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I deepfake minacciano le elezioni, i colossi hi-tech a...
I deepfake minacciano le elezioni, i colossi hi-tech a difesa del voto
Il Washington Post anticipa l'accordo che verrà annunciato alla conferenza di Monaco
Insieme per bloccare la diffusione di 'deepfake', generati con l'intelligenza artificiale, per interferire con le decine di elezioni che si terranno quest'anno nel mondo, dalle Europee di giugno alle presidenziali americane del prossimo novembre. E' questo il senso dell'accordo le principali società high tech - Google, Microsoft, Meta, OpenAi, Adobe e TikTok - intendono presentare alla conferenza sulla Sicurezza di Monaco per impegnarsi a sviluppare tecnologie che possano identificare e controllare immagini, video e audio generati con l'Ia con lo scopo di ingannare gli elettori del pianeta.
Secondo quanto rivela il Washington Post, l'accordo, al quale non partecipa X di Elon Musk, non si spinge comunque fino al bando totale dei contenuti politici ingannevoli sviluppati con l'intelligenza artificiale. Il documento, comunque, rappresenta un manifesto in cui si afferma che i contenuti generati da Ia - molti dei quali creati con strumenti dalle società firmatarie e postati sulle loro piattaforme - rappresentano un rischio per le elezioni eque e sviluppa dei sistemi per mitigare questi rischi, come dei 'label' per indicare contenuti sospetti e modi per istruire il pubblico sui rischi delle immagini ingannevoli create con l'Ia.
"La produzione intenzionale e la distribuzione di contenuti elettorali ingannevoli tramite Ia può fuorviare il pubblico in modo che mettono a rischio l'integrità del processo elettorale", si legge nel testo, ottenuto in anteprima dal Post, dell'accordo che potrebbe essere firmato anche da altre società. "In un anno cruciale per elezioni in tutto il mondo, le società high tech stanno lavorando ad un accordo per combattere l'uso ingannevole dell'Ia per colpire gli elettori", ha dichiarato David Cuddy, portavoce di Microsoft, spiegando il lavoro che si sta facendo insieme alle altre società nella speranza appunto di presentare l'accordo finalizzato venerdì a Monaco.
Le immagini generate con l'Ia, i cosiddetti deepfakes, sono in circolazione da anni, ma nell'ultimo anno hanno aumentato la qualità al punto che alcuni video falsi, immagini o audio sono difficili da riconoscere da quelli autentici, con gli strumenti per realizzarli ormai largamente disponibili. Per esempio, lo scorso anno Ron DeSantis, allora ancora candidato alla nomination repubblicana, ha usato tecnologie Ia per realizzare un falso audio con la voce di Donald Trump.
Mentre ha fatto scalpore, e suscitato allarme, lo scorso gennaio il fatto che gli elettori del New Hampshire sono stati tempestati di telefonate con un falso audio di Joe Biden che invitava gli elettori democratici a non votare alle primarie. Secondo alcuni osservatori poi, le elezioni che si sono svolte in Argentina lo scorso autunnno sono stat le prime condizionate dall'intelligenza artificiale, con il vincitore Javier e l'avversario Sergio Massa che si sono affidati ad immagini generate da Ia in una misura mai vista prima.
Anche in Europa si è avuto un preoccupante esempio dell'uso di deepfake in una campagna elettorale, quando due giorni prima delle elezioni in Slovacchia ad ottobre è stato pubblicato su Facebook un audio in cui il candidato del partito progressista e europeista, Michal Simecka sembrava discutere modi per truccare le elezioni con una giornalista. Il candidato ha immediatamente denunciato il falso, ma siccome la pubblicazione era avvenuta nelle 48 ore di silenzio elettorale è stato impossibile attuare una vera campagna di debunking. Due giorni dopo il partito dell'ex premier filorusso Robert Fico, che aveva fatto campagna elettorale chiedendo lo stop del sostegno militare all'Ucraina, ha vinto le elezioni.
