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Sostenibilità

Trento, università vara nuovo regolamento “tutto al...

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Trento, università vara nuovo regolamento “tutto al femminile”: è polemica

Criticata la scelta della “rettrice” Flavio Deflorian, La polemica: “Gesto simbolico inutile se gli organi di dirigenza sono occupati da uomini”

Ragazza laureata - - Canva

Il Consiglio di amministrazione dell’Università di Trento ha varato il Regolamento generale di Ateneo con una formula particolare: il “femminile sovraesteso”. La sua peculiarità, si legge nella nota che annuncia l’innovazione, viene ribadita proprio nell’incipit con l’introduzione di un apposito comma: “I termini femminili usati in questo testo si riferiscono a tutte le persone”.

Il documento quadro che mette in atto e dettaglia quanto previsto dallo Statuto di Ateneo è stato così recentemente aggiornato. Scopriamo insieme perché.

“Una scelta simbolica”

“Una scelta che ha una valenza fortemente simbolica”, ha spiegato il rettore Flavio Deflorian. Approfondendo le motivazioni della genesi e le regioni di questa decisione, il rettore ha annunciato: “Nella stesura del nuovo Regolamento abbiamo notato che accordarsi alle linee guida sul linguaggio rispettoso avrebbe appesantito molto tutto il documento. In vari passaggi, infatti, si sarebbe dovuto specificare i termini sia al femminile, sia al maschile. Così – continua Deflorian – per rendere tutto più fluido e per facilitare la fase di confronto interno, i nostri uffici amministrativi hanno deciso di lavorare a una bozza declinata su un unico genere”. E hanno scelto quello femminile.

La rivoluzione, spesso, ha inizio anche solo a partire dal linguaggio. L’Università di Trento lo sa bene e non si tira indietro rispetto a una scelta che, seppur simbolica, acquista carattere di innovazione e inclusione, dimostrandosi così precursore di un futuro che dovrebbe essere già presente. Cinquanta pagine di regolamento sono composte da termini come “la presidente”, “la rettrice”, “la segretaria”, “le componenti del Nucleo di valutazione”, “la direttrice del Sistema bibliotecario di Ateneo”, “le professoresse”, “la candidata”, e così via.

Dopo alcuni passaggi formali, il regolamento sarà emanato, trasmesso alle strutture e pubblicato sul sito di Ateneo, dove sarà liberamente consultabile.

Le polemiche

La scelta di redigere un documento ufficiale, come un Regolamento d’Ateneo, tutto al femminile, ha fatto però discutere. Tra chi sostiene che sia completamente inutile e chi pensa che sia superfluo, ci sono i “moderati” tra i principali non sostenitori, cioè coloro che hanno reputato "una scelta sciocca" quella di usare il femminile, “una storpiatura della lingua italiana”, si legge tra i commenti social che si sono diffusi nell’ultima settimana.

Ciò che però fa riflettere, sono le parole dello stesso rettore che ha spiegato, in modo molto sintetico, la ratio di tale decisione: “Leggere il documento (già al femminile, ndr) mi ha colpito. Come uomo mi sono sentito escluso. Questo mi ha fatto molto riflettere sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali – ha spiegato -. Così ho proposto di dare, almeno in questo importante documento, un segnale di discontinuità. Una decisione che è stata accolta senza obiezioni”.

Il tetto di cristallo delle università italiane

Sono più della metà degli iscritti, ma ai vertici delle università italiane non raggiungono il 30%. La carriera universitaria delle donne, secondo l’ultimo rapporto Anvur 2023 (elaborazione dati MIUR), vede un gender gap nei ruoli di insegnamento e rappresentanza negli atenei della nostra Nazione. Nei ruoli di vertice troviamo per lo più uomini: i professori sono 19.702 contro le 5.017 donne, mentre dei 99 rettori in carica nel 2022, solo 12 erano donne. La situazione non cambia se si guardano i direttori generali delle università statali: 72,1% è di genere maschile.

Anche se la scelta dell’Università di Trento possa far riflettere molto sull’importanza del linguaggio nell’uso comune e sulla necessità di lavorare su un’inclusività linguistica maggiore, ciò che però ha destato qualche perplessità è che, alla scelta di un regolamento al femminile si accosta una maggioranza di uomini ai vertici amministrativi e dirigenziali dell’Università. “Le direttrici” dei Dipartimenti, come verranno definiti nel Regolamento, sono per lo più uomini. Altro segnale che un cambio di paradigma che parte dal linguaggio necessita di raggiungere anche la realtà concreta e materiale delle cose.

