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Israele-Hamas, negoziati quasi a un vicolo cieco. Ben Gvir: “Senza palestinesi tanto spazio a Gaza per coloni”

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

Gallant contro la Cpi: "Tel Aviv non ne riconosce l'autorità". W. Post: Israele rinuncia all'invio di due divisioni a Rafah e circoscrive operazione

Palestinesi a Gaza - (Afp)

Sono "quasi in un vicolo cieco" i negoziati tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco a Gaza ed il rilascio degli ostaggi. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, nel corso di un briefing con la stampa. Sale intanto ad almeno 35.647 palestinesi morti e 79.852 feriti il bilancio dei raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Lo rende noto il ministero della sanità di Gaza. Sono nelle ultime 24 ore sono state uccise 85 persone e altre duecento sono rimaste ferite.

Per discutere i negoziati congelati sugli ostaggi, il ministro senza portafoglio Benny Gantz e il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno chiesto che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu convochi oggi il gabinetto di guerra.

Ben Gvir: "Sarei felice di vivere a Gaza, senza palestinesi tanto spazio per coloni"

Il ministro per la Sicurezza nazionale di Israele Itamar Ben Gvir ha detto che sarebbe ''molto felice di vivere a Gaza'' al termine della guerra con Hamas, sottolineando che un esodo di massa di palestinesi potrebbe creare uno spazio notevole per i coloni israeliani. Nel corso di una intervista con il sito di informazione 'Kikar Hashabbat', Ben Gvir ha aggiunto che vorrebbe vedere la guerra andare avanti verso la città meridionale di Rafah fino a una completa occupazione israeliana dell'enclave palestinese.

Questo, ha sottolineato, permetterebbe la costruzione di nuovi insediamenti ebraici. ''Ma non è sufficiente'', ha continuato Ben Gvir ribadendo il suo appello a incoraggiare ''l'emigrazione volontaria'' degli abitanti di Gaza. Anche se, ha sottolineato, ''non sto dicendo che tutti'' dovrebbero andarsene.

Usa, consegnate 569 tonnellate di aiuti attraverso il molo temporaneo

Gli Stati Uniti annunciano che "ad oggi, oltre 569 tonnellate di assistenza umanitaria sono state consegnate attraverso il molo temporaneo a Gaza, per poi essere successivamente distribuite". "Gli Stati Uniti, il Regno Unito, gli Emirati Arabi Uniti, l'Unione Europea e molti altri partner hanno donato questi aiuti umanitari. Il molo è una soluzione temporanea per incrementare l’assistenza umanitaria a Gaza per soddisfare i bisogni urgenti del popolo palestinese", si legge sull'account X del US Central Command.

Gallant: "Israele non riconosce l'autorità della Cpi"

''Un tentativo di negare allo Stato di Israele il diritto a difendere se stesso''. Così il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha definito la richiesta del procuratore generale della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan di emettere un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti e del premier Benjamin Netanyahu. ''Lo Stato di Israele sta combattendo dal 7 ottobre contro un nemico assassino e assetato di sangue, che commette atrocità contro le donne israeliane, i bambini e gli uomini. E ora usa il suo stesso popolo come scudo umano. Le Idf combattono nel rispetto delle regole del diritto internazionale, intraprendendo sforzi umanitari unici come mai sono stati fatti in alcun conflitto armato'', scrive Gallant su 'X'. ''Il parallelismo del procuratore tra l'organizzazione terroristica di Hamas e lo stato di Israele è spregevole e disgustoso. Lo Stato di Israele non fa parte della Corte e non riconosce la sua autorità. Il tentativo del procuratore Karim Khan di negare allo Stato di Israele il diritto a difendere se stesso e a liberare i suoi rapiti deve essere respinto'', ha aggiunto Gallant.

Israele sequestra attrezzature ad Ap

Funzionari israeliani hanno sequestrato una telecamera e un'apparecchiatura per la trasmissione appartenenti all'Associated Press nel sud di Israele, accusando l'agenzia di stampa di violare la nuova legge che vieta la fornitura di immagini ad al Jazeera. "L'Associated Press denuncia con la massima fermezza le azioni del governo israeliano volte a chiudere il nostro servizio di lunga data in diretta che forniva un punto di vista su Gaza attraverso il sequestro delle apparecchiature Ap", afferma l'agenzia di stampa in una nota.

