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Saipem a Trieste fa i test di Flatfish, drone subacqueo di...

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Saipem a Trieste fa i test di Flatfish, drone subacqueo di eccellenza mondiale

Il drone subacqueo Flatfish è in collaudo in questi giorni nel porto

Saipem a Trieste fa i test di Flatfish, drone subacqueo di eccellenza mondiale

Sono in corso in questi giorni a Trieste i test di collaudo delle nuove funzionalità di Flatfish, il drone subacqueo per ispezioni avanzate ideato e industrializzato da Saipem, società leader mondiale nelle attività di ingegneria, di perforazione e di realizzazione di grandi progetti nei settori dell'energia e delle infrastrutture. Saipem, attraverso Sonsub, il suo centro di eccellenza per le tecnologie subacquee, ha messo a punto il programma Hydrone con l’obiettivo di industrializzare una flotta di tre diversi modelli di droni sottomarini, ciascuno con proprie diverse funzionalità, in grado di operare in completa autonomia grazie all’intelligenza artificiale. Saipem è, infatti, l'unica azienda in Italia che progetta e produce droni sottomarini in grado di realizzare sia attività di ispezione sia attività di intervento, facendoli operare a servizio dei propri clienti. (VIDEO)

“Stiamo concludendo una fase del programma di sviluppo tecnologico di uno dei nostri droni, il ‘Flatfish’ - afferma Matteo Marchiori, Responsabile Sonsub. – In questa base riusciamo a mettere in acqua i nostri sistemi robotici e prepararli ai futuri progetti. Una fase essenziale del nostro piano di messa a punto che parte dall’ingegneria, passa per il montaggio di tutti i componenti e si conclude con collaudi in mare molto stringenti, che ci consentono di testare prestazioni e affidabilità, prima di dispiegare i sistemi in operazione nelle varie aree del mondo in cui siamo attivi. La prossima destinazione di questa unità è Il Golfo Persico.”

Un'operazione possibile nel centro Sonsub di Trieste, vera e propria palestra per i sistemi robotici Saipem, che consente di collaudare l’affidabilità necessaria per operare in mare aperto. Progettato nel 2016 nel centro di sviluppo Saipem a Marghera (Ve), Flatfish è stato realizzato da un team italo-brasiliano ed è impegnato in progetti di ispezione avanzata dal 2021; a fare la differenza, la capacità di lavorare anche per 12 mesi consecutivi alternando 12 ore di lavoro e 12 ore di ricarica e la possibilità di operare ad una profondità massima di 3000 metri.

“La peculiarità di Flatfish è la sua capacità di operare in acqua senza filoguida, esattamente come un drone aereo. Questa è una delle più grandi sfide tecnologiche, perché muoversi in acqua e riuscire ad avere una percezione dello spazio e degli oggetti senza una connessione fisica con una stazione di controllo a terra oppure su un mezzo navale è complesso ed ha richiesto diversi anni di sviluppo ed innovazione.” spiega Marchiori. Rientrato dal Brasile nelle scorse settimane, Flatfish è atteso nel Golfo Persico, dove sarà impegnato nel tracciamento della posa di una nuova pipeline.

Ad oggi sono ben tre i modelli di droni subacquei testati in mare da Saipem con il programma Hydrone, veicoli a controllo remoto che permettono attività di ispezione e intervento ad altissima precisione, ma anche il monitoraggio delle biodiversità marine, le mappature dei fondali e la sorveglianza di porti e infrastrutture, riducendo i rischi per il personale, per l’ambiente e i costi di operazione. Gli altri modelli di droni ideati da Saipem che fanno parte del programma Hydrone sono: Hydrone R, con funzioni sia di ispezione che di manutenzione, e Hydrone W, interamente elettrico e destinato ad interventi di manovra pesante. Entrambi sono grandi come una utilitaria e si possono ricaricare sott’acqua interfacciandosi con delle stazioni simili alla docking station di un computer.

