Cultura
Consumi, think tank alza il sipario: ecco i falsi miti...
Consumi, think tank alza il sipario: ecco i falsi miti della Generazione Z
Sono 8,9 milioni i ragazzi nati fra il 1997 e il 2012: stanno influenzando aziende, famiglie e istituzioni.
Sono 8,9 milioni i ragazzi della Generazione Z, giovanissimi nati fra il 1997 e il 2012. Irriverenti, incoerenti, fragili di anima e trascinatori nell’approccio: non appena hanno sviluppato il loro pensiero critico, barcamenandosi nella giungla del mondo, hanno influenzato famiglie, aziende e istituzioni. E stanno influenzando anche le nostre abitudini, i nostri consumi e il nostro modo di vivere. Ma soprattutto sono sostenibili 'per fare bella figura'. Ad alzare il sipario su questa 'fetta' di società è il think tank Zelo che ha diffuso un'analisi sul "profondo fraintendimento" tra quello che la Generazione Z è, sogna, vive e vuole e ciò che adulti e aziende pensano di questi giovanissimi.
Gli analisti di Zelo, fondata nel 2023 e specializzata in GenZ, raccontano di quei milioni di ragazzi con un "innegabile potere economico, sociale e culturale" dando così alle aziende "insight azionabili e pratici" sulle nuove generazioni attraverso, assicurano, "Ricerche Sincere – non mediate e non filtrate – e l’analisi sul campo dei comportamenti dei consumatori più giovani". E il luogo comune più ripetuto del 2023 è sicuramente "La GenZ è sostenibile e salverà il mondo". Ma è davvero così? "Questa generazione - spiegano gli esperti di Zelo - è nata in un mondo già esaurito, consumato e ferito dalle generazioni precedenti, ed è sicuramente pronta a difendere la causa, ma non disposta a scendere in campo con azioni concrete".
I ragazzi della Generazione Z, proseguono gli analisti, "vogliono occupare lo spazio in modo nuovo, non vogliono pagare i debiti lasciati in eredità dalle generazioni precedenti. Se i loro genitori e nonni cercavano modelli fissi in cui riconoscersi, i nati dopo il 1997 hanno la decostruzione come presupposto: vogliono verità senza filtri, se non quelli di TikTok".
Cecilia Nostro, Founder di Zelo, sottolinea che la società di consulenza esperta di GenZ ha "una testa creativa con l’anima del ricercatore e le mani del consulente". "Sono rimasta affascinata - ammette - dalle sfumature della GenZ e da anni, ogni giorno, cerco di decifrarla con passione, pazienza e audacia, per risolvere il fraintendimento che blocca l’ingranaggio generazionale sulla base del quale si erge l’equilibrio della società. Per questo ho fondato Zelo". "Noi - scandisce - operiamo come detective che indagano sinceramente il pensiero di una generazione per offrire alle aziende che vogliano realmente parlare ai ragazzi un suo ritratto oggettivo, che faccia da base a progetti audaci, totalmente innovativi, con la capacità di integrarsi nelle più complesse strategie aziendali e al contempo essere conformi in tutto ai desideri della GenZ. Progetti pensati dunque per avere successo".
E così, lasciati alle spalle Black Friday e Cyber Monday, a guardare come la GenZ sta per affrontare la corsa ai regali natalizi, in termini di sostenibilità, e in uno dei periodi dell’anno a maggior impatto, questi ragazzi se da un lato sembrano essere impegnati nella lotta al cambiamento climatico e a arginare le relative conseguenze, dall’altro i dati rilevati da Zelo mostrano uno scenario ben diverso, visto che solo un timido 15% del campione ascoltato ha dichiarato di sentirsi davvero e concretamente sostenibile nei propri comportamenti e nelle proprie scelte.
