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Cronaca

Anticoagulanti, medici di famiglia: “Nessun allarme...

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Anticoagulanti, medici di famiglia: “Nessun allarme per terapie”

Marrocco in merito alle polemiche legate alla nota 101 dell'Aifa: "Semplificazione all'accesso a questi medicinali può essere importante ma va preparata"

Prescrizione medica - ()

"Non c'è nessuna preoccupazione per la gestione delle terapie anticoagulanti. I pazienti sono seguiti sia sul territorio dai medici di famiglia sia dagli specialisti, che insieme danno risposte ai pazienti e chiedono alle istituzioni di aiutarli nel favorire una maggiore collaborazione tra di loro". Lo spiega all'Adnkronos Salute Walter Marrocco, medico di famiglia della Federazione di medici di medicina generale (Fimmg) esperto di farmaci in merito alle polemiche legate alla nota 101 dell'Agenzia italiana del farmaco, la cui sospensione è stata appena prorogata di 4 mesi, che introduce nuovi criteri per la gestione degli anticoagulanti nei casi di trombembolismo venoso e la cui revisione è stata recentemente sollecitata dalle società scientifiche del settore, preoccupate per la complessità di gestione della terapia.

In questo quadro la nuova sospensione della nota "è sicuramente un fatto positivo, ma solo se sapremo sfruttare questo periodo per rivedere insieme (medicina generale e specialisti) i criteri e semplificare l'accesso a questi medicinali. Ma con la giusta preparazione", aggiunge Marrocco.

La nota 101 al momento non si applica ma "sarebbe auspicabile archiviarla", sottolinea il medico, oppure, come del resto hanno già chiesto gli specialisti attraverso le società scientifiche, "va profondamente rivista perché possa avere una reale utilità ed essere applicabile. Attualmente è farraginosa", dice il medico. L'interesse per il corretto utilizzo di questi farmaci, continua Marrocco, è molto elevato perché "parliamo di patologie molto importanti, potenzialmente pericolose per la salute e addirittura per la vita: trombosi venosa profonda, embolia polmonare che possono portare a disabilità o addirittura decessi". Per queste patologie "prima di parlare di farmaci parliamo di percorsi diagnostici, molto complessi, che non hanno nemmeno linee guide univoche a livello internazionale".

Attualmente con la sospensione della nota 101, come medici di famiglia, "continuiamo a curare i pazienti secondo i criteri precedenti, indicati da una nota Aifa, la 97, che consente di usare i farmaci per il trattamento della fibrillazione atriale non valvolare, lasciando allo specialista gli altri ambiti. Abbiamo quindi già una disciplina per alcuni casi. La nota 101 entra nella gestione, anche da parte del medico di famiglia, molto più complessa delle trombosi venose profonde e dell'embolia polmonare. La medicina generale si può anche fare carico di questo percorso ma prima serve una corretta formazione, informazione e condivisione". Semplificare l'accesso dei farmaci al paziente "è un principio lodevolissimo e da percorrere, ma dobbiamo creare quel meccanismo che garantisca al paziente il massimo dell'efficacia del trattamento".

Sappiamo, aggiunge, che "il tromboembolismo venoso è un problema clinico e gestionale molto complesso, probabilmente quindi non basta solo una nota per disciplinare un percorso su cui nemmeno le linee guida internazionali concordano. Serve una condivisione del percorso dal punto di vista culturale e organizzativo tra i diversi attori. Questo significa fare in modo che ci sia omogeneità in merito alle competenze diagnostiche terapeutiche tra i vari protagonisti - centri anti-trombosi, strutture ospedaliere, specialisti di settore, medici di medicina generale - per fare in modo che diagnosi e terapia vengano fatte al meglio".

In questo quadro "serve che l'eventuale revisione della nota 101 renda applicabili le indicazioni per la diagnosi e la terapia delle linee guida. E per farlo non basta dichiararlo ma è necessario creare gli strumenti adatti. La nota non può essere un editto che non tiene conto dei problemi organizzativi del sistema", conclude Marrocco.

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Cronaca

SuperEnalotto, estrazione oggi 26 aprile: i numeri vincenti

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Nessun 6 né 5+1

Schedine del SuperEnalotto (Fotogramma)

Nessun '6' né '5+1' all'estrazione del Superenalotto di oggi. Centrati quattro '5' che vincono 46.784,22 euro ciascuno. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 95.400.000 milioni di euro.

Con quanti punti si vince

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Ho vinto o no?

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

Il prezzo di una schedina

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

I numeri vincenti di oggi, 26 aprile 2024

La combinazione vincente del concorso di oggi del SuperEnalotto è 9, 13, 51, 61, 81 e 83. Jolly 24 e SuperStar 59.

