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Israele, pressing di Onu e Usa: “No attacco a...
Israele, pressing di Onu e Usa: “No attacco a Rafah”
Il segretario di Stato americano in Israele: "Determinati a tregua ora, se non si raggiunge è colpa di Hamas". Pressing di Onu e Usa su Tel Aviv: "No attacco a Rafah"
Nell'incontro avuto a Gerusalemme, il premier israeliano Benjamjn Netanyahu ha ribadito al segretario di Stato americano Antony Blinken che non accetterà alcun accordo con Hamas che preveda la fine della guerra a Gaza. Lo scrive su X Barak Ravid, del sito Axios, citando fonti americane e israeliane, secondo cui Netanyahu ha anche ribadito che se Hamas non cederà su questa richiesta non ci sarà alcun accordo e Israele avvierà l'operazione contro Rafah.
Il segretario di Stato americano "ha ribadito" quindi al premier israeliano "la posizione chiara degli Stati Uniti su Rafah", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, a proposito del no di Washington all'operazione militare senza chiare garanzie di sicurezza per la popolazione civile ammassata nel sud della Striscia di Gaza.
"A Gerusalemme ho incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu sugli sforzi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi e sull'imperativo di sostenere l’aumento degli aiuti ai civili in tutta Gaza", ha poi scritto su X il segretario di Stato americano.
"Anche in questi momenti molto difficili, siamo determinati a raggiungere un cessate il fuoco che riporti a casa gli ostaggi e a raggiungerlo adesso. L'unica ragione per cui non ci si potrebbe arrivare è Hamas", aveva detto intanto Blinken, dopo il suo incontro a Tel Aviv con il presidente israeliano Isaac Herzog.
"Basta rinvii, basta scuse, il momento è adesso", ha scandito Blinken, che poi ha aggiunto: "Dobbiamo anche concentrarci sulla gente a Gaza che sta soffrendo in questo fuoco incrociato creato da Hamas, e quindi concentrarci nel fornire loro l'assistenza di cui hanno bisogno - cibo, medicine, acqua, ripari".
"Riportare a casa i vostri cari è al cuore di tutto ciò che stiamo cercando di fare. E non ci fermeremo finché tutti - uomini, donne, soldati, civili, giovani, anziani - non saranno tornati a casa", ha ribadito il segretario di Stato americano parlando brevemente con alcuni dei manifestanti fuori dal suo albergo a Tel Aviv. "Ho appena avuto l'opportunità di incontrare le famiglie di alcuni ostaggi, come faccio in ogni visita in Israele - ha detto -. Naturalmente, come ha fatto il Presidente Biden, come hanno fatto molti dei miei colleghi. E voglio condividere con voi quello che ho appena condiviso con loro".
Attacco a Rafah ancora in agenda Netanyahu
L'accordo tra Israele e Hamas non arriva, la tregua a Gaza non si concretizza e l'attacco a Rafah, nel sud della Striscia, rimane nell'agenda del premier Benjamin Netanyahu: "L'operazione ci sarà, con accordo o senza accordo", dice il primo ministro, che non sembra considerare il pressing degli Stati Uniti e dell'Onu. Israele da giorni ha ammassato mezzi e uomini al confine della Striscia, con la possibilità di avviare l'offensiva in tempi brevi. Il piano di Netanyahu non sembra tener conto dell'ipotesi di intesa per la liberazione degli ostaggi, detenuti da Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre 2023. L'ultima proposta elaborata al Cairo prevederebbe una tregua di 40 giorni, con la liberazione di circa 1000 detenuti palestinesi in cambio di un numero di ostaggi che, secondo il Times of Israel, oscilla tra 20 e 33 in base ai criteri utilizzati.
Onu contro offensiva a Rafah: "Intollerabile"
Un'eventuale operazione israeliana "sarebbe un'escalation intollerabile", che porterebbe "all'uccisione di migliaia di altri civili e costringerebbe centinaia di migliaia a fuggire", dice il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ricordando che "tutti i membri del Consiglio di sicurezza e molti altri governi hanno espresso la loro opposizione in modo chiaro a questa operazione". "Faccio appello a tutti quelli che hanno influenza su Israele - dice parlando con i giornalisti a New York - perché facciano tutto quanto in loro potere per impedire" l'operazione.