Proprio di recente, Hydrone R, che sta operando per Equinor al largo della Norvegia, ha raggiunto lo straordinario traguardo mondiale di residenza sottomarina di 167 giorni consecutivi. In programma per la fine del 2024 lo sviluppo della seconda versione di Flatfish che impiegherà tecnologie di primissimo livello anticipando le esigenze del settore. Un impegno che Saipem mantiene anche al fianco dei propri clienti nel percorso di transizione energetica e di decarbonizzazione, ed è tra i key player mondiali nello sviluppo di tecnologie capaci di catturare anidride carbonica, nel riciclo della plastica e nella realizzazione di impianti di produzione di idrogeno verde. Una diversificazione dei servizi in linea con il futuro del pianeta.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

Olio: Calabria protagonista Premio Verga per migliori...

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Si è svolta sabato e domenica a Cotronei l’ottava edizione del Premio Verga per i migliori oli extravergini di oliva del Mediterraneo, organizzata dallo stesso Comune, finanziata dall’Unione europea e patrocinata dal ministero degli Affari esteri, dalla Regione Calabria, dall’Arsac e da Gal Kroton, Italea, Elaioteca regionale della Calabria, associazione Pennulara e Consorzio Kroton Bio. Al concorso hanno partecipato 64 produttori delle regioni Calabria, Sicilia, Campania, Sardegna e Puglia. Con 12 componenti, tra cui sette assaggiatori esperti dell’Arsac, la giuria tecnica è stata coordinata e presieduta da Carmelo Orlando.

Nell’ambito del Premio, sabato si è tenuto a Palazzo Verga un importante convegno sull’importanza dell’olivicoltura per l’economia e lo sviluppo della Calabria, con richiami alla sua tradizione millenaria, approfondite analisi delle potenzialità del territorio e delle realtà produttive locali, prospettive, nei mercati internazionali, dell’olio extravergine prodotto nella regione. Un confronto a più voci, moderato da Peppone Calabrese, conduttore del programma di Rai 1 Linea Verde, con gli interventi del professore Rocco Zappia, di ruolo nell’Università di Reggio Calabria e presidente dell’Elaioteca regionale, della biologa nutrizionista Valeria Grimoli, del presidente Orlando, del sindaco di Cotronei, Antonio Ammirati, e del suo vice, Pier Luigi Benincasa. A seguire, il Premio Verga ha proposto un seguitissimo show cooking a opera del noto chef crotonese Ercole Villirillo, con l’impiego dei prodotti enogastronomici della tradizione calabrese.

Domenica, nella sala consiliare del Comune di Cotronei, la premiazione dei vincitori, preceduta da interventi istituzionali e tecnici introdotti e moderati da Peppone Calabrese "Ci sono luoghi, nella nostra Italia, in cui si può ancora fare cultura con grande costanza e altrettanta partecipazione. Cotronei è uno di questi posti, per l’impegno delle sue istituzioni locali e perché la sua comunità è viva e matura", ha sottolineato, insistendo sulla necessità, in Calabria come nell’intero Mezzogiorno, di "fare rete e squadra per lo sviluppo territoriale, superando invidie e polemiche che spesso, nel Sud, bloccano la crescita delle comunità, dell’economia e della qualità della vita. Noi vogliamo essere felici, più che resilienti", ha detto Calabrese.

Nell’intervento di apertura, il sindaco Ammirati ha riassunto la storia economica e sociale di Cotronei, "legata alla produzione di energia idroelettrica, dunque rinnovabile, ai laghi e alla bellezza della Sila, alle strutture socio-sanitarie assistenziali presenti nel territorio, all’agricoltura, alle piante di ulivo e all’olio extravergine di oliva che se ne ricava. Tutto questo patrimonio di risorse ha fermato lo spopolamento drammatico, invece in atto in altre aree interne, e ha permesso lo sviluppo culturale, economico e sociale di Cotronei. Per questo noi puntiamo su Sila Scienza, che, grazie all’incessante impegno della scienziata Domenica Taruscio, nostra cittadina onoraria, ci permette di promuovere nel mondo la bellezza e l’unicità del nostro territorio. E per lo stesso motivo puntiamo sul Premio Verga, che al territorio conferisce centralità per ciò che concerne l’oro della nostra zona, cioè l’olio extravergine, e attiva sinergie e meccanismi virtuosi al fine di elevare la qualità degli oli locali, su cui i produttori stanno lavorando con preparazione, competenza e volontà".