La mossa di autoregolamentazione della società di Ia arriva mentre queste sono sotto pressione da parte di autorità, ricercatori ed attivisti politici che temono il diffondersi di fake news elettorali. E l'accordo è simile all'impegno volontario che le società high tech hanno assunto alla Casa Bianca lo scorso luglio, per cercare di identificare e categorizzare i contenuti falsi generati con Ia sulle proprie piattaforme. In questo nuovo accordo, le società fanno un ulteriore passo avanti, impegnandosi a campagne per istruire gli utenti a 'smascherare' i deepfake ed essere trasparenti sulle misure adottate per identificarli.
Le varie società hanno già adottato singolarmente politiche su questo fronte. TikTok per esempio non permette contenuti falsi generati ad Ia di figure pubbliche per scopi politici o commerciali. Meta, da cui dipende Facebook e Instagram, richiede agli inserzionisti politici di dichiarare se usano strumenti di Ia per gli spot pubblicati sulle loro piattaforme.
Mentre Youtube richiede ai creatori di identificare come generati da Ia contenuti che appaiono realistici quando vengono pubblicati sul sito di video che fa capo a Google. Adobe, che controlla Photoshop, è forse la società che ha fatto di più per il controllo dei contenuti generati su Ia, ma il suo sito con gli archivi fotografici recentemente era pieno di immagini false della guerra a Gaza.
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Russia, la nuova era di Putin: lo zar punta tutto sulla...
Quali saranno i nuovi passi del presidente? Le sfide e gli obiettivi dopo la quinta rielezione secondo il Moscow Times
E ora? La rielezione di Vladimir Putin alla guida della Russia non è mai stata in dubbio. Ma una volta svanita la fanfara del plebiscito organizzato, ci si chiede quali saranno i suoi nuovi passi. Fonti del Cremlino, citate da Moscow Times, raccontano di un Putin deciso a consolidare la sua eredità storica e quella di un regime la cui natura si sta trasformando con "la guerra che sta diventando la sua ragion d'essere".
Un altro obiettivo, nota la fonte, sarà assicurare la sicurezza personale del leader e la sua famiglia. Una esigenza che si adatta anche alla definizione della nuova ideologia di stato incentrata attorno al concetto della famiglia, in un'accezione conservatrice e gerarchica. "La famiglia si combina con il concetto di famiglia criminale- nota la fonte, sottolineando l'aspetto mafioso del regime -, questa è una immagine molto chiara della fazione che governa la Russia. Significa che c'è un arbitro supremo che dispensa titoli e beni. L'intera macchina politica russa funziona così".
Tuttavia, se è stato relativamente facile organizzare un plebiscito, il consolidamento del regime non è esente da sfide impegnative. La logica della guerra presuppone che il pubblico venga mobilitato per un sostegno attivo. Ma "un tentativo di controllare e di interferire nelle vite private delle persone, cosa che il regime finora non ha fatto, potrebbe incontrare una resistenza di massa e richiedere maggiore violenza per reprimerla", nota una fonte.
Inoltre Putin dovrà garantirsi la lealtà di una nuove coorte di imprenditori che gli sono debitori, in un processo già iniziato ma non privo di rischi. Ed infine, nota una fonte vicino al governo, vi sono le incognite economiche. Dietro la fanfara dei successi dell'economia di guerra, vi sono i rischi del surriscaldamento dell'economia e della scarsità di forza lavoro. "Ma anche con tutti questi problemi, il regime di Putin potrebbe sopravvivere in una condizione di degrado per altri 30 anni", afferma la fonte, sottolineando che il leader del Cremlino non smetterà di "assegnare risorse alla guerra".
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Russia, i prossimi 6 anni con Putin presidente: 5 scenari...