Un 17% dei giovani GenZ, invece, ha ammesso che il proprio impegno a riguardo si ferma nel fare la raccolta differenziata, ben il 33% ha affermato di non sentirsi sostenibile come tutti penserebbero e il rimanente 35% si ritiene consapevole e informato, ma poi si chiede: "che possiamo fare?". È così che analizzandone i comportamenti di acquisto salta subito all’occhio come, solo se colti alla sprovvista, per non fare brutta figura, i GenZ cercheranno di rappresentare l’immagine che genitori, tv e giornali hanno di loro, "quelli impegnati a salvare il mondo" mentre i comportamenti quotidiani dei nati dopo il 1997 non sembrano offrire conferme alla tesi e, tagliano corto: i grandi fan del fast fashion sono proprio i GenZ.
Cultura
Fumetti, Ortolani: “Rat-Man ha successo da 20 anni ma...
Il fumettista, intervistato dall'Adnkronos, svela il segreto di tanto successo: "passione e umorismo"
Ama definirsi artista, pubblica le sue vignette anche su Instagram seguite da oltre 118mila followers, fumettista per passione e professione nonostante una laurea in geologia. E’ Leo Ortolani, classe 1967, famoso per le serie a fumetti di ‘Rat-Man’ che vanno avanti dagli anni ‘90. In questi giorni è possibile incontrarlo tra gli stand di Floracult a Roma, invitato ed "inviato speciale". Ortolani, che si aggira nel colorato mondo dei fiori della mostra-mercato, organizzata da Ilaria Venturini Fendi nella sua azienda agricola al Parco di Veio (in corso fino a domenica 28 aprile) trasmette le proprie "impressioni su questo evento" sul suo profilo Instagram e su quello di Floracult, attraverso un personaggio che altri non è che la caricatura di se stesso. "Qui sto realizzando vignette corredate da gag, ne farò una decina fino a domenica e le pubblico su Instagram" rivela intervistato dall’Adnkronos, alla ricerca di nuovi spunti tra natura e cultura.
Ortolani non abbandona però la carta perché "quello che caratterizza un disegnatore è il segno che esce dalla matita o dal pennello" a conferma del fatto che non si avvale di strumenti digitali. "Non uso il tablet perché il segno tende a essere più uniforme" aggiunge. Tuttavia, pubblica anche sul web "perché è un ottimo modo per avere visibilità".
"Il mio personaggio Rat-Man va avanti da venti anni con serie di storie a fumetti ma disegno fumetti da quando avevo 4 anni, ho sempre avuto questa passione e non ho mai smesso – afferma sorridendo – anche se sono geologo a tutti gli effetti, avendo fatto l’esame di Stato...tuttavia ho seguito il consiglio di mia madre che era pittrice e mi raccomandò di avere un piano B visto che gli artisti di solito non è che campino bene con la loro arte. A me, per fortuna, riesce ma molti fumettisti fanno anche altre cose: ad esempio c’è chi insegna".
Quanto alle difficoltà della professione di fumettista in Italia Ortolani tende a sfatare luoghi comuni. "In Italia è più facile piuttosto che, ad esempio, in America dove il mondo del fumetto è gestito da grandi società come Marvel, DC Comics, ecc. Lì ti chiedono determinate cose e quindi, se lo vedi come un lavoro hai già fallito… Io sono riuscito a imporre le mie storie con l’umorismo, comunque, di base lo fai perché ti deve piacere".
"Con i social come Instagram si può pubblicare subito e magari se si ha qualcosa da dire ti può andare bene ma – sostiene il fumettista pisano - può essere un’arma a doppio taglio perché le case editrici vedono quanti ti seguono e magari hai pochi followers non vuol dire che tu non sia in grado di reggere una pubblicazione. In Italia ci sono fumetti bellissimi che leggono in pochi…io al momento ne ho 118mila, sono tanti, poi pubblico con Feltrinelli e Panini Comics”. A Floracult è la sua prima volta ma l'artista frequenta molte manifestazioni del settore, a cominciare da Lucca Comics and Games che ritiene essere "casa mia" e dove presenta i suoi lavori. Il prossimo evento a cui parteciperà sarà "Best movies comics and games" a Milano l'8 e 9 giugno per il quale ha firmato anche la locandina.
Cultura
Sherlock Holmes, in arrivo nuovo romanzo: sarà lo scrittore...
