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Cronaca

Salute, esperto: “Defibrillatore innovativo poco...

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Salute, esperto: “Defibrillatore innovativo poco invasivo evita complicanze sistema venoso”

‘Previene morte cardiaca improvvisa con minore invasività ed efficacia per oltre 11 anni’

Salute, esperto:

Il 92% dei pazienti colpiti da arresto cardiaco muore entro pochi minuti se non viene salvato da un defibrillatore. Nel mondo molte più persone muoiono per arresto cardiaco che per cancro del colon, della prostata, polmonite, Aids, armi da fuoco e incidenti in auto. L'unica cura efficace è la defibrillazione, che oggi è sempre più innovativa. In 5 centri italiani sono stati infatti impiantati i primi defibrillatori extravascolari innovativi Aurora EV-Icd di Medtronic. "La caratteristica che rende Aurora Ev-Icd unico e innovativo è il fatto che è impiantato sotto l’ascella e l’elettrodo viene posizionato direttamente sotto lo sterno vicino al cuore, preservando in questo modo il sistema venoso. Il grosso vantaggio è quello di evitare le possibili complicanze e l’invasività dei dispositivi transvenosi - come l'occlusione dei vasi (restringimento, blocco o compressione di una vena), rischi di infezioni e rischi correlati a una eventuale estrazione dell’elettrocatetere, ndr - e, allo stesso tempo, avere i benefici dei defibrillatori transvenosi, come la longevità di oltre 11 anni, piccole dimensioni, possibilità di stimolare il cuore e interrompere le aritmie potenzialmente letali anche senza erogare shock ad alta energia. Abbiamo realizzato con successo oltre 20 interventi su pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa”. Così Mauro Biffi, Uo Attività di aritmologia e elettrofisiologia interventistica dell’Irccs Policlinico di Sant'Orsola di Bologna, uno dei 5 centri italiani. (VIDEO)

Le altre strutture - dettaglia una nota - sono in Lombardia: Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda; Irccs Policlinico San Donato; Asst degli Spedali civili di Brescia e il Centro cardiologico Monzino. "La morte cardiaca improvvisa - spiega Biffi - è un'eventualità drammatica che porta a decesso a causa di un'aritmia ventricolare rapida, la più frequente delle quali è la fibrillazione ventricolare o la tachicardia ventricolare. Altre cause di morte improvvisa non sono legate ad aritmie, ma sono di tutt'altro tipo, cioè sindrome coronarica acute, sindrome aortica acuta ed embolia polmonare. La morte improvvisa aritmica ha una definita probabilità di essere evitata dai defibrillatori impiantabili che intervengono automaticamente e salvano la vita al soggetto. Questi defibrillatori sono dedicati a persone che hanno già una cardiopatia nota - spesso malattie cardiache primitive del muscolo che evolvono nel corso della vita - o acquisite come conseguenza di un danno al miocardio prodotto da un infarto o di una malattia valvolare. In particolare - continua - per una minoranza di questi pazienti con indizi chiari di essere vulnerabili all'aritmia rapida - tachicardia ventricolare e fibrillazione ventricolare - può essere impiantato un dispositivo che automaticamente rileva il ritmo” anomalo e “ponendo fine alla situazione potenzialmente letale per il paziente”.

Questo nuovo defibrillatore, reso disponibile a Medtronic, “ha la caratteristica - evidenzia Biffi - di avere il catetere che rileva il segnale ed eroga lo shock necessario a terminare le aritmie improvvise e rapide. E’ al di fuori del cuore, ma è in sua prossimità, quindi consente anche di poter erogare una stimolazione rapida per terminare la tachicardia ventricolare o di stimolare il cuore nel caso si verificasse una asistolia, cioè un'assenza di battito cardiaco” sostituendo, “in questo caso, la funzione pacemaker del cuore. La tecnologia che abbiamo a disposizione è appunto un ibrido che riunisce il meglio dei primi defibrillatori - che hanno il catetere dentro il cuore - e quella dei sottocutanei che sono disponibili da circa 10 anni, con il catetere all'esterno del cuore e che quindi evitano la presenza di materiale intracardiaco che può causare problemi nel lungo termine”.