Ammirati ha poi annunciato l’istituzione di un comitato organizzativo del Premio "privo di legami con la politica, con il compito di lavorare da subito alla prossima edizione e di portare avanti e far crescere questo appuntamento, anche con le future amministrazioni locali». Ammirati, che ha poi ha anticipato l’obiettivo di superare, per l’anno prossimo, le 100 iscrizioni al Premio Verga, ha ricordato che la ricerca scientifica ha permesso di accertare l’origine locale della 'pennulara', cultivar molto presente nel comprensorio di Cotronei. Il vicesindaco di Cotronei, Pier Luigi Benincasa, ha ringraziato i relatori, i partecipanti, i presenti e quanti hanno collaborato all’iniziativa, sottolineando «la volontà di lavorare, tutti insieme, perché il Premio abbia in futuro un carattere internazionale".

Massimino Magliocchi, presidente del Consorzio olio di Calabria Igp, si è soffermato sull’importanza dell’olio extravergine di oliva nella dieta mediterranea e sulla continua ricerca della qualità da parte dei produttori calabresi. Ernesto Scola, presidente di Olio Evo Pennulara, ha illustrato le caratteristiche della cultivar utilizzata dai produttori di questa importante associazione e il lavoro di promozione e valorizzazione che la stessa porta avanti insieme alla Regione Calabria, al Comune di Cotronei e ad altri enti locali. Natale Carvello, presidente del Gal Kroton, ha evidenziato che "grazie ai tanti sforzi delle istituzioni e dei produttori di olio extravergine di oliva, la Calabria ha oggi un’immagine diversa" e ha aggiunto "nella regione c’è oggi una cura scrupolosa dell’albero dell’ulivo, che caratterizza il territorio insieme al cambio di mentalità che si è avuto pure sul pane e sul vino». Il professore Zappia ha rammentato che «dove c’è l’ulivo, ci sono i confini del Mediterraneo» e che «l’ulivo viene dall’Oriente e si è poi trasformato per via delle scelte umane».

Orlando, presidente della giuria, ha detto che "in Calabria l’ultima annata non è stata esaltante per la produzione di olio extravergine di oliva, tuttavia i produttori calabresi hanno saputo gareggiare con i concorrenti delle altre regioni del Mediterraneo". Fulvia Caligiuri, commissaria dell’Arsac, si è congratulata con il Comune di Cotronei per l’organizzazione del Premio e ha rimarcato "la capacità dei produttori calabresi di migliorare la qualità del loro prodotto, la loro voglia di mettersi in gioco e anche di imparare dagli altri", precisando che "oggi le istituzioni si mettono attorno ai produttori, per indirizzarli e sostenerli". Federico Montesanti, nipote di Giulio Verga, il proprietario terriero cui il Premio è dedicato, ha tracciato il profilo biografico del nonno, sottolineandone il legame profondo con l’ulivo e l’olio, insieme alla signorilità e sobrietà.

"In Calabria dobbiamo creare rete fra le imprese, anche per evitare che il nostro olio serva per stoccaggio", ha raccomandato Don Francesco Antonio Spadola, parroco di Cotronei. Francesco Pietropaolo, assessore al Personale della Regione Calabria, ha riferito del suo rapporto di parentela in linea femminile con la famiglia Verga, si è detto orgoglioso di avere origini a Cotronei, si è complimentato con l’amministrazione comunale. "Stiamo cercando di dare una narrazione e un’immagine diversa della Calabria. Dobbiamo essere grati ai produttori di olio d’oliva del passato e del presente", ha sottolineato.