Il giornalista e romanziere scelto dai discendenti di Arthur Conan Doyle. 'Holmes and Moriarty' sarà pubblicato il prossimo 12 settembre in Gran Bretagna e in contemporanea mondiale in una ventina di nazioni
Gli eredi dello scrittore scozzese Arthur Conan Doyle (1859-1930) hanno scelto il romanziere e giornalista inglese Gareth Rubin per continuare le avventure di Sherlock Holmes, il famoso detective di Baker Street. E hanno già annunciato un nuovo libro sul padre di tutti gli investigatori privati: si intitola "Holmes and Moriarty" e sarà pubblicato da Simon & Schuster il prossimo 12 settembre in Gran Bretagna, in contemporanea mondiale in una ventina di nazioni (in Italia uscirà da Longanesi).
La trama
Gareth Rubin, affermato giallista, accanto a Sherlock Holmes e al dottor Watson, sua immancabile spalla, mette in scena l'arcinemico, il professor James Moriarty, unendo l'abilità investigativa del talentuoso detective a quella del suo grande avversario, una mente criminale che gestisce una rete invisibile di ladri, assassini e ricattatori e che tuttavia non lascia mai una traccia che lo colleghi alla scena del crimine.
Nella Londra del 1903 Holmes e Watson sono stati ingaggiati dall'attore George Reynolds: vuole che scoprano perché il pubblico che viene a vederlo recitare ogni sera in teatro è composto dalle stesse persone, solo che indossano dei travestimenti. Sta succedendo qualcosa di sinistro e, se sì, cosa? Nel frattempo, l'arcinemico di Holmes, il professor James Moriarty, ha i suoi problemi. Implicato nell'omicidio del capo di una banda, Moriarty e il suo braccio destro, Moran, devono fuggire dalla polizia per scoprire chi c'è dietro la messinscena. Ma la loro indagine li mette sulla strada di Holmes e Watson e non passa molto tempo prima che tutti e quattro si rendano conto di essere presi di mira dalla stessa persona. Con le vite in gioco, non solo la loro, devono formare un'alleanza scomoda per smascherare il vero cattivo. Con gli indizi che li portano a un hotel in Svizzera e a una cospirazione molto più grande di quanto si aspettassero, di chi ci si può fidare e qualcuno di loro riuscirà a sopravvivere?
I personaggi di Conan Doyle e la scelta dei sequel
"Uno dei nostri obiettivi è far conoscere al mondo altri personaggi di Conan Doyle. Non solo Moriarty, ma anche quelli di altri misteri di Holmes, come il colonnello Sebastian Moran, o di altre serie di avventure, come le storie del professor Challenger", ha dichiarato Richard Pooley, pronipote di Arthur Conan Doyle e responsabile della proprietà letteraria insieme al pronipote di Conan Doyle, Richard Doyle, e alla sua pronipote, Catherine Bates. La famiglia ha approvato il libro di Rubin, "Holmes and Moriarty", come degno sequel. "Gareth ha disegnato molto bene questi personaggi, compreso il colonnello Moran, che è fondamentale per questa storia", ha aggiunto Pooley. "Moran è stato descritto da Holmes come 'il secondo uomo più pericoloso di Londra' e racconta metà di questo nuovo mistero. Come braccio destro di Moriarty, compare solo in un paio di storie originali di Holmes".
Gli sforzi per trarre un nuovo sequel da un'opera consolidata sono diventati cruciali per gestire con profitto una proprietà letteraria come quella dei discendenti di Conan Doyle. L'idea di creare un legame tra Holmes e Rubin, un londinese che lavora all'"Observer" ed è noto soprattutto per il suo recente bestseller "The Turnglass" (in italiano "La clessidra di cristallo è stata pubblicata nel 2023 da Longanesi), è venuta all'agente dello scrittore Jon Wood. Più di dieci anni fa, fu Wood a suggerire ad Anthony Horowitz di scrivere i precedenti titoli autorizzati di Holmes nel 2011 e 2014.
In vista anche una serie tv
"Gareth ha davvero sviluppato i personaggi ed è così bravo nei dialoghi", ha detto il discendente Richad Pooley, che sospetta che Moran, "un ragazzo giovane", potrebbe ora dare vita a una serie tutta sua. Ma c'è anche del potenziale, secondo lui, nel professor Challenger e nel lottatore Stone. Nella mitologia di Holmes hanno un ruolo importante anche Mycroft, il fratello solitario di Sherlock, e la cattiva Irene Adler, l'unica avversaria che ha avuto la meglio su Holmes e che in seguito è sempre stata chiamata "la donna".
