

Interviste
Chiara Conti: luce oltre la bellezza, l’intervista esclusiva tra sfide e tripla arte
Chiara Conti è un’attrice italiana che ha iniziato la sua carriera negli anni ’90 lavorando in televisione nella trasmissione Non è la Rai. Dopo aver vinto il concorso Bellissima nel 1995, ha frequentato corsi di improvvisazione teatrale e di recitazione oltre a corsi di dizione, per migliorare la sua tecnica. Ha esordito come attrice teatrale e poi è passata al cinema e alla televisione.
La bellezza come limite nel cinema italiano
Nonostante la sua bellezza, Chiara Conti ha dichiarato che all’inizio della sua carriera questo aspetto ha rappresentato un limite nel cinema italiano. Il suo viso regolare, senza tratti particolari, non era considerato adatto a certi ruoli. Tuttavia grazie al talento e alla determinazione è riuscita a superare questo ostacolo e a farsi apprezzare per le sue doti artistiche.
I primi lavori cinematografici e televisivi
Tra i suoi primi lavori cinematografici, si ricordano Faccia di Picasso di Massimo Ceccherini e L’ultima lezione, regia di Fabio Rosi. Nel 2004 interpreta Fulvia nel film Promessa d’amore, diretta da Fabrizio Giordani. Nel 2005 lavora per Franco Battiato in Musikanten, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia dello stesso anno e uscito nelle sale il 3 marzo 2006.
Nel 2005 è anche parte del cast della fiction di Rai 1 La Omicidi nel personaggio di Irene. Nel 2006 è la Olivia protagonista di H2Odio, sotto la regia di Alex Infascelli. Successivamente nello stesso anno ottiene un grande successo con la miniserie tv trasmessa su Rai 1 Butta la luna e diretta da Vittorio Sindoni. Prende parte anche alla serie tv E poi c’è Filippo, lavorando insieme all’attore Giorgio Pasotti.
Nel 2007 recita nel video e nel film con la regia di Franco Battiato dal titolo Niente è come sembra. È tra gli attori protagonisti nella mini serie tv in due puntate, Le ragazze di San Frediano di Vittorio Sindoni, interpretando Gina. Sempre nel 2007 è scelta come protagonista femminile de Il capitano 2, di nuovo sotto la regia di Vittorio Sindoni.
Successi televisivi e ultimi lavori
Tra le sue interpretazioni più significative si ricordano la miniserie tv in tredici puntate, Butta la luna 2 di Vittorio Sindoni, e la miniserie David Copperfield, sotto la direzione di Leone Pompucci, prestando il suo volto a Clara Copperfield. Inoltre è parte del cast principale di La scelta di Laura, una produzione Taodue trasmessa da Canale 5 con la regia di Alessandro Piva.
Nel 2011 recita nell’ultima stagione di Distretto di Polizia, nel ruolo della ex moglie del vicequestore Brandi (Andrea Renzi). Dopo la sua partecipazione alla serie televisiva, Chiara Conti ha continuato a dedicarsi principalmente al cinema e alla sua vita privata.
Nel 2020 torna sul piccolo schermo nella serie tv Il commissario Ricciardi, diretta da Alessandro D’Alatri, dove ha interpretato il ruolo di Marta, la madre del commissario. Nello stesso anno è entrata a far parte del cast della soap opera italiana Un posto al sole, dove interpreta il personaggio di Lara Martinelli.
Chiara Conti: attrice e pittrice, amata sui social
Oltre alla recitazione Chiara ha un’altra grande passione: la pittura. Sul suo profilo Instagram principale si definisce come “un’attrice che dipinge o una pittrice che recita“. Ha un altro account Instagram dove pubblica le immagini delle sue opere, descritte così: “Tutto quello che viene dal cuore: incido l’alluminio e lo dipingo.”
Si tratta di opere dal carattere tridimensionale, alcune molto colorate, altre sui toni dell’argento e dell’oro, che raffigurano statue, monumenti, bambole, corpi, forme immaginarie e talvolta anche volti di icone dello spettacolo (come una delle sue più recenti, dedicata a David Bowie). Un talento davvero grande quello di Chiara come creativa ed artista: le sue opere sono spesso esposte in pubbliche mostre e protagoniste di spettacoli dove le arti della pittura e dell’incisione si uniscono alla musica e alla recitazione.
Denunce e sfide: Chiara Conti e il cinema italiano
Nel corso della sua carriera Chiara ha più volte denunciato lo stato del cinema italiano in cui le donne ricevono cachet più bassi rispetto ai colleghi uomini. Inoltre in un’intervista ha raccontato di un’aggressione subita da un uomo in ascensore, in un palazzo di Milano, ma di essere riuscita a scampare alla violenza grazie anche alle arti di difesa personale apprese negli anni precedenti.
Chiara Conti: una donna poliedrica tra recitazione, pittura e impegno sociale
Chiara Conti è una donna poliedrica, appassionata di recitazione e di pittura, che ha fatto della sua determinazione e del suo talento le armi per superare i limiti imposti dalla società e dalla sua bellezza. La sua carriera è stata contraddistinta da numerosi successi, sia in campo artistico, che cinematografico e televisivo, dimostrando di essere una delle attrici più versatili e apprezzate del panorama italiano. Noi l’abbiamo incontrata per farle qualche domanda ed ecco la nostra intervista esclusiva!
Come hai iniziato la tua carriera nel mondo della recitazione?
“Ho fatto scuole straniere (tedesca asilo e elementari, inglese medie e liceo). Le materie artistiche erano molto considerate, si faceva musica, arte, tra scultura e pittura, e recitazione, per chi ne avesse avuto voglia. Io ero molto timida, la mia insegnante mi disse: “sopra questo palco puoi ridere, piangere, saltare, urlare, puoi fare ed essere tutto quello che vuoi. Sopra questo palco, sei libera.” E quel palco è diventato il posto dove mi sono sempre sentita nel posto giusto, a casa. Dove mi sento libera. Recitare mi aiuta a buttar fuori. È un modo per conoscermi, affrontarmi, sfogarmi, stare bene. Una necessità.”

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato per interpretare un ruolo così ambiguo come Lara Martinelli?
“Ho amato ed amo molto Lara, un personaggio così diverso dai miei precedenti, così ambiguo, complesso, audace, sfacciato e sfaccettato. Mi diverte spesso, mi insegna a combattere, a osare. Sicuramente ho avuto grandissima difficoltà nella storia dell’ultimo periodo. La storia del piccolo Tommy è stata per me difficilissima da affrontare, non riesco a pensare di poter usare o peggio, far del male ad un bambino, non riesco a pensare che si possa non provare amore di fronte ad un bimbo, è una realtà che non riesco ad accettare, soprattutto perché amo con tutto il cuore i bambini, mi commuovono, adoro averli vicino. Ed ho sempre e solo desiderato diventare madre, il mio sogno più grande, più voluto. Ho cercato di mettere quel dolore nel gesto terribile, ma è stato davvero difficile per me. Ed in questo caso, ho dovuto cercare molto a fondo dentro me per capire, capirla e trovare un motivo per ritornare ad accettarla. Ed ho pensato al suo amore malato e distorto nei confronti di Roberto, e che quell’amore possa essere distorto anche nei confronti del bimbo. Ecco, ho visto un’ossessione d’amore, sbagliata, arrabbiata, prepotente. Ma è il modo d’amare di Lara. Non ne conosce altri. Per ora, almeno.”
Quali invece le maggiori soddisfazioni?
“Lara è un personaggio potente. È scomoda, prepotente, sfacciata, coraggiosa, ambiziosa, distruttiva, ma piena di contrasti, agisce per amore (per quanto sbagliato possa essere). È un personaggio pieno di luci ed ombre (in questo momento più nero), ed è bellissimo scoprire che susciti tante emozioni contrastanti anche nel pubblico. Lara non resta mai indifferente. E questa per me è una grande conquista. Personalmente ho sempre amato i personaggi scomodi, ma scoprire che è così per molti, mi riempie di gioia.”
Qual è il tuo ruolo preferito tra quelli che hai interpretato?
“Sono legata a tutti i miei personaggi, perché ognuno mi ha regalato qualcosa. Posso nominare Diana in “L’ora di religione” perché è il film che ha cambiato la mia vita, conoscere e lavorare con Bellocchio e Castellitto come primo film da protagonista, mi ha arricchita infinitamente: ho incontrato due artisti che mi hanno insegnato e guidata con generosità e passione. Mi hanno dato fiducia ed hanno fatto in modo che mi affidassi. È stato uno scambio bellissimo. Cosima di Butta la luna è il ruolo che mi ha fatto conoscere al grande pubblico, ho adorato la sua profonda sensibilità, il suo combattere per i valori in cui crede, in una serie a parer mio bellissima, perché trattava argomenti di cui si era sempre parlato molto poco, come il razzismo, gli istituti minorili, figure più nascoste, come gli assistenti sociali. Grazie a Cosima (ho saputo da alcune ragazze che mi hanno scritto!!), alcune fans della serie hanno intrapreso gli studi di psicologia e si occupano di minori, proprio come lei. E questo è bellissimo. Simona in 1993 la serie, mi ha coinvolta tantissimo, la sua disperazione, la sua dignità. E ne Il commissario Ricciardi, vorrei parlare non tanto di Marta, quanto dell’amore per questo mestiere a volte così difficile che mi ha trasmesso Alessandro D’Alatri. Ho fatto con lui un provino di 2 ore per il ruolo, cosa che non succede spesso purtroppo, 2 ore in cui ci siamo confrontati, scontrati, trovati. Venivo da un periodo di crisi con me stessa ed il mio lavoro, e lui mi ha rimesso in pace. Mi ha ricordato perché ho scelto di essere un’attrice: per emozionarmi e donare emozioni. Perché, grazie al mio mestiere, a volte, ho la fortuna di incontrare persone meravigliose con una passione fortissima, con la voglia di creare qualcosa di bello, di profondo, con la capacità di guardare oltre, di andare a fondo, di lottare e vincere. Lui amava profondamente gli attori. Più di tutti. E tu eri disposto a dare tutto in scena, perché quell’amore che lui metteva nel suo film era ovunque. Lo sentivi. Lo vedevi. Sono grata per tutto quello che finora e arrivato, per tutti i ruoli che ho avuto la fortuna di vivere e scoprire, per le persone che hanno arricchito la mia strada e per quelle che ogni giorno mi insegnano qualcosa.”
Quanto è stata importante la formazione teatrale nella tua carriera di attrice?
“Importantissima. Il teatro ti aiuta a trovare il tuo posto in scena, ti rende consapevole del tuo corpo, della potenza della tua voce, del gesto, delle infinite capacità che puoi ottenere esercitandoti. Ed in più regala magia. Non solo a chi guarda, ma soprattutto a chi sta sopra quel palco, con quel profumo di legno e polvere, regala emozioni talmente forti che nessuno dovrebbe farne a meno.”