Funzionari del Ministero delle Comunicazioni di Israele sono arrivati questo pomeriggio nella sede dell'Ap, nella città meridionale di Sderot, e hanno sequestrato l'attrezzatura. Hanno consegnato all'Associated Press un documento, firmato dal ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi, sostenendo che l'agenzia stava violando la legge sulle emittenti straniere del paese. “Esortiamo le autorità israeliane a restituire le nostre attrezzature e a consentirci di ripristinare immediatamente le nostre trasmissioni dal vivo in modo da poter continuare a fornire il nostro importante giornalismo visivo a migliaia di media in tutto il mondo”, ha aggiunto l'Ap. "In conformità con la decisione del governo e le istruzioni del ministro delle comunicazioni, il ministero delle comunicazioni continuerà a intraprendere qualsiasi azione coercitiva necessaria per limitare le trasmissioni che danneggiano la sicurezza dello Stato", ha affermato il ministero in una nota.

W. Post, Israele rinuncia all'invio di due divisioni a Rafah, circoscrive operazione

Israele avrebbe deciso di accantonare i piani per una grande offensiva nella città meridionale di Rafah, nella Striscia di Gaza, e di circoscrivere le sue operazioni. A scriverne è l'analista del Washington Post David Ignatius, precisando che la decisione segue colloqui avuti con gli Stati Uniti sulla questione. Citando funzionari a conoscenza delle discussioni, Ignatius afferma che il piano che prevedeva l'invio di due divisioni nella città non andrà avanti e le operazioni saranno più limitate. Washington ritiene che i nuovi piani avranno conseguenze meno negative per i civili, motivo per cui non dovrebbe opporvisi, scrive l'analista.

 

Cantante israeliana Eden Golan rifiuta ruolo ambasciatrice diplomazia pubblica

La cantante israeliana Eden Golan ha rifiutato la proposta del ministero degli Esteri di diventare ''ambasciatrice per la diplomazia pubblica''. Come riporta il sito di Ynet, l'artista ventenne con oltre 760.000 ascoltatori su Spotify ha spiegato di voler concentrarsi sulla musica. Per gli attacchi che aveva subito durante la sua partecipazione all'Eurovision, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto che Golan ''gareggiava di fronte a una brutta ondata di antisemitismo'' e che aveva ''portato onore a Israele''.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Israele, Hezbollah lancia missili contro base Idf. Blinken:...

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L'attacco sferrato alle 6 di questa mattina su Haifa. L'Iran teme la rappresaglia israeliana: intenso lavoro diplomatico con i Paesi del Medioriente per limitarla

Missili nel cielo del Libano - Afp

Nuova giornata di guerra oggi, 12 ottobre, tra Israele e Libano. Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro la base delle Idf a Haifa, nel sud di Israele. Lo riporta Al Mayadeen, media vicino a Hezbollah, spiegando che i missili sono stati lanciati alle 6 di questa mattina, ora locale. In Israele non sono però suonate le sirene di allarme antiaereo, afferma il Times of Israel.

Blinken: "Massimo impegno diplomatico per evitare conflitto più ampio'

Intanto proseguono le pressioni Usa per una soluzione diplomatica. Occorre arrivare a una soluzione diplomatica in Libano per evitare un confitto più ampio nella regione, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken ribadendo che Israele ''ha il diritto a difendersi'', ma dicendosi ''allarmato'' per la crisi umanitaria causata dalla guerra. "Continuiamo a impegnarci intensamente per prevenire un conflitto più ampio nella regione", ha detto Blinken ai giornalisti dopo un vertice in Laos.

"Abbiamo tutti un forte interesse nel cercare di contribuire a creare un ambiente in cui le persone possano tornare a casa, in sicurezza e protezione, e i bambini possano tornare a scuola", ha affermato. "Quindi Israele ha un interesse chiaro e molto legittimo'' nel lavorare per la propria sicurezza, ma ''il popolo del Libano vuole la stessa cosa''. Per cui, ha aggiunto Blinken, ''crediamo che il modo migliore per arrivarci sia attraverso un'intesa diplomatica, una su cui stiamo lavorando da un po' di tempo e su cui ci concentriamo in questo momento".

L'Iran e la rappresaglia di Israele

Anche il governo dell'Iran è impegnato in un ''intenso e urgente'' lavoro diplomatico con i Paesi del Medioriente per cercare di limitare la rappresaglia israeliana per l'attacco missilistico lanciato da Teheran il primo ottobre, riporta la Cnn citando proprie fonti ben informate secondo le quali, se proprio l'attacco israeliano dovesse esserci, l'obiettivo è almeno quello di proteggere Teheran.

Secondo le fonti citate dalla Cnn, la preoccupazione dell'Iran deriva dall'incertezza sulla possibilità che gli Stati Uniti convincano Israele a non colpire i siti nucleari e gli impianti petroliferi iraniani. Gli Stati Uniti hanno già detto a Israele che non vogliono che prenda di mira i siti nucleari o i giacimenti petroliferi iraniani. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato mercoledì con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la loro prima conversazione in quasi due mesi , dicendogli che la rappresaglia di Israele sia "proporzionata".