Le ipotesi sul destino del Paese. Lo scenario meno probabile? La rivolta democratica
La vittoria di Vladimir Putin non è mai stata in dubbio, dato il contesto in cui si sono svolte le elezioni. Ma non così il futuro della Russia nei prossimi sei anni di mandato. Il sito Politico traccia cinque scenari possibili entro il 2030, da quello meno probabile di un ampio movimento per la democrazia a quello di una lunga vita del regime. Ma anche questo viene dato solo al 45-50% di possibilità, perché la guerra in Ucraina ha portato a una situazione interna più instabile: dalla scorsa estate abbiamo assistito alla fallita rivolta del capo della Wagner, Yevgeny Perigozin, a proteste in luoghi remoti come il Bashkortostan o le sollevazioni antisemite nella repubblica russa del Daghestan, con le forze di sicurezza prese di sorpresa. Per questo, l'Occidente farebbe bene a prepararsi a diverse possibilità.
Scenario 1, la democrazia
Fiorisce la democrazia (probabilità 5-10%). Come ha dimostrato la caduta del comunismo in Europa orientale nel 1989, i regimi totalitari possono crollare rapidamente davanti a movimenti democratici. La morte di Alexei Navalny, trasformato in un martire, può creare slancio, combinato con altre proteste, come quella delle mogli dei soldati mandati a combattere in Ucraina. Ma senza Navalny la Russia perde una figura carismatica come Nelson Mandela in Sudafrica e Vaclav Havel in Cecoslovacchia, mentre la maggioranza dei russi continuano a sostenere "passivamente se non attivamente" la "disastrosa guerra" in Ucraina.
Secondo Politico, tale scenario potrebbe essere propiziato da una vittoria dell'Ucraina. In questo caso l'Occidente dovrebbe evitare troppi entusiasmi, non riporre tutte le speranze in un solo leader, sollevare le sanzioni solo in cambio di riforme. E intanto coltivare i rapporti con ex repubbliche sovietiche come Moldova e Armenia.
Scenario 2, la disintegrazione della Russia
Disintegrazione della Russia (10-15% probabilità). Di fronte ad una guerra devastante in Ucraina, con centinaia di migliaia di morti insensate al fronte, la gente potrebbe rivoltarsi in massa e rovesciare il regime. Lo stato centrale potrebbe allora disgregarsi lungo linee etniche, sprofondando nel caos e la violenza, come già successe nella guerra civile seguita al crollo dell'impero zarista. Senza dimenticare la disgregazione dell'Urss.
Dopo tutto la Russia è un conglomerato di 21 repubbliche. E la scintilla potrebbe scoppiare in Cecenia, magari con la morte del già malato leader Ramzan Khadirov, fra i Tatari, i Sakha siberiani, fra le minoranze etniche di aree remote con un alto tasso di morti in guerra, maggiore di quello dei cittadini di etnia russa.
Per ora il regime di Putin mantiene il controllo, ma per quanto poco probabile, tale scenario non può essere completamente escluso e l'Occidente dovrebbe mantenersi flessibile a riguardo, puntando anche su chi in Russia può salvaguardare l'arsenale nucleare.
Scenario 3, la sollevazione nazionalista
Sollevazione nazionalista (15-20% di probabilità). Prigozhin è stato fatto fuori, ma tutti gli ingredienti che hanno alimentato la sua fallita marcia su Mosca sono ancora presenti: frustrazione per i pasticci della guerra in Ucraina, gli uomini e i mezzi militari persi nel pantano del conflitto, l'ineguaglianza sociale che rafforza il populismo. Tuttavia, secondo Politico, è difficile trovare un altro personaggio come Prigozhin, dotato di una sua forza privata. Inoltre Putin vira sempre più verso un nazionalismo "fascista" e "sarà difficile scavalcarlo a destra". Se un leader nazionalista dovesse riuscire a sostituire Putin, l'Occidente dovrebbe rafforzare le sanzioni e i rapporti di sicurezza con i paesi vicini alla Russia, Ucraina in primis, mettendo in opera una politica di contenimento.
Scenario 4, il reset tecnocratico
Reset tecnocratico (20-25% di probabilità). Ciò potrebbe accadere con la morte di Putin. Oppure se un gruppo di alti funzionari, di fronte alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina, o la forte crescita del numero di perdite militari, riuscisse a destituire Putin, come accadde nel 1964 con Nikita Kruscev. Il nuovo governo non sarebbe per forza democratico, ma formato da tecnocratici educati in Occidente pronti a tornare allo "status quo ante bellum".
