Salute e Benessere
Il medico risponde: Dolore alla spalla, quali sono le cause?
“Il Medico risponde”
Dolore alla spalla, quali sono le cause?
DOMANDA
Professore salve!
Sono un lettore assiduo del vostro interessantissimo giornale, Sbircia la notizia magazine, i miei più vivi complimenti per tutti gli argomenti che trattate. Purtroppo ho un dolore alla spalla che spesso mi assilla, mi darebbe qualche delucidazione in merito? Quali le cause e quale branca della medicina ne è interessata? Grazie d’anticipo. Buona giornata e buon lavoro.
Mario no Facebook no Twitter
RISPOSTA
A cura del Dr. Ferdinando Martinez
ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."
Salve Mario, grazie per i suoi graditissimi complimenti, ne siamo compiaciuti.
Vediamo subito di comprendere un po’ questo dolore alla spalla di cui lei mi chiede gentilmente delucidazioni in merito. Il dolore alla spalla è di origine articolare, tendinea o nervosa. Può originarsi dalla spalla stessa o irradiarsi dal rachide cervicale e richiede sempre un attento e sollecito consulto medico per stabilire una diagnosi e offrire un trattamento appropriato al caso, per evitare invalidanti peggioramenti.
Prima di affermare che il dolore proviene dalla spalla, dobbiamo assicurarci che non sia correlato al collo, a livello del rachide cervicale e che si irradia alla spalla.
Quando i movimenti della spalla o certi gesti come indossare una giacca risvegliano il dolore o non sono più del tutto possibili, il problema riguarda proprio l’articolazione della spalla.
Un dolore alla colonna vertebrale cervicale correlato si manifesta prontamente in altre condizioni: guidare l’auto, posizione durante il sonno o durante lavoro.
Il medico verifica la mobilità della spalla in modo attivo, passivo e attivo contro la resistenza. Questo esame può sembrare lungo perché i movimenti sono numerosi (antepulsione e retropulsione, abduzione e adduzione, rotazione interna ed esterna, gomito flesso a 90 ° e aderente al corpo), è comunque fondamentale per la diagnosi.
Gli esami sono definiti in base alle caratteristiche del dolore
È possibile ricorrere alla classica radiografia con immagini frontali in posizione neutra e in rotazione alla ricerca soprattutto delle calcificazioni.
Gli altri esami saranno indicati secondo i primi orientamenti forniti dalle caratteristiche del dolore:
- Un’ecografia della spalla identifica tendini e borse e individua lesioni della cuffia dei rotatori. Questo insieme di tendini e muscoli svolge un ruolo essenziale nella mobilizzazione della spalla (sopra e sottospinato, sottoscapolare e piccolo rotondo).
- Una TAC o una risonanza magnetica per studiare le condizioni della cuffia dei rotatori.
- Un artrografia con scanner artro per uno strappo della cuffia dei rotatori o capsuliti.
- Infine, è possibile eseguire una valutazione infiammatoria alla ricerca di un problema infettivo in presenza di una sindrome iperalgesica.
La spalla dolorante ha diverse origini
- La tendinite della spalla, acuta o cronica, può interessare uno o più tendini della cuffia dei rotatori. Come ad esempio la periartrite scapolo-omerale, di solito si verifica in soggetti piuttosto giovani, prontamente innescata da sport ripetitivi o gesti professionali abitudinali.
- L’infiammazione più comune coinvolge il tendine sovraspinato che è responsabile del movimento del braccio rivolto verso l’esterno.
- Possono anche essere colpiti gli altri tendini, sottospinato e bicipiti lunghi.
- Quando la tendinite è associata all’infiammazione della capsula (capsulite), questo movimento è particolarmente doloroso e limitato.
- Le lesioni possono coinvolgere il nervo sottoscapolare, il nervo spinale , il nervo dentato o il nervo circonflesso.
Quali sono le cause? Le cause possono essere meccaniche, legate all’osteoartrosi o infiammatorie. La spalla bloccata, causa meccanica, può avere origini diverse:
- Può essere una rottura della cuffia dei rotatori, sia completa – collegata il più delle volte a un incidente portatile – o incompleta – di origine piuttosto degenerativa che si verifica in una persona anziana.