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Sostenibilità

Imprese più performanti con donne ai vertici

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Meno rischio, più sostenibilità e performance finanziarie ottimali con il gender-balanced

Parità di genere

Nel mondo aziendale, la diversità di genere non è solo una questione di equità, ma anche di solide performance finanziarie e sostenibilità a lungo termine. Un recente studio condotto da Cerved Rating Agency, leader nel valutare il merito di credito e le performance ESG delle imprese italiane, ha rivelato che le aziende con una composizione equilibrata tra uomini e donne nei vertici godono di un vantaggio significativo sotto diversi aspetti.

Dati sull'equilibrio di genere e la salute finanziaria

Le imprese più virtuose dal punto di vista finanziario, caratterizzate da un minor rischio creditizio, indicatori ESG più positivi e una riduzione degli incidenti sul lavoro e dei contratti a termine, sono quelle che puntano alla diversità di genere nei loro organi decisionali. L'analisi ha rilevato che le aziende con un CEO donna e un Consiglio di Amministrazione a maggioranza maschile hanno un rischio di default inferiore al 3%, mentre questo valore supera il 7% in aziende guidate interamente da uomini o da donne.

Distribuzione regionale e trend

Le imprese che abbracciano la diversità di genere sono concentrate principalmente nel Nord e nel Centro Italia, con una presenza significativamente inferiore nel Sud. Tuttavia, quelle che adottano questa strategia in tutte le regioni mostrano una performance finanziaria superiore rispetto alle aziende con una composizione più polarizzata.

Regioni come Valle d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte guidano la carica verso una maggiore equità di genere nei vertici aziendali, con percentuali superiori al 20%. Queste regioni sono seguite da Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto, che dimostrano un impegno significativo verso la diversità e una robustezza finanziaria correlata.

Nonostante i chiari vantaggi finanziari e di sostenibilità, il Sud Italia rimane in ritardo nell'adozione di politiche di equilibrio di genere. Le regioni meridionali, come Calabria e Sicilia, hanno ancora molto da fare per ridurre il divario di genere nei vertici aziendali e cogliere i benefici economici correlati.

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Sostenibilità

La transizione green delle imprese italiane

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Numeri in crescita e sfide da superare

Transizione green

Nel 2024, le aziende italiane che hanno deciso di investire per ridurre il proprio impatto ambientale, migliorare l’efficienza energetica e attivare processi di economia circolare sono aumentate in modo significativo, raggiungendo il 69% rispetto al 45% del 2022. Questo incremento è ancora più marcato tra le grandi aziende (con oltre 250 dipendenti), dove la percentuale raggiunge il 79%. Questi dati provengono dall'Osservatorio sulla 'clean technology' nelle imprese italiane, un’analisi approfondita dello stato attuale della sostenibilità, dell’efficienza energetica e dell’economia circolare nelle imprese italiane.

La spinta verso la sostenibilità

La ricerca, condotta da Eumetra per conto di Innovatec e Circularity, ha coinvolto 450 aziende, tra piccole e medie imprese e grandi imprese, utilizzando un campione rappresentativo per area geografica e settore di attività. I risultati mostrano che la riduzione dei rifiuti è una priorità per il 54% delle imprese, seguita dalla tutela dell’ambiente (46%) e dall’efficienza energetica (44%). Con una crescente consapevolezza delle tematiche ambientali, il 65% delle imprese prevede un ulteriore aumento delle necessità in quest’area.

Ostacoli e opportunità

Nonostante il crescente impegno, l’80% delle aziende italiane non ha ancora un piano industriale legato alla sostenibilità, un dato che scende al 61% tra le grandi aziende. Tuttavia, il 18% delle imprese ha istituito team o aree dedicate alla sostenibilità, un numero raddoppiato rispetto all’anno precedente. Le principali barriere restano i costi elevati degli investimenti green (84%) e la mancanza di competenze (72%).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbe fornire un supporto cruciale per la transizione ambientale ed energetica. Il 26% delle imprese vede i fondi del PNRR come un’opportunità significativa, anche se il 34% ritiene che l’accesso ai fondi e la realizzazione degli investimenti non saranno semplici. Il 29% delle imprese sottolinea l’importanza della concreta attuazione delle riforme previste dal PNRR.

Efficienza energetica ed economia circolare

L'efficienza energetica e la decarbonizzazione rappresentano il 62% degli investimenti green delle imprese italiane, anche se in calo rispetto allo scorso anno. L'economia circolare, invece, sta guadagnando terreno, con investimenti triplicati dal 9% del 2022 al 26% nel 2024. Un’azienda su quattro ha effettuato investimenti in economia circolare nel 2024, focalizzandosi su materiali riciclati (75%) e riciclo di scarti di produzione (77%). Nelle grandi aziende, il riciclo di scarti raggiunge l’84%, dimostrando un forte impegno in questa area.