Gianluca Gallo, assessore all’Agricoltura della Regione Calabria, ha concluso la serie degli interventi prima della premiazione. "Stiamo costruendo, e dobbiamo continuare con tanta convinzione, il sistema della consapevolezza evocato prima dal parroco. Organizzato in maniera impeccabile, il Premio Verga rappresenta una grande occasione di crescita. Se prima, in Calabria, non avevamo investito in qualità, ora le cose stanno cambiando. Come Regione - ha ricordato - stiamo indirizzando, finalizzando grandi risorse per aumentare la qualità, anche promuovendo la formazione specifica. Oggi la nostra regione ha una riconoscibilità precisa, dunque dobbiamo proseguire su questa strada. Mai più olio sfuso, ma olio di primissima qualità curato nei particolari, compreso il packaging, per conquistare quei mercati, anche internazionali, che cercano prodotti superlativi come i nostri e che sono disposti a pagarne il prezzo, a riconoscerne il valore. Quando sono diventato assessore, si imbottigliava appena l’8 per cento della produzione regionale, ora siamo a oltre il 20 per cento. Lavorare insieme - ha concluso l'assessore - deve essere la nostra parola chiave".

Il Premio speciale alla memoria di Giulio Verga è stato consegnato ad Antonio Giglio Verga, componente della stessa famiglia. Di seguito l’elenco dei vincitori dell’ottava edizione del Premio Verga, suddivisi per categoria.

Categoria Dop: 1) Olio Algoritmo (Azienda Marsicani, di Morigerati, Sa). 2) Olio Dop Bruzio Colline joniche presilane (Olearia Geraci, Corigliano-Rossano, Cs). 3) Olio Senatore Petronio (Azienda Petronio, di Michelangelo Notarianni, Lamezia Terme, Cz).

Categoria Igp: 1) Olio Cunzatillu (Azienda Cunzatillu, di Sebastiano Bonfiglio, Cassaro, Sr). 2).Olio Altanum (Azienda olearia San Giorgio, San Giorgio Morgeto, Rc). 3)Olio di Puglia (Società agricola L’Aurora, di Leonardo Visconti, Torremaggiore, Fg)

Categoria Bio: 1) Olio Fortuno (Az. Maria Mazzeto, Camerota, Sa). 2)Olio di Gio’ (Azienda olearia San Giorgio, San Giorgio Morgeto, Rc). 3)Olio Vaccaro (Oleificio Santa Venere Vaccaro, Cotronei, Kr)

Categoria Fruttato leggero: 1) Olio Rosi’ (Azienda Sorelle Garzo, Seminara, Rc). 2) Olio Orolio (Azienda Fratelli Renzo, Rossano, Cs). 3) Olio Élite (Azienda agricola Pietro Lopreiato, San Gregorio d’Ippona, Vv)

Categoria Fruttato medio: 1) Olio M. Elodia Tenuta Severini (Azienda Valeria D’Auria, Mottafollone, Cs). 2) Olio Santa Sua (Azienda Sergio Sequi, Terralba, Or). 3) Olio Pennulara (Azienda Rossana Murgia, Caccuri, Kr).

Categoria Fruttato intenso: 1) Olio Alter Ego (Azienda Marsicani, Morigerati, Sa). 2) Olio Cinquecolli Tonda Iblea (Azienda Cinquecolli, di Sebastiano Giaquinta, Chiaramonte Gulfi, Rg). 3) Olio Se-Do (Azienda Cavi Uliveti, di Francesca Coletta, Vieste, Fg)

Categoria Packaging: Olio Élite, dell’azienda agricola Pietro Lopreiato, San Gregorio d’Ippona, Vv).

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Economia

Caffè, per 7 italiani su 10 berlo è esperienza che va oltre...

