. Seduti in prima fila i leader di centrodestra, tutti eccetto uno: Matteo Salvini, che si videocollega da via del Corso, con la figlia Mirta al suo fianco, gli 'impegni improrogabili' che hanno fatto saltare la sua presenza a Pescara sono legati all'ultima domenica da trascorrere in famiglia prima di dare il via alla maratona elettorale. "Ci ha preferito il ponte…", punge Meloni, che però corregge subito il tiro: "Scherzo ovviamente, so quanto è importante trovare il tempo da dedicare alla famiglia". Nel pomeriggio arriva la telefonata tra i due, per fare il punto sulla kermesse e darsi appuntamento a Roma, fanno sapere dai rispettivi staff.

Sorridente, ma a tratti un po' tesa, Meloni dal palco vista mare spiega che gli otoliti continuano a darle il tormento: "Mi sembra di essere su un ottovolante", confessa. "Ma tranquilli, ce la faccio", rincuora la platea, tanto da essere ancora una volta pronta a mettersi in gioco. "Mi sono sempre considerata un soldato e i soldati, quando devono, non esitano a schierarsi in prima linea". "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, un vero e proprio bivio che non consente di sbagliare la scelta o di tirarsi indietro. Tutti devono essere pronti a fare la loro parte e io, come sempre, intendo fare la mia". Trainando la corsa di FdI alle europee e intestandosi una battaglia per l'intero centrodestra: "Vogliamo fare in Europa esattamente quello che abbiamo fatto in Italia il 25 settembre del 2022: creare una maggioranza che metta insieme le forze di centrodestra e mandare finalmente all'opposizione la sinistra anche in Europa".

Per centrare l'obiettivo, la presidente del Consiglio spinge sull'acceleratore. Incurante di chi guardava come fumo negli occhi a una sua possibile discesa in campo, decide di calarsi nell'arena dando alla sua corsa il massimo della personalizzazione: "Scrivete sulla scheda Giorgia, semplicemente Giorgia", raccomanda a chi vorrà votarla. Un'astuzia da campagna elettorale, resa possibile dalla legge, spiegherà poi ai cronisti un po' interdetti dalla scelta il ministro Francesco Lollobrigida.

"Non toglierò un solo minuto all'azione di governo"

"C'è la possibilità, nelle elezioni di ogni tipo – spiega infatti il responsabile delle Politiche agricole -, di dare all'elettore la scelta se mettere il nome per esteso oppure semplificarlo quando è chiarito in fase di presentazione di candidatura come è sostituibile il nome. Accade in tutte le elezioni", in queste "ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'". Un piccolo artificio tecnico e le jeux sont faits.

Si tratta di una trovata elettorale che la premier investe di un forte valore simbolico. "Se gli italiani pensano che stia facendo bene – dice infatti mentre la sala gremita scandisce il suo nome - chiedo loro di andare a votare, chiedo loro di scegliere Fratelli d'Italia e chiedo loro di scrivere sulla scheda il mio nome, il mio nome di battesimo: scrivete Giorgia. La cosa che personalmente mi rende più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continua a chiamarmi Giorgia, semplicemente Giorgia. Non presidente, non Meloni, ma Giorgia. Perché io sono e sarà sempre una di voi: il potere non mi cambierà, il Palazzo non mi isolerà", promette in quell'Abruzzo che sembra portarle fortuna.

La campagna elettorale, però, non la vedrà giocare nel ruolo da protagonista, tutt'altro. Per lei sarà 'light', ristretta, come già accaduto nel 2009, quando Silvio Berlusconi, candidato alle europee ma al timone di Palazzo Chigi, prese parte solo al comizio finale, forte del ruolo da presidente del Consiglio costantemente sotto i riflettori. "Su una cosa voglio essere chiara e so che mi capirete – rimarca la premier -: io non toglierò un solo minuto dell'attività del governo per fare campagna elettorale sul mio nome. Il mio compito è risolvere i problemi di questa nazione e questo intendo fare anche in campagna elettorale".

Anche Arianna Meloni in campo per la campagna elettorale

Dunque l'affondo sul Pd. "Siccome, per fortuna, non sono la segretaria del Partito Democratico – dice -, penso di poter confidare nel fatto che il mio partito sarà del suo meglio per darmi una mano in questa campagna elettorale". Lo schema di gioco, del resto, è già pronto. Incentrato sul 'modello Pescara', con i panel di discussione che hanno animato la 'tre giorni' della conferenza programmatica replicati in tutta Italia, protagonisti ministri, sottosegretari e nomi di peso del partito di via della Scrofa.

Compreso quello di Arianna Meloni, la più fedele dei fedelissimi, responsabile della segreteria politica e del tesseramento di FdI, decisiva per le sorti del partito ma sempre convintamente e per scelta nell'ombra. Non correrà nemmeno stavolta, ma darà una mano in campagna elettorale prendendo parte a un evento in Salento.

L'obiettivo, dichiarato, resta quello di replicare il voto messo a segno alle politiche, il 26%. Ma qui, tra i delegati e i militanti di FdI che hanno riempito le tre sale di Pescara, nessuno fa mistero di puntare più in alto: con il nome di 'Giorgia' sulla scheda, il tetto del 30% potrebbe essere a portata di mano. (dall'inviata Ileana Sciarra)

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Politica

Giorgia Meloni, Mantovano: “Mai a rischio la sua...

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Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio riferisce in merito a notizie giornalistiche sulla presenza di due uomini vicino all'auto dell'ex compagno della premier, Andrea Giambruno

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (Fotogramma)

"La sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio". Lo sottolinea il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, in riferimento a notizie giornalistiche che parlavano della presenza di due uomini nei pressi dell'auto dell'ex compagno della presidente del Consiglio, Andrea Giambruno.

"Dell'episodio accaduto sotto l'abitazione del presidente del Consiglio nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre, mentre il presidente Meloni era impegnata in una missione all'estero, ho puntualmente riferito - quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica - nella mia ultima audizione al Copasir il 4 aprile scorso. Non ho difficoltà a ribadire quanto già chiarito nella sede parlamentare propria, e cioè che gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell'intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento nell'episodio di appartenenti ai Servizi".

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Europee, Calenda si candida: “La scelta di Meloni...

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"In tutte le circoscrizioni"

Carlo Calenda (Fotogramma)

Il leader di Azione Carlo Calenda si candida alle elezioni Europee. "Dopo aver consultato il Direttivo del partito, i o ed Elena Bonetti abbiamo deciso di accettare la sfida e candidarci insieme in tutte le circoscrizioni - annuncia - per dare ancora più forza alla squadra di straordinaria qualità che abbiamo messo in campo da settimane, con un programma netto e chiaro e l'obbligo per tutti i candidati di aderire al gruppo Renew. Siamo europei e lo dimostreremo l'8 e il 9 giugno" aggiunge.

"Dobbiamo opporci al progetto di Giorgia Meloni"

"Nei mesi scorsi ho più volte sollecitato pubblicamente tutti i leader politici a firmare un accordo per non candidarsi alle Europee" dice. "Schlein e Tajani hanno già scelto la strada della candidatura diretta. Ma la discesa in campo della presidente del Consiglio e la sua piattaforma antieuropea e sovranista, cambiano completamente lo scenario. Dobbiamo opporci con tutti i mezzi al progetto di 'una piccola Italia in una piccola Europa' di Giorgia Meloni. È necessario rispondere a questa sfida antieuropea mettendosi direttamente in gioco".

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