- La spalla bloccata può verificarsi come conseguenza di una spalla dolorosa non supportata o essere la manifestazione di una sindrome di distrofia degli arti superiori chiamata ” sindrome della mano spalla “.
Possono anche esserci lesioni artritiche infiammatorie, infettive o microcristalline nella spalla:
- Artrite infiammatoria nel contesto di reumatismi infiammatori (artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante);
- Artrite microcristallina di tipo condrocalcinosi articolare;
- Artrite infettiva, eccezionalmente.
L’ osteoartrosi chiamata anche artrosi gleno-omerale è primitiva ma in linea di principio non si verifica mai dopo un problema iniziale. A seconda della posizione della testa dell’omero nella cavità glenoidea, esistono due tipi di artrosi:
- Artrosi centrata, di solito a seguito di una frattura.
- Artrosi eccentrica , causata da una massiccia rottura della cuffia dei rotatori.
Il dolore alla spalla si sviluppa in due fasi: il primo è infiammatorio e doloroso e il secondo, meno doloroso, provoca rigidità.
Le sue cause sono variabili e possono essere del seguente ordine:
- Neurologico ( morbo di Parkinson , fuoco di Sant’Antonio , emiplegia )
- Toracico (tumori broncopolmonari);
- Medicinali (barbiturici, farmaci anti-tubercolosi).
Quale branca della medicina?
Medicina generale
La medicina generale, riconosciuta come specialità, svolge funzioni specifiche: cura complessiva del paziente, continuità e coordinamento delle cure. Il medico di base è, per la sua specifica pratica in prossimità e sul campo, al centro delle reti sanitarie. È un partner privilegiato delle azioni di sanità pubblica: prevenzione, screening, sanità e educazione sociale. Il suo ruolo è essenziale nel coordinare l’assistenza agli anziani e alle persone in situazioni precarie.
Sempre più medici di base stanno lavorando in ambulatori di gruppo o case di cura multidisciplinari, consentendo così di ampliare il campo delle competenze messe a disposizione dei pazienti e di aumentare le fasce orarie per la consultazione.
È il medico di base che viene più spesso dichiarato medico curante presso la previdenza sociale. Ma qualsiasi medico, qualunque sia la sua specialità, può essere scelto in questo ruolo.
Reumatologia
Secondo la definizione dell’Unione Europea dei medici specialisti, la reumatologia è la specialità medica che tratta il dolore e le disfunzioni dell’apparato muscolo-scheletrico e dei tessuti connettivi ad esso associati, nonché le condizioni che interessano la regione periarticolare:
- malattie infiammatorie;
- malattie del sistema muscolo-scheletrico;
- malattie del tessuto connettivo e dei vasi sanguigni;
- malattie degenerative delle articolazioni e della colonna vertebrale;
- malattie metaboliche che colpiscono il sistema muscolo-scheletrico;
- malattie dei tessuti periarticolari;
- malattie di altri organi e apparati, in particolare del sistema nervoso, nella misura in cui sono correlate alle malattie sopra menzionate.
Chirurgia ortopedica e traumatologica
La chirurgia ortopedica tratta malattie, traumi (fratture, rotture, ematomi) e deformità del sistema muscolo-scheletrico: ossa, articolazioni, legamenti, tendini e muscoli. Precedentemente limitato al solo trattamento delle fratture, si sta ora sviluppando in altri settori: protesi articolari, innesti ossei o chirurgia endoscopica. Il chirurgo ortopedico può eseguire interventi chirurgici, eseguire gesti con piccole incisioni (artroscopia), ridurre fratture o lussazioni con o senza anestesia, cucire ferite di grandi dimensioni o ferite che richiedono l’esplorazione per verificare l’assenza di lesioni associate a tendini o articolazioni.
Mario, le ricordo che la mia risposta, non intende in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi sintomo stesso, grazie per la cortese comprensione, le auguro una meravigliosa domenica.
