Esteri
Giornata cruciale per Trump, scadenza cauzione e in aula...
Giornata cruciale per Trump, scadenza cauzione e in aula per processo Stormy
Salvataggio in extremis dalla corte d'appello. Il tycoon: "Pago subito". Intanto va in aula per il processo sulla vicenda dell'ex porno diva Stormy Daniels
Donald Trump ottiene in extremis un'importante vittoria da una Corte d'appello di New York che ha ridotto a 175 milioni la cauzione di 464 milioni di dollari che avrebbe dovuto versare entro oggi per poter presentare l'appello contro il mega risarcimento per la condanna nel processo per frode. Inoltre all'ex presidente sono stati concessi altri 10 giorni per poter versare la cauzione.
La decisione dei giudici dell'Appellate Division arriva dopo che i legali di Trump aveva definito "praticamente impossibile" ottenere dalle società specializzate in questo tipo di cauzione la copertura dell'intero risarcimento, che si deve versare prima di poter procedere con l'appello. I legali avevano chiesto una riduzione a 100 milioni o addirittura la cancellazione della cauzione.
Alla richiesta si era opposto l'ufficio della procuratrice generale Letitia James, che aveva messo in dubbio la credibilità delle affermazioni degli avvocati di Trump, spiegando che l'intera cauzione poteva essere assicurata con una serie di diverse fideiussioni. La decisione della corte d'appello, quindi, è una sconfitta per la procuratrice, che aveva già avviato le procedure per il sequestro dei beni di Trump in caso di mancato versamento della cauzione.
Affermando di avere "grande rispetto per la decisione" della corte d'appello, l'ex presidente ha assicurato che ora "depositerà molto in fretta i 175 milioni, entro i 10 giorni" supplementari che gli sono stati concessi. E poi si è scagliato contro il giudice Arthur Engoron, che l'ha condannato a pagare il mega risarcimento, definendolo "una vergogna per il nostro Paese". "Quello che ha fatto provoca un tale danno e non dovrebbe essere permesso, lo stato di New York è danneggiato dalla sua decisione", ha aggiunto Trump.
Il processo Stormy Daniels, tycoon in aula
Sempre a New York, il tycoon oggi in aula per il processo legato alla vicenda del denaro versato all'ex porno diva Stormy Daniels per pagare il suo silenzio sulla relazione con il tycoon. Trump diventa il primo ex presidente ad essere messo alla sbarra per il processo penale che doveva iniziare oggi, ma che gli avvocati sono riusciti a far slittare presentando alle parti nuovi documenti. Ora è stata fissata una nuova data per il 15 aprile, ma il giudice non esclude che "sarà fissata una nuova data, se necessario, una volta ascoltata la difesa".
Trump ha già annunciato che farà ricorso contro la decisione del giudice Juan Merchan di far iniziare il 15 aprile il processo a suo carico. Parlando con i giornalisti dopo l'udienza, l'ex presidente ha definito la decisione di Merchan una vergogna, e "un chiaro caso di interferenza elettorale" ed "intimidazione degli elettori".
Cosa rischia il tycoon
In caso di mancato pagamento della cauzione, Trump rischierebbe il sequestro dei beni da parte della procura di New York, a meno che non dovesse scegliere la via della bancarotta.
Una via improbabile anche perché nei giorni scorsi Trump ha visto accrescere il modo consistente al sua ricchezza con la quotazione in borsa, a seguito di una fusione, della sua società Trump Media, da cui dipende il suo social Truth Social. Come azionista di maggioranza della nuova società, Trump vedrà crescere la sua ricchezza di 3 miliardi di dollari, ma non potrebbe avere a disposizione in tempi brevi il contante.
Esteri
Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
Esteri
Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
Esteri
Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".