Vantaggi e prospettive

I principali vantaggi per le imprese che investono in sostenibilità sono la riduzione dell’impatto ambientale (81%) e il miglioramento della reputazione (74%). Inoltre, il 73% delle aziende si aspetta un ritorno economico dagli investimenti green, e una su due ha già riscontrato benefici economici, principalmente in termini di efficienza e riduzione dei costi.

La metà delle imprese ha destinato tra l’1% e il 5% del fatturato alla sostenibilità, con quasi l’80% che ha stanziato meno di 250mila euro. Solo il 20% ha investito tra 250mila euro e 1 milione, mentre una minoranza (2%) ha superato il milione, dimostrando un impegno particolarmente virtuoso.

Le imprese italiane stanno facendo significativi passi avanti nella sostenibilità, ma rimangono sfide da affrontare. I costi elevati e la carenza di competenze sono ostacoli importanti, ma la crescente consapevolezza e l'aumento degli investimenti in economia circolare sono segnali positivi per il futuro green dell'Italia.

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Sostenibilità

Due concorsi fotografici per difendere il mare

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Si tratta di Profondo Blu e Vita tra gli scogli, lanciati rispettivamente da Life Conceptu Maris e Life Pinna, progetti europei per l'ambiente e l'azione per il clima

Mare - (Fotolia)

Mediterraneo protagonista di due concorsi fotografici di altrettanti progetti europei per l'ambiente e l'azione per il clima. A partire dal 22 maggio, Giornata Mondiale della Biodiversità, e per tutta l’estate, chiunque immortalerà con uno scatto la bellezza e la complessità del Mediterraneo, durante una nuotata con maschera e boccaglio oppure un’immersione, un’escursione in barca o una giornata dedicata al whalewatching, potrà partecipare alla seconda edizione di due photo contest.

Si tratta di: Profondo Blu (https://www.lifeconceptu.eu/profondo-blu-2024-regolamento/) e Vita tra gli scogli (https://www.lifepinna.eu/concorso-fotografico-2024-vita-tra-gli-scogli/), lanciati rispettivamente dai progetti Life Conceptu Maris (CONservation of CEtaceans and Pelagic sea TUrtles in Med: Managing Actions for their Recovery In Sustainability) e Life Pinna (Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea).

Come partecipare

Da alcuni anni, i due progetti, cofinanziati dal programma Life dell’Unione Europea, si occupano della conservazione di alcune tra le specie più emblematiche del Mediterraneo, da una parte i cetacei e le tartarughe marine, dall’altra il mollusco bivalve più grande dei nostri fondali, la nacchera di mare (Pinna nobilis), portata sull’orlo dell’estinzione da un’epidemia globale. I dettagli dei due concorsi, organizzati da Triton Research che segue le attività di comunicazione e management dei progetti europei, si possono trovare su www.lifeconceptu.eu e www.lifepinna.eu. C’è tempo fino alla mezzanotte del 22 settembre 2024 per inviare gli scatti e i vincitori saranno annunciati sui siti e sui social nei primi giorni di ottobre. In palio ci sono libri a tema marino, magliette e gadget dei progetti.

Profondo Blu è rivolto a chi si spinge in mare aperto e ha l’opportunità di incontrare e fotografare i giganti del mare, ovvero balene e capodogli, ma anche i delfini e le affascinanti tartarughe marine. Per concorrere, gli appassionati di fotografia dovranno raccontare con uno scatto la bellezza della biodiversità che ancora si può trovare nel Mediterraneo. Tra i soggetti da fotografare, oltre alle balene e ai delfini, ci sono anche ad esempio le più comuni stenelle che si possono incrociare durante un’uscita di whale watching o tartarughe in difficoltà per una lenza attorno a una pinna.

Vita tra gli scogli è il tema scelto dal progetto Life Pinna, che celebra la vita che pulsa lungo la linea della marea e nei bassi fondali. Possono partecipare tutti coloro che, durante una nuotata con maschera e pinne o una esplorazione del litorale, anche a un passo dalla costa, riescono ad immortalare gli organismi che si incontrano lungo la linea della marea e nei bassi fondali come granchi, piccoli pesci, formazioni di alghe dalle forme sinuose. Le fotografie che avranno come soggetto Pinna nobilis saranno particolarmente considerate dalla Giuria. La partecipazione ad entrambi i contest è gratuita. I soggetti devono essere ritratti nel Mediterraneo e non sono ammessi animali in cattività né quelli domestici.

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