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Secondo la ricerca realizzata da AstraRicerche per Consorzio Promozione Caffè

Tazzina di caffè - (Fotogramma)

Sono poche le cose che mettono d’accordo gli italiani e una di queste è senza dubbio il caffè, considerato da sempre un simbolo del Made in Italy nel mondo. Non un semplice stereotipo, ma una convinzione radicata nella quasi totalità degli abitanti del Belpaese, a conferma del legame indissolubile che hanno con questa bevanda. La conferma arriva dalla nuova indagine 'Se è italiano… si sente! – Gli Italiani e il Caffè', realizzata da AstraRicerche per Consorzio Promozione Caffè, che ha esplorato i valori che chi lo beve abitualmente (oltre il 98% degli intervistati) attribuisce all’amata tazzina, restituendo una fotografia decisamente… tricolore.

“Siamo tutti d’accordo: il caffè è da sempre considerato un simbolo del Made in Italy nel mondo. Ma quanto valore è racchiuso per gli italiani stessi dentro questa affermazione? Con questa ricerca siamo voluti andare più in profondità, anche per capire quanto questo binomio potesse essere ancora vero nel 2024. La fotografia che ci restituisce AstraRicerche da un lato ci conferma il legame indissolubile tra gli italiani e il caffè e dall’altro ci sorprende per il patrimonio di eccellenza, innovazione, creatività e tradizione che la tazzina, in quei pochi sorsi, è capace di raccontare al popolo che l’ha resa celebre nel mondo”, ha dichiarato Michele Monzini, presidente di Consorzio Promozione Caffè.

Uno degli aspetti che gli italiani ritrovano maggiormente nel caffè è quello della ritualità: per il 92% un’abitudine che scandisce non solo i diversi momenti della giornata, ma anche le varie occasioni di convivialità. Un aspetto, quest’ultimo, molto importante soprattutto per gli italiani tra i 25 e i 34 anni (95%). Oltre a essere considerato come una “sveglia” per il Paese (91%), è anche un momento d’incontro (92%) e un gesto d’amore rivolto alle persone a cui lo offriamo (91%). Non meno importante è il concetto di tradizione, che anche in questo caso mette praticamente tutti d’accordo: è un rito che ci unisce da Nord a Sud (92%) e che richiede una precisa gestualità sia nel prepararlo (91%), sia nel berlo (90%). Molto apprezzata dai più giovani è anche la varietà che il panorama italiano offre in termini di miscele e tipologie (91% dei 25-34enni rispetto all’89% della media degli intervistati).

Tra i prodotti agroalimentari italiani più esportati nel 2023, con un giro d’affari di 2,259 miliardi di euro (+6,8% sul 2022)2, il caffè è uno dei settori industriali storicamente più legati al nostro know-how. Ne sono primi sostenitori gli italiani stessi, secondo cui la qualità del caffè è ben rappresentata sia da marchi celebri (92%), sia da piccole torrefazioni (87%). Inoltre, è considerato un mix straordinario tra tradizione e creatività (91%) e un simbolo del Made in Italy (90%), oltre a rappresentare nella torrefazione il “saper fare italiano” (89%).

Da sempre il caffè fa sentire a casa gli italiani, soprattutto quando sono fuori dai propri confini, in quanto certi che il “nostro” sia il migliore del mondo (88%) e che sia apprezzato ovunque (86%), soprattutto dagli stranieri quando sono in Italia (80%): gli italiani, infatti, amano trovarlo all’estero mentre viaggiano (89%) e sono convinti di poterlo riconoscere anche a occhi chiusi (81%), ma soprattutto sono convinti che contribuisca a creare un’immagine positiva dell’Italia nel mondo (89%) e a esportare il nostro modo di intendere il caffè (83%). Ma qual è – secondo gli italiani – il simbolo del caffè italiano per gli stranieri nel mondo? Gli italiani non hanno dubbi: è l’espresso (61%), seguito da quello della moka (22%).