Il defibrillatore extravascolare “che abbiamo appena avuto a disposizione - illustra il cardiologo - unisce le caratteristiche di entrambi ed è di una dimensione piccola, sufficiente da essere adatto anche per pazienti di piccola corporatura. Inoltre unisce, a tutto questo, una longevità di servizio assolutamente gratificante, 11 anni che vuol dire ripetere una chirurgia semplice per sostituire il generatore esaurito soltanto ogni 11 anni. Il comfort della persona è molto importante oltre a diminuire i rischi legati a ripetere un qualunque intervento, per quanto semplice”.

Normalmente la qualità della vita resta non modificata dalla presenza di un defibrillatore, “sia esso transvenoso, sottocutaneo o extravascolare - chiarisce Biffi - anzi si alleggerisce la quota di preoccupazione psicologica legata al fatto di poter essere vulnerabili a un'aritmia letale. Ovvio che questo dispositivo extravascolare tende ad aumentare la qualità della vita per la percezione fisica dello stesso: essendo piccolo non viene quasi avvertito e quindi l'alleggerimento del pensiero fa sì che anche il concetto di malattia sia vissuto in un modo completamente diverso rispetto a un dispositivo grosso o palpabile in un'area critica, per esempio la parte superiore della spalla. Anche la visibilità, essendo un dispositivo nascosto dal braccio, fa sì che nessuno faccia caso e anche il soggetto vive in modo diverso la malattia”.

Aurora Ev-Icd - informa una nota - è stato realizzato da Medtronic dopo oltre 10 anni di ricerche. E’ la stessa azienda che, negli anni Cinquanta, ha inventato la tecnologia del pacemaker cardiaco, e che ora è divenuta leader mondiale nell’orizzonte della tecnologia Healthcare. “Aurora Ev-Icd - commenta Andrea Capano, Business Director di Medtronic Italia - segna un importante passo avanti nell’ambito dei dispositivi cardiaci impiantabili e del trattamento della morte cardiaca improvvisa, a conferma del posizionamento di Medtronic come leader globale nell’HealthCare Technology, in linea con la nostra missione di ridare la salute e prolungare la vita di 2 persone ogni secondo in tutto il mondo. Una nuova tappa - conclude - del nostro viaggio verso lo straordinario”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

“Sono malato, ho un cancro”: chi è Franco Di...

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Il giornalista in collegamento con Fabio Fazio

Franco Di Mare

Franco Di Mare, 68 anni, annuncia a Che tempo che fa di essere malato. "Ho un mesotelioma, un tumore molto cattivo", dice il giornalista. Di Mare è un nome e un volto notissimo per i telespettatori italiani. La sua carriera comincia negli anni '80, con una serie di collaborazioni prima dell'assunzione a L'Unità, presso cui diventa inviato e caporedattore. Nel 1991 Di Mare approda in Rai e dal 1995 diventa inviato Speciale per il Tg2. Nel 2002 il passaggio al Tg1.

Nel 2003 diventa conduttore televisivo con Unomattina Estate prima di Uno Mattina week end . Dal 2004 diventa il volto di Uno Mattina. Il curriculum comprende programmi di informazione e attualità nella fascia mattutina e una serie di serate su Rai1. Nel 2019 diventa vicedirettore di Raiuno, con delega ad approfondimenti ed inchieste, e l'anno successivo viene nominato direttore generale dei programmi del giorno della Rai prima di assumere la direzione di Raitre il 15 maggio 2020.

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Cronaca

G7, corteo di protesta a Torino: manifestanti bloccano...

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Avrebbero dovuto sfilare per le vie del capoluogo piemontese, ma a sorpresa hanno cambiato percorso. Bruciate le gigantografie dei leader dei sette Paesi più industrializzati

La tangenziale di Torino bloccata dai manifestanti

È durato una decina di minuti il blocco della tangenziale da parte dei manifestanti che hanno sfilato nel corteo di protesta contro il G7 di domani e martedì a Venaria Reale. Hanno, infatti, cambiato percorso all'improvviso e scavalcato il guardrail, bloccando il traffico con lancio di fumogeni e lo sventolio delle bandiere. Dopo aver ribadito al megafono che "chi blocca il nostro futuro si troverà centinaia di blocchi come questo di persone non disposte a far decidere sulla propria testa", i manifestanti stanno ora tornando sui propri passi verso Venaria. "Siamo stati bravissimi ci siamo ripresi la città ma non ci fermiamo qui continueremo, non abbasseremo la testa", hanno scandito dal megafono mentre continuavano a sfilare.