Come è stato lavorare con registi come Franco Battiato e Vittorio Sindoni?
“Franco mi ha insegnato l’ascolto, la semplicità di un abbraccio, i sorrisi che coinvolgono, la curiosità di tutto quello che ci circonda, la voglia di conoscere e scoprire, il coraggio di osare e di giocare, l’umiltà dei grandi. Ho amato ogni momento con lui. Perché mi ha dato fiducia, mi ha avvolto nella sua positività e giovinezza di cuore. Mi sono sentita sempre nel posto giusto e al sicuro con lui accanto. Vittorio ha creduto in me dal primo momento ed ha combattuto per avermi nelle sue serie tv, visto che non ero un volto abbastanza conosciuto e quindi più difficile da scegliere come protagonista. Mi ha dato la possibilità di esplorare un personaggio bellissimo e molto amato. Mi ha dato l’occasione per crescere molto. E mi ha insegnato tanto, con i suoi modi a volte burberi, ma sempre pieni d’affetto. Mi mancano le nostre discussioni sul personaggio, il nostro lavorare fianco a fianco. E gli sarò sempre grata.”
C’è stato un episodio nella tua vita professionale o privata in cui hai riso così tanto da diventare un momento indimenticabile?
“Ho la fortuna di ridere tanto, e di avere accanto persone che hanno voglia di ridere tanto. E questo è bellissimo. Le serate con le mie amiche, i giochi con Olivia (la sua barboncina, ndr), gli scherzi con la mia famiglia, i viaggi nei posti più assurdi, ma divertenti proprio per le persone che ho accanto. E ovviamente il lavoro, con i miei compagni d’avventura ridiamo tanto. Mi ricordo in “E poi c’è Filippo”, non riuscivamo ad essere seri nemmeno per un momento, o ridevamo noi attori (Neri Marcorè, G. Pasotti) o, le rare volte che stavamo per riuscire a finire la scena, qualcuno della troupe cominciava a ridere e si ricominciava. Ci abbiamo messo un mese in più a finire la serie, per il tempo delle risate tra noi. Una serie che mi fa sorridere ogni volta che ci penso.”
Come riesci a bilanciare la tua vita privata con la carriera?
“Con rispetto e attenzione. Cerco di esserci sempre per la mia famiglia e le persone che amo, anche da lontano. Sono la mia vita. Sempre. Più di tutto. Il lavoro mi rende migliore, più serena, più calma, e questo fa del bene anche a chi mi sta vicino. Ma cerco comunque di proteggere le persone che amo e di tenerle separate da quello che è il mio lavoro. Sono molto riservata nell’esposizione dei miei affetti, perché ritengo l’amore troppo prezioso per essere sempre condiviso.”
Quali sono le tue fonti di ispirazione nella pittura e come hai iniziato a dedicarti a quest’arte?
“Ho sempre amato disegnare, ma non lo facevo da tanto tempo. Come suonare. Tutto quello che è creazione mi libera. Ho scoperto l’incisione durante il lockdown. Avevo una lastra di alluminio ed ho cominciato ad inciderla con un coltello. Ho scoperto che l’alluminio è molto morbido, oltre ad essere un materiale bellissimo. Ho inciso e inciso e inciso e sbagliato mille volte (ancora sbaglio!!), ma piano piano sto scoprendo tecniche e strumenti. Ho preso un trapano, delle punte e la mia tecnica improvvisata si è affinata. Poi ho scoperto i colori, che prima non avevo il coraggio di usare, mentre adesso li vivo con immensa curiosità. I colori sono liberatori, sono potenti, coinvolgenti, così simili a quello che si ha dentro. Uso le mani, le dita, la carta con i colori, pochissimi pennelli, qualche rullo, qualche spatola. Mi immergo nel suono del trapano sull’alluminio o nella pastosità dei colori e non penso a niente, la mente diventa leggera. Ed è bellissimo.”
Cosa ti spinge a condividere le tue opere d’arte e qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
“Condivido perché racconto me. Ogni mio quadro è un momento, una sensazione, un’emozione, un avvenimento mio o del mondo intorno. L’arte serve a trasmettere qualcosa: un messaggio, una considerazione, un’emozione. Io spero che qualcosa arrivi guardando le mie lastre e perdendosi nei personaggi che ci metto dentro. Ma la cosa più importante è che quello che metto là dentro, libera me da qualcosa che avevo la necessità di raccontare.”
Quali consigli vorresti dare alle giovani attrici che si affacciano nel mondo del cinema e della televisione?
“Di studiare, di leggere, di essere curiosi sempre, di ascoltare, di essere generosi e non troppo concentrati su se stessi. Di cercare di migliorarsi sempre. Perché in questo lavoro non si finisce mai di imparare. Mai. E che a volte può essere molto complicato, le infinite attese per una chiamata, che forse non arriverà, lo sconforto quando si viene scartati, la paura di non essere abbastanza. E quindi bisogna amarlo sopra ogni cosa, per avere la forza di non rinunciare. E mi sento anche di dire, abbiate sempre un piano B, perché a volte l’occasione arriva tardi, e a volte, purtroppo, non arriva.”
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“La prossima mostra, il film che sto scrivendo su una grande donna della storia, ma soprattutto vorrei la mia famiglia accanto e continuare a guardare il mare di Napoli, per molto tempo ancora.”
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Interviste
Intervista a Mauro Cardinali: sarà nel cast di Indiana Jones 5 presentato a Cannes con Harrison Ford

Ha potuto formarsi come attore grazie ad una lunga gavetta svolta in teatro, al fianco di registi di fama internazionale comeRicci/Forte, Paolo Rossi, Filippo Timi, Marina Abramović, Emma Dante e Luciano Melchionna che gli hanno insegnato, spettacolo dopo spettacolo, i rudimenti e i segreti della recitazione. Diplomato attore-performer presso il C.U.T. di Perugia nel 2010 sotto la guida di Roberto Ruggeri, Sergio Ragni e Ludwig Flaszen del Teatr LAboratorium di Wroclaw, Mauro Cardinali è stato di recente nel cast dell’ultima stagione de La Porta Rossa, fiction di successo di Rai2. Un impegno a televisivo a cui ne seguiranno altri, come ci ha raccontato in questa intervista.
Intervista a cura di Roberto Mallò
Mauro, partiamo dal quinto capitolo di Indiana Jones, un progetto internazionale che la vede coinvolta. So che è un appassionato della saga. E’ sicuramente un’emozione far parte del cast, no?
“Una grande emozione, uno di quei progetti che sembrano capitare una volta nella vita. Ma chissà… Stiamo cercando di avere sempre più contatti con casting e produzioni internazionali. E’ fondamentale, però, continuare a lavorare bene qui in Italia, a costruire un buon nome per poterlo poi diffondere meglio oltreconfine. Mi piace confrontarmi con realtà straniere. Ho girato con il signor Ford e Phoebe Waller-Bridge. Ho conosciuto e passato del tempo con Mads Mikkelsen. Sono stato truccato dalla Premio Oscar Frances Hannon, storica truccatrice di Wes Anderson, e diretto dal grande James Mangold, anche se ovviamente mi avrebbe fatto piacere che ci fosse ancora Steven Spielberg. Quindi direi di sì, si è trattato di un grande regalo piovuto da chissà dove. Un’importantissima esperienza personale e lavorativa”.