Per gli italiani, bere un caffè non è una semplice abitudine, ma un’esperienza capace di coinvolgere tutti e cinque i sensi (70%). Anzi, un vero e proprio viaggio sensoriale del coffee lover, che segue delle tappe molto precise e che inizia con l’olfatto: l’aspetto più apprezzato, infatti, è il profumo, sia del caffè appena fatto (91%), sia della miscela o dei chicchi appena tostati (88%). Arriva quindi il gusto, inteso come sapore (89%) e calore (84%), sensazione quest’ultima apprezzata anche a livello tattile (81%), seguito dall’udito, con il borbottio della moka (84%) che supera il suono della macchina del bar (68%). Ultima tappa, ma non meno importante, la vista, in particolare quando si tratta di giudicare l’aspetto finale del caffè e dei suoi “fratelli”, come cappuccino o caffè macchiato (83%).

“L’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, diceva il filosofo tedesco Lessing. E mai aforisma potrebbe essere più azzeccato per descrivere come, per gli italiani, anche la gestualità che anticipa la degustazione del caffè sia parte di questa esperienza multisensoriale. Fondamentale è la cura nella presentazione (82%), come la scelta della tazzina e del cucchiaino perfetti e l’accostamento con un bicchiere d’acqua o un cioccolatino.

Non meno importanti la precisione nel dosarlo e l’attesa nel vederlo salire nella moka o scendere dalla macchina del bar (78%). A circa 7 italiani su 10, inoltre, piace macinarlo personalmente e apprezzano anche la particolare attenzione di alcuni baristi nello scaldare la tazzina, mentre poco più della metà degli intervistati ama la velocità della macchina a capsule o a cialde (per i 25-34enni si sale oltre il 65%) e le modalità più di nicchia, come la cuccuma napoletana, il caffè turco non filtrato o l’alambicco di vetro. Perché possono essere innumerevoli i modi di berlo e di viverlo, così come le sensazioni che può scatenare, ma è sempre lo stesso il sentimento che ci lega al caffè: un amore ricco di sfaccettature, proprio come noi italiani.

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Cronaca

Maturità 2024, impazza toto-tracce: D’Annunzio, Pirandello...

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Tra i pronostici ci sono anche gli 'usati sicuri' Ungaretti e Montale, l'intelligenza artificiale e il delitto Matteotti

Una ragazza durante la prova di italiano alla maturità - (Fotogramma)

A un mese dalla maturità 2024, che come sempre sarà inaugurata dalla prova di italiano, impazza il toto-tracce. Ci sono gli immancabili D’Annunzio e Pirandello. Gli 'usati sicuri' Ungaretti e Montale. Ma anche la stretta attualità, come l’infinito conflitto tra Israele e Palestina e l’Intelligenza artificiale. A cui fanno da corredo delle ricorrenze centrali per la storia del nostro Paese, come il delitto Matteotti, o anniversari trainati dai media: è il caso di Oppenheimer, protagonista del recente film premio Oscar. Questi i pronostici di circa 1.200 maturandi, interpellati negli scorsi giorni dal portale Skuola.net.

Probabilmente si tratta di speranze, più che di reali anticipazioni. Visto che, in molti casi, questi nomi sono degli eterni attesi per il primo scritto dell’esame, ma poi raramente ne fanno parte. Come, ad esempio, avviene per gli autori indicati come principali spunti per l’analisi di un testo di prosa. Per quanto riguarda quelli a cavallo tra ‘800 e ‘900 - il ministero può estrarre componimenti prodotti dall’Unità d’Italia in poi - è palese il dominio di Gabriele D’Annunzio: lo votano quasi 4 maturandi su 10, il 37%, dato in lieve aumento rispetto alla precedente rilevazione di aprile. Si è persa la memoria dell’ultima volta in cui il “vate” abruzzese sia comparso come tema di Maturità, almeno nelle sessioni ordinarie. Dietro di lui, a seguire, figurano Giovanni Verga (indicato dal 31%), ma già uscito nel 2022, e Alessandro Manzoni, anche se molto staccato (18%) e mai proposto in una Maturità dei nostri tempi. Sono lontani, infatti, i fasti dell’esame sperimentale - in vigore dal ‘69 al ‘98 - quando quest’ultimo e Leopardi giganteggiavano.