Arrivati nel viale che conduce alla Reggia di Venaria, i manifestanti dopo aver posizionato davanti al cordone di forze dell’ordine grandi foto dei leader dei sette paesi più industrializzati hanno acceso un falò sul quale hanno bruciato le gigantografie. “Siamo qui non per dialogare ma per protestare per dire no al modello di sviluppo che ci vuole imporre il G7”. Così i manifestanti dal megafono poco aver dato alle fiamme le gigantografie dei leader dei sette paesi più industrializzati. “Continueremo la nostra lotta per i nostri territori, per la libertà del popolo palestinese e di tutti i popoli oppressi, per un futuro degno di questo nome, per garantire una vita che non sia solo sopravvivenza”.

Si è conclusa con gli ultimi interventi dei manifestanti la protesta popolare a Venaria Reale contro il G7 ambiente, clima ed energia in programma domani e martedì alla Reggia. Prima di concludere la manifestazione, gli organizzatori si sono dati appuntamento per domani sera alle 19 a Torino davanti a Palazzo. Nuovo per una nuova iniziativa di mobilitazione mentre Ultima Generazione ha annunciato per domattina a Venaria un’assemblea popolare in piazza.

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Cronaca

Il Papa oggi a Venezia, le tappe della visita lampo

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Il Pontefice alle detenute della Giudecca: "Vi ricorderò, non mollate". Poi gli incontri con gli artisti e i giovani e la messa a Piazza San Marco

Papa Francesco durante la sua visita a Venezia - (Afp)

Visita lampo di Papa Francesco oggi a Venezia. E' la prima volta di un Pontefice alla Biennale. Bergoglio è atterrato con l'elicottero alle 7.55 nel piazzale interno della Casa di Reclusione all’Isola della Giudecca. Ad accoglierlo Papa Francesco il Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il provveditore Rosella Santoro, la direttrice della struttura, Mariagrazia Felicita Bregoli e il comandante della Polizia penitenziaria, Lara Boco.

"Venezia sia accessibile a tutti"

"Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano" ha osservato il Papa nel corso della messa in Piazza San Marco.

Bergoglio ha elencato i problemi che affliggono la città lagunare: “I cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”. Un passaggio applaudito dai 10mila fedeli in Piazza San Marco.

Bergoglio chiama in causa i cristiani: "E noi, che siamo tralci uniti alla vite, vigna del Dio che ha cura dell’umanità e ha creato il mondo come un giardino perché noi possiamo fiorirvi e farlo fiorire, come rispondiamo? Restando uniti a Cristo potremo portare i frutti del Vangelo dentro la realtà che abitiamo: frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano: abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi. E Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata a essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia che fa fratelli”.

L'incontro con le detenute

Bergoglio, sulla sedia a rotelle, ha salutato le detenute del carcere della Giudecca all’interno del quale è stato allestito il Padiglione della Santa Sede per la Biennale. “Vi ricorderò, non mollate”, è stato l’incoraggiamento. “Non isolare la dignità, dare nuove possibilità” a chi è recluso in carcere, ha detto nel corso della visita. “Care sorelle e fratelli, tutti siamo fratelli, nessuno può rinnegare l’altro. Ho desiderato incontrarvi all’inizio della mia visita a Venezia per dirvi che avete un posto speciale nel mio cuore - ha affermato - il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza. Però può anche diventare un luogo di rinascita, morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è 'messa in isolamento', ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia. Nessuno toglie la dignità di una persona”.

“Non dimentichiamo che tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, io anche, e che tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita”, è stato un altro dei passaggi del discorso.

L'incontro con gli artisti

Concluso l’incontro con le detenute, Bergoglio ha raggiunto la Chiesa della Maddalena (Cappella del Carcere). Qui l'incontro con gli artisti che hanno realizzato le loro opere per il Padiglione. Sia valorizzato adeguatamente il contributo delle donne nell’arte, è stato il mandato che il Papa ha affidato agli artisti: “Oggi abbiamo scelto di ritrovarci tutti insieme qui, nel carcere femminile della Giudecca. È vero che nessuno ha il monopolio del dolore umano. Ma ci sono una gioia e una sofferenza che si uniscono nel femminile in una forma unica e di cui dobbiamo metterci in ascolto, perché hanno qualcosa di importante da insegnarci. Penso ad artiste come Frida Khalo, Corita Kent o Louise Bourgeois e tante altre”.