Anche perché si lavora in maniera decisamente diversa dai set italiani…
“C’è una grande professionalità. C’è un’abnegazione, uno stakanovismo; è come se tutti fossero indirizzati verso un unico grande obiettivo, che era quello di lavorare al meglio. Nonostante le tante ore, si è mantenuta sempre una grande concentrazione e una grande energia. Ovviamente, stiamo parlando di produzioni stellari, ma non parlo solo della questione economica. C’era proprio la volontà e la conoscenza di stare facendo qualcosa di importante; che doveva essere fatta al meglio, al top”.
Avete girato in Italia?
“Sì, abbiamo girato in Sicilia. Io, personalmente, nella parte orientale dell’isola, ossia alla Tonnara del Secco, sotto Trapani. E’ capitato poi di girare a Londra negli storici studi Pinewood, tra i teatri di posa più importanti e famosi d’Europa, dove hanno girato Kubrick e la maggior parte dei film 007. E’ una sorta di grande Cinecittà, anche se non poetica e bella come la nostra. Lì abbiamo fatto le scene che era impossibile fare all’aperto. La troupe si è spostata poi in Marocco, in Scozia. Perché si è voluto tornare all’idea di portare Indiana Jones in giro per il mondo e di farlo in modalità live action”.

In che lingua ha recitato?
“Nel film interpreto Maximus – The Hero e le mie battute erano in latino. Senza spoilerare troppo, posso dire che Indiana Jones viaggerà nel tempo e incontrerà questo comandante romano, che parla appunto il latino incitando la sua truppa. Mi sono fatto aiutare per la lingua da amici e professori per non commettere errori. Si trattava di battute rapide e secche, bisognava trovare la giusta storicità a livello filologico. Non bisognava metterci dentro roba che non c’era, come a volte succede”.
Tralasciando Indiana Jones, sarà anche nel cast delle seconde stagioni di Blanca e di Lea – Un Nuovo Giorno, entrambe destinate a Rai Uno.
“Blanca ho appena finito di girarla; sarò il protagonista del quarto episodio per la regia di Michele Soavi. Lea è ancora in fase di riprese. In questo caso, si tratta di un personaggio che torna in più episodi”.

Tra i lavori prossimi c’è anche La Lunga Notte con la regia di Giacomo Campiotti…
“Sì, uscirà in Rai a novembre, così come Blanca e Lea sono destinate all’inverno. Per il momento, lì ho un piccolo cameo, di un ruolo che crescerà nella seconda serie perché verrà raccontata la sua vita. Parlo del Colonnello Frignani, che arrestò Benito Mussolini per ordine del re nel 1943. La serie parla della storia di Dino Grandi, che era un gerarca, colui il quale chiese la sfiducia al Duce, cosa che poi accadde con la caduta del Regime. Fatto che porterà il re ad ordinare l’arresto di Mussolini, con Frignani che conclude tale compito e lo porta in cella, prendendosi le minacce del Duce. Evento che farà finire Frignani nella Resistenza, post caduta del Regime. Verrà poi arrestato, torturato davanti alla moglie, finché non verrà fucilato e sepolto nelle fosse Ardeatine. E’ un personaggio molto bello. Nella prima serie si racconteranno gli eventi fino all’arresto di Mussolini, nella seconda si arriverà, come ho già detto, alle fosse Ardeatine”.
Le è piaciuta come esperienza?
“E’ stata molto bella. C’è Duccio Camerini che interpreta Mussolini, mentre Luigi Diberti è il Re. Alessio Boni interpreta, invece, il protagonista. Un bel cast di attori bravissimi e moltonoti al pubblico”.

Il personaggio che ha portato in scena più a lungo è stato quello di Piero nella terza stagione de La Porta Rossa. Che cosa le ha lasciato quella serie, che è anche un piccolo cult per la Rai?
“E’ vero; la prima stagione mi piacque molto perché ero affascinato dalla figura di Cagliostro, che ha preso ispirazione dal Conte Cagliostro. Ricordo che rimasi attratto da questo nome. Sono stato dunque molto felice di poter prendere parte alla terza stagione. Lungo il tragitto, è stato cambiato il mio ruolo, che poi ha interpretato Paolo Mazzarelli. Per quanto quello di Mazzarelli fosse un ruolo più grande, come pose e così via, sono rimasto contento di avere interpretato Piero perché ha avuto un arco di trasformazione. Piero è stato una sorpresa: è partito in sordina, con un ruolo istituzionale da coprire, ma ha in seguito imbracciato un fucile, è stato arrestato ed ha avuto una crisi, una rottura. Noi attori speriamo sempre di vivere questa trasformazione, che ne La Porta Rossa è avvenuta nell’arco degli 8 episodi. Sarebbe stato ancora più bello farlo in tempi più lunghi; è stato difficile farlo nei tempi ristretti che abbiamo avuto, ma per me è stata una bella prova perché nel poco tempo è cambiato il personaggio”.
Cosa ricorda del provino per la serie?
“L’avevo fatto con Carmine Elia; è andato bene, ma Carmine non ha potuto continuare con la lavorazione ed è stato sostituito da Gianpaolo Tescari. Ho così dovuto affrontare un altro provino con lui, ma è andato bene lo stesso. Tescari è una persona molto gentile che riesce a guidarti bene. Quella ne La Porta Rossa era la mia prima esperienza grande ed è stata una fortuna avere lui per quest’occasione. Ho rotto le acque con il linguaggio televisivo, dopo anni di esperienza in teatro. Nei set successivi mi sono sentito più a mio agio e così sarà andando man mano avanti”.
Non a caso, dopo La Porta Rossa è arrivata l’esperienza nella serie iberica Nacho, dove ha interpretato Rocco Siffredi. Com’è stato confrontarsi con una persona reale e ancora in vita?
“Ho subito contattato Rocco; è stato sempre disponibile e gentile, si è instaurato tra di noi un bel rapporto. Nel frattempo, lui era a Budapest con Alessandro Borghi per girare Supersex. Alessandro ha avuto la fortuna di stare a stretto contatto con Rocco per interpretarlo. E’ quello che ciascun attore si auspica di poter fare quando porta in scena un personaggio ancora in vita. Io mi sono invece documentato, formandomi con interviste e documentari e chiamando Rocco quando era possibile. Tra l’altro, conosco personalmente Alessandro, che è una persona che stimo tantissimo, oltre che un attore che mi piace davvero tanto. L’idea che stessimo lavorando parallelamente sullo stesso personaggiomi ha dato molta forza e mi ha fatto molto piacere. Sono stato il primo a interpretare Rocco Siffredi, non era mai capitato. E a distanza di poco si è aggiunto Alessandro Borghi, che è un esempio e un faro di quello che è il mio lavoro. E so che il mio Rocco ha avuto dei feedback positivi. Ancora non ho finito di vedere la serie, ma ritengo che il personaggio sia uscito molto bene”.