Anche gli alleati degli Stati Uniti nel Golfo, tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Qatar, hanno espresso preoccupazione per un possibile attacco agli impianti petroliferi iraniani, che potrebbe avere un impatto negativo sull'economia e sull'ambiente dell'intera regione, ha detto un diplomatico arabo alla Cnn.

Nuovi avvisi Idf a Gaza city: "Evacuare anche i rifugi al nord"

Le Idf hanno diffuso oggi un ''messaggio importante'' in arabo per i cittadini che vivono del nord di Gaza City, dicendo che ''l'area deve essere evacuata immediatamente tramite Salah El-Din Street verso l'area umanitaria'' perché ''è considerata una zona di combattimento pericolosa''. L'Idf spiega che vanno evacuati anche ''i rifugi lì situati'' perché i militari israeliani stanno ''operando con grande forza contro le organizzazioni terroristiche e continueranno a farlo per molto tempo''.

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Esteri

Biden: “Israele smetta di colpire forze Unifil”. La...

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Nota congiunta di Francia, Italia e Spagna: "Grave violazione". Tajani scrive a a Herzog e Katz: "Attacchi sono totalmente inaccettabili"

Unifil in Libano - (Fotogramma)

La richiesta a Israele di smetterla di colpire le forze Unifil in Libano arriva da più parti a poche ore dal ferimento di altri 2 peacekeeper della forza delle Nazioni Unite. Non ha dubbi il presidente Usa Joe Biden che, alla domanda "Vuole chiedere a Israele di cessare gli attacchi sulle forze di mantenimento della pace dell'Onu?", ha risposto "Sì, assolutamente". Nel frattempo l'Italia trova il sostegno di Francia e Spagna a Cipro, nell'ambito del vertice dei 9 Paesi europei del Mediterraneo.

Meloni a Cipro trova sostegno Macron e Sanchez

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a Cipro nell'ambito del vertice dei 9 Paesi europei del Mediterraneo trova una sponda nel capo dell'Eliseo Emmanuel Macron e nel primo ministro spagnolo Pedro Sanchez quando si tratta di condannare i ripetuti attacchi di Israele alle basi italiane Unifil. In quanto partner della missione istituita nel 1978 dalle Nazioni Unite dopo la prima invasione di Israele in Libano, i leader di Italia, Francia e Spagna - nell'ambito dei lavori del Med9 - firmano una dichiarazione comune per ribadire la loro "indignazione" dopo il ferimento di alcuni militari Unifil a Naqoura: "Questi attacchi costituiscono una grave violazione degli obblighi di Israele ai sensi della Risoluzione delle Nazioni Unite 1701" e "devono cessare immediatamente" intimano i tre Paesi, invitando Israele a impegnarsi per la sicurezza delle missioni Onu.

Netta la posizione del presidente francese Macron il quale rinnova il suo appello a "interrompere l'esportazione armi utilizzate" in scenari di guerra come Gaza e Libano: "E' l'unica leva che potrà mettere fine a tutto ciò. Stabilità e pace si ottengono solo attraverso soluzioni diplomatiche" scandisce il leader di Parigi, preoccupato per il rischio che le tensioni in Medio Oriente possano contaminare l'intera Regione ed estendersi a macchia d'olio anche oltre. Sulla stessa lunghezza d'onda il premier spagnolo Sanchez per quanto riguarda lo stop all'invio di armi a Israele: "Noi - spiega - lo facciamo già da tempo. La motivazione è semplice: senza armi non c'è guerra". Poi l'invito a "rivedere l'accordo tra Ue e Israele. Chiedo alla Commissione europea di dare una prova di coerenza".

"Come Italia non posso non tornare a condannare quello che è accaduto. Non è accettabile" dirà poi Meloni nelle dichiarazioni finali al termine del summit. La premier definisce "preziosa" l'opera prestata dai militari italiani nella missione Onu e in quella bilaterale Mibil, ribadendo l'impegno del suo governo a monitorare la situazione in Libano. E' necessario, secondo Meloni, "arrivare a un cessate il fuoco a Gaza e in Libano e al rilascio degli ostaggi israeliani" che si trovano ancora nelle mani di Hamas.

E' il presidente cipriota Nikos Christodoulidīs a illustrare alla fine dei lavori i contenuti della dichiarazione conclusiva, dove i 9 Paesi del Mediterraneo chiedono un "immediato cessate il fuoco" lungo la Blue Line che separa Israele dal Libano e in merito al conflitto russo-ucraino confermano il sostegno a Kiev per tutto il tempo necessario. Nel capitolo relativo ai migranti i leader auspicano una attuazione "efficace e tempestiva" del Patto su asilo e migrazione, con focus sulla dimensione esterna. A conclusione del Med9 il passaggio di consegne tra Cipro e Slovenia, che ospiterà il prossimo summit mediterraneo nel 2025.