I giovani e la messa in Piazza San Marco

E dopo avere incontrato le detenute e gli artisti, in motovedetta è arrivato alla Basilica della Salute per incontrare i giovani di Venezia e delle Diocesi del Veneto.

“Andate controcorrente. E insieme: il 'fai da te' nelle grandi cose non funziona. Per questo vi dico: non isolatevi, cercate gli altri, fate esperienza di Dio assieme, seguite cammini di gruppo senza stancarvi”, è stato il mandato che il Papa ha consegnato ai giovani. Bergoglio ha incoraggiato i giovani a creare: “Pensiamo al nostro Padre, che ha creato tutto per noi: e noi, suoi figli, per chi creiamo qualcosa di bello? La bellezza della gioventù quando diventa paternità e maternità. Pensate ai figli che avrete. Non siate professionisti del digitare compulsivo, ma creatori di novità! Siate creativi con gratuità, date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile! Allora sarete rivoluzionari. Andate, donatevi senza paura! Alzati e vai!”.

Dopo aver rivolto ai presenti il suo discorso, il Papa, accompagnato da una delegazione di giovani, ha attraversato il ponte di barche che collega la Basilica della Salute con Piazza San Marco da dove ha presieduto la messa e il Regina Coeli.

In Piazza San Marco circa 10.500 fedeli secondo la stima del Vaticano. “Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano”, ha osservato.

Bergoglio ha quindi elencato i problemi che affliggono la città lagunare: “I cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”.

Il ritorno in Vaticano

Papa Francesco, in elicottero, è tornato in Vaticano alle 14,40 e ha fatto rientro a Casa Santa Marta dopo la visita lampo a Venezia.

Zaia: "Con la sua visita ha portato un segnale di pace"

"È stato un privilegio oggi aver ricevuto la visita di papa Francesco a Venezia, la capitale del Veneto con i suoi 1.100 anni di storia e la meravigliosa Basilica di San Marco, simbolo di tutto ciò che rappresenta questa città". . Lo ha detto Luca Zaia, presidente della Regione del Veneto in occasione della visita a Venezia di Papa Francesco. "Con la sua visita pastorale il Papa ha portato un segnale di pace, invocandola non solo per il Medio Oriente e l'Ucraina, due terre segnate da pesanti conflitti, ma anche per tutte quelle zone del mondo, oltre una sessantina, in cui si continua a morire".

"Come diceva Hemingway, la guerra è il luogo dove gli uomini peggiori mandano a morire gli uomini migliori. Dobbiamo lavorare tutti per la pace. Qui in Veneto esiste una comunità dalle profonde radici cristiane, dove credenti e non credenti si riconoscono uniti da un carattere comune, la solidarietà. Basti pensare che un veneto su cinque, credente e non credente, è impegnato in attività di volontariato. Una regione, la nostra, che è non solo cosmopolita ma anche inclusiva, come ha auspicato il Papa. Un Pontefice - sottolinea - che ha sempre saputo parlare agli ultimi, con quella particolare attenzione che non siano lasciate indietro persone per scelte di vita o condizioni di disagio. Mi sono sentito particolarmente orgoglioso quando il Santo Padre ha definito Venezia una 'terra che fa fratelli': un riconoscimento a questa Regione che da sempre è un crocevia tra Oriente e Occidente, quindi luogo ideale per parlare di pace. A Papa Francesco un grande grazie e un arrivederci a Verona il prossimo 18 maggio”.

Il presidente della Regione Veneto ha voluto ricordare che "oltre all'Ucraina e alla crisi israelo-palestinese, nel mondo ci sono 60 guerre di cui non si parla mai e dobbiamo tutti lavorare per la pace". Ha sottolineato, inoltre, come le radici cristiane della regione siano alla base della dimensione solidale del Veneto "dove 1 veneto su 5 fa volontariato, a prescindere se sia credente o meno, secondo una prospettiva inclusiva e cosmopolita e anche il Veneto sta andando in questa direzione". Al presidente Zaia piace questo Papa che "parla agli ultimi, che è attento a che non ci siano persone lasciate indietro".

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