Lì ha recitato in italiano o in lingua spagnola?
“Ho recitato in spagnolo, italiano e inglese. Lo spagnolo e l’inglese li ho pronunciati non benissimo, esattamente come fa Rocco. Ho parlato in italiano soprattutto quando il personaggio si innervosiva e l’inglese quando nelle scene si confrontava con produttori americani e via dicendo. E’ stato un bel mix molto divertente”.
Quando ha deciso di diventare un attore e dedicarsi alla recitazione?
“Mi sono avvicinato alla recitazione quando ho deciso di fare qualcosa per me. Avevo bisogno di lavorare un po’ su me stesso; erano anni difficili e complessi. Diciamo che ho preso la via del teatro come una terapia, non immaginavo che sarebbe diventato un lavoro. Facendo teatro, in maniera quotidiana perché ho frequentato un’accademia, ho scoperto la meraviglia della catarsi teatrale. Da lì è stato un concatenarsi di situazioni ed eventi che mi hanno portato a farlo a livello professionale. Ho fatto tantissimo teatro, tantissime performance e, ogni tanto, piccole esperienze televisive e cinematografiche. Per esempio, Pasolini di Abel Ferrara o Che Strano Chiamarsi Federico di Ettore Scola. C’è stato poi un film molto particolare, intitolato I Figli di Maam, con la regia di Paolo Consorti e con Franco Nero. Lì ho fatto un diavolo che cambiava forma tante volte: un diavolo politico, un diavolo bohemienne, un diavolo avvocato – nello specifico di Erode interpretato da Franco Nero – ed un diavolo iconografico con un body panting rosso con le corna. La potenza che potevo tirar fuori attraverso il mio corpo è stata un po’ la mia cifra per lungo tempo. Inoltre, ho lavorato per diversi anni con Antonio Marras, sia nelle sue sfilate, sia nelle performance che ha realizzato. Facendo questo lavoro ho sempre vissuto delle emozioni fortissime; per questo ho deciso di investirci. E pian piano è diventato sempre più assiduo”.
So che è impegnato anche nelle attività teatrali dedicate al sociale…
“Sì, ho iniziato a lavorare con Giorgio Rossi, un danzatore della Sosta Palmizi. Ho cominciato ad assisterlo nei laboratori di teatro sociale e integrato. Ho avuto otto anni di lunga esperienza in tal senso, con spettacoli anche a New York e Londra. Un’attività, quella dei laboratori, che ho portato avanti finché ho potuto. In questi anni, dove ho girato tantissimo, non mi è stato più possibile. Inoltre, c’è stato anche il Covid a sospendere il tutto, anche se ancora oggi, quando posso, vado a un gruppo di lavoro di ragazzi con varie problematiche. Con loro, ho realizzato degli spettacoli unici, meravigliosi, con la potenza che hanno queste persone sia espressiva, sia emotiva. La loro sensibilità è qualcosa di unico;poter lavorare con queste persone, considerate spesso solo dei ‘matti’, è più gratificante, spesso, di lavorare con aspiranti attori, nonostante le difficoltà del caso. Perché c’è una libertà, una voglia, un amore. Ci sono anche varie difficoltà, ma lì sta a me, col mio lavoro, riuscire a creare qualcosa che li faccia sentire bene e a loro agio per raccontare delle storie partendo dalle loro esperienze, difficoltà e dalla loro rabbia. Così sono nati vari spettacoli che ho scritto e diretto di teatro integrato. Ed è un aspetto del mio mestiere che vorrei portare avanti, pensando magari a qualcosa di audiovisivo. Insomma, quello che sarà, sarà”.

Riassumendo, è quindi arrivato al teatro per un suo bisogno personale?
“Sì, sono arrivato al teatro come bisogno di crescita, di evoluzione; per chiarire e sciogliere qualche nodo. Credo, per questo, che il teatro sia una cosa che tutti debbano poter fare almeno una volta nella vita. Andrebbe assolutamente insegnato nelle scuole; è uno strumento utilissimo per formarsi e approcciarsi alle difficoltà della vita e personali”.
Lei utilizza Cardinali, il suo cognome materno. Posso chiederle per quale motivo?
“E’ un omaggio a mia madre, una donna che ha scelto di sacrificare tutto per me e mio fratello. Non ci ha mai abbandonati nel bene e nel male. Di male ne abbiamo vissuto tanto, ma è servito a crescere. E’ stato difficile, doloroso ma è andata così e va benissimo. La nostra vita da diverso tempo a questa parte è cambiata in positivo. Io e mio fratello stiamo bene e abbiamo dei figli meravigliosi. Piuttosto che fare girare Fiorucci, il mio cognome paterno, ho optato per quello di mia madre, in onore alla sua forza. Tante donne nel mondo nascondono una forza e un coraggio inimmaginabile”.
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Interviste
Incontro con Christian Stelluti: Tra il set e la paternità, il viaggio di un attore verso il Cinema d’Autore

Christian Stelluti è diventato popolare con la soap Centovetrine nel ruolo dell’agente di polizia Carlo Foti, ma a parte tante fiction a cui ha partecipato, la sua carriera è costellata di esperienze cinematografiche importanti e anche internazionali. Adesso sarà al cinema da protagonista nella pellicola La ragazza dagli occhi di smalto, con la partecipazione di Marina Suma e prodotto da Alberto De Venezia per Ipnotica film.
Come ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo?
“Penso sia avvenuto inconsapevolmente all’età di dieci anni. Ero in quinta elementare, dopo un anno intero trascorso a preparare la recita di fine anno arriva la vigilia dello spettacolo e correndo mi distorco una caviglia. Mi rifiutai con tutte le mie forze di farmi ingessare e il giorno dopo a scuola contrariamente al parere del dottore dei miei genitori e degli insegnanti feci la mia performance saltellando su un piede solo per più di 20 minuti ricevendo così un’ovazione che mi gratificò tantissimo.”
Quali sono state le tappe principali e fondamentali della tua carriera?
“Le mie tappe principali credo affondino le radici nella danza, grazie ad essa iniziai a lavorare nel settore delle pubblicità. Poi arrivarono i primi spot grandi per brand importanti dove oltre alla presenza fisica era richiesta una recitazione più ricercata e capii quindi che potevo dare sempre di più mettendomi in gioco non solo con il mio corpo ma sfruttando anche le mie sfumature più profonde. Mi scrissi al CTA di Milano e iniziai a fare teatro passando dalle mattinée nelle scuole elementari ai prestigiosi palchi di Milano come il Filodrammatici. In seguito arrivarono le famose soap come Vivere e 100 Vetrine, una palestra tosta dove imparai molta tecnica da attori bravissimi come Sergio Troiano che interpretava il mio commissario. In fine il trasferimento a Roma mi ha permesso di accedere a provini rivolti più che altro al cinema, sia commerciale che d’autore.”

Quali sono i progetti a cui ti stai dedicando adesso?
“Tra i vari progetti che ho in cantiere c’è in programma l’impresa titanica di produrre un film da me scritto e sceneggiato, un lungometraggio difficile un thriller noir che parla anche del tango argentino, un ballo che mi appassiona molto.”
Chi sei fuori dalla tv e dal tuo lavoro come ragazzo comune?
“Fuori dallo schermo sono una persona solitaria, schiva, faccio poca vita sociale soprattutto perché un anno fa sono diventato padre e ho deciso di dedicarmi completamente a Ginevra, il “Film” più bello che abbia mai fatto in vita mia.”
Tre aggettivi per descriverti?
“Empatico – passionale – cupo.”
Hobby, passioni, tempo libero?
“Come ho scritto prima amo ballare il tango argentino anche se da tempo non frequento più milonghe. Mi piace leggere libri che parlano di fisica quantistica, di alchimia e di alimentazione. Tempo libero ormai non esiste più da quando esiste la piccola. Ieri sera per assistere alla premier del film ‘La ragazza dagli occhi di smalto’ non ho salutato per la prima volta mia figlia prima che si addormentasse.”
Un sogno nel cassetto?
“Lavorare con il regista Matteo Garrone.”
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Interviste
Intervista esclusiva ad Agostino Chiummariello: «Gennaro, un personaggio con amore e impegno nel sociale»

Con il suo Gennaro ha fatto breccia in tutti i telespettatori di Mare Fuori, visto che è sempre pronto a difendere e a proteggere i ragazzi reclusi all’interno dell’Istituto Penitenziario Minorile di Napoli. Un ruolo di cui Agostino Chiummariello, l’attore che gli presta il volto, è molto soddisfatto, dove ha potuto tirare fuori anche il suo lato più paterno. Personaggio che presto potrà riportare in scena, dato che farà parte della quarta stagione della fiction di Rai2 che si girerà a breve.
Agostino, come ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo?
“Da ragazzo alle scuole medie, fra le tante materie al doposcuola, c’era Teatro e mio padre per puro caso mi iscrisse a quello. Da allora non l’ho più lasciato; avevo 11 anni”.

Quali sono state le tappe principali e fondamentali della tua carriera?
“Il teatro filodrammatico; poi le varie scuole di recitazione e i grandi maestri che ho incontrato e ancora oggi incontro. Mi sono sempre sentito un allievo e ancora oggi ho voglia di imparare”.
Fin dalla prima stagione di Mare Fuori interpreti il ruolo di Gennaro. Che cosa ti piace di questo personaggio?
“La semplicità e l’amore per i ragazzi che sente come figli da proteggerli e seguirli per un fine giusto”.
In fondo tutti i ragazzini rispettano Gennaro, che è forse la guardia penitenziaria con più esperienza nell’IPM. Come ti sei preparato ad affrontare questo risvolto del personaggio?
“Nessuna preparazione particolare. Ho messo il mio essere padre e la mia esperienza di uomo adulto”.
Fantastichiamo un po’. Quali storyline metteresti in scena per lui nella quarta stagione…
“Vorrei si scoprisse qualcosa della sua gioventù. Soprattutto mi immagino Gennaro fuori dal lavoro dedito ad associazioni per il recupero di ragazzi difficili. Gennaro non stacca mai dal suo impegno nel sociale. Me lo immagino anche allenatore di squadrette di periferia di qualsiasi sport”.