Tajani a Herzog e Katz: "Attacchi a basi Unifil totalmente inaccettabili"

Sugli attacchi da parte di Israele alle basi Unifil in Libano è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha inviato nuovi messaggi al ministro degli Esteri israeliano Israel Katz e anche al capo dello Stato Isaac Herzog per confermare che per l’Italia questi attacchi "sono totalmente inaccettabili". Secondo fonti della Farnesina il ministro ha scritto ai suoi interlocutori: "Sappiamo che la situazione sul terreno sta diventando molto complicata, ma crediamo che il vostro Governo prenderà ogni misura necessaria per evitare ogni possibilità di nuovi attacchi di questo tipo".

Il ministro Katz ha garantito "ogni sforzo possibile per evitare di danneggiare Unifil”. Lo stesso capo dello Stato Isaac Herzog ha garantito di occuparsi direttamente della questione con il governo del suo paese. Tajani ha chiesto al governo israeliano una inchiesta e comunque le scuse per i danni provocati nei giorni scorsi. Secondo fonti della Farnesina le prossime ore saranno decisive per ricevere chiarimenti e indicazioni cruciali da parte del governo di Israele. Il Governo italiano ritiene che a Gaza e in Libano si debba passare al più presto a un cessate il fuoco che permetta di riprendere un negoziato diplomatico verso un confronto politico fra le parti.

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Esteri

Elezioni Usa, gli americani sono davvero pronti ad avere...

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Harris troppo indietro a Trump tra gli elettori maschi, non solo bianchi

Kamala Harris - (Afp)

Più si avvicinano le elezioni del 5 novembre per il presidente degli Stati Uniti, più i democratici sono preoccupati del fatto che l'America potrebbe essere meno pronta di quanto si possa immaginare ad essere guidata da una donna. Almeno i maschi americani, stando al sondaggio pubblicato questa settimana da a New York Times/Siena College secondo il quale Donald Trump ha un consistente vantaggio su Kamala Harris, 51% a 40%, tra gli elettori maschi a livello nazionale.

E non si tratta solo degli ormai famosi maschi bianchi che sono stati la chiave del successo a sorpresa del tycoon nel 2016 su Hillary Clinton, ma gli strateghi dem hanno lanciato l'allarme anche sul fatto che la vicepresidente deve recuperare terreno conquistato dall'ex presidente tra maschi ispanici e afroamericani. Da qui la vera e propria strigliata che Barack Obama, dalla Pennsylvania prima tappa del suo tour elettorale negli stati chiave, ha rivolto ai 'fratelli" afroamericani che non mostrano interesse e entusiasmo forse perché, ha detto chiaramente l'ex presidente, "non piace loro l'idea di una donna presidente".

Problematica anche la posizione di Harris, con gli ispanici. Un sondaggio USA Today/Suffolk University dei giorni scorsi mostra che in Arizona, che è uno stato chiave, il 51% degli maschi ispanici tra i 18 e i 34 anni sostiene Trump, mentre appena il 39% sostiene Harris. Il sostegno per il tycoon cresce ancora, il 57% contro il 37%, tra elettori tra 35 e 49 anni.

Trump e il 'bro vote'

Bisogna poi aggiungere che Trump e il suo team elettorale hanno lanciato una campagna aggressiva per conquistare il "bro vote", il voto di maschi giovani, in particolare orientati alla cultura delle 'frat house', delle tifoserie sportive e degli sport di combattimento, per ritagliare una fetta di voti conservatori in un gruppo demografico, gli elettori più giovani, tradizionale riserva elettorale dei dem.

"Non credo che la gente non capisca quanto sia grande il problema che abbiamo con gli elettori maschi, in generale e in particolare afroamericani e ispanici - spiega a The Hill uno stratega - non possiamo semplicemente dire, abbiamo il voto delle donne, e anche se dovessimo vincere il mese prossimo dovremmo dare risposte a domande difficili".

Un finanziatore dem non esita ad ammettere: "Gli elettori maschi sono persi, almeno per questo ciclo". Le ragioni di questa emorragia di voti di maschi sono semplicemente sessiste, spiegano gli strateghi dem che indicano l'incapacità di molti maschi americani di accettare una donna alla più alta carica del Paese.

Harris "ha problemi con gli uomini per le stesse ragioni per cui li aveva Hillary Clinton, perché la misoginia esiste come esistono idee antiquate su chi debba essere presidente - afferma Christy Setzer, stratega democratica - intanto Trump ha rilanciato l'immagine di uomo forte machista e gli atteggiamenti da autocrate".

"Il messaggio non tanto velato della sua campagna è 'se sei un vero uomo vota per me', una mentalità da anni '50 che purtroppo ancora ha presa", conclude la stratega. "E' ridicolo dirlo nel 2024 ma non tutti sono pronti a votare per una donna presidente degli Stati Uniti", le fa eco lo stratega Jim Manley.

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