“Non est vivere sed valere vita est.
La vita non è essere vivi, ma stare bene.“
(Marco Valerio Marziale)
Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it
Salute e Benessere
Covid, aumenta rischio cardiovascolare nei 3 anni dopo...
Lo studio condotto dall'Irccs San Raffaele in collaborazione con La Sapienza e Federico II
L'aumento del rischio cardiovascolare che si registra per i pazienti Covid-19 potrebbe non essere limitato alla fase acuta dell'infezione, ma estendersi nel tempo, almeno per 3 anni. Sono questi i risultati dello studio, pubblicato su 'Cardiovascular Research', condotto dai ricercatori dell'Irccs San Raffaele di Roma in collaborazione con colleghi delle università di Roma Sapienza e Federico II di Napoli. L'indagine è stata realizzata su un campione di circa 229mila pazienti, tra cui circa 32mila che hanno avuto una diagnosi molecolare di Covid-19, in una regione - la Campania - a rischio cardiovascolare moderato secondo la classificazione europea Score.
Rischio infarto e ictus
Diversi studi, su un numero limitato di persone ospedalizzate, hanno dimostrato che l'infezione da Sars-CoV-2 è molto spesso associata allo sviluppo di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari. L'importanza di questo nuovo lavoro sta nel fatto che prende in esame una popolazione reale di grandi dimensioni. Coinvolge infatti persone provenienti da un database dei medici di medicina generale della Asl 1 di Napoli, seguite per 3 anni, durante la pandemia nel periodo 2020-22, e confrontate con una popolazione pre-pandemia derivata dallo stesso database nel periodo 2017-19. "I risultati hanno dimostrato che il gruppo infettato dal virus ha avuto circa il doppio dei casi di infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e miopericarditi", ha spiegato Massimo Volpe, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell'ipertensione arteriosa e delle complicanze cardiovascolari del San Raffaele, tra i firmatari dello studio.
Un rischio aumentato, insomma, che "nella popolazione colpita dal virus pandemico si protrae per almeno 3 anni. La rilevante ricaduta clinica e sociale impone quindi un'attenzione particolare nei confronti dei soggetti colpiti dal Covid-19 che devono essere seguiti nel tempo, per il possibile sviluppo di malattie cardiovascolari", ha aggiunto Volpe. I ricercatori, in base ai risultati dello studio, invitano quindi alla pianificazione di un follow-up più lungo per i pazienti con Covid-19, per prevenire e gestire tempestivamente possibili eventi cardiovascolari e cerebrovascolari gravi.
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Ospedale del futuro, Petralia (Fiaso): “Con...
Al congresso Aiic, 'digitalizzazione e Ai per una presa in cura unitaria'
Il futuro dei nostri ospedali "parte qui e ora, da ciascuno di noi che ci aspettiamo di essere presi in cura, prima ancora che essere curati. Gli ospedali non sono stati sempre soltanto luoghi di auspicabile guarigione, di cura di malattie, ma sono nati come luoghi di accoglienza, di ospitalità per viandanti e pellegrini. Con l'avanzare della tecnologia e della scienza sono diventati percorsi, spazi, prospettive di presa in carico e di cura", e in questo "un ruolo importante è giocato dalla digitalizzazione e dall'intelligenza artificiale". Così Paolo Petralia, vicepresidente vicario Fiaso e direttore generale Asl 4 Liguria, questa mattina a Roma, ha descritto l'evoluzione dell'assistenza ospedaliera al Convegno nazionale dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) in corso nella Capitale fino a sabato.