Nel finale della terza stagione, molti sono rimasti sorpresi nello scoprire che Gennaro ha un parente anche nell’IPM di Milano. A te, personalmente, ha divertito questo risvolto a sorpresa?
“Era solo una battuta ironica fuori copione per rassicurare Filippo che comunque non l’avremmo abbandonato. Non esiste nessun doppione di Gennaro”.
Dal tuo punto di vista, per quale ragione Mare Fuori ha fatto breccia nel cuore del pubblico?
“Perché è rivolto ai giovani, alle loro difficoltà e al fallimento degli adulti e della società in generale, che dovrebbe proteggerli per creare loro un futuro migliore”.
Quali sono i colleghi del set con i quali hai legato maggiormente?
“Ho un rapporto meraviglioso con tutti i colleghi, fatto di rispetto e stima. C’è un grande gioco di squadra che risulta vincente”.
Come stai vivendo la popolarità acquisita grazie a Mare Fuori?
“La popolarità la vivo in maniera tranquilla e piacevole; noi attori viviamo per il pubblico perché è grazie a quello se esistiamo. Quindi mi presto alle chiacchierate; non mi sottraggo alle foto quando me le chiedono. Fare il contrario, sarebbe un controsenso”.
Hai preso parte anche alla terza stagione di Gomorra. Che ricordi hai legati a quella serie?
“Buonissimi, Gomorra è stata una serie girata benissimo e con bravi attori. L’ho Vissuta poco per il numero di giorni che ho lavorato. È stato abbastanza veloce e non ho potuto né sviluppare e né vivere un personaggio per potermi esprimere al meglio”.
Tra i tanti film a cui hai preso parte, a quale sei rimasto più legato?
“Sono legato a tutti i film, ma forse di più al primo film di Sorrentino – L’uomo in più – che mi ha dato per la prima volta un po’ di visibilità”.
C’è qualche attore a cui ti ispiri e con cui vorresti lavorare? E un regista?
“Tutti! Amo il mio lavoro e amo tutti gli attori in genere, ma se devo fare un nome dico che Gian Maria Volontè per me è irraggiungibile. Registi? Il prossimo a cui io possa interessare, famoso e non”.

Quali sono i progetti a cui ti stai dedicato adesso?
“Tanto teatro, corti in prossima produzione; girerò poi la quarta stagione di Mare fuori. Infine, sto aspettando anche alcuni responsi di provini fatti per il cinema”
Chi sei fuori dalla tv e dal tuo lavoro come persona comune?
“Una persona tranquilla, serena che vive di cose semplici e che ama stare in buona compagnia”.
Tre aggettivi per descriverti?
“Umile, leale e stakanovista”.
Hobby, passioni, tempo libero?
“Passeggiare in genere vicino al mare, viaggiare, leggere, cucinare per chi amo, andare al cinema e a teatro”.
Un sogno nel cassetto?
“Fare sempre quello che amo e farlo sempre al meglio. Non importa se siano registi o cast importanti, ma storie da raccontare sempre stimolanti e belle”.
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Interviste
“Caos” di HERA: il nuovo singolo dal cuore ardente, l’intervista esclusiva

Il 5 maggio 2023 ha segnato l’arrivo di “Caos”, l’ultimo singolo dell’artista HERA (Pamela Placitelli), estratto dall’EP “HEART”. La canzone è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale.
“Caos” è un brano scritto in collaborazione con Marco Canigiula e prodotto da Korma per Cantieri Sonori, distribuito da Ada Music (Warner). La canzone simboleggia il fuoco e tutto ciò che ne deriva: l’incandescenza, l’ardore, ma anche la cenere. Rappresenta una conversazione introspettiva in cui si riconosce il proprio stato confusionale, esprimendo il desiderio di stare bene e la paura di non riuscire a raggiungere questa apparente semplice meta. L’istinto, a volte, rischia di mandare tutto in fumo, incluso la nostra serenità.

“Caos è quella fase di totale confusione che precede ogni forma di bellezza. Pensate alla creazione dell’universo, sappiamo tutti che è preceduta dal disordine e dal vuoto totale, eppure è quanto di più vicina all’idea di armonia e perfezione! Amo danzare con il caos e sentirmi parte di quel vortice di emozioni contrastanti che precedono i grandi cambiamenti, sono i giorni in cui mi sento più creativa. Adrenalina e minimalismo sono nel dna di questo ultimo singolo, contenuto nel mio nuovo Ep Heart“, afferma HERA riguardo alla nuova release.
“HEART”, l’EP pulsante di HERA
L’EP “HEART” sarà disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale a partire dal 5 maggio 2023. Il lavoro rappresenta la sintesi di un pensiero in continua evoluzione, nato da un forte desiderio di comunicazione. Ogni traccia dell’EP è una realtà a sé stante, slegata dalle altre sia per la parte testuale che musicale. L’intero EP è un tributo alla forza prorompente della natura, raccontando storie di vita quotidiana scandite da suoni, parole e arrangiamenti che rappresentano a pieno i quattro elementi naturali.

L’artista descrive l’EP come un macro concept e un contenitore artistico originale, giocando con le lettere del titolo per scoprire gli ingredienti fondamentali: Heart, Earth, Art, Hera. Con “HEART”, HERA condivide riflessioni e pensieri sul mondo che la circonda, ponendo l’accento sul tema della natura.
La nostra intervista esclusiva
Come hai sviluppato il concetto di “Caos” e cosa ti ha ispirato a scriverlo?
“Caos è una canzone nata di getto, ricordo che in quel periodo avevo una gran voglia di schiettezza e semplicità. E’ stato importante mettere nero su bianco questo dialogo interiore con me stessa, dovevo fare un po’ di pulizia e vivere a pieno la fase di totale confusione che precede ogni forma di bellezza. Cosa mi ha ispirata? La quotidianità, la mia vita è abbastanza caotica, mi piace l’idea di assaporare ogni istante del mio viaggio.”
Qual è il tuo elemento naturale preferito e come lo hai incorporato nel tuo EP “HEART”?
“Il fuoco è senza dubbio l’elemento che mi rappresenta. Metto una grande energia e passione in tutto ciò che faccio. L’esperienza mi ha insegnato a gestire in modo più consapevole questo “magma interiore”. “CAOS” rappresenta la parte di me più irrequieta ed esplosiva, non ho fatto altro che esprimerla attraverso la musica.”
Quali artisti ti hanno influenzato maggiormente nella creazione dell’EP “HEART” e in che modo hanno contribuito alla tua crescita artistica?
“L’EP “HEART” è influenzato dalla mia esperienza artistica e personale, un macro concept in cui sono completamene me stessa: canto, compongo e vibro alla mia frequenza. Per questo lavoro, frutto di una ricerca attenta, lenta e minuziosa che dura da un anno, non ho avuto fretta, mi sono concessa il tempo di cui avevo bisogno. La musica che ascolto, i libri che leggo, il teatro, la danza, la pittura e la curiosità che mi spinge a viaggiare per il mondo, rappresentano tutto ciò che contribuisce quotidianamente alla mia crescita artistica.”

Puoi condividere con noi il processo creativo dietro la scrittura e la produzione dell’EP “HEART”?
“Ogni traccia di “HEART” ha una storia a sé stante, il filo rosso che crea un legame indissolubile tra i brani è rappresentato dalla natura. Ho voluto celebrarne la bellezza, ma soprattutto la lentezza. “La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza” sostiene il filosofo Lao Tzu. Un pensiero che è stato il mio mantra nell’ultimo anno, da qui l’idea di questa produzione. Ogni volta che canto i miei brani non ho dubbi rispetto al perché io sia completamente devota al mio lavoro, dopo vent’anni riesco ancora a commuovermi ascoltando, intonando o componendo una canzone.”
Come hai scelto i musicisti e i collaboratori per lavorare all’EP e quali sono state le sfide nel lavorare insieme?
“Sono una persona molto esigente, ma allo stesso tempo chiara ed esplicita: la libertà di confronto, il rispetto del lavoro e la giusta attenzione/sensibilità verso un pensiero diverso, sono elementi imprescindibili per le mie collaborazioni. L’incontro con Cantieri Sonori c’è stato nel 2020, sin da subito è nata una buona sinergia e con il tempo abbiamo imparato a conoscerci vicendevolmente. Korma, producer dei brani, è un valido alleato creativo-musicale!”
Hai un brano preferito nell’EP “HEART”? Se sì, quale e perché?
“No, sono tutti figli di tematiche e pensieri che mi stanno particolarmente a cuore. Nei testi parlo apertamente di emarginazione sociale, diversità, ma anche del rapporto con il proprio corpo, amore, spensieratezza e felicità.”
Quali sono i tuoi piani futuri nel panorama musicale e quali temi vorresti esplorare nei tuoi prossimi progetti?
“Per ora mi godo l’uscita di questa ultima creazione, in due anni ho prodotto due EP e credetemi dietro quelle tracce ci sono notti insonni, rinunce, battaglie, sorrisi e lacrime. Ora voglio vivere il “qui ed ora”, tornare a riprendere l’attività dei live in previsione per la prossima estate, poi in autunno chissà… !”
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Interviste
Valeria Cavalli, tra nuovi progetti e grandi successi, l’attrice rivela i segreti dei suoi personaggi più amati

E’ in video ogni settimana, in prima serata su Rai1, con la settima stagione di Un Passo dal Cielo, ma negli scorsi mesi è stata impegnata in diversi film di successo: dal biopic su Arnoldo Mondadori a quello di Fernanda Wittgens, passando poi per tutte le sale cinematografiche con Il Colibrì. Una carriera sempre piena di bei riconoscimenti quella di Valeria Cavalli, che in passato è stata nel cast di Un Posto al Sole, ma anche de L’Ora della Verità e di tante fiction, italiana e straniera, apprezzata dai telespettatori.
Intervista a cura di Roberto Mallò
Valeria, partiamo dall’ultima novità che la riguarda. Il suo ritorno nella settima stagione di Un Passo dal Cielo.
“Sì, è vero. Nel corso della stagione, rivedrete la Contessa Volpi. E posso dirvi che il suo spazio sarà decisamente più ampio rispetto al passato. Inizialmente, verrà accompagnata dalla sua spocchia e antipatia, che già conoscete, ma ad un certo punto ci sarà un suo cambiamento; si ricrederà su alcune sue convinzioni.”