Potrebbero essere liberati prigionieri politici, magari anche restituite all'Ucraina le aree occupate nel Donbass (ma non la Crimea). Putin per ora mantiene saldo il controllo sul governo, ma se ciò dovesse accadere l'Occidente dovrebbe essere molto prudente, ricordando le illusioni di altri "reset" del passato. Naturalmente le riforme in senso democratico andrebbero incoraggiate con il sollevamento di sanzioni, ma sempre tenendo conto che ogni miglioramento potrebbe essere solo temporaneo.
Scenario 5, lunga vita a Putin
Lunga vita a Putin (45-50% di probabilità). Al momento sembra l'ipotesi più probabile: con la morte di Navalny l'opposizione è nel caos, l'economia ha retto alle sanzioni e il peggio della guerra in Ucraina potrebbe essere alle spalle, specie se gli Stati Uniti rimarranno reticenti ad armare Kiev.
Il 72enne Putin potrebbe dunque reggere fino al 2030 e magari anche oltre. Ma anche se Putin mantiene un saldo controllo del potere, "l'economia sta chiaramente volgendo a stagnazione e inflazione crescente. Intanto in Ucraina, i passi falsi di Putin hanno portato ad uno sconvolgente numero di perdite. Ciascuno di questi fatti basterebbe a minacciare un leader, non importa quanto autoritario".
L'Occidente, conclude Politico, deve aumentare in ogni modo la pressione sul regime di Putin. Rafforzare le sanzioni, anche contro chi, come gi Emirati Arabi Uniti, aiuta Mosca ad aggirarle. Rendere più efficaci il tetto ai prezzi del petrolio e confiscare i beni congelati della Banca centrale russa. Incoraggiare sviluppi democratici e rafforzare la partnership con i paesi alla periferia russa. Ma prima di tutto bisogna essere consapevoli che, "finché Putin è al potere la guerra non provocata in Ucraina continuerà, con la minaccia di un più ampio conflitto". L'Occidente "dovrebbe usare ogni strumento possibile per costringere i russi, sia al Cremlino che nel popolo, a capire quanto loro, e noi, staremmo meglio se Putin non fosse più al potere".
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Gaza, Biden contro attacco Israele a Rafah: “Un...
Il primo ministro israeliano Netanyahu ha accettato di inviare un team a Washington per discutere sulla questione
Attaccare Rafah per Biden sarebbe "un errore" che porterebbe "più caos a Gaza". E' quanto ha detto il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, parlando della telefonata tra Biden e Netanyahu. Il primo ministro israeliano ha accettato l'invito del presidente Usa di ospitare "un team" da Gerusalemme a Washington con cui dialogare sulla questione. "Joe Biden ha rigettato l'idea che sollevare dubbi sull'operazione a Rafah vuol dire sollevare dubbi sull'obiettivo della sconfitta di Hamas" ha riferito Sullivan. E nella telefonata, che ha avuto un tono "di colloquio di lavoro", Biden ha insistito sul fatto che ci sono "modi alternativi" per ottenere gli stessi obiettivi e questi verranno presentati alla delegazione israeliana.
"Israele deve fare di più per gli aiuti umanitari a Gaza"
"Israele ha la responsabilità di facilitare l'arrivo di aiuti a Gaza e può fare di più" ha detto ancora il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan. "E' una priorità urgente", ha aggiunto sottolineando che bisogna "inondare" di aiuti Gaza con tutti i mezzi e risolvere "le difficoltà" che si presentano "per portare gli aiuti dentro Gaza".
"Ucciso il numero tre di Hamas, Marwan Issa: lo confermiamo"
"Il numero tre di Hamas, Marwan Issa, è stato ucciso in un'operazione israeliana la scorsa settimana, il resto dei leader si nascondono, probabilmente nel profondo della rete di tunnel di Hamas, e la giustizia arriverà anche per loro" ha detto il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. "Israele ha compiuto progressi significativi contro Hamas: ha distrutto un numero significativo di battaglioni e ucciso migliaia di combattenti, compresi alcuni comandanti".