"Stiamo già parlando con persone che vogliono prendere Irene Adler per sviluppare una serie televisiva. La maggior parte dei personaggi ricorrenti di Conan Doyle erano uomini, anche se le storie parlano spesso di donne in pericolo. Tutto ciò deriva dal suo carattere. Le persone più importanti della sua vita erano sua madre e la sua seconda moglie", ha dichiarato Pooley. "Suo padre era inutile e alcolizzato, e quindi tutti i suoi racconti parlano di cavalleria. Sherlock e il dottor Watson salvano sempre le donne".
Cultura
La Gioconda in un caveau, l’ipotesi del Louvre
La stampa francese ipotizza un trasferimento in una camera sotterranea del museo parigino
Per porre fine alle lamentele dei turisti che vorrebbero sostare più a lungo davanti al capolavoro di Leonardo da Vinci, il Louvre sta pensando di spostare la Gioconda in una stanza sotterranea del museo parigino. L'immagine iconica di una gentildonna dal sorriso enigmatico è protetta da un vetro antiproiettile e antiriflesso, insieme a impostazioni di temperatura e umidità strettamente controllate per garantire la conservazione del dipinto. Nel tentativo di porre rimedio a questa situazione di eccessivo affollamento e alle file che alimentano i malumori dei visitatori giunti da ogni parte del mondo, la Monna Lisa potrebbe essere trasferita in un caveau di nuova costruzione, secondo quanto riportato dalla stampa francese.
Una nuova camera sotterranea per la pittura farebbe parte di una futura ristrutturazione del "Grand Louvre", con un nuovo ingresso al museo. I visitatori eviterebbero l'ingresso con la celeberrima piramide di vetro e sarebbero condotti direttamente alle sale sotterranee: una per la Monna Lisa e l'altra per le mostre temporanee. Secondo il quotidiano "Le Figaro", il budget per la ristrutturazione del Louvre è stimato in 500 milioni di euro.
La direttrice del Louvre, Laurence des Cars, ha recentemente suggerito di trasferire la popolare opera d'arte in un'apposita sala costruita nel seminterrato dell'istituzione. "Non accogliamo molto bene i visitatori in questa sala, quindi riteniamo di non fare bene il nostro lavoro", avrebbe detto de Cars al personale e ai supervisori. "Spostare la Gioconda in una sala separata potrebbe porre fine al disappunto del pubblico". "Ci abbiamo pensato a lungo, ma questa volta siamo tutti d'accordo", ha dichiarato a "Le Figaro" Vincent Delieuvin, curatore capo della pittura italiana del XVI secolo del Louvre. "È una grande sala e la Gioconda è in fondo, dietro il suo vetro di sicurezza, quindi a prima vista sembra un francobollo", ha sottolineato.
Ogni anno il Louvre riceve tra i 9 e 10 milioni di visitatori e, secondo i funzionari del museo, la Gioconda è l'attrazione principale per l'80%. Nei giorni di maggiore affluenza, anche 25.000 persone fanno la fila per vederla per una manciata di secondi. La popolarità del dipinto ha indotto altri tentativi di migliorare l'esperienza visiva, tra cui la ridipintura delle pareti della galleria da giallo uovo a blu notte nel 2019, nonché un cambiamento nel sistema di code per i visitatori.
Ma Delieuvin ha affermato che l'impatto dei social media e del turismo di massa richiede uno sforzo maggiore, soprattutto dopo che la celebrità dell'opera d'arte è aumentata in seguito al furto nel 1911. "Al giorno d'oggi, bisogna aver visto almeno una volta nella vita qualcosa di cui tutti parlano, e la Gioconda è chiaramente uno di quei capolavori da vedere", ha dichiarato il curatore. "Dobbiamo accettare lo status di icona globale del dipinto, che sfugge al nostro controllo", ha aggiunto la direttrice de Cars.