Si tratta di "un modello di ospedale che sempre di più va verso il territorio - continua Petralia - e di territorio che va verso l'ospedale in una logica di circolarità e non di esclusività", che supera il concetto di "integrazione ospedale-territorio. Abbiamo bisogno di parlare di un percorso per le persone, di una presa in cura unitaria e che vada dall'ospedale al setting assistenziale intermedio e al domicilio, in una logica di continuità di assistenza e cura". Oltre ad essere un luogo "bello", nell'ospedale del futuro "non si è costretti a dover condividere la camera con altre persone e, grazie alla tecnologia", ci sarà "la virtualizzazione dei posti letto - spiega l'esperto - e non sarà più necessario dover dormire in ospedale per essere curati" perché, con la condivisione dei dati, "l'assistenza sarà fornita al bisogno, a domicilio". A livello tecnologico, "l'intelligenza artificiale potrà affiancare e sostenere gli operatori, ma anche i pazienti nell'esperienza di permanenza in ospedale per ottenere risposte che sono avanzate dal punto di vista dei contenuti clinici, ma anche sostenibili e gradevoli dal punto di vista della modalità con cui vengono erogati".
A fronte di un patrimonio edilizio ospedaliero spesso obsoleto, "possiamo immaginare, nel tempo, di riuscire" a lavorare per trasformare gli edifici attuali in "building adeguati in termini di struttura - conclude Petralia - che risparmino energia, che siano green, automatizzati, efficienti dal punto di vista dei percorsi, ma anche degli spostamenti, in una logica che dal monoblocco ritorna a padiglioni piccoli, immersi nel verde, capaci di essere flessibili nel loro utilizzo, come la pandemia ci ha insegnato".
Salute e Benessere
Ospedale del futuro, l’esperto: “Flessibile,...
Al congresso Aiic, 'organizzazione per intensità di cura'
"L'ospedale del futuro dovrà essere flessibile, modulare - anche perché, ci ha insegnato il Covid, ci può essere necessaria una riconfigurazione rapida dei posti letto - molto digitale, con intelligenza artificiale, senza reparti, con pochi professionisti" supportati al meglio, "in modo che il lavoro che adesso viene fatto da tanti in futuro venga fatto da pochi, e accogliente", con "tanto verde". Lo ha detto Giovanni Guizzetti, ingegnere clinico e direttore sociosanitario Asst Ovest Milanese, intervenendo questa mattina alla sessione dedicata all'ospedale del futuro, durante il Convegno nazionale dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic), a Roma fino al 18 maggio.
"Per capire quale possa essere il futuro dell'ospedale - continua Guizzetti - dobbiamo capire qual sarà il futuro di tutte le assistenze sanitarie del cittadino e, quindi, anche come si arriverà alla trasformazione della sanità domiciliare e la sanità territoriale. L'ospedale del futuro dovrebbe essere un ospedale in cui, ad esempio, il paziente cronico non accede, se non in casi rarissimi". Tra le novità più importanti, spicca il fatto che non ci sarà una differenziazione fra un reparto e l'altro, ma in base all'intensità di cura. E servirà più contatto con la natura, quindi aree verdi, perché "questo, è dimostrato ampiamente, contribuisce anche al maggior benessere del paziente". Nell'ospedale del futuro "ci saranno molte camere singole", almeno la metà dei posti letto, "non solo per un maggiore comfort del paziente - precisa Guizzetti - ma anche perché questo permette di controllare meglio le infezioni ospedaliere. Soprattutto sarà un ospedale molto digitale, in cui le applicazioni di intelligenza artificiale senz'altro supporteranno tutto il processo di diagnosi e cura. Si è citato addirittura un ospedale senza posti letto, perché l'ospedale diventa il concentratore della sanità domiciliare, di pazienti che sono monitorati a casa loro e gestiti centralmente da una struttura in cui, professionisti multidisciplinari, gestiscono il paziente che si trova, invece, a domicilio".
La trasformazione "in realtà è già in corso - avvisa l'esperto - Non ce ne stiamo accorgendo, ma nel mondo ci sono già degli esempi. In Italia abbiamo tanti, troppi ospedali piccoli, che costano molti soldi di gestione e non permettono agli ospedali più avanzati di poter essere adeguatamente supportati. Certo, resta la necessità di avere una prossimità dell'ospedale, ma se consideriamo" l'evoluzione tecnologica e l'aumento "dei trasporti con mezzi a guida autonoma", è facile intuire che "anche l'accesso al luogo di cura, anche in modo autonomo", sarà una realtà.