Di recente, è stata anche tra i protagonisti di Arnoldo Mondadori – I Libri Per Cambiare il Mondo, docufiction trasmessa dalla Rai, che l’ha vista al fianco di Michele Placido. Come si è trovata a interpretare Andreina, la moglie di Mondadori?
“Devo dire che è stata una fiction davvero molto interessante; Andreina faceva di cognome Monicelli. Non è stata solo la signora Mondadori, ma anche la zia di Mario, il grandissimo regista e sceneggiatore. Ritengo che sia importante, parlare al giorno d’oggi, di uomini che si sono formati da soli come Mondadori. Anche se era il semplice figlio di un ciabattino, aveva un sogno: portare la lettura nelle case e permettere a tutti di leggere. La scrittura l’ha affascinato fin da bambino. Ed Andreina gli è stata sempre accanto, mediando anche il suo rapporto difficile con i figli.”

E se le dico Fernanda Wittgens?
“E’ un altro docufilm che ho fatto, con protagonista Matilde Gioli, sempre trasmesso da Rai1. La pellicola è stata diretta da Maurizio Zaccaro ed ho interpretato Margherita, la madre di Fernanda Wittgens, ossia la prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera nel 1940, capace di adoperarsi per proteggere l’intero patrimonio artistico di Milano al fine di sottrarlo alla razzia nazista e ai bombardamenti. Una donna, Fernanda, che è annoverata anche tra i Giusti delle Nazioni, visto che ha aiutato gli ebrei perseguitati, durante la guerra, ad espatriare. E, proprio per tale ragione, è stata arrestata il 14 luglio 1944 e poi condannata a quattro anni di prigione.”
C’è un altro progetto a cui tiene particolarmente, Le cose che amiamo di Ale…
“Sì, parla di Alessandro Cevenini, fondatore della ONLUS BEAT LEUKEMIA. Alessandro, quindici anni fa, è stato colpito da una forma di leucemia grave e acuta. Aveva solo ventiquattro anni quando è morto, dopo due anni di cura e di tentativi. Ha sofferto molto ma, nonostante il suo male, ha voluto creare un blog, in modo tale da portare al pubblico normale la conoscenza delle malattie del sangue con un linguaggio semplice e comprensibile, dando spazio alla spiegazione delle cure, come quelle del trapianto del midollo spinale e del midollo osseo. Pensi che, ad oggi, la fondazione ha donato oltre 1.300.000 euro in strumentazioni mediche e borse di studio a giovani ricercatori in tutta Europa, per lo studio sulla Leucemia ed eventi per la sensibilizzazione sui tumori dei sangue. In questo progetto, ho avuto modo di interpretare Cristina Motta, la madre di Alessandro. E’ stata lei a soccorrerlo quando, una sera, si è sentito male. L’ha sempre sostenuto, gli è stata vicina insieme a tutta la sua famiglia. Cristina, che ho avuto modo di conoscere, è una persona meravigliosa; ha sempre il sorriso, anche se dai suoi occhi si vede una lacrima che è pronta a sgorgare. Cristina è vitale, attiva, non ha mai abbassato la guardia e, probabilmente, ha trasmesso queste sue caratteristiche al figlio. Vive per il prossimo, così come Alessandro, che era molto religioso.”

Inoltre, c’è il personaggio di Katherine Beaufort del film Moriah’s Lighthouse…
“E’ un film girato in Francia da un produttore americano e fa parte della catena televisiva Hallmark. Moriah’s Lighthouse ha al suo interno due storie d’amore. La prima ha per protagonista due giovani, mentre la seconda parla di un rapporto più adulto. Io sarò Katherine, la zia di Moriah, la ragazza giovane. E’ una storia con un bel lieto fine. Ha sullo sfondo una Bretagna bellissima, ed un faro – denominato appunto di Moriah – che darà il via alla narrazione”.
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Interviste
Maddalena Stornaiuolo svela i segreti di Mare Fuori, un viaggio emozionante dietro le quinte

Non perdete l’occasione di conoscere più da vicino Maddalena Stornaiuolo, la talentuosa new entry della terza stagione di Mare Fuori, in questa intervista esclusiva. Scopriremo come è entrata nel cast, cosa pensa del suo personaggio e i suoi rapporti con i colleghi. Ma non solo, Maddalena ci parlerà anche delle sue numerose attività al di fuori del set, tra cui la sua carriera come regista e fondatrice di una compagnia teatrale. Un’intervista ricca di sorprese e curiosità da non perdere!
Maddalena sei stata una new entry della terza stagione di Mare Fuori. Come sei arrivata nel cast della fiction?
“Attraverso i provini. Quando il mio agente mi ha chiamato per dirmi che avevo ottenuto il ruolo ho fatto i salti di gioia.”

Quali aspetti caratteriali ti piacciono di più del personaggio e quali invece cambieresti?
“Devo dire che è un personaggio che mi piace molto, ci sono affezionata. Forse a volte mi piacerebbe che fosse un pizzico meno autorevole.”
Ragioniamo un po’. Quali storyline metteresti in scena per lei nella quarta stagione…
“Non ci penso proprio!! Ahahah!! So di essere nelle mani di ottimi sceneggiatori che faranno le scelte narrative giuste.”

Si inizia a notare una sorta di legame “maggiore” tra Maddalena e Rosa Ricci. Vorresti che il loro rapporto venisse approfondito maggiormente nei prossimi episodi?
“Certo, mi piacerebbe moltissimo. Voglio molto bene a Maria, l’attrice che interpreta Rosa Ricci, si è creato subito un bel legame e lavorare con lei è molto divertente.”
Dal tuo punto di vista, per quale ragione Mare Fuori ha fatto breccia nel cuore del pubblico?
“Credo che i fattori siano tanti. Un aspetto sicuramente importante è l’umanità di questi personaggi, il riuscire ad entrare in empatia anche con le fragilità dei personaggi “più negativi”. Commuove molto, emoziona e a volte ci si identifica in delle storie.”

Quali sono i colleghi del set con i quali hai legato maggiormente?
“Maria Esposito in primis. Ma devo dire che ho praticamente legato con tutti. Sono molto grata ai miei colleghi per come mi hanno accolto sin da subito. Non era scontato, visto che è “una macchina da guerra ben collaudata” già da due anni.”
Forse non tutti sanno che non sei soltanto un’attrice, ma anche un acting-coach, regista, imprenditrice e fondatrice della compagnia teatrale Vodisca Teatro e della scuola di recitazione La scugnizzeria. Parlaci un po’ di tutti questi tuoi impegni.
“Ho aperto la scuola di recitazione La Scugnizzeria qualche anno fa. Mi piace definirla la casa degli scugnizzi, dove ognuno può sentirsi a casa e provare a creare per sé il futuro che vuole. Alcuni allievi stanno avendo grandi soddisfazioni, come il Festival di Venezia, premi cinematografici e esperienze di set importanti. Vederli crescere anagraficamente e professionalmente mi riempie di orgoglio. Come acting coach ho lavorato per il film Fortuna di Nicolangelo Gelormini con Valeria Golino. Come dialogue coach su L’Amica Geniale e per un periodo anche su La vita bugiarda degli adulti.”

Quando hai cominciato a muovere i primi passi nel mondo della recitazione?
“Ho iniziato durante l’adolescenza per cercare di vincere la timidezza. Poi sono stata scelta subito per la miniserie O professore di Maurizio Zaccaro con Sergio Castellitto, su Canale 5, e da lì ho iniziato a studiare seriamente.”
Ci sono altri progetti a cui ti stai dedicando in questo momento?
“Ci sono tre progetti nuovi, di cui uno musicale e uno letterario. Stiamo lavorando per realizzare il mio primo lungometraggio.”

C’è qualche attore a cui ti ispiri e con cui vorresti lavorare? E un regista?
“Adoro Meryl Streep, sarebbe un sogno. Come regista mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino.”
Cosa ti piace fare quando hai un po’ di tempo libero per te?
“Rilassarmi, leggere, ascoltare musica. Viaggiare.”