A confronto, è più probabile che venga indovinato un eventuale autore del Novecento. In pole position c’è sempre lui: Luigi Pirandello, con il 29% dei consensi, in ulteriore ascesa negli scorsi trenta giorni. Il drammaturgo siciliano è un altro assente da tantissimo tempo dallo scritto d’esame, l’apparizione più recente è datata 2003. Al secondo posto, in questa categoria, c’è invece Italo Svevo (20%), proposto nel 2009 e quindi anche lui ipoteticamente pronto a tornare. Molto gradita agli studenti sarebbe anche una traccia su un brano di Italo Calvino: ci punta il 17% degli intervistati. Idee ancora più verosimili per quel che attiene ai poeti. Perché la doppia traccia di analisi del testo apre a uno scenario in cui dovrebbe esserci sia un componimento in prosa che uno in versi. In quest’ultimo caso le ragazze e i ragazzi rispolverano dei nomi frequentemente protagonisti alla Maturità: sul gradino più alto del podio, selezionato dal 16%, si piazza Giuseppe Ungaretti, già uscito nel 2006, nel 2011 e nel 2019; al secondo posto si fa largo Eugenio Montale, votato dal 14%, comparso nel 2004, nel 2008 e nel 2012. A far loro compagnia Giovanni Pascoli, anche lui al 14%, che però è stato selezionato nel recente 2022.

Delle ottime “scappatoie” dall’analisi del testo, qualora non si fosse a proprio agio con la letteratura italiana, sono le tracce di testo argomentativo, la tipologia B. In cui, spesso e volentieri, confluiscono temi legati ad anniversari e ricorrenze di eventi o personaggi famosi. Sulle date storiche, i maturandi restano fermi sulle loro posizioni iniziali: i 100 anni dal Caso Matteotti, per quasi 3 su 10 (il 28%), sono l’argomento imprescindibile. Altrimenti, sarebbero gradite anche una traccia sulla Prima Guerra Mondiale, di cui si ricordano i 110 anni dallo scoppio, o una sui 75 anni della Nato, molto citata di recente: in entrambi i casi l’ha indicata il 12%. In lieve crescita le chance di un tema sui 20 anni di Facebook, con tutto il discorso sui social network.

Per quanto riguarda, invece, i personaggi si afferma sempre di più Robert Oppenheimer, di cui si celebrano i 120 anni dalla nascita: sono, di nuovo, circa 3 studenti su 10 (28%) a evidenziarla rispetto a tutte le altre, magari perché permetterebbe di parlare di un argomento molto caldo quale è il rischio del conflitto atomico o semplicemente perché influenzati dal film biopic sulla sua figura, uscito lo scorso anno. L’unica alternativa plausibile, in questo caso, per i maturandi sembra il centenario della morte di Lenin, messo nel calderone dal 20% del campione.

Non si può, infine, concludere il toto-esame senza menzionare le tracce di attualità, sempre molto gettonate in sede di scritto di Maturità. Qui i riferimenti sono quelli in questi mesi all’ordine del giorno. Il vertice, infatti, se lo contendono lo scontro israelo-palestinese (che prende sempre più corpo) e gli effetti dell’intelligenza artificiale e delle nuove frontiere digitali: a scommetterci, sia in un caso che nell’altro, è 1 maturando su 5. Oppure, si può virare sul sempre valido tema della questione “di genere” e sulla violenza contro le donne: si piazza poco sotto, con il 18% dei voti. “Aspettando D’Annunzio…questo sarebbe il titolo da scegliere se il totoesame fosse un’opera teatrale. Il “Vate” continua a essere atteso dagli studenti di anno in anno, ma costantemente viene ignorato dagli inquilini di Viale Trastevere, almeno nelle sessioni ordinarie. Infatti lo scorso anno una poesia di D’Annunzio è stata proposta nella prima prova scritta della sessione suppletiva. Ad ogni modo il toto-tracce sta entrando sempre più nel vivo: se ne parla in 7 classi su 10, mentre 1 studente su 5 segue costantemente il borsino delle indiscrezioni sui mezzi d’informazione”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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