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Cronaca

Università, Siaarti: ‘abolizione numero chiuso...

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Giarratano, 'non pronti ad accogliere 50mila iscritti. Rivedere sistema quiz, è sbagliato perché premia i fortunati non i più preparati'

Università, Siaarti: 'abolizione numero chiuso Medicina mette atenei in difficoltà'

"Come Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva diciamo 'no' ai test che selezionano i fortunati anziché i più preparati. Ma diciamo 'no' anche ad un provvedimento che mette in difficoltà le università italiane, perché per carenze di aule e di docenti non sono pronte a ricevere circa 50mila iscritti alle Facoltà di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria. Per garantire il sistema approvato in Senato, occorrerebbero investimenti sull'università. Una situazione che, altrimenti, creerebbe il caos e sempre più disparità di accesso, dopo il primo anno". Così all'Adnkronos Salute il presidente della Siaarti Antonino Giarratano, dopo il via libera al testo base per la riforma dell'ingresso a Medicina adottato all'unanimità dal Senato, che abolisce dal prossimo anno i test d'ingresso, con un'apertura a tutti nel primo semestre e la prosecuzione del percorso formativo in base ai risultati ottenuti, mantenendo programmazione e graduatoria.

Come Siaarti siamo invece "a favore di un modello che permetta a tutti coloro che lo meritano di entrare in Medicina - aggiunge Giarratano - ferma restando la necessità di una programmazione che non crei una pletora di medici 'formati per corrispondenza o a distanza', quindi online per mancanza di aule e docenti in presenza. Occorre rivedere e abolire l'attuale sistema dei test e al tempo stesso investire su università e formazione creando sistemi equi di valutazione".

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Cronaca

Università, Salutequità:’in Italia mancano...

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'In settori quali emergenza, anestesia, rianimazione presto avremo forte carenza di queste figure professionali'

Università, Salutequità:'in Italia mancano specialisti mirati e attrattività Ssn'

"Abolendo il numero chiuso alla Facoltà di Medicina non si risolvono i problemi dell'assistenza e si rischia anche di creare medici disoccupati. Questo perché l'Italia, secondo gli ultimi dati Ocse al 2023, ha 4,3 medici ogni mille abitanti rispetto a una media europea di 4, quindi già oggi come numero assoluto in eccesso. Quello che manca invece sono gli specialisti 'mirati' in settori come emergenza, geriatria, anestesia, rianimazione, cure palliative e la stessa medicina generale, dove l'età porterà presto a una forte carenza di queste figure professionali sul territorio". Così all'Adnkronos Salute il presidente di Salutequità Tonino Aceti, dopo il via libera al testo base per la riforma dell'ingresso a Medicina adottato all'unanimità dal Senato, che abolisce dal prossimo anno i test d'ingresso, con un'apertura a tutti nel primo semestre e la prosecuzione del percorso formativo in base ai risultati ottenuti, mantenendo programmazione e graduatoria.

"Al contrario, abbiamo una fortissima carenza di infermieri che oggi, sempre secondo il dato Ocse, sono in Italia 6,4 ogni mille abitanti contro la media europea di 9,5 - sottolinea Aceti - Anche in questo caso lavorare solo sull'incremento dei posti disponibili per i percorsi universitari non risolverebbe il problema delle carenze infermieristiche. Infatti, la media nazionale delle domande dell'iscrizione ad infermieristica è di 1,2 domande per posto messo a bando, e in alcune regioni non è stata raggiunta neanche 1 domanda per 1 posto".

Per questi motivi, "occorre mettere in campo politiche e provvedimenti concreti volti a strutturare un percorso che punti a 5 obiettivi", elenca l'esperto. "1. Maggior benessere organizzativo (oggi il burnout regna sovrano nelle professioni sanitarie tutte sottostimate come organici); 2. Più coraggio per innovare i modelli organizzativi e professionali al fine di renderli veramente al passo con i bisogni dei pazienti e del Servizio sanitario nazionale; 3. Più sicurezza per i professionisti oggetto di costanti e ripetute aggressioni verbali e fisiche; 4. Maggiori retribuzioni per rendere attrattivo il servizio pubblico rispetto al privato e più conveniente lavorare in Italia rispetto che andare all'estero; 5. Politiche fiscali diverse che consentano non solo di alleggerire il peso per gli studenti", ma anche di "invogliare al rientro nel nostro Paese gli oltre 25.000 medici e 30.000 infermieri laureati in Italia - dove la formazione è tra le migliori al mondo, come tutti ci riconoscono, e che è costata oltre 5 miliardi per queste due professioni - che oggi lavorano altrove, con maggiori guadagni e un futuro/carriera assicurato".

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