Come stai vivendo la popolarità acquisita grazie a Mare Fuori?
“La vivo con molta naturalezza. Mi godo questo momento magico. I fan di Mare fuori sono davvero molto calorosi e ed è gratificante essere apprezzati per il lavoro che si fa.”
Il cuore invece? È occupato?
“Si, sono sposata.”
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Interviste
Bracco di Graci presenta il suo nuovo singolo “La vita è un click” disponibile dal 14 aprile

Il cantautore torna sulle scene musicali con un brano ricco di emozioni e un videoclip accattivante.
Il cantautore Domenico Di Graci, in arte Bracco di Graci, di origine siciliana ma bolognese d’adozione, scopre proprio nel capoluogo emiliano la passione per la musica. Ha lanciato il 14 aprile 2023, il suo nuovo singolo “La Vita è un click”, disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica.
Il brano racconta una storia metropolitana di un amore che sta per finire, con un protagonista maschile che cerca disperatamente di salvare la relazione e una protagonista femminile che si distrae ballando per superare il momento difficile. Il “click” simboleggia un interruttore che, in un istante, può portare alla vittoria o alla sconfitta sia nell’amore che nella vita. L’artista riassume il concetto della nuova release con la frase: “La vita è un click imprevedibile che ti fa vincere o perdere”.

Il videoclip, diretto da Daniele Balboni e con gli arrangiamenti del produttore Giordano Mazzi, è ambientato in un quartiere di provincia nel Bolognese e vede come protagonisti Fjolla Ibraimi e Massimiliano Rubini. Il video racconta le emozioni dei due amanti e le loro diverse reazioni alle sorprese inaspettate che la vita riserva.
La nostra intervista esclusiva
Da dove nasce l’ispirazione per il tuo nuovo singolo “La vita è un click”?
«Dal click che nella mia idea rappresenta un interruttore.»
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con questo brano?
«Il messaggio è che nel tempo di un attimo quando meno te lo aspetti tutto può cambiare e tutto ciò che ritenevi scontato in fondo non lo è mai così nell’amore cosi nella vita.»
Come è stato lavorare con il regista Daniele Balboni e il produttore Giordano Mazzi?
«Beh Giordano Mazzi è il produttore programmatore e arrangiatore, grande professionista inoltre persona squisita dotato di un gusto musicale straordinario, cura il dettaglio come pochi. Daniele Balboni è un regista con il quale mi sono trovato bene abbiamo entrambi il gusto per la semplicità, anche lui molto professionale.»
Quali sono le tue influenze musicali e come si riflettono nel tuo nuovo singolo?
«Le mie influenze musicali vengono dai grandi cantautori del passato quelli che non erano legati ai numeri ma che li raggiungevano con il talento e la verità delle proprie opere, quelli che credevano che attraverso la musica si potesse migliorare la società rendendola meno vulnerabile alle follie dei potenti. Oggi è quasi tutto dimenticato ed il mondo distopico che viviamo è molto preoccupante.»

Quali sfide hai affrontato nel comporre e registrare questo brano?
«Mah, la sfida più oppressiva è stata la mancanza di tempo, quando devi lavorare per sopravvivere, conciliare arte e lavoro non è semplice, ci vuole concentrazione e forza d’animo e non è sempre facile. Ma la sfida più grande è adesso, in quanto gli spazi per far arrivare la tua arte si sono molto ristretti, tutto è cambiato, ci sono i social certo, ma anche lì ci vogliono molti soldi per fare girare le cose in un certo modo, credo che tutto l’apparato sia molto meno democratico di quanto non lo fosse una volta.»
Cosa ti ha spinto a tornare sulla scena musicale dopo un periodo di pausa?
«In realtà non avevo nessuna intenzione di tornarci e forse non ci sono nemmeno tornato, devo ancora capire bene, diciamo che Giordano Mazzi, il produttore, mi ha incalzato e convinto a fare delle cose, così mi sono rimesso a scrivere è merito suo se è successo.»
Quali sono i tuoi progetti futuri nel mondo della musica?
«Non credo oggi si possano fare progetti e non solo nell’ambito musicale, si vive alla giornata e si cerca di fare del proprio meglio vediamo che succede.»
Hai qualche consiglio per i giovani artisti che stanno iniziando la loro carriera musicale?
«Non ci sono consigli da dare, dal mio punto di vista l’arte se fatta in modo vero ti detta lei le condizioni, se dovessi dare un consiglio per forza direi “state lontano dai compromessi e siate voi stessi!”»
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Interviste
Passione e sogni di un giovane talento inarrestabile, intervista esclusiva a Giuseppe Pirozzi

In esclusiva per Sbircia la Notizia Magazine, l’attore emergente Giuseppe Pirozzi ci racconta le sue esperienze sul set della popolare serie “Mare Fuori“. Scopriremo cosa lo lega al suo personaggio e come sta vivendo la sua recente popolarità. Preparatevi ad immergervi nel suo mondo, tra speranze e sogni, amicizie sul set e la vita di un giovane attore in ascesa.
Giuseppe, nella terza stagione di Mare Fuori sei entrato nel cast fisso nel ruolo di Micciarella. Che cosa ti piace di questo personaggio?
“Non abbiamo molto in comune io e Micciarella, ma sicuramente ciò che mi piace del personaggio è la sua euforia, il fuoco dentro che ha.”
C’è invece qualche caratteristica di Micciarella che proprio non sopporti?
“In realtà non c’è una cosa in particolare che non sopporto. Il suo modo di fare è legato alla sua età. Micciarella è un ragazzino e avrà modo di crescere e maturare.”

Cosa auguri a Micciarella per il futuro? Quali storyline metteresti in scena per lui nella quarta stagione…
“Dipende quale piega prenderà la storia, ancora non mi sono fatto un’idea su quale può essere il futuro di Micciarella.”
Dal tuo punto di vista, per quale ragione Mare Fuori ha fatto breccia nel cuore del pubblico?
“Mare Fuori è speranza, per tutti, per i giovani ma anche per gli adulti.”
Quali sono i colleghi del set con i quali hai legato maggiormente?
“Sul set si è creata una famiglia vera e propria, ho legato tanto con tutti. Voglio bene a tutti.”

Forse non tutti sanno che sei un figlio d’arte. La passione per la recitazione l’hai ereditata da papà oppure è arrivata con qualche altro mezzo?
“Da piccolo mi piaceva osservare mio padre come lavorava a teatro. Col tempo questa cosa mi ha preso maggiormente fino a diventare una vera e propria passione.”
Ci sono altri progetti a cui ti stai dedicando in questo momento?
“Si ci sono altri lavori di cui però non posso dire nulla.”
C’è qualche attore a cui ti ispiri e con cui vorresti lavorare? E un regista?
“Dipende dai personaggi che interpreto, ci sono tanti registi con cui vorrei lavorare. Il mio preferito è Sergio Leone, ma purtroppo non c’è più.”
Cosa ti piace fare quando hai un po’ di tempo libero per te?
“Gioco a calcio, esco con gli amici, solite cose da ragazzo di 15 anni.”

Come stai vivendo la popolarità acquisita?
“La sto vivendo bene, sono felice e non me lo aspettavo.”
E il cuore come va? É impegnato?
“Un po’ di qua, un po’ di la, è impegnato dappertutto.”
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Interviste
Intervista esclusiva a Clementino: Cuore napoletano, passione per la TV e il tributo a Pino Daniele

Una voce amata della musica, un volto tv in ascesa, un gran bravo ragazzo che ce l’ha fatta: parliamo di Clementino. Grande successo per lui per il concerto di No name Radio lo scorso 17 marzo e per il memorial dedicato a Pino Daniele il 19 marzo al Palapartenope di Napoli, dopo gli ottimi riscontri in tv su Rai 1 a The Voice Senior e The voice Kids di Antonella Clerici. Noi lo abbiamo incontrato per una chiacchierata super esclusiva, a cura di Sante Cossentino e Junior Cristarella.

Qual è il tuo rapporto con Pino Daniele? Un tuo ricordo di Pino.
“Io ho sempre avuto un bellissimo rapporto con il maestro Pino Daniele. Ho persino fatto incidere un tatuaggio sulla mia schiena, proprio per esprimere l’enorme impatto e l’inestimabile contributo che ha avuto sulla mia musica e sull’evoluzione del mio stile artistico. Io sono contento perché mi ricordo di Pino al Pala Partenope, entrai nel suo camerino e lui era lì, con la chitarra che suonava la mia canzone “O’ vient”. E disse “Guagliòstupiezz ha la mie pennellate!” e da li capii che stavo facendo bene.”

Come sta la musica napoletana?
“La musica napoletana adesso sta viaggiando come il Napoli Calcio. Quindi sta andando bene, abbiamo tanto seguito e dobbiamo continuare a sostenerla, sempre! Sostenete tutti gli artisti partenopei!”