"Per il bene del popolo di Gaza, degli ostaggi e delle loro famiglie in Israele, per il bene della regione e del mondo, incoraggio con forza il governo di Israele e la leadership di Hamas a raggiungere adesso un accordo", è l'appello di Guterres, convinto che senza un accordo "la guerra, con tutte le sue conseguenze a Gaza e nella regione, peggiorerà in maniera esponenziale".
Il segretario generale delle Nazioni Unite, intanto, ribadisce di aver chiesto che "investigatori internazionali indipendenti" abbiano "accesso immediato" ai luoghi in cui è stata denunciata la presenza di fosse comuni a Gaza "per stabilire le circostanze precise in cui centinaia di palestinesi hanno perso la vita, sono stati sepolti o sepolti nuovamente". "Le famiglie delle persone decedute e scomparse hanno il diritto di sapere cosa è accaduto", dice.
Usa in pressing
Nelle stesse ore, la Casa Bianca invia nuovi segnali e continua ad opporsi all'invasione israeliana di Rafah. "Non vogliamo vedere una grande operazione di terra a Rafah. Certamente, non vogliamo vedere operazioni che non tengano conto della sicurezza di quel milione e mezzo di persone che cercano di cercare rifugio laggiù", dice il portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è reduce da un colloquio telefonico con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e con l'emiro del Qatar Sheikh Tamim Bin Hamad Al-Thani per ''discutere di come arrivare a un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco immediato a Gaza'', scrive lo stesso Biden su X, sottolineando che ''gli Stati Uniti lavoreranno con l’Egitto e il Qatar per garantire la piena attuazione dei termini dell’accordo e faranno tutto il possibile per ottenere il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas''. E' proprio Hamas, sottolinea Biden, ''che ora rappresenta l'unico ostacolo a un cessate il fuoco immediato e ai soccorsi per i civili a Gaza''.
La diplomazia a stelle e strisce oggi ha quindi il volto e la voce del segretario di Stato, che a Gerusalemme incontra Netanyahu. Il faccia a faccia dopo i colloqui a Tel Aviv tra Blinken e il presidente israeliano Isaac Herzog.
Nella sua tappa in Giordania, Blinken invia un messaggio a Hamas, esortando l'organizzazione a favorire la fumata bianca nelle trattative: ''Basta rinvii, non ci sono più scuse. Per Hamas il momento di agire è ora. L'Egitto ha presentato una proposta forte per un cessate il fuoco, Hamas non dovrebbe rinviarla e non ha scuse per non essere d’accordo'', aggiunge Blinken.
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Europee, Le Pen rompe con Afd e Salvini è d’accordo
Alternative für Deutschland non siederà nel gruppo Id dopo le affermazioni del capolista secondo cui "le SS non erano sempre dei criminali"
Il Rassemblement National di Marine Le Pen non siederà più con il partito tedesco dell'Afd nel gruppo Id al Parlamento Ue. Una decisione che fa seguito alle dichiarazioni del capolista di Alternative für Deutschland (AfD) alle elezioni europee, Maximilian Krah, il quale ha affermato che “una SS non è automaticamente un criminale”.
"Non siederemo più con loro nella prossima legislatura", ha annunciato il direttore della campagna elettorale di Jordan Bardella, Alexandre Loubet. La decisione arriva dopo una serie di dichiarazioni volte a riabilitare le SS, rilasciate dal capolista AfD per le elezioni europee del 9 giugno, Maximilian Krah, al quotidiano italiano La Repubblica.
L'insofferenza della Lega e le parole premonitrici di Giorgetti
E "come sempre, Matteo Salvini e Marine Le Pen sono perfettamente allineati e concordi”, fa sapere la Lega, dopo la presa di posizione del Rassemblement National in vista della futura composizione del gruppo Id.
