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Ucraina, Macron: “Ipotesi invio soldati a Kiev in...
Ucraina, Macron: “Ipotesi invio soldati a Kiev in futuro”
Il presidente francese annuncia la creazione di una coalizione per garantire missili a lungo raggio all'Ucraina
Una "coalizione" per fornire missili a lungo raggio all'Ucraina, senza escludere in futuro l'invio di truppe. Sono le conclusioni a cui è arrivato il presidente francese Emmanuel Macron al termine della Conferenza di Parigi sul sostegno a Kiev nella guerra contro la Russia. Macron ha annunciato la creazione di una "coalizione" per fornire "missili e bombe a medio e lungo raggio" all'Ucraina. Il leader transalpino ha anche aggiunto che l'invio di truppe occidentali sul terreno in Ucraina non dovrebbe "essere escluso" in futuro, anche se in questa fase "non c'è consenso" su questa ipotesi: "Oggi non c'è consenso sull'invio di truppe di terra in modo ufficiale, scontato e approvato. Ma nella dinamica non è da escludere nulla. Faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra", ha spiegato.
"Se siamo qui riuniti, è perché siamo convinti, fin dal primo giorno di questa guerra, che ciò che sta accadendo in Ucraina non sia cruciale solo per l'Ucraina, ma anche per la nostra sicurezza collettiva e per la difesa di un ordine internazionale fondato sul diritto", ha detto Macron in apertura dell'appuntamento.
"L'Ucraina - ha aggiunto - è già riuscita grazie all'eroica resistenza dei suoi soldati, anche grazie al nostro sostegno e alle misure prese fin dai primi giorni, a sconfiggere i disegni del Russia. L'operazione speciale che due anni fa doveva durare tre settimane è ancora in corso, con posizioni ormai stabilizzate sul fronte. Allo stesso tempo assistiamo, soprattutto negli ultimi mesi, ad un irrigidimento della Russia, un indurimento che si è manifestato in materia di politica interna crudelmente con la morte di Alexei Navalny: l'abbiamo tutti formalmente condannata, ma ha segnato la linea di questo indurimento. Attraverso il perseguimento giudiziario degli oppositori politici, l'interdizione degli oppositori politici dalle elezioni, la morte di Alexei Navalny, il divieto aggiuntivo di nuove strutture, c'è un evidente indurimento".
"L'Ucraina oggi è determinata, ha bisogno di noi, al di là di ciò che già abbiamo fatto, con sforzi di bilancio, economici e di capacità già considerevoli. Ma considerando quello che ho appena detto, oggi siamo non solo ad un punto che segna poco più di due anni dall'inizio di questa guerra di aggressione russa. Siamo indubbiamente nel momento di un risveglo necessario da parte di tutti noi, tenendo conto della trasformazione della minaccia dal punto di vista militare e strategico", ha detto ancora.
Zelensky e il messaggio a Trump
Kiev può contare sul sostegno dell'Europa ma attende ancora un segnale decisivo dagli Stati Uniti. A Washington, dopo il via libera del Senato, la Camera dei Rappresentanti a maggioranza repubblicana deve esprimersi sul pacchetto di armi e aiuti da 61 miliardi di dollari. Sullo sfondo, la figura di Donald Trump che condiziona le scelte di alcuni deputati. E proprio a Trump si è rivolto ancora il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Trump, ha detto Zelensky alla Cnn, sarà "contro gli americani" se sceglierà di sostenere la Russia invece dell'Ucraina. Il numero 1 di Kiev ha ribadito di "non riuscire a capire come Trump possa stare dalla parte di Putin. È incredibile".
"Penso che Donald Trump non conosca Putin - ha detto Zelensky - So che lo ha incontrato... ma non ha mai combattuto con lui. L'esercito americano non ha mai combattuto contro l'esercito russo. Mai... ho una comprensione migliore. Non credo che capisca che Putin non si fermerà mai".
Nella sua intervista, il presidente ha aggiunto che la Russia sta spendendo "miliardi" per diffondere false informazioni sulla guerra e che ha avuto successo nell'usare la disinformazione come arma e nell'influenzare il dibattito negli Stati Uniti. "Sono rimasto sorpreso dal fatto che siano forti anche negli Stati Uniti, nella Ue, in tutto il mondo. Hanno investito molti soldi in questo", ha detto.
Kiev e la produzione di droni
In attesa della fumata bianca a Washington, l'Ucraina continua ad aumentare i propri sforzi in una guerra sempre più tecnologica. "L'Ucraina ha raggiunto la Russia sia in termini di quantità che di capacità dei droni da combattimento prodotti", ha detto Oleksandr Kamyshin, ministro delle industrie strategiche del governo di Kiev. L'Ucraina, ha annunciato, sta ora producendo proprie versioni dei droni Shahed di fabbricazione iraniana utilizzati dalla Russia.
I droni ucraini - ha aggiunto - sono equivalenti agli Shahed "sia in termini di dimensioni degli ordigni esplosivi che in termini di portata ed altri parametri tecnici".
"E quest'anno non siamo in alcun modo indietro rispetto alla Russia nella produzione di questi droni", ha detto alla televisione ucraina. Kamyshin ha sottolineato che l'Ucraina sta ora utilizzando anche altri tipi di droni nella lotta contro le forze russe, e li dispiega per colpire siti in profondità nel territorio russo. "Ciò che esplode in Russia viene da noi", ha detto il ministro.
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".