Ti affascina il mondo della televisione?
“Devo dirti la verità: mi affascina molto. Ho fatto The Voice, Made in Sud, Pechino Express. Piano piano voglio affermarmi sempre di più in questo mondo.”
NO Name Radio, è un po’ il sogno di questi ragazzi giovani conduttori per Radio Rai. Cosa consigli a questi ragazzi che sognano di diventare speaker radiofonici?
“Ho fatto tante cose e proprio per questo posso dirti che la prima regola, la prima componente che una persona deve avere è la determinazione. Bisogna lavorare. Se vuoi fare il cantante bisogna scrivere tante canzoni. Non puoi pensare di scriverne una sola all’anno. Ne devi scrivere cento. Così tiri fuori il 100% della tua forza. Bisogna essere determinati e anche se ci saranno tanti momenti bui, nei quali ti senti giù, tante porte chiuse davanti, ma devi continuare ad insistere e vedrai che prima o poi le porte si aprono.”

Si può dire che Antonella Clerici ti ha ‘battezzato’ in tv, e in questo senso è un po’ la tua madrina. Come la descriveresti?
“Antonella è luminosa, paziente e tanto generosa. Da spazio a tutti. In The Voice sono stato benissimo quest’anno. Credo sia stata la migliore stagione. Una stagione da 10! Oltre ad aver vinto mi hanno conosciuto anche in altre vesti. Quest’anno sono stato casinista ma anche con tanto cuore. Sono usciti lati di me inaspettati. Questo è importante perché le emozioni non vanno mai frenato e questo la gente lo avverte. E la verità che viene fuori è la chiave di tutto: in tv, nella musica, nello sport e nella vita!”
Qual è il tuo prossimo appuntamento?
“Ho tante cose in ballo. Però ci tengo ad invitare tutti il 25 aprile: siamo a Piazza Duomo a Nola con Hollywood Animation. Con una bellissima squadra e con tantissimi ospiti. Un evento assolutamente da non perdere. La festa dei Sogni! E si sa. Non bisogna mai smettere di sognare.”

Sogni nel cassetto?
“Il mio sogno adesso è quello di sorridere sempre. Non mi importa di niente.”
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Interviste
Jacopo Ratini si confida: il viaggio emotivo dietro ‘Carta da Parati’

Il cantautore Jacopo Ratini torna sulla scena musicale con il suo ultimo singolo, “Carta da Parati”, disponibile dal 23 marzo e in rotazione radiofonica dal giorno successivo.
La canzone esplora i sentimenti, i sogni e le paure di un padre in attesa del suo primo figlio. Ratini esprime le certezze indissolubili e le aspettative inevitabili nei confronti del futuro figlio attraverso liriche intense e toccanti.
Un videoclip illustrato e innovativo
Il videoclip di “Carta da Parati” si presenta come un racconto a disegni in formato “Instagram Stories”, realizzato grazie all’artista Dalila Di Corso. Trenta illustrazioni riprese in piano sequenza dalla fotocamera di un iPhone, che accompagnano il testo della canzone. Il brano, scritto da Jacopo Ratini, è prodotto in collaborazione con il producer e musicista Jacopo Mariotti e pubblicato dall’etichetta Atmosferica Dischi.
La carriera di Jacopo Ratini
Dopo la laurea in Psicologia, Ratini intraprende la carriera di cantautore, vincendo premi e festival nazionali di musica d’autore. La sua discografia include tre album, un libro di poesie e racconti, e un’audiofiaba. Ratini è inoltre ideatore del Salotto Bukowski, fondatore dell’etichetta musicale “Atmosferica Dischi” e creatore dell’Accademia del Songwriting. Dopo il successo del singolo “Non sono più io” pubblicato a gennaio 2023, il 23 marzo è uscito il brano “Carta da parati”. Noi lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato qualcosa qualcosa in più!

Ciao Jacopo, grazie per aver accettato il nostro invito! Noi di Sbircia la Notizia Magazine siamo lieti di averti come nostro ospite. Prima di cominciare a parlare del tuo lavoro, desideriamo farti una domanda un po’ più personale: chi è Jacopo nella vita di tutti i giorni?
“Una persona curiosa e riflessiva, che ama leggere, scrivere poesie e canzoni, fare lunghe camminate e mangiare dolci.”
Il tuo nuovo singolo “Carta da Parati” esplora i sentimenti di un padre in attesa di un figlio. Qual è stata l’ispirazione dietro a questo tema e come hai cercato di trasmettere queste emozioni attraverso il brano?
“La tematica della canzone non è stata pensata o scelta. Si è materializzata. Mi spiego meglio. Ero alla chitarra, ho cominciato a suonare una serie di accordi e ci ho improvvisato sopra una linea melodica insieme ad una serie di parole e frasi in lingua italiana, buttate a caso. E proprio quelle parole, pronunciate in modo casuale, mi hanno suggerito l’argomento che dovevo affrontare. Ho provato, quindi, a mettermi nei panni di un uomo che sta per diventare genitore per la prima volta, descrivendo tutte le sue emozioni, i suoi sogni, le sue aspettative e le sue paure nei confronti della nuova avventura che sta per affrontare. Il suo legame di vicinanza e di complicità con la propria compagna che diventa ancora più intimo e forte. Si può dire che “Carta da parati” rappresenti la mia idea romantica di amore, di famiglia e di paternità.”
Le illustrazioni del videoclip di “Carta da Parati” sono state realizzate dall’artista Dalila Di Corso e girate in piano sequenza con un iPhone. Come è nata questa collaborazione e in che modo le illustrazioni contribuiscono a raccontare la storia della canzone?
“Dalila l’ho conosciuta casualmente. Scrollando tra i reels consigliati dall’algoritmo di Instagram, mi sono imbattuto in un uno dei suoi meravigliosi video illustrati. Le ho scritto in privato, le ho fatto ascoltare la canzone e lei se ne è subito innamorata. Era settembre del 2022. Da quel momento è iniziata una collaborazione creativa che ha portato alla realizzazione del videoclip di “Carta da parati”. Le trenta illustrazioni, ideate e realizzate da Dalila, rendono il video un vero e proprio diario personale, disegnato, di quei nove mesi di attesa da parte del genitore.”

Hai lavorato con il produttore e musicista Jacopo Mariotti per la realizzazione di “Carta da Parati”. Qual è stato il processo di collaborazione tra voi due e come avete sviluppato l’arrangiamento musicale del brano?
“Con Jacopo lavoriamo insieme dal 2015, anno in cui è entrato a far parte della mia band come chitarrista e l’ho coinvolto negli arrangiamenti dell’album “Appunti sulla felicità”. Su “Carta da parati” abbiamo lavorato in questo modo. Gli ho portato una demo chitarra e voce del brano, già definito sia a livello melodico che testuale. Insieme abbiamo provato ad aggiungere alcuni accordi che lo arricchissero dal punto di vista armonico. Successivamente ci siamo dedicati alla fase di produzione vera e propria, scegliendo gli strumenti più adatti da utilizzare e sperimentando il sound che valorizzasse al meglio la canzone. Una volta ultimato l’arrangiamento, abbiamo registrato le voci al Cubo Rosso Recording di Igor Pardini, il quale si è occupato di finalizzare il brano, con il mix e il master.”
Il tuo percorso artistico spazia dalla musica alla poesia, passando per il teatro e la fondazione di un’etichetta discografica. In che modo queste diverse esperienze influenzano la tua musica e la tua scrittura?
“Tutte queste esperienze mi hanno reso più consapevole e preparato sia dal punto di vista artistico che manageriale ed organizzativo. Ho capito meglio cosa voglio/posso fare e fino a dove posso arrivare. Quanto sia importante, in certi momenti, lavorare da solo e quanto sia fondamentale, in altre situazioni, circondarmi di professionisti preparati e di fiducia che mi aiutino a realizzare e a velocizzare i miei progetti.”
Sei il fondatore dell’Accademia del Songwriting, un’accademia online di scrittura creativa applicata al mondo della canzone. Come è nata l’idea di creare questa piattaforma e quali sono gli obiettivi che desideri raggiungere con questa iniziativa?
“L’Accademia del Songwriting nasce dal mio desiderio profondo di aiutare e sostenere chiunque abbia il sogno di approcciarsi alla scrittura creativa applicata al mondo della canzone. Negli anni ho sviluppato un vero e proprio metodo didattico/formativo che prevede sia corsi base rivolti a chi non ha mai scritto una canzone, sia percorsi di confronto e supporto tecnico, pratico e manageriale, rivolti a chi già scrive canzoni (per mestiere o per passione) ma desidera perfezionare il proprio stile e le proprie competenze artistiche. In sostanza l’Accademia del Songwriting è una vera e propria palestra online per allenare la creatività.”
Quali sono i tuoi progetti futuri nel mondo della musica?
“Pubblicare nuovi singoli, fare uscire un paio di libri che ho nel cassetto, tornare ad organizzare un mio grande live su Roma ed ampliare e sviluppare l’offerta didattica e formativa dell’Accademia del Songwriting.”
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