A quanto spiegano fonti parlamentari, le riflessioni nel gruppo Id erano in corso da tempo. Nella delegazione leghista, in particolare, l'insofferenza nei confronti dei tedeschi di AfD era palpabile, e non da oggi: "Quando i tedeschi andranno fuori dalle scatole, porteremo le giostre e faremo la festa in piazza", dichiarò all'Adnkronos già nel 2021 l'allora eurodeputato leghista Gianantonio Da Re.
Da Re è recentemente uscito dalla Lega, per la sua linea critica nei confronti del segretario federale, ma la sua insofferenza nei confronti dei colleghi germanici era tutt'altro che isolata. La decisione annunciata oggi dai francesi del Rassemblement National, con l'accordo della Lega, fa capire meglio la risposta che dette oltre un mese fa a Lussemburgo Giancarlo Giorgetti, che non ha mai fatto mistero di non gradire la vicinanza a Strasburgo con AfD, che rappresenta un macigno sulla strada del dialogo con il Ppe, visto che per la Cdu/Csu tedesca, egemone tra i Popolari, un dialogo con l'estrema destra tedesca è escluso.
Nelle ultime iniziative di carattere internazionale organizzate dalla Lega Alternative fuer Deutschland "sul palco non c'era", aveva sottolineato, interpellato in merito a Lussemburgo, nel quarantesimo anniversario della fondazione della Lega Lombarda. Ma nella prossima legislatura rischiate di ritrovarvi ancora con AfD: "No - aveva ribattuto Giorgetti - questo lo dice lei. Mi sembra che negli ultimi eventi pubblici Alternative fuer Deutschland non ci fosse, insieme sul palco". Però nella prossima legislatura saranno la prima delegazione del gruppo Id, molto probabilmente: "Voi sapete cose più di me. Arrivederci", aveva tagliato corto il ministro, sorridendo. E' probabile che fosse già al corrente di quanto sarebbe successo.
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Russia, via a esercitazioni con armi nucleari
L'annuncio del ministero della Difesa di Mosca
La Russia ha dato il via alla prima fase delle esercitazioni con prove pratiche sulla preparazione e l'uso di armi nucleari non strategiche. Lo ha annunciato il ministero della Difesa di Mosca. Nell'ambito delle esercitazioni, le formazioni missilistiche del Distretto Militare Meridionale stanno mettendo a punto i preparativi per il lancio dei missili del sistema tattico-operativo Iskander. Il personale delle unità aeree delle forze aerospaziali russe equipaggerà gli aerei con le armi, tra cui i Kinzhal ipersonici, con cariche speciali e si dirigerà verso le aree di pattugliamento, ha aggiunto il ministero della Difesa russo.
Dall'annuncio all'azione
L'avvio delle esercitazioni arriva a 2 settimane dalle prime comunicazioni. Il 6 maggio il ministero della Difesa preannunciava preparativi per le esercitazioni militari che avrebbero incluso l'utilizzo di "armi nucleari non strategiche" a fronte di quelle che descrive come "dichiarazioni e minacce provocatorie" da parte di "funzionari occidentali".
Le esercitazioni ordinate dal presidente Vladimir Putin "al fine di aumentare la prontezza delle forze nucleari tattiche a svolgere missioni di combattimento" coinvolgeranno "formazioni missilistiche del Distretto Militare Meridionale" ed è ipotizzabile quindi che le manovre avverranno non lontano dal confine con l'Ucraina.
Il quadro complessivo
L'iniziativa russa si è inserita in un quadro di crescente tensione, caratterizzato dalle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron sull'ipotesi di invio di soldati in Ucraina e dalla disponibilità di Estonia e Lituania a svolgere un ruolo che vada oltre la semplice fornitura di armi e aiuti.
A completare il mosaico, l'entrata in scena della Bielorussia che parteciperà alle esercitazioni nucleari. Mosca lo scorso anno ha dislocato armi nucleari tattiche - "diverse decine" secondo il presidente Aleksandr Lukashenko - anche sul territorio della Bielorussia.
Le armi in Bielorussia "sono strumenti di deterrenza. Difensive. Nessuno attaccherà con tali armi", ha dichiarato Lukashenko rendendo noto che Minsk "intende per la prima volta esercitarsi nell'uso di armi nucleari non strategiche". "Le manovre hanno solo natura difensiva", ha aggiunto.
Le forze militari "consegneranno munizioni speciali (le armi nucleari tattiche, ndr) alle unità delle forze aeree, le monteranno su lanciatori e aerei. Battaglioni assegnati ai missili Iskander e Polonez (missili che possono essere equipaggiati con testate nucleari, ndr) saranno dispiegati segretamente in posizioni segrete e si eserciteranno a dispiegare lanci di missili", ha aggiunto.
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Sifilide e ‘super gonorrea’, l’allarme...
"Malattie sessualmente trasmissibili in aumento in tutto il mondo"
Malattie sessualmente trasmissibili. "Crescono nella maggior parte del mondo", fa notare il direttore generale dell'agenzia Tedros Adhanom Ghebreyesus dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). "I nuovi casi di sifilide tra gli adulti di età compresa tra 15 e 49 anni sono aumentati di quasi 1 milione nel 2022, raggiungendo gli 8 milioni. E ci sono stati 230mila decessi correlati alla sifilide. Gli aumenti più elevati si sono verificati nella regione delle Americhe e in quella africana". Il report elenca il "forte incremento" delle infezioni sessualmente trasmesse fra le sfida, insieme a quelle poste in particolare dall'Hiv per la quale si osserva un "calo insufficiente delle nuove infezioni" e dai numeri delle epatiti virali che continuano a essere sostenuti. E poi ci sono i 'superbug': "I dati nuovi mostrano anche un aumento della gonorrea multiresistente", evidenzia il Dg Oms.
Nel 2023, si legge nella sintesi del rapporto, su 87 Paesi in cui è stata condotta una sorveglianza rafforzata della resistenza antimicrobica della gonorrea, 9 hanno riportato livelli elevati (dal 5 al 40%) di resistenza all'ultima linea di trattamento per la gonorrea, il ceftriaxone. L'Oms sta monitorando la situazione e, spiega il Dg Tedros, "ha aggiornato il trattamento raccomandato per ridurre la diffusione di questo ceppo di gonorrea multiresistente".
In generale, si legge ancora nella nota, "l'Hiv a livello globale, le epidemie di epatite virale e le infezioni a trasmissione sessuale continuano a rappresentare sfide significative per la salute pubblica, causando 2,5 milioni di morti ogni anno", secondo il rapporto Oms.
Nel dettaglio, il documento rileva che 4 malattie sessualmente trasmissibili curabili, cioè sifilide (Treponema pallidum), gonorrea (Neisseria gonorrhoeae), clamidia (Chlamydia trachomatis) e tricomoniasi (Trichomonas vaginalis), rappresentano oltre 1 milione di infezioni al giorno. Il rapporto rileva un aumento della sifilide adulta e materna (1,1 milioni) e della sifilide congenita associata (523 casi ogni 100mila nati vivi all'anno) durante la pandemia di Covid.
Nel 2022 sono stati poi registrati circa 1,2 milioni di nuovi casi di epatite B e quasi 1 milione di nuovi casi di epatite C. Il numero stimato di decessi per epatite virale è aumentato da 1,1 milioni nel 2019 a 1,3 milioni nel 2022, nonostante efficaci strumenti di prevenzione, diagnosi e trattamento, segnala l'Oms.
Quanto all'Hiv, le nuove infezioni "si sono ridotte solo da 1,5 milioni nel 2020 a 1,3 milioni nel 2022", rileva infine il report. I decessi legati a questo virus "continuano ad essere elevati": nel 2022 si sono verificate "630mila morti correlate all'Hiv, il 13% delle quali tra bambini di età